Cita:
Su Maurizio Sarri se ne sono dette di tutti i colori ed ancora se ne diranno.
Il finale della storia sembra essere scontato, fatti di fischi ed insulti, perfino papà, che si fece chilometri e chilometri per recarsi a Figline Valdarno, oggi lo appenderebbe per le palle in salotto.
Io mi tiro fuori, e mi spiego.
In tempi non sospetti, maggio 2015, scrissi di voler Maurizio Sarri come allenatore sulla panchina del Napoli.
Idea di calcio importante, superiore, a tratti geniale.
Lo pensavo allora, lo penso adesso, nonostante, amici, il Chelsea abbia giocata davvero di #@*§ l’anno scorso e la giuve solo a tratti appena discretamente, e non si tratta di opinione ma di storia.
Ho sempre parlato dell’allenatore.
Allenatore, punto.
Ed ho sempre pensato che il personaggio lo limitasse, fosse per certi versi deleterio, rischiando di andare a ridurre la prospettiva di tutto il resto, mettendo in qualche modo in ombra ciò che di Sarri era realmente straordinario, l’idea di calcio.
Ho amato le interviste, a volte le ho considerare eccessive, mi è piaciuto il dito medio a Torino e le successive dichiarazioni, ma ne avrei potuto fare a meno.
Oggi ne avrei fatto assolutamente a meno, ad essere sincero sincero.
Il Palazzo è stato un qualcosa di coinvolgente, di checazzo come diciamo noi, ma doveva rimanere simbolo di un gruppo che ho amato e amo, Sarrismo - Gioia e Rivoluzione.
Nell’istante stesso in cui lo ha nominato in diretta tv, l’allenatore ha idealmente lasciato il posto al comandante , ed il comandante nell’istante in cui ha palesemente mostrato desirerio di entrarci dalla porta principale, nel palazzo, piuttosto che buttarlo a terra, ha tirato una martellata sui #@*§ a se stesso ed a tutto ciò che ha rappresentato.
Ma io mi tiro fuori.
Mi tiro fuori e mi tengo stretto i ricordi, il calcio di bellezza abbacinante palesatosi tra la partita in coppa Uefa con i belgi, la Lazio ed i quattro gol di San Siro e che ha visto toccare il suo apice di spettacolarità nel girone di ritorno della seconda stagione ed il picco emotivo il 22 Aprile.
Quel calcio non potrà togliermelo nessuno dalla testa e dai ricordi, nessuno.
Anche perché l’uomo l’ho sempre tenuto un passo dietro l’allenatore, sempre. Ed oggi, dopo aver visto Ferrara, Cannavaro ed Higuaìn passare in bianconero e con i ricordi che mi sono stati tramandati dalle generazioni precedenti riguardanti Zoff e Core n’grato, non sarà il recente approdo in terra sabauda di Maurizio Sarri a cambiarmi la vita.
Anche perché è quello che le #@*§ tendono a fare, comprarsi passato presente e futuro, vogliono vincere e pure fottersi i ricordi altrui, inquinandoli, avvelenandoli.
Ma non ci riusciranno, non questa volta,
non con me.
Perchè la sera del 22 aprile, l’attimo in cui ognuno di noi idealmente profanó ogni singola mamma dei tifosi giuventini al minuto 93 di una bellissima serata di primavera, Maurizio Sarri era sulla nostra panchina, in tuta 1926, e sarà sempre ciò che vedrò e quello che dovranno vedere i tifosi della giuve, che si metta giacca e cravatta bianconera o meno.
Il ricordo di quella notte, la notte in cui mi sentì ripagato di quattro anni vissuti da terrone in terra bianconera, non me lo faccio rovinare da nessuno, nemmeno da te Maurì, quindi domenica ti ignorerò cordialmente, senza rancore, senza fischi, senz’anima.
McBlu76
La Napoli bene
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk