Alcune domande, che spero non risultino polemiche.
1) A quanto avevo capito (ma magari ho capito male io) il modello svedese consisteva nel "non proibiamo nulla ai cittadini, ma confidiamo nel fatto che rispettino da soli le indicazioni che diamo, anche se non li obblighiamo". Se ho capito bene (e se invece ho capito male quello che scrivo ora non ha alcun senso) questo modello svedese però fa a pugni con il concetto ripetuto anche qui sul forum e cioè "non puoi permettere alla gente di fare una cosa e poi lamentarsi se la fanno". In pratica, si è sostenuto più volte anche in questo forum che se semplicemente "sconsigli" di fare una cosa, ma non la proibisci, poi devi aspettarti che la gente la faccia comunque, e legittimamente. Se ho capito bene il modello svedese (e lo ripeto: "se"), un modello del genere in Italia sarebbe stato destinato al fallimento, visto che la considerazione generale è "se una cosa non è proibita la posso fare". Ho sbagliato qualcosa nel ragionamento?
2) Mortalità. Sul fatto che in Italia abbiamo avuto tanti morti, più che altrove, mi pare che siamo tutti d'accordo. Posto che la differente mortalità dipende anche da fattori non controllabili, anche all'interno della stessa nazione (si parla dell'inquinamento, dell'umidità, della densità della popolazione, in due parole: pianura padana), non è detto che le misure che sono sufficienti in un territorio, lo siano anche in un altro, così come i danni economici causati dalle chiusure: in un territorio in cui si vive solo di turismo i danni sono molto maggiori rispetto a un territorio che campa di altro.
3) In Italia abbiamo avuto restrizioni più dure della media (non ho verificato, mi pare di aver capito così guardando in giro), e abbiamo avuto più morti. Capisco che la sensazione possa essere che le restrizioni non sono servite a granché, ma non è altrettanto legittima l'ipotesi che se abbiamo avuto così tanti morti nonostante queste restrizioni, se non ci fossero state queste restrizioni avremmo avuto un numero ancora maggiore di morti? Forse sono io che sono fossilizzato, ma finora c'è stato un unico territorio in cui possiamo vedere gli effetti del virus che circolava liberamente senza che ci fosse la minima restrizione ed è la valle Seriana a marzo, e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. In tutte gli altri posti le restrizioni sono arrivate prima che il virus si diffondesse in maniera massiccia tra la popolazione (per fortuna).
Poi ribadisco alcune considerazioni generali:
1. Penso che nessuno abbia la ricetta magica, e la questione è trovare un compromesso tra la salute, l'economia, e le libertà individuali. Bisogna sapere che qualsiasi passo che si fa per tutelare le ultime due si traduce in un maggior numero di morti, e qualsiasi cosa che tuteli principalmente la salute si traduce in un danno economico e restrizioni alle libertà personali più o meno grandi.
2. Criticare le scelte del governo è assolutamente legittimo, e spesso anche doveroso. Non so se avrei preso al loro posto provvedimenti radicalmente differenti (e non mi sembra che altrove la situazione sia radicalmente diversa, ma magari mi sbaglio). Il problema è che abbiamo una classe politica inadeguata alla situazione che tira a campare cercando di salvaguardare il proprio consenso.
3. E' inaccettabile che in questo momento non ci sia da parte del governo una comunicazione chiara, e che ogni giorno ci sia una fuga di notizie che dicono tutto e il contrario di tutto sui prossimi provvedimenti. Si passa dal Natale chiusi nel proprio comune, al Natale zona gialla per tutti, al Natale zona rossa come a marzo, per finire con l'ultimo provvedimento inutilmente complicato (potevano dire: "Nei giorni rossi si possono trovare al massimo due (toh, tre) nuclei familiari differenti" anziché le questioni su due persone, figli 14enni e compagnia). In questo momento sono necessarie istruzioni chiare e semplici (secondo me), a costo di avere risultati non perfetti, che sono comunque impossibili da ottenere.
4. Qualunque scelta venga fatta dal governo, sarà comunque oggetto di numerosissime critiche, sia giustificate che non. Però la mancanza di visione a medio lungo periodo nella gestione della seconda ondata è una grave colpa. Colpa del governo che ha avuto tutta l'estate per prepararsi alla seconda ondata, e colpa anche di chi ha passato l'estate a dire che non bisognava pensare alla seconda ondata per raccattare consenso elettorale.
5. Il problema della prevenzione: se fai una prevenzione efficace, prendi misure che col senno di poi sembrano inutili, perché non si vedono i danni che vengono evitati. Se a febbraio avessero fatto diventare zona rossa la valle seriana, si sarebbe evitata l'ecatombe, ma nessuno l'avrebbe mai saputo, e possiamo immaginare le reazioni. Non c'è soluzione a questo problema, ma è una questione è che sempre bene ricordare.
PS: Carl, quel sito è notevole
