Oggi è mar 10 giu 2025, 12:40

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 1067 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 96, 97, 98, 99, 100, 101, 102 ... 107  Prossimo
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: mar 15 apr 2025, 19:14 
Connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: lun 4 giu 2012,
Alle ore: 15:19
Messaggi: 33643
piu che altro gia adesso tutti i paesi della UE messi insieme spendono regolarmente oltre il triplo dei soldi che investe la russia per gli armamenti quindi perche #@*§ dovremmo pagare altri 800 miliardi per il riarmo quanto basterebbe in primis sfruttare meglio quello che gia impieghiamo di solito?

e poi soprattutto perche la russia dovrebbe attaccare la UE? a quale scopo? ma poi se è rimasta infognata per 3 anni in ucraina incapace di riuscire ad occuparla completamente allora perche dovremmo credere che abbia un esercito in grado di invadere tutto il resto del continente?

io mi farei tutte queste domande piuttosto che partire sparati a comprare armi a destra ed a manca per giunta senza neppure avere un esercito europeo comune.. e comunque quand'anche si partisse ora ad investire nel riarmo ci vorrebbe almeno un lustro prima di ottenere i primi risultati (lo ha detto la stessa von del laida che il piano quinquennale ha come obiettivo il 2030) il che significherebbe che putin se davvero avesse intenzione di attaccarci lo farebbe adesso, mica attenderebbe che la UE si fosse rinforzata eppure non mi pare proprio di vedere l'armata rossa imperversare da varsavia a lisbona...

sara un caso che i primi a usufruire della corsa agli armamenti sono i tedeschi le cui industrie militari incasserebbero miliardi cosi da rimpinguare le proprie casse e migliorare l'economia della germania che sta attraversando un periodo di grossa crisi? cosi come è ovviamente un caso che la stessa von der laida sia tedesca per cui ha un leggerissimo conflitto di interesse nei confronti del suo paese natale quando insiste nello spingere fortissimamente ad obbligare i vari paesi della UE ad aumentare vertiginosamente le spese per il riarmo ben sapendo che non ci sara mai un esercito europeo?

_________________
"Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco


Immagine

1° vincitore del doblete nella storia del forum


Share on FacebookShare on TwitterShare on Google+
Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: mar 15 apr 2025, 21:11 
Non connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: mer 25 lug 2012
Alle ore: 16:51
Messaggi: 17016
Località: Isola di Diego Garcia.
esser ha scritto:
piu che altro gia adesso tutti i paesi della UE messi insieme spendono regolarmente oltre il triplo dei soldi che investe la russia per gli armamenti quindi perche #@*§ dovremmo pagare altri 800 miliardi per il riarmo quanto basterebbe in primis sfruttare meglio quello che gia impieghiamo di solito?

e poi soprattutto perche la russia dovrebbe attaccare la UE? a quale scopo? ma poi se è rimasta infognata per 3 anni in ucraina incapace di riuscire ad occuparla completamente allora perche dovremmo credere che abbia un esercito in grado di invadere tutto il resto del continente?

io mi farei tutte queste domande piuttosto che partire sparati a comprare armi a destra ed a manca per giunta senza neppure avere un esercito europeo comune.. e comunque quand'anche si partisse ora ad investire nel riarmo ci vorrebbe almeno un lustro prima di ottenere i primi risultati (lo ha detto la stessa von del laida che il piano quinquennale ha come obiettivo il 2030) il che significherebbe che putin se davvero avesse intenzione di attaccarci lo farebbe adesso, mica attenderebbe che la UE si fosse rinforzata eppure non mi pare proprio di vedere l'armata rossa imperversare da varsavia a lisbona...

sara un caso che i primi a usufruire della corsa agli armamenti sono i tedeschi le cui industrie militari incasserebbero miliardi cosi da rimpinguare le proprie casse e migliorare l'economia della germania che sta attraversando un periodo di grossa crisi? cosi come è ovviamente un caso che la stessa von der laida sia tedesca per cui ha un leggerissimo conflitto di interesse nei confronti del suo paese natale quando insiste nello spingere fortissimamente ad obbligare i vari paesi della UE ad aumentare vertiginosamente le spese per il riarmo ben sapendo che non ci sara mai un esercito europeo?


A parte che l'Italia è uno dei paesi che trarrebbe maggior beneficio dal piano europeo, essendo Leonardo uno degli asset principali nel continente, più di Rehinmetall visto che fattura quasi il doppio.

Sulle motivazioni per cui dovremmo temere ancora la Russia, ti rimando a questo pezzo.

Cita:
“Se in tre anni la Russia non è riuscita a conquistare l’Ucraina, come può Mosca rappresentare una minaccia per l’Europa?”

Una risposta.

Questa è la domanda che ritorna, martellante, fra i critici del programma di riarmo europeo oggi sul tavolo.

