Berlusconi se ne innamorò dopo la finale di Intercontinentale del 1985.

Finale di Coppa Intercontinentale del 1985: si sfidano la Juventus e l'Argentinos Juniors. La spuntano i bianconeri 2-1, ma il protagonista della partita è il giovane argentino Claudio Borghi che con i suoi dribbling oscura anche la stella del grande Michel Platini. Una prova davvero sontuosa quella di Borghi tanto che a fine gara fu proprio "Le Roi" Michel a incoronarlo "È il Picasso del calcio" La classica gara che ti cambia la vita. Silvio Berlusconi se ne invaghisce e decide di acquistarlo nel 1987 nonostante in rosa ci siano già Marco Van Basten e Ruud Gullit, ma poiché all'epoca erano permessi soltanto due stranieri, per il fantasista argentino non c'è posto. Il Milan lo parcheggia al Como, ma in riva al Lago, sotto la guida di Aldo Agroppi, l'ambientamento è a dir poco difficile e con i lariani gioca appena 7 partite senza realizzare gol.

L'anno successivo doveva essere quello del rientro alla casa madre rossonera ed invece Arrigo Sacchi gli preferisce Frank Rijkaard, terzo tulipano di una squadra che avrebbe trionfato in tutto il mondo. Fu la scelta che pose fine alla breve esperienza nello Stivale; Borghi venne tesserato dagli svizzeri del Neuchatel Xamax, una breve parentesi prima di tornare in Sudamerica dove iniziò un lungo girovagare, senza mai rimanere più di una stagione nella stessa squadra; le fermate più prestigiose con River Plate, Flamengo, in coppia con Zico, e Independiente di Avellaneda, prima di chiudere la carriera in Cile sempre segnando pochissimo.

Qualche anno dopo il ritiro dall'attività agonistica, Borghi ha cominciato ad allenare in Cile e proprio dalla panchina sono arrivate quelle soddisfazioni mancate da calciatore. L'inizio è con l'Audax Italiano, ma la consacrazione arriva alla guida del Colo Colo nel 2006 guidato alla vittoria nel campionato cileno e alla finale della Coppa Sudamericana. Titoli che gli valgono la nomina ad allenatore sudamericano dell'anno. Nel 2008, in rotta con la società, torna in Argentina sulla panchina dell'Independiente, parentesi culminata con le dimissioni dopo una sconfitta con lo Huracan. La maggiore soddisfazione arriva proprio in questi giorni, con la vittoria del Clausura 2010 alla guida dell'Argentinos Juniors squadra con la quale aveva iniziato la carriera di calciatore.

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GULLIT:"Quando vedo Messi penso che è un grande calciatore ma è protetto: dagli arbitri, dalle telecamere, dal regolamento. Messi può limitarsi a dribblare. Diego doveva saltare alto così, non per fare dribbling ma perché volevano spezzargli le gambe".

non so se facesse più schifo da calciatore o adesso da allenatore del Cile

Arrigo Sacchi racconta che non lo poteva manco vedere ma Berlusconi ne era invaghito ed esigette da Arrigo che lo ammettesse in squadra , Sacchi racconta che allora lo prese per fare un po di footing ed allenarlo e dopo circa 5 minuti che corricchiavano assieme non se lo vede piu' al fianco , si volta e vede Borghi mezzo stramazzato a terra che sta vomitando pure l'anima per l'estremo sforzo compiuto .

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GULLIT:"Quando vedo Messi penso che è un grande calciatore ma è protetto: dagli arbitri, dalle telecamere, dal regolamento. Messi può limitarsi a dribblare. Diego doveva saltare alto così, non per fare dribbling ma perché volevano spezzargli le gambe".

Ma è vero che l'Arrighe andò dal fut-Premier ponendogli l'aut-aut: "O lui o me?"

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Anche questa volta ci rialzeremo, non più a testa alta, ma con il cuore.
Ma di spirito, voi, miserrimo furfante,
mai non ne aveste un´oncia, e di lettere tante
quante occorrono a far la parola: cretino!

In realtà Borghi nelle apparizioni in amichevole in maglia rossonera fece parecchio bene, prima al Mundialito dell'87 e poi l'anno dopo siglando una sontuosa doppietta in casa del Manchster Utd dopo essere rientrato dal prestito a Como.
Fu proprio l'esperienza sul lago ad essere fallimentare. Non correva buon sangue tra lui e Aldo Agroppi.

Poi il posto di terzo straniero venne riservato a Frank Rijkaard, fortemente voluto da Sacchi.

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Sicuramente lo fece per Van Basten

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Adesso non so se fosse un'uscita che l'Arrighe utilizzò contro piu' di un giocatore, ma questa celebre imposizione fu per Van Basten, che inutile ricordarlo, segno la fine dell'esperienza rossonera per il mago di Fusignano

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Su Van Basten lo sapevo (e anche la risposta del fut-Premier), ma mi pareva di aver letto che lo fece anche con Borghi, ottenendo però un esito diverso (anche perchè il trucchetto puoi farlo finchè vuoi, ma la prima volta che ti va male basta).

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Anche questa volta ci rialzeremo, non più a testa alta, ma con il cuore.
Ma di spirito, voi, miserrimo furfante,
mai non ne aveste un´oncia, e di lettere tante
quante occorrono a far la parola: cretino!

Sacchi non voleva Van Basten ? Non lo sapevo

il contrario, era Van basten a non volere più Sacchi