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 Oggetto del messaggio: Ernst Happel
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Come regalo di Natale ho deciso di narrarvi la storia di Ernst Happel, il più grande allenatore di tutti i tempi.

INIZI:
Ernst Franz Hermann Happel nacque a Vienna il 29 novembre 1925. Crebbee calcisticamente nelle file del Rapid Vienna, ed esordì in prima squadra nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale. Terzino di stampo metodista possente e duro, soprannominato dai propri tifosi Achille, giocò quasi tutta la propria carriera con i bianco-verdi viennesi salvo la parentesi di due anni con il Racing Club Paris (1954-56). Fu proprio con i francesi che Happel segnò in una partita ben tre reti al grande Real Madrid di Di Stefano, caso più unico che raro per un terzino puro. Con la nazionale austriaca collezionò ben 51 presenze disputando due mondiali (1954 e 1958) e contribuì allo storico terzo posto della propria nazionale a Svizzera 1954. Happel Si ritirò dal calcio nel 1959 con un palmares di tutto rispetto: 6 campionati vinti, una coppa d’Austria e una coppa Mitropa, ma questo è solo l’inizio perché per contare tutti i trofei conquistati dall'austriaco non basta una semplice bacheca.

INIZI DA ALLENATORE:
Happel iniziò come al Rapid come vice, ma la sua tempra era quella del comandante e non del comprimario, così decise di diventare capo allenatore Nel 1962 ricevette una proposta di lavoro dall'Olanda dal club dell’ADO Den Haag. Vorrei ricordare che allora il calcio in Olanda era uno sport poco popolare e i giocatori erano dilettanti in tutti i sensi la nazionale olandese non si era mai qualificata alla fase finale di un campionato del mondo. Happel al Deen Haag cominciò ad insegnare calcio e tattica: introdusse la lavagna con il gessetto, sul campo in allenamento dispse i difensori in verticale e gli attaccanti in orizzontale, l’obbiettivo di Happel era quello di superare la rigidità del WM e proprio al Den Haag utilizzò per la prima volta una sorta di 3-5-2. Il perno della difesa centrale era il vecchio centromediano del metodo, gli esterni erano allo stesso tempo difensori, centrocampisti, attaccanti a seconda dei casi, incominciò a maturare l’idea di un calcio polivalente e non più ancorato ai ruoli tradizionali. Happel rimase al Den Haag fino al 1968 e vinse una coppa in finale contro l’Ajax. In questi anni Happel tenne anche i primi seminari calcistici in Olanda, tutti gli allenatori olandesi andavano da lui a chiedergli dei consigli, uno di questi era un certo Rinus Michels, tecnico del modesto Ajax con alle spalle avventure non proprio esaltanti con JOS ed Hercules. Michels ebbe la geniale intuizione di unire le tattiche happeliane di derivazione danubiana con la forza fisica tipica del calcio olandese, et voilà, nacque il calcio totale e l’Ajax di Michels entrò nella leggenda!

FEYENOORD:
Nel 1968 Happel passò al Feyenoord con la quale vinse il campionato e l’anno successivo la Coppa Campioni sconfiggendo in finale per 2 a 1 i temibili scozzesi del Celtic Glasgow. Nei quarti di finale Happel diede una vera e propria lezione di calcio al Milan di Nereo Rocco e inaugurò la sua proverbiale fama di bestia nera delle squadre italiane. La stagione successiva (1970/71) Happel arricchì la sua bacheca con una Coppa Intercontinentale e un altro campionato, ma è dal punto di vista tattico che l’austriaco dimostrò ancora una volta di essere veramente speciale. Nel Feyenoord infatti utilizzò spesso una sorta di 4-3-3 con un falso centravanti, il calcio di quella squadra, che disponeva di soli tre ottimi giocatori (l’attaccante Kindvall, il regista Van Hanegem e il terzino Israeli), era una sorta di via di mezzo tra quello di stampo italiano, improntato sulla compattezza e sulla fase difensiva, e quello che da li a poco verrà ribattezzato “totale”, basato sull'interscambio dei ruoli e sulla fisicità.