Se la Russia non è una minaccia, allora il riarmo è un’iniziativa aggressiva dell’Unione Europea. E qui parte la solita tirata di maniera, da parte dei soliti noti, sull’imperialismo di Londra, Parigi e Berlino: sono loro a volere la guerra, non Putin.
In Italia, paese in cui si può dire ogni cosa e il suo contrario, facendo leva sulla scarsa informazione del pubblico, un propagandista si è spinto sino ad affermare che la Russia sarebbe un paese “naturalmente” pacifico: una periferia imperiale che si stende da Minsk, passando per Grozny, fino ad arrivare alle distese dell’Asia centrale e della Siberia sembrerebbe testimoniare il contrario.

Certo, la Russia in questo momento è debole.

Chi dice che Mosca non ha le forze per invadere l’Europa dice il vero; ma non fatevi fuorviare. Questa è una verità e al contempo un argomento fantoccio: una verità convenientemente deformata per poter essere facilmente confutata.

Mosca, infatti, non ha mai avuto l’intenzione di invadere *tutta* l’Europa: il prossimo colpo del Cremlino si abbatterà solo su di una piccola parte di essa, e presumibilmente su quegli stati baltici che già facevano parte dell’Impero zarista e poi dell’Unione Sovietica.

Ma procediamo con ordine, su questo punto ritorneremo. Frattanto giova osservare che se la Russia è debole, ne deriva che il momento migliore per fermarla sia ora, non fra due o cinque anni: nel Donbass, lungo il fronte del Dnepr e non nel Baltico. Servirebbe subentrare a Washington e continuare a sostenere Kyiv, sino a giungere a una pace basata su solide garanzie per la sua integrità territoriale e la sua sicurezza futura. E l’unica garanzia non può che derivare dal non lasciare impunita la deliberata aggressione russa.

Se ai russi, però, venisse oggi concesso di districarsi dall’Ucraina con guadagni territoriali, e senza alcuna solida garanzia concessa a Kyiv, essi senza dubbio tornerebbero. E torneranno. E la pace non sarà che una tregua di due o cinque anni. Il disegno di Putin, questo statista descritto dai propagandisti filorussi come amante della pace, e sotto la cui pace pur si è consumata la seconda invasione della Cecenia, e quella della Georgia, e l’intervento in Siria al fianco di Assad, e l’avventura africana della Wagner, e l’invasione di Donbass e Crimea, e infine di tutta l’Ucraina, ha sempre portato avanti il disegno assai conseguente di ricondurre la Russia al rango di grande potenza.

Attraverso gli unici strumenti di cui dispone: non certo quelli della crescita economica o del progresso scientifico e tecnologico, bensì attraverso una deliberata politica di espansione territoriale volta a proiettare, direttamente o indirettamente, l’ombra di Mosca sulle posizioni perdute dopo il 1991.
Non solo Putin non intende fermarsi. Il fallimento in Ucraina, in cui un colpo di mano di una settimana è divenuto una guerra di logoramento di tre anni, lo costringe a seguitare ad attaccare; anzi, a rilanciare.

La Russia è un paese che sarebbe già tecnicamente in stagflazione, non fosse avvenuta la conversione dell’economia di mercato in una di guerra: il tracollo del GDP russo, che solo nel 2022 ha perso due punti percentuali, è stato fittiziamente compensato dalle commesse belliche.

La svalutazione del rublo viene tenuta a freno da tassi di interesse al 21%, con un ulteriore aumento proiettato al 23%. Il governo fa il resto comprimendo i consumi privati.
Lo scoppio della pace e il tentato ritorno a una economia di mercato provocherebbero dislocazioni economiche di un’entità cui nemmeno l’apparato repressivo dei servizi russi potrebbe probabilmente far fronte.
Questo Putin lo sa. Le autocrazie, per cui un modicum di consenso è ineludibile per reggersi in sella, sono assai meno attrezzate a metabolizzare il dissenso in tempo di pace che non di guerra; quest’ultima giunge a proposito, col giustificare un’ulteriore compressione di quanto resta degli spazi di libertà economica e personale. A Putin, come già ad altri dittatori prima di lui, non resta che alzare la posta e con essa il livello dello scontro: qualsiasi pace raggiunta in Ucraina che sia favorevole ai russi, invece di mettere in crisi il sistema putiniano, sarà una tregua armata concessa alla Russia per riorganizzarsi e tornare ad avanzare.

Si è già visto in questi giorni il cambio di passo – vero e proprio salto di qualità – della propaganda russa rivolta ai russi; quella rivolta agli “austriacanti” europei è altro paio di maniche, ma agli austriacanti farebbe bene, di tanto in tanto, un bagno nella propaganda russa per i russi.

E questa propaganda, per mezzo dei soliti corifei – siano essi Dugin, i “geopolitici” prezzolati di Rossiya 1, o qualche altro animale da circo – ha additato l’Unione Europea a nuovo nemico capitale dopo aver ripetuto per tre anni la frottola del conflitto in Ucraina come guerra per procura dell’imperialismo americano. Washington è di colpo sfumata all’orizzonte. La vecchia parola d’ordine è scaduta; la nuova, trasmessa da Rossiya 1, è che l’Europa deve essere frantumata come unione politica, di modo che Mosca possa avere comodamente a che fare coi singoli membri componenti, assai più deboli e pertanto accomodanti. Manipolabili, cedevoli. E questa, per i russi, è una grande verità. Così come corrisponde a verità che, disarticolata l’UE e venuto meno il suo appoggio a Kyiv, Putin potrebbe finalmente regolare i conti con l’Ucraina; e far passare uno dei messaggi fondamentali dell’imperialismo russo sin dall’epoca dello zarismo. Che gli ucraini non esistono: essi sono soltanto russi, parte integrante della grande nazione russa.
Come disarticolare l’Unione Europea? Con un fait accompli. Cosa è un fait accompli? Semplificando molto, esso è un colpo di mano col quale ci si impossessa di un territorio conteso, o di rilevanza strategica, prima che l’avversario possa reagire e ponendolo di fronte a un dilemma: accettare che quel territorio è ormai perduto, che il suo possesso da parte del nemico è – appunto – un fatto compiuto cui non v’è rimedio, e subire il danno derivante da questa capitolazione alla propria credibilità e alla propria postura strategica? Oppure accettare il fardello politico e le pesanti incognite del reagire escalando in nuove forme e direzioni, col rischio di provocare un allargamento del conflitto e senza alcuna garanzia che gli sforzi profusi portino al recupero del territorio perduto? La scommessa di chi opta per un fait accompli è sempre che l’avversario ripieghi sulla prima soluzione: soprattutto se, come nel caso di Putin, crede le democrazie europee intrinsecamente deboli e irresolute. Ricorda qualcosa?

Lo stesso fait accompli tentato senza successo in Ucraina potrebbe, per contro, riuscire negli stati baltici. Questo è uno scenario ben noto e ampiamente studiato da almeno un decennio, praticamente sin dalla comparsa dei little green men nel Donbass e in Crimea nel 2014. Per un sunto sullo stato della questione posso rimandarvi, fra tanta letteratura, all’articolo di Michael Kofman pubblicato su War on the Rocks il 3 Novembre 2020: tempi non sospetti. Nel 2022 si opponeva al successo di un fait accompli in Ucraina la dilatazione del tempo e dello spazio, l’attrito cui queste dimensioni sottoponevano l’attaccante durante un’offensiva che si sviluppava lungo un fronte di 1.000 km (grosso modo la distanza fra Parigi e Berlino). I russi erano troppo ottimisti, a Putin era stata presentata dai suoi oligarchi la conveniente fola di un paese disunito e pronto a capitolare. Gli ucraini, per contro, erano risoluti e nella condizione di poter sfruttare la profondità strategica di cui disponevano: cedere spazio in cambio di tempo, mentre la logistica russa progressivamente si esauriva. La spinta russa su Kyiv sarebbe infine fallita, sì, ma dopo una penetrazione di 244 km da parte dell’invasore. Una simile opzione non è a disposizione dei baltici per meri limiti geografici: soltanto 30 km separano ad esempio Vilnius dal confine bielorusso. Occupare rapidamente gli stati baltici, porre l'Unione Europea di fronte al fait accompli e scommettere sull'implosione politica di un'entità ritenuta debole e divisa sembra azzardo ragionevole.

Ancora, diffidate di chi vi dice che se i russi non sono riusciti a piegare in tre anni il modesto esercito ucraino, men che meno essi costituirebbero un problema per le forze armate europee. Nel 2022 l’esercito di Kyiv, per contro, era nelle migliori condizioni possibili per arginare l’offensiva russa, e questo aveva poco a che fare con la geografia. Non solo gli ucraini andavano adottando standard NATO e potevano giovarsi di consiglieri NATO; potevano soprattutto coadiuvare questo aiuto con qualcosa di cui nessun esercito europeo dispone: otto anni di esperienza di combattimento in Donbass, contro lo stesso nemico.

Ribadisco: nessuno, in Europa, oggi può vantare alcunché di simile. Le esperienze di contro-insurrezione maturate dall’esercito britannico in Afghanistan e Iraq, da quello francese nel Sahel, e in varia misura dagli eserciti italiano e tedesco nel peacekeeping in giro per il mondo non hanno nulla a che vedere con le operazioni convenzionali ad alta intensità del teatro ucraino. Per trovare qualcosa di simile occorre risalire nel tempo fino alla guerra di Corea. Gli ucraini hanno esperienza della guerra convenzionale; ora, loro malgrado, anche i russi. Gli europei no.

Senza garanzie statunitensi, la NATO esiste solo di nome. Di fronte a questa minaccia l’Europa, sola, deve dotarsi di un più potente strumento militare. Non credete a chi vi atterrisce col solito non sequitur per cui chi si prepara alla guerra finisce per farla: se anche errassero in buona fede, finirebbero comunque per rendervi deboli e ricattabili da nemici spregiudicati. Vladimir Putin è il vecchio imperialismo calato in forme politiche nuove, conosce soltanto la logica della forza e della sovversione: l’unico modo per fermarlo è dissuaderlo disponendo di una forza maggiore della sua. Occorre deterrenza, non tintinnar di sciabole alla vecchia maniera che tanti paventano. La forza economica dell’Europa, di parecchie grandezze superiore a quella russa, deve infine tradursi in peso diplomatico e militare: non in nome di astratte politiche di prestigio, ma per la salvaguardia stessa dell’Unione e delle sue libertà.


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: gio 17 apr 2025, 10:43 
Connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: lun 4 giu 2012,
Alle ore: 15:19
Messaggi: 33643
[quote="fuzz77"]
A parte che l'Italia è uno dei paesi che trarrebbe maggior beneficio dal piano europeo, essendo Leonardo uno degli asset principali nel continente, più di Rehinmetall visto che fattura quasi il doppio.[quote]

beneficio economico che comunque sarebbe di molto inferiore a tutte le decine di miliardi che lo stato italiano dovrebbe erogare costantemente alla UE se dovesse accettare le imposizioni della von der laida. alla fin fine tutto questo gran vantaggio per le famiglie italiane non ce lo vedo proprio 8che è poi quello che conta per il cittadino comune) al momento di pagare le tasse, le bollette, la sanita, la scuola, il carrello della spesa, etc etc...
a meno che non vogliamo parafrasare il mitico tremonti che sosteneva che era meglio tagliare i costi per l'istruzione perche con la cultura non si mangia poiche di contro, spendendo miliardi per cannoni e carri armati nuovi, poi si non si riesce piu a mettere il piatto in tavola...

[quote="fuzz77"]
Sulle motivazioni per cui dovremmo temere ancora la Russia, ti rimando a questo pezzo.

Mosca, infatti, non ha mai avuto l’intenzione di invadere *tutta* l’Europa: il prossimo colpo del Cremlino si abbatterà solo su di una piccola parte di essa, e presumibilmente su quegli stati baltici che già facevano parte dell’Impero zarista e poi dell’Unione Sovietica.[quote]

che poi è quello che sostengo da sempre e cioè che il massimo a cui puo aspirare putin è quello di cercare di riprendersi le ex repubbliche sovietiche e non che ci troveremo i carri armati russi in piazza san pietro...
sia chiaro che non sono per nulla dell'idea di lasciargli mano libera, anzi ma proprio perche l'armata rossa non è interessata (anzi, meglio dire numericamente impossibilitata) ad occupare tutta l'europa non ha senso obbligarci ad aumentare le spese militari fino ad 800 miliardi affinche i singoli stati poi si riarmino ognuno pro domo sua senza creare un vero e proprio esercito continentale...

tra l'altro ad esempio gia la meloni ha detto che comunque sostenere la difesa dell'ucraina non significa inviare nostri soldati e/o le forze armate italiane al confine per combattere i russi (e gia qui si chiuderebbe il discorso teorico della difesa europea), figurarsi percio se putin decidesse d’emblée di invadere le repubbliche baltiche: nessun soldato "europeo" verrebbe schierato per andare a combattere sul nuovo fronte di estonia, lettonia e lituania...

quindi, ribadisco, che senso avrebbe questa inutile e costosa corsa al riarmo se poi ognuno si terra il proprio esercito "rinforzato" a strapagato a protezione dei propri singoli confini e basta?

[quote="fuzz77"]
Ma procediamo con ordine, su questo punto ritorneremo. Frattanto giova osservare che se la Russia è debole, ne deriva che il momento migliore per fermarla sia ora, non fra due o cinque anni: nel Donbass, lungo il fronte del Dnepr e non nel Baltico. Servirebbe subentrare a Washington e continuare a sostenere Kyiv, sino a giungere a una pace basata su solide garanzie per la sua integrità territoriale e la sua sicurezza futura. E l’unica garanzia non può che derivare dal non lasciare impunita la deliberata aggressione russa.[quote]

che la UE debba subentrare a washington per la difesa dell'ucraina dall'invasione russa sono piu che d'accordo ma in questo momento c'è da parte dei singoli stati europei la volonta di farlo specialmente adesso che ci si è messo anche trump di mezzo a remare contro ed a spingere ad una pace senza condizioni in favore di putin?

la mia impressione è che al momento chi piu e chi meno all'interno della UE, anche se non ufficialmente, non veda l'ora di chiudere questa guerra ed a prescindere da quali saranno gli accordi tra ucraina, russia e usa e poi rimandare a dopo la questione del riarmo. il che significherebbe attenersi al costosissimo piano quinquennale della von der laida ma se appunto come pare la russia possa decidere a breve di entrare anche nei baltici l'europa che fara? chiedera a putin di aspettare il 2030 perche nel frattempo non ci siamo ancora sufficientemente riarmati per contastarlo??

boh, a me sembra tutto molto fumoso e campato per aria e l'unica cosa che si evince da questa corsa agli armamenti resta a mio parere solo un modo per arricchire chi li costruisce e basta perche poi per quanto riguarderebbe la difesa militare della UE tutto resterebbe esattamente come adesso: ognun per se e dio per tutti...

