Come ha scritto France Soir, sicuramente per smorzare i toni dello scontro, stiamo per assistere a una «nuova guerra fra francesi e britannici 200 anni dopo la battaglia di Trafalgar». In realtà, è solo la corsa tra Parigi (favorita) e Londra (in rimonta) per l’assegnazione dell’Olimpiade 2012, a cui partecipano (pare con poche possibilità di farcela) anche Madrid, NewYork e Mosca e la cui vincitrice verrà ufficializzata mercoledì alle 13.30 italiane. Tuttavia, poiché i Giochi olimpici hanno smessodatempodi essere solo sport, nessuna sorpresa: dopo la questione irachena e la battaglia sulla Costituzione europea, Francia e Inghilterra si ritrovano nuovamente avversari in un terzo set — politico, economico e di immagine—incerto e tutto da vedere.
COME UN G8 — È una lotta dura e senza quartiere e tutte e cinque le squadre hanno deciso di mettere in campo i loro attacchi migliori. Succede così che, in una Singapore trasformata in un luogo di passerella come mai era accaduto per una città che ospita l’assegnazione dei Giochi, stanno planando uno dopo l’altro potenti e politici come a un G8: la regina Sofia e il primo ministro José Luis Zapatero per Madrid; Hillary Clinton e il sindaco della città, Michael Bloomberg, per New York (benedetta anche da un messaggio video di George W. Bush); il primo ministro russo Mikhail Fradkov per Mosca; e naturalmente loro due, Tony Blair con la moglie Cherie per Londra (rinfrancata dal viatico della regina Elisabetta), e Jacques Chirac per Parigi. Schierati a fianco dei rispettivi comitati— composti da personaggi spesso leggendari dello sport (il mito del mezzofondo Sebastian Coe per gli inglesi, MuhammadAli e Ian Thorpe, il nuotatore australiano scopertosi innamorato della Grande Mela l’11 settembre, per New York) e supportati da gente come Luc Besson, Steven Spielberg e David Beckham (che dopo aver presentato Robbie Williams al Live 8 ha indossato il gessato ed è volato subito in Asia)—i politici fanno a Singapore ciò che fanno anche a casa propria: dicono di essere i migliori, garantiscono vittorie, giustificano i mega investimenti da 2 miliardi e mezzo di dollari e si apparecchiano un gratuito spottone personale. Per questo parlano, si mostrano, cercano contatti vis a vis con gli elettori del Comitato olimpico internazionale, la cui deontologia proibirebbe incontri di questo genere prima del gran giorno.
GRANDI MANOVRE—«Non pensiamo a politici e Vip, ma solo all’importanza della votazione», ha ammonito inascoltata la portavoce del Cio, Giselle Davies. In realtà negli hotel degli elettori c’è un viavai da suk: se è vero che addirittura 30 dei 99 elettori sarebbero almomentoindecisi, e se bisogna dare retta al presidente del Cio, Jacques Rogge, quando dice sibillino che «finora sono state fatte valutazioni tecniche, adesso entra in gioco la chimica umana...», è evidente che esserci è meglio che non esserci. Tony Blair è arrivato ieri sul posto, ha assicurato che non vede l’ora di parlare con più gente possibile e sposa la linea scelta dagli inglesi nelle ultime settimane: ottimismo nella rimonta e profilo alto. Chirac invece arriverà solo domani e segue la linea della cautela scelta dai francesi, favoriti dall’ultimo rapporto entusiastico del Ciomagià bruciati duevolte nelle ultime cinque edizioni. Rispetto al rivale ha un’arma più: Parigi sarà la prima città ad essere presentata (alle 9 del mattino locali) e Chirac potrà essere al Raffles Convention Center a inseguire l’ultimo colpo di seduzione presso gli elettori prima di volare a Gleneagles in Scozia per il vertice del G8 che inizia giovedì. Poiché invece Londra sarà presentata alle 14.30, Blair, che il G8 dovrà presiedere, a quel punto se ne sarà già andato.
IL FLOP DI MANDELA — Servirà tutto questo o sarà solo un falso movimento? Nelson Mandela nel ’97 a Losanna provò a sostenere la candidatura di Città del Capo ai Giochi del 2004 e fallì. Si consolò garantendo l’appoggio ad Atene e contribuendo a tagliare fuori la candidatura di Roma. Nei corridoi degli hotel di Singapore, esperti e camerieri dicono che Blair avrebbe già un accordo con Zapatero perun sostegno vicendevole anti-Chirac. Come dire: meglio te che quello là. Non sarà Trafalgar, ma certo non è sport. E, in ogni caso, chi perderà non sarà capace di commentare come fece nel ’97 Beppe Grillo, schierato nel comitato del no ai Giochi romani: «Pazienza, ricandidiamoci nel 3010».
Fonte: corriere.it
E voi, dove le vorreste?
_________________ Juventino in sciopero
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