SIVIGLIA, BRUGES, OLANDA:
Dopo due stagioni tutt’altro che esaltanti al Siviglia in Serie B spagnola (l’unico vero fallimento di una carriera senza macchie), Happel venne assunto come guida tecnica del Bruges, squadra che in Belgio era reduce da una sfilza impressionante di secondi posti. Con i nerazzurri Happel si superò e conquistò ben tre campionati consecutivi. Fu in campo europeo però che il Bruges sorprese l’Europa intera. Nel 1976 il Bruges arrivò in finale di Coppa UEFA ma venne sconfitto dal Liverpool, nella stagione europea successiva Happel in Europa inanellò una sfilza di capolavori da tramandare ai posteri. In semifinale di ritorno contro la potente Juventus, dopo aver perso 1 a 0 a Torino, il Bruges schiantò i bianconeri con un due contropiedi da manuale, Ben 25 i fuorigioco cercati e trovati dall'altissima linea difensiva dei belgi. Il giorno seguente Trapattoni, tecnico dalla Juve, si recò in conferenza stampa pallido come un cencio affermando “Sono senza parole, non ho mai visto niente del genere!”. In finale un Bruges decimato non potè nulla contro il fortissimo Liverpool, che vinse la Coppa Campioni grazie ad un gol di Kenny Dalglish. Nel frattempo Happel divenne anche CT dell’Olanda che si apprestava a disputare i mondiali del 1978 senza la stella Crujff. L’austriaco divenne il primo allenatore a guidare contemporaneamente una Nazionale ed un club. Happel ancora una volta si confermò bestia nera dell’Italia e nell’ultima partita sconfisse l’Italia di Bearzot rivelazione del torneo con due tiri da fuori area che sembravano essere mandati in porta da una forza mistica ed oscura. In finale l’Olanda però Happel non potè nulla contro lo strapotere politico di Videla e gli argentini padroni di casa vinsero per 3 a 1 dopo i tempi supplementari portando a casa uno dei mondiali più truffati della storia. Happel però collezionò un altro primato: divenne il primo allenatore ad arrivare a due secondi posti a due mesi di distanza con due squadre diverse…

STANDARD LIEGI, AMBURGO:
Dopo la sfortunata esperienza con la nazionale olandese Happel andò allo Standard Liegi dove in due anni vinse una Coppa del Belgio e una Supercoppa lanciando in squadra un certo Preudhomme, destinato a diventare uno dei più forti portieri belgi di tutti i tempi assieme a Pfaff. Finito il biennio allo Standard Happel approdò all’Amburgo (dove militava un attempato Kaiser Franz Beckembauer) con il quale vinse subito al primo colpo il campionato. Ma fu la stagione 1982/83 che consegnò definitivamente l’austriaco errante alla leggenda. Fantascientifico fu un quarto di finale di Coppa Campioni contro la Dinamo Kyev, vinto dalla squadra di Happel in Unione Sovetica con un secco tre a zero che rasentò la perfezione del calcio. Dopo aver battuo con qualche difficoltà la Real Sociedad in seminale l’Amburgo si trovò dinanzi un ostacolo apparentemente insormontabile, la fortissima Juventus che annoverava nelle sue file sette campioni del mondo più i fuoriclasse Boniek e Platini. La squadra di Trapattoni si era resa protagonista di una campagna europea praticamente perfetta e aveva letteralmente annientato le squadre avversarie con un gioco avvolgente e spumeggiante (memorabile l’1 a 2 rifilato in casa dell’Aston Villa campione in carica). Ad Atene invece successe l’imponderabile, Happel con un colpo di genio decise di disporsi a specchio ed affidò al medianaccio Rolff il compito di imbrigliare Platini. La Juve nei primi minuti partì a spron battuto ma all'ottavo minuto un perfido tiro di Magath portò in vantaggio l’Amburgo tra l’incredulità dello stadio Spyridon Louis. La Juve dopo il gol giocò in stato di trance, Platini fu un fantasma, nel finale i tedeschi ebbero l’opportunità addirittura di raddoppiare, finì 1 a 0, l’Amburgo sia aggiudicò così uno storico double campionato-coppa. Happel restò in riva all'Elba fino al 1987.