_________________
"Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco


Immagine

1° vincitore del doblete nella storia del forum


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: gio 17 apr 2025, 18:42 
Non connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: mer 25 lug 2012
Alle ore: 16:51
Messaggi: 17016
Località: Isola di Diego Garcia.
esser ha scritto:
beneficio economico che comunque sarebbe di molto inferiore a tutte le decine di miliardi che lo stato italiano dovrebbe erogare costantemente alla UE se dovesse accettare le imposizioni della von der laida. ...


Non è esattamente così.

a. perché per finanziare le spese della difesa non verrà imposto il rispetto del patto di stabilità

b. la filiera di Leonardo e company è bella ampia, per cui ci sarà un probabile aumento del PIL per noi, che andrebbe a compensare o ad annullare del tutto gli aumenti di spesa pubblica;

Si parla di salire sopra al 2% del PIL, considera che fino agli anni 80 stavamo ben oltre e nessuno faceva piazzate.


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: sab 19 apr 2025, 8:36 
Connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: lun 4 giu 2012,
Alle ore: 15:19
Messaggi: 33643
fuzz77 ha scritto:
esser ha scritto:
beneficio economico che comunque sarebbe di molto inferiore a tutte le decine di miliardi che lo stato italiano dovrebbe erogare costantemente alla UE se dovesse accettare le imposizioni della von der laida. ...


Non è esattamente così.

a. perché per finanziare le spese della difesa non verrà imposto il rispetto del patto di stabilità

b. la filiera di Leonardo e company è bella ampia, per cui ci sarà un probabile aumento del PIL per noi, che andrebbe a compensare o ad annullare del tutto gli aumenti di spesa pubblica;

Si parla di salire sopra al 2% del PIL, considera che fino agli anni 80 stavamo ben oltre e nessuno faceva piazzate.


beh proprio l'altro giorno la meloni quando è andata da trump gli ha assicurato che compreremo le armi dagli usa, fai un po tu...(oltre a continuare ad acquistare il gas da loro pure se lo paghiamo 4 volte in piu ed inoltre gli ha promesso ulteriori investimenti nostrani per un'altra decina di miliardi).

insomma io tanto ottimista sul futuro del nostro paese in mano a questi delinquenti proprio non riesco ad esserlo ma magari è un limite mio, eh...

_________________
"Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco


Immagine

1° vincitore del doblete nella storia del forum


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: sab 19 apr 2025, 10:45 
Non connesso
Capitano
Capitano
Avatar utente

Reg. il: sab 9 feb 2019,
Alle ore: 12:28
Messaggi: 6034
Località: Milano Centro Storico
E poi giurano ‭‭«Nell'interesse esclusivo della Nazione»...

Ma comunque cambia poco, eh. Non è un discorso di Meloni, di destra, centro o sinistra. Ci fossero stati altri attori avrebbero agito allo stesso modo.


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: sab 19 apr 2025, 16:18 
Non connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: mer 25 lug 2012
Alle ore: 16:51
Messaggi: 17016
Località: Isola di Diego Garcia.
esser ha scritto:
fuzz77 ha scritto:
esser ha scritto:
beneficio economico che comunque sarebbe di molto inferiore a tutte le decine di miliardi che lo stato italiano dovrebbe erogare costantemente alla UE se dovesse accettare le imposizioni della von der laida. ...


Non è esattamente così.

a. perché per finanziare le spese della difesa non verrà imposto il rispetto del patto di stabilità

b. la filiera di Leonardo e company è bella ampia, per cui ci sarà un probabile aumento del PIL per noi, che andrebbe a compensare o ad annullare del tutto gli aumenti di spesa pubblica;

Si parla di salire sopra al 2% del PIL, considera che fino agli anni 80 stavamo ben oltre e nessuno faceva piazzate.


beh proprio l'altro giorno la meloni quando è andata da trump gli ha assicurato che compreremo le armi dagli usa, fai un po tu...(oltre a continuare ad acquistare il gas da loro pure se lo paghiamo 4 volte in piu ed inoltre gli ha promesso ulteriori investimenti nostrani per un'altra decina di miliardi).

insomma io tanto ottimista sul futuro del nostro paese in mano a questi delinquenti proprio non riesco ad esserlo ma magari è un limite mio, eh...


La Meloni è un #@*§, chiaro.

Spero si tratti di chiacchiere, perché a un certo punto dovrà pur decidere cosa farà da grande.


