Doumbia e il flop alla Roma: "Non mi sentivo più un calciatore"
L'ivoriano arrivò a Trigoria a gennaio 2015 ma la sua esperienza fu un disastro: "Festeggiai troppo per la Coppa d'Africa, ma rifarei tutto quanto".
"Mi ero dimenticato di essere un calciatore". Con questa frase piuttosto emblematica Seydou Doumbia ha descritto la sua esperienza breve e travagliata con la maglia della Roma.
L'attaccante della Costa d'Avorio era approdato nella capitale a gennaio del 2015 dopo aver affrontato i giallorossi nel match di Champions League tra Roma e CSKA Mosca di qualche settimana prima.
Rudi Garcia poteva dunque finalmente contare su un altro attaccante in rosa. Una richiesta che il tecnico francese aveva presentato a lungo ai piani alti della dirigenza.
Non è un caso però se il mercato invernale è detto anche "di riparazione". E se devi riparare, soprattutto quando di soldi non ne hai in abbondanza, devi accontentarti di quello che trovi.
E così fece Walter Sabatini, che lo rileva dal club russo per oltre 15 milioni di euro mettendolo a disposizione del suo allenatore insieme a Victor Ibarbo e Nicolas Spolli. Tre innesti ricordati in qualsiasi modo tranne che con piacere da parte del tifo romanista.
Doumbia arriva a Roma dopo la Coppa d'Africa vinta con la sua nazionale ai rigori contro il Ghana, segnando anche il quarto dei nove tiri dal dischetto della nazionale ivoriana.
Ci si aspettava dunque di poter accogliere un attaccante pronto, fisicamente e mentalmente, per affrontare sei mesi di campionato in cui la Roma pensava di insidiare il primato in classifica della Juventus.
Avvenne esattamente il contrario. Doumbia esordisce all'Olimpico il 15 febbraio contro il Parma ultimo in classifica e destinato a una retrocessione inesorabile, accelerata dall'ormai compromessa situazione economica che porterà al fallimento e alla ripartenza dalla Serie D.
Un impegno sulla carta facile per la Roma e per il suo nuovo attaccante. Sulla carta. Perché sul manto verde dell'Olimpico i giallorossi si ritrovano impantanati su uno 0-0 scialbo e che apre ufficialmente la crisi dopo due mesi di risultati scarseggianti.
Doumbia gioca 85 minuti da fantasma. In campo appare appesantito, confuso e sconclusionato al punto che Garcia lo sostituisce per far esordire il promettente Antonio Sanabria.
Una prestazione che non lascia indifferenti gli spalti. Al momento del cambio Doumbia viene travolto dai fischi.
Il resto della sua esperienza in giallorosso si compone di altre 12 partite in Serie A e uno spezzone in Europa League.
Ma già dai primi novanta minuti si è capito che la storia tra l'attaccante ivoriano e la Roma è destinata a finire il prima possibile.
Doumbia però troverà il modo di lasciare il segno in un paio di occasioni, aiutando la squadra di Garcia a vincere le partite contro Sassuolo e Genoa.
Una frustata di testa a Reggio Emilia ad aprire le marcature (3-0 finale giallorosso) e un goal sotto Curva Nord all'Olimpico contro i rossoblù.
Due reti che in maniera piuttosto furbesca Walter Sabatini, all'epoca direttore sportivo della Roma, proverà a far passare come decisivi per il raggiungimento del secondo posto finale di quella stagione.
"Nessuno però ricorda che Doumbia, nel momento di difficoltà della Roma, ha segnato a Sassuolo e col Genoa".
Un furbo tentativo di ridimensionare un acquisto nettamente sbagliato, anche se poi il dirigente ammetterà il proprio errore.
"Ho sottovalutato le sue condizioni dopo la Coppa d'Africa. Ignobili, avrei fatto meglio io. È andata male ma è una mia responsabilità".
In estate Doumbia lascerà la capitale per tornare al CSKA Mosca, iniziando una serie di prestiti che serviranno a rilanciarlo.
Nel 2016 l'attaccante si trasferisce al Basilea. E sfruttando la prima intervista in terra elvetica lancerà delle bordate pesantissime verso la Roma.
Parole che non contribuirono certamente a far cambiare idea ai suoi tifosi detrattori e a convincere definitivamente del loro errore i suoi difensori (sempre che ce ne fossero).
"Quando ho vinto la Coppa d'Africa ho festeggiato talmente tanto che mi ero dimenticato di essere un calciatore professionista".
L'ammissione di non essere stato un esempio di professionalità non portarono però l'ivoriano a fare mea culpa. Anzi. Subito dopo rilanciò.
"In quei giorni, prima di arrivare in Italia, dormivo a malapena, ma se tornassi indietro lo rifarei e farei anche di più. Arrivo a Roma venerdì, la partita era di domenica, Garcia mi fa giocare senza neanche mezzo allenamento. I fischi dei tifosi li capisco ma hanno fatto male, sarebbe stato impossibile per chiunque”
L'anno dopo la Roma voleva mandarmi per forza in Cina, ma quando ho rifiutato mi facevano allenare tre volte al giorno: alle 8, alle 12 e alle 16".
Un caso piuttosto atipico quello di Doumbia, considerando che al di là del proprio rendimento e delle proprie qualità moltissimi ex calciatori transitati per Roma hanno continuato a parlare bene della piazza e della squadra.
A Basilea comunque l'ivoriano ritrova la condizione migliore, chiudendo il campionato con in tasca il titolo di campione di Svizzera e quello di miglior marcatore della Super League.
Il club rossoblù non ha però la disponibilità economica per riscattarlo e Doumbia è quindi costretto a tornare alla base.
I rapporti con la Roma si chiudono definitivamente e senza rimpianti ambo i lati nel 2017, quando passa allo Sporting Lisbona.
In Portogallo si porta a casa un altro trofeo (Coppa di Lega) e continua a mantenere una buona media realizzativa.
Il tempo erode progressivamente la sua tenuta atletica e i suoi numeri relativi ai goal segnati e questo fa sì che i palcoscenici sui quali si confronta si rimpiccioliscano anno dopo anno.
L'ultima paradossale esperienza di Doumbia avviene con la maglia del Sion nel 2020. Il club svizzero, come tutti gli altri nel resto del mondo, soffre le conseguenze della pandemia e l'impatto economico devastante.
L'obiettivo diventa ridurre i costi e tra questi rientra il corposo stipendio dell'attaccante, al quale viene richiesto un sacrificio.
Nove calciatori della rosa degli svizzeri, tra cui l'ivoriano, rifiutano di non accettare di intaccare i propri introiti e questo spinge il Sion a intervenire, licenziando in blocco i "dissidenti".
Un licenziamento che viene comunicato tramite Whatsapp e che lascia incredulo lo stesso Doumbia.
"Il giorno successivo mi arriva un messaggio su Whatsapp per chiedermi cosa avessi deciso. Non rispondo, ma dopo mezz’ora ricevo una lettera di licenziamento”.
Dopo quest'ultima rocambolesca avventura la carriera di Doumbia vive un ultimo guizzo a Malta con gli Hamrun Spartans, laureandosi campione dell'isola e contribuendo con 3 goal in 5 partite disputate. Poi arriva il momento di dire basta.
Un addio al calcio senza rimpianti. Neanche nei momenti in cui non ha saputo brillare.
"Se fossi di nuovo in quella situazione farei le stesse scelte" dirà commentando l'esperienza alla Roma. La dirigenza e i tifosi ci sentiamo di dire che invece ne farebbero volentieri a meno.
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