Messi e Cristiano Ronaldo non hanno bisogno di presentazioni. Record individuali sbriciolati, trofei, palloni d'oro, finali decise e vinte, tonnellate di reti segnate. Insomma, il loro decennio ha polarizzato come non mai il calcio in un eterno dualismo, superiore anche alle rispettive squadre d'appartenenza. Il duello Real Madrid-Barcellona era in realtà in duello tra i due fenomeni, che si sono spartiti tutto, in Spagna e in Europa. Un duello che si è rinnovato ogni tre giorni, tra campionati e coppe, per oltre dieci anni. Nell'era di Internet, delle pay-tv, di YouTube, dove è possibile vedere ogni partita e scandagliarla pezzo per pezzo, abbiamo scannerizzato i due fenomeni, li abbiamo analizzati millimetro per millimetro nei loro successi e nei loro fallimenti. L'abbiamo fatto in maniera maniacale, facendo a loro le pulci su tutto. Ancora oggi, quando sono avviati verso il tramonto delle loro straordinarie ed irripetibili carriere e nonostante non abbiano più nulla da dover dimostrare, affiliamo i coltelli e allestiamo i processi nel momento in cui escono dai mondiali e dalla Champions League, senza valutare le prestazioni, la squadra, il contesto. Messi esce in semifinale con il Liverpool? Si grida al fallimento e poco importa se il Barcellona prende imbarcate clamorose nelle trasferte calde da anni. Il Barcellona e i suoi miserabili resti vengono spazzati via dal Bayern con un punteggio tennistico? Male, Messi avrebbe dovuto trascinare i suoi alla vittoria. Idem accade a Cristiano Ronaldo. Per quanto esagerato e sbagliato, si può persino capire: da due tra i migliori della storia ci si aspetta sempre l'impossibile, e anche oltre!
Eppure qui casca l'asino: il metodo che abbiamo usato per giudicare i due fenomeni si ripercuote verso la generazione dei campioni nati negli anni Novanta. Si leggono le feroci critiche a Neymar ("Eh, ma Messi e Cristiano alla sua età blablabla"), a Dybala ("Eh ma Messi alla sua età blablabla"), stanno prendendo corpo le prime critiche a Mbappè, nonostante abbia 22 anni e ci stia facendo vedere grandi cose già da tempo. Cerchiamo gli eredi di Messi e Cristiano in altri, ma non capiamo che sono due fenomeni irripetibili, due mostri che hanno giocato in compagni altrettanto mostruosi. E ci stupiamo pure, rimaniamo delusi, se vediamo che i giovani campioni di oggi non sono come loro. Ci sembra di vedere un livellamento verso il basso, che nella realtà non c'è. Nel 2006 sbavavamo tutti per Ronaldinho, ma se per giudicarlo avessimo usato i criteri usati successivamente per l'argentino e il portoghese, Dinho ne sarebbe uscito letteralmente annichilito. Ronaldo e Zidane sarebbero stati ridimensionati, così come Baggio. Quanti ne salveremmo, in questo modo? E soprattutto, in ottica futura, quanti ne salveremo?
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