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: sab 19 apr 2025, 20:33 
Connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: lun 4 giu 2012,
Alle ore: 15:19
Messaggi: 33643
fuzz77 ha scritto:
La Meloni è un #@*§, chiaro.

Spero si tratti di chiacchiere, perché a un certo punto dovrà pur decidere cosa farà da grande.


mi pare sia gia abbastanza chiaro da un pezzo cosa voglia fare la meloni:


"Patto anti-Cina, reti, armi e gas: Meloni a Trump ha detto solo sì

Day After Il presidente degli Usa l’applaude e dichiara “un’alleanza strategica” (in cui però lui detta tutte le condizioni)

– La simpatia, certo, ma anche la strategia. Trump non lo ha mai nascosto: Meloni è uno dei pochi leader europei che gli piacciono. Anche di più se (o finché) accetta di fare l’America great again. Non solo lo spettro “Zelensky” nello Studio ovale non si è materializzato, ma l’Italia ha ottenuto il plauso diplomatico di una “dichiarazione congiunta”, diffusa ieri dalla Casa Bianca e finora riservata solo all’India di Narendra Modi e al Giappone di Ishiba Shigeru. Non a Emmanuel Macron né a Keir Starmer, primi leader europei a visitare Washington dopo l’insediamento di Trump, non certo a Volodymyr Zelensky. Il comunicato di diverse pagine conferma battaglie ideologiche comuni: la lotta all’immigrazione clandestina (i rimpatri forzati di Trump come il modello Albania) e il contrasto alle droghe sintetiche (vedi fentanyl), considerate correlato dei flussi migratori. Ma soprattutto precisa le condizioni dell’abbraccio di Trump, i termini di “un’alleanza strategica” con Washington come polo attrattore. Sui dazi non ci sono svolte, solo un generico appello a scambi “equi e vantaggiosi” tra Usa ed Europa. La strada per l’accordo tariffario passa da Bruxelles, e forse dall’incontro con Ursula von der Leyen in una visita di Trump a Roma “in futuro”. Il dossier ucraino viene liquidato in due righe di sostegno all’iniziativa di mediazione trumpiana, scavalcando le divergenze sulla Russia sfiorate giovedì.

Il centro della dichiarazione è la strategia dei futuri investimenti. Primo settore menzionato: la Difesa. Oltre al generico impegno per la Nato, si parla di “coproduzione” e “sviluppo congiunto” di tecnologie militari “per rafforzare le capacità industriali della Difesa di Italia e Usa”, tracciato diverso dal “buy European” del piano di riarmo europeo. Sulla spesa militare, Trump ha chiarito che il 2% citato da Meloni è poco, ma il comunicato soprassiede.

Trump incassa l’impegno di Roma ad aumentare le importazioni di gas liquefatto statunitense, gli Usa aprono i porti alle imprese italiane (Fincantieri?) per “la rinascita marittima del settore cantieristico statunitense” e “valuteranno” le opportunità della Zona economica speciale italiana. Ma Trump ottiene soprattutto da Meloni la garanzia di un allineamento strategico ferreo sull’asse nordatlantico. “L’Italia e gli Stati Uniti”, si legge, “collaboreranno allo sviluppo del Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa”. È la cosiddetta “via del cotone”, un piano di “integrazione economica e infrastrutture che va dall’India al Golfo. da Israele all’Italia e fino agli Usa. Per Trump deve seguire “l’esempio di successo” degli Accordi di Abramo” (tra Israele e Arabia Saudita nel 2018).

Ma è soprattutto un piano per competere con la Cina e la sua via della Seta, a cui l’Italia aveva aperto con nel 2019 con il governo Conte I e da cui Meloni è voluta uscire. L’avversione a Pechino è un tema condiviso tra i due leader, che giovedì ha chiesto a Meloni di allentare i rapporti con la Cina, rallentare gli investimenti del Dragone nel nostro Paese ed evitare la presenza cinese negli appalti pubblici, alzando barriere legali e standard di sicurezza. Meloni accetta. Significa, per esempio, far fuori Huawei dalle infrastrutture tecnologiche italiane, rivolgendosi piuttosto alle Big Tech statunitensi.

Anche qui si registra una saldatura, l’ostilità condivisa ai regolamenti che imbrigliano la Silicon Valley. Il comunicato insiste sull’importanza di garantire “la libera impresa attraverso l’Atlantico” e di “creare un ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali per consentire gli investimenti da parte delle aziende tecnologiche all’avanguardia”.

Le richieste di Trump hanno sfondato una porta aperta: Meloni era già contraria alle politiche adottate dalla Commissione europea con il Digital Service Act e la web tax. Si vedrà se l’Italia avrà qualche leva in Ue, ma intanto l’intesa tra Trump e Meloni sancisce l’impegno a “utilizzare solo fornitori affidabili” per le reti tecnologiche, cioè fornitori Usa: “Non esiste fiducia più grande della nostra alleanza strategica, motivo per cui non può esserci alcuna discriminazione tra fornitori statunitensi e italiani”. L’Italia si candida a fare da hub. Di Starlink non si è parlato, ma si cita la missione su Marte e l’intelligenza artificiale."

(di Riccardo Antoniucci e Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it)

e come se non bastasse:

"Meloni voleva colpire “i giganti del web”, ora si impegna a non colpire Big tech. Che fine farà la digital tax italiana?

Nella dichiarazione congiunta con Trump si legge che è necessario "un ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali". La web tax applicata dal 2021 dovrebbe quindi essere eliminata o modificata: il Mef ci ha provato già l'anno scorso, ma la maggioranza si è divisa

Giorgia Meloni uscirà pure rafforzata sul piano interno dalla visita alla Casa Bianca, ma è tornata a Roma con una grana in più nel rapporto con gli alleati. Perché nella dichiarazione congiunta diffusa dalla Casa Bianca dopo l’incontro con Donald Trump compare una frase che prelude all’eliminazione, o almeno a sostanziali modifiche, alla web tax italiana. Che colpisce con un’aliquota del 3% i ricavi – non gli utili – realizzati in Italia attraverso pubblicità digitale, accesso alle piattaforme web e trasmissione di dati raccolti dagli utenti da aziende con ricavi globali sopra i 750 milioni. Già lo scorso autunno, in fase di preparazione della legge di Bilancio per il 2025, il ministero dell’Economia ha tentato di modificare quella norma che al momento frutta circa 400 milioni di gettito annuo proprio per rispondere alle contestazioni di Washington, ma la maggioranza si è divisa e non se è fatto nulla. Ma ora il dossier torna in cima alle priorità.

Nel comunicato, i due leader scrivono infatti di aver “convenuto che un ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali è necessario per consentire gli investimenti delle aziende tecnologiche all’avanguardia“. Sembra quindi di capire, innanzitutto, che i piani di Microsoft e di Amazon Web Services per ampliare la propria presenza in Italia siano appesi alla disponibilità di Roma a fare marcia indietro sulla sua imposta sulle transazioni digitali nata con l’intento di colpire i “giganti del web“. Il resto è sottinteso, ma solo perché il presidente Usa l’ha già chiarito in uno dei primi memorandum firmati dopo l’insediamento, quello con cui ha sancito la “nullità” negli Stati Uniti dell’intesa sulla tassazione delle multinazionali firmata nel 2021 in sede Ocse: i Paesi che adottano “misure fiscali discriminatorie” nei confronti dei gruppi statunitensi saranno soggetti a ritorsioni che vanno ben oltre i dazi. L’amministrazione Trump potrebbe addirittura decidere di raddoppiare le aliquote fiscali applicate a cittadini e aziende italiani.

La premier si è dunque impegnata perlomeno a rivedere l’imposta che nel 2018, quando il governo Conte 1 l’ha varata, criticava solo perché troppo blanda, chiedendo che fosse rafforzata per colpire seriamente i “colossi del web” e “ristabilire l’equità fiscale tra pmi e multinazionali“. Suggestione che da allora ha ribadito più volte (vedi tweet sotto). La web tax è stata poi effettivamente applicata a partite dal 2021: doveva essere misura transitoria in attesa dell’entrata in vigore del “primo pilastro” dell’accordo Ocse sulla tassazione delle multinazionali, che consentirebbe a tutti i Paesi in cui i grandi gruppi realizzano le loro vendite di tassarli direttamente. A fine 2021 Austria, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito avevano firmato con Washington un compromesso: avrebbero mantenuto le loro web tax senza rischiare contromisure punitive e in cambio una parte del dovuto sarebbe stata riconosciuta come deducibile dalle imposte calcolate in base al primo pilastro, una volta recepito. Il che però non è mai successo perché al Senato Usa non c’è – come non c’era nemmeno sotto la presidenza Biden – la maggioranza necessaria per far passare il trattato fiscale internazionale necessario. Nel frattempo a fine giugno 2024, come ricorda lo US Trade Representative nel rapporto sulle barriere commerciali che danneggiano le imprese Usa, l’accordo che escludeva ritorsioni è scaduto. E il Rappresentante per il Commercio è stato incaricato di riaprire le indagini sulle Digital service tax.

