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 Oggetto del messaggio: Le variabili "astratte" nel calcio
MessaggioInviato: lun 6 gen 2014, 1:24 
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Sopratutto quando ci sono competizioni internazionali vengono tirate sempre fuori argomentazioni come "l'esperienza", la "mentalità", l'"abitudine a giocare certe partite" quasi come scusanti per coprire, in alcuni casi, delle carenza tecnico-tattiche di una squadra.
Secondo voi sono tematiche e problematiche reali oppure il più delle volte sono alibi? (Una squadra per avere una mentalità vincente dovrà pur vincere una volta; quindi fino a quel momento non dovrebbe essere "pronta" per certi successi?)
Ed in cosa si palesano in maniera concreta?


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MessaggioInviato: lun 6 gen 2014, 1:29 
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credo che valga per quasi tutti ed in qualsiasi campo che le prime volte che si fa qualcosa ci viene più difficile
non mi pare inverosimile che un calciatore che non ha mai giocato a livelli internazionali inizialmente possa soffrirne
ovviamente non è una scusa che dura per sempre


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MessaggioInviato: lun 6 gen 2014, 1:32 
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Reg. il: gio 21 set 2006
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D'accordo però, per fare esempi concreti, non capisco come si possa pensare che la Juve non passa il girone di Champions per mancanza di esperienza o che Mancini non avesse una "mentalità" europea. In questi due casi sono giustificazioni che non significano nulla.


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 Oggetto del messaggio: Le variabili "astratte" nel calcio
MessaggioInviato: lun 6 gen 2014, 1:45 
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L'esperienza e la mentalita no. Le fa il blasone..
A me fanno un po ridere ste affermazioni...
Voglio dire, puoi anche essere il barca, ma se non hai nessun giocatore che ha giocato in championsf...che mentalita ed abitudine vuoi avere.. In campo ci vanno i giocatori, non la storia della societa..


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MessaggioInviato: mar 7 gen 2014, 18:39 
La prima e principale differenza la fanno le qualità tecniche e mentali dei giocatori, ma per qualche motivo anche il blasone, la storia etc.. a volte sembrano scendere in campo.

Ci sono squadre che storicamente hanno un'attitudine europea (il Milan su tutte, ma non è il solo) e altre che hanno vinto meno di quanto sulla carta potessero (la Juve, su tutte) anche per diversità di approccio e di mentalità Poi è ovvio che il Milan ha vinto quando metteva in campo i campioni e la Juve idem, la prima condizione è sempre questa.


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MessaggioInviato: mar 7 gen 2014, 19:13 
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Sux ha scritto:
D'accordo però, per fare esempi concreti, non capisco come si possa pensare che la Juve non passa il girone di Champions per mancanza di esperienza o che Mancini non avesse una "mentalità" europea. In questi due casi sono giustificazioni che non significano nulla.


dicesi "teorema di Thomas", ed è molto più reale di quel che si pensi :)

la storia è piena di eserciti formidabili resi ancora più formidabili dall'aura di imbattibilità che li circondava, a torto o ragione. La cosa vale anche in senso contrario.

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 Oggetto del messaggio: Le variabili "astratte" nel calcio
MessaggioInviato: mar 7 gen 2014, 19:23 
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Reg. il: mer 5 mag 2004,
Alle ore: 20:18
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Località: milano
per essere più chiaro. Prendiamo il caso della Juventus. Non è che i giocatori attuali (a parte Buffon) abbiano particolari punti di contatto con quella di Lippi, capace di perdere 3 finali di Champions League. Ma può essere che la squadra sia inconsapevolmente influenzata da un ambiente che vive con grande sofferenza la Champions, da un tecnico che ha vissuto come una maledizione l'aver perso per tre volte la finalissima, etc etc, a tal punto che i giocatori stessi, inconsciamente o meno, si convincano di non potere vincerla.

perché, anche se passano i decenni, l'Italia batte sempre la Germania? O perché, a loro volta, i tedeschi vincono sempre alla lotteria dei rigori (credo che l'ultimo rigore fallito da un nazionale tedesco sia quello di Stielike, nel 1982, nella semifinale comunque vinta contro la Francia)?

naturalmente non sono regole fisse e immutabili. Anzi, spesso basta un singolo evento, magari casuale, per far crollare le antiche paranoie e capovolgere radicalmente la situazione: basti guardare quel che è successo alla nazionale spagnola dal 2008 in avanti.

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MessaggioInviato: mar 7 gen 2014, 19:35 
Sì, credo anche io che tradizione, ambiente e "impostazione" incidano più di quanto si pensi, pur rimanendo fattori secondari rispetto alla bravura.

La Juve ha conquistato il primo titolo europeo solo nel 1977, quando Milan e Inter erano già big consolidate, e questo nonostante in patria facesse spesso il vuoto, regalando anche uomini chiave alla nazionale.
E' una questione anche di attitudine, la Juve impersonifica la squadra perfetta per il calcio italiano per struttura, impostazione di gioco, concretezza, mentalità etc...
Il Milan ha invece una vocazione più aperta ed europea, tesa a imporre il gioco...
Questo porta spesso anche a selezionare giocatori adatti alla propria indole: Seedorf, Pirlo e Kakà erano perfetti per il Milan, nella Juve non avrebbero mai giocato tutti insieme credo (oggi il discorso è diverso perché ci sono pochi soldi e Silvio raccatta quello che può, sposando una filosofia antitetica: ma anche qui facendo meglio della Juve, pure nettamente più forte, in Europa!).


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 Oggetto del messaggio: Le variabili "astratte" nel calcio
MessaggioInviato: mar 7 gen 2014, 19:58 
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Accipocalypto
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Reg. il: ven 8 ott 2004,
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Ribaltando il quesito, o guardandolo da una prospettiva diversa, a me fa troppo sorridere quando si parla di mentalità europea del Milan anche con un'accozzaglia di mediocri quali siamo ora, non riesco a non trovarla un'affermazione ridicola :asd

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MessaggioInviato: mar 7 gen 2014, 22:24 
Perché non lo è ;)
Comunque vada una squadra con Zapata e Boateng che quasi elimina un Barcellona calante ma comunque 100 volte più ricco di qualità è indice della mentalità dei rossoneri. Anche la partita di Glasgow è un indizio in tal senso

Poi beh con questi giocatori oltre un tot non puoi fisiologicamente andare, non è che mi aspetto un Milan-Real 5-0 o un Milan-Ajax 4-1, a tutto c'è un limite.

Resta il fatto che una Juve molto superiore ha incontrato comunque maggiori difficoltà, e non è la prima volta che accade.


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