In questo quadro lo scorso anno via XX Settembre, nel ddl di Bilancio, aveva proposto di estendere la web tax anche alle piccole imprese proprio per evitare l’accusa di “discriminazione” a danno delle multinazionali statunitensi. Forza Italia si è opposta – il capogruppo azzurro al Senato Maurizio Gasparri va ripetendo da anni che bisogna “tassare di più big tech” – e il blitz è sfumato. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha più volte auspicato che il tema della tassazione dell’economia digitale non sia affrontato unilateralmente ma a livello europeo: del resto la Commissione già nel 2020 aveva ipotizzato l’istituzione di una digital tax con cui raccogliere risorse per ripagare i prestiti e pagare gli interessi sulle emissioni di debito comune con cui è stato finanziato il Next Generation Eu. Poi non se n’è fatto nulla. Il tema è tornato alla ribalta dopo l’annuncio di Trump sui dazi reciproci, con la web tax europea come “pistola sul tavolo” nelle trattative con la Casa Bianca. Ma ora la palla è nel campo dell’Italia, visto che Roma ha messo nero su bianco di voler levare di mezzo ogni misura che il tycoon ritenga nociva per Google, Facebook, Apple e Amazon. Spetterà a Giorgetti, che la settimana prossima incontrerà il segretario al Tesoro Scott Bessent durante le riunioni di primavera del G20 a Washington, capire come uscirne.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/0 ... x/7958893/


e meno male che lei si era autodefinita una leader non ricattabile da nessuno poi si zerbina ad ogni pie sospinto non appena gliene viene data la possibilita...

_________________
"Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco


Immagine

1° vincitore del doblete nella storia del forum


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: mer 30 apr 2025, 0:44 
Connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: dom 28 lug 2013
Alle ore: 9:23
Messaggi: 45187
I Liberali hanno vinto le elezioni in Canada

Il partito di centrosinistra del primo ministro uscente Mark Carney ha battuto i Conservatori, ma non è ancora certo di avere la maggioranza in parlamento

Il Partito Liberale, di centrosinistra, ha vinto le elezioni in Canada e il primo ministro uscente Mark Carney sarà quindi confermato nel suo ruolo. Il conteggio dei voti non è del tutto terminato ma è certa la vittoria dei Liberali, che hanno ottenuto almeno il 49 per cento, contro il 42 dei Conservatori. Al momento sembra che però non otterranno la maggioranza dei seggi in parlamento e che saranno costretti a formare un governo di minoranza.

È stata un’elezione particolare per diversi motivi, a cominciare dal fatto che è stata la prima da dieci anni in cui il Partito Liberale non è stato guidato dall’ex primo ministro Justin Trudeau, che si era dimesso lo scorso gennaio. In quel periodo il partito stava attraversando una delle peggiori crisi della sua storia: nei sondaggi i Conservatori erano dati in netto vantaggio e il leader del partito Pierre Poilievre sembrava certo di diventare il prossimo primo ministro.

Nel frattempo però sono cambiate parecchie cose, a cominciare dalle minacce del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di voler annettere il Canada per renderlo il 51esimo stato statunitense (una proposta assurda e irrealizzabile), e la decisione di imporre dazi molto pesanti sulle merci canadesi. Il governo di Trudeau e poi di Carney che ne aveva preso il posto a marzo avevano risposto in modo molto efficace a Trump, e i Liberali hanno gradualmente ripreso consensi tra gli elettori.

Mark Carney ha 60 anni e prima di vincere le primarie del Partito Liberale aveva lavorato per 13 anni nella grande banca d’affari statunitense Goldman Sachs, era stato un funzionario del dipartimento canadese delle Finanze e aveva diretto prima la Banca centrale canadese, durante la crisi finanziaria globale del 2008, e poi la Banca centrale britannica, durante gli anni immediatamente successivi a Brexit. Era per questo visto come il candidato migliore per affrontare quattro anni di guerra commerciale contro gli Stati Uniti


Pierre Poilievre, il leader dei Conservatori, ha invece 45 anni ed è stato un politico per quasi tutta la sua vita, diventando per la prima volta deputato a 24 anni nel 2004: a queste elezioni ha perso il suo seggio, che manteneva da allora. Prima che Trump se la prendesse con il Canada, la sua campagna elettorale assomigliava molto a quella del presidente statunitense: il suo slogan principale era «Canada first» (cioè “Prima il Canada”), praticamente una copia dell’«America first» di Trump, e durante i comizi parlava molto di immigrazione e protezione dei confini, un altro dei temi forti della campagna di Trump.

https://www.ilpost.it/2025/04/29/canada-elezioni-liberali-mark-carney/

_________________
Di Lazio ci si ammala inguaribilmente.

Giorgio Chinaglia

Allez les Verts!


Top
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Politica estera (topic generico)
MessaggioInviato: ven 2 mag 2025, 16:11 
Non connesso
Leggenda del Calcio
Leggenda del Calcio
Avatar utente

Reg. il: mer 25 lug 2012
Alle ore: 16:51
Messaggi: 17016
Località: Isola di Diego Garcia.
Olè, si porta già avanti il miserabile.

Immagine


Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 1067 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 96, 97, 98, 99, 100, 101, 102 ... 107  Prossimo

Risposta Rapida
Titolo:
Messaggio:
 

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora [ ora legale ]


Chi c’è in linea

Visitano il forum: redguerrier, termopiliano, visitor e 0 ospiti


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Powered by phpBB® Forum Software © phpBB Group
Traduzione Italiana phpBBItalia.net basata su phpBB.it 2010