ULTIMI ANNI:
Nel 1987 dopo tanti anni Happel ripose la valigia nel cassetto e ritornò in patria ad allenare il Tirol Innsbruck, si incominciò a spargere in giro la voce che Happel fosse malato, che avesse un tumore allo stomaco. Happel in effetti causa la malattia arrivò a perdere quasi trenta chili, nel 1992 fu costretto addirittura sedia a rotelle. La Federcalcio Austriaca, reduce dal flop di Italia 90, aveva troppo bisogno di lui, così a settembre 1992 Ernst Happel si apprestò ad allenare la sua ultima squadra e diventò il CT dell’Austria. Nell’unica uscita la sua Austria sembrò quasi resuscitata e piegò l’Israele con un secco 4 a 2, tuttavia le ore per Happel erano contate e così il grande austriaco decise di morire sul campo di calcio e passò a miglior vita il 14 novembre 1992 lasciando un vuoto incolmabile in tutti gli sportivi tedeschi e in tutti gli amanti del calcio in generale.


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Allenatore mostruoso. Facile fare i fenomeni allenando la squadra più forte magari giocando pure da far schifo, Happel ha fatto degli autentici miracoli con delle squadre su cui nessuno avrebbe mai puntato un soldo.


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27DONI72 ha scritto:
Allenatore mostruoso. Facile fare i fenomeni allenando la squadra più forte magari giocando pure da far schifo, Happel ha fatto degli autentici miracoli con delle squadre su cui nessuno avrebbe mai puntato un soldo.


E ce l'ha sempre messa in quel posto. ha fatto fuori il Milan di Nereo Rocco (non l'ultimo arrivato), la Juventus di Trapattoni per due volte, l'Italia di Bearzot. Se Sacchi o Herrera avessero incontrato Herr Happel sarebbero stati anch'essi eliminati...


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ciccio graziani ha scritto:
27DONI72 ha scritto:
Allenatore mostruoso. Facile fare i fenomeni allenando la squadra più forte magari giocando pure da far schifo, Happel ha fatto degli autentici miracoli con delle squadre su cui nessuno avrebbe mai puntato un soldo.


E ce l'ha sempre messa in quel posto. ha fatto fuori il Milan di Nereo Rocco (non l'ultimo arrivato), la Juventus di Trapattoni per due volte, l'Italia di Bearzot. Se Sacchi o Herrera avessero incontrato Herr Happel sarebbero stati anch'essi eliminati...
Molto probabilmente avrebbe trovato un modo per sconfiggere sia la grande Inter sia il Milan. Solo l Inter di Castagner ebbe la meglio su Happel se non erro.


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27DONI72 ha scritto:
. Solo l Inter di Castagner ebbe la meglio su Happel se non erro.


Sì, della serie ogni regola ha al sua eccezione, fu un caso isolato. happel era un grande consocitore/ammiratore del calcio italiano (pur non avendo mai allenato in Italia perché le frontiere fino al 1980 erano chiuse).


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ciccio graziani ha scritto:
27DONI72 ha scritto:
. Solo l Inter di Castagner ebbe la meglio su Happel se non erro.


Sì, della serie ogni regola ha al sua eccezione, fu un caso isolato. happel era un grande consocitore/ammiratore del calcio italiano (pur non avendo mai allenato in Italia perché le frontiere fino al 1980 erano chiuse).
Infatti Happel ritenne l Italia 1978-82 la squadra più forte da lui vista.


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Tecnico scaltro, giramondo, bravissimo perché flessibile e non figlio di un sistema di gioco o di una filosofia, per molti tra i co-fondatori del calcio totale, eppure mai incasellato nei dettami del totaalvoetbal come lo fu Rinus Michels. Ha vinto in posti impensabili, si è confrontato con maestri di diverse filosofie e li ha sconfitti spesso sul loro stesso campo: vedi la finale di Coppa Campioni 83, Amburgo 1 Juve 0, quando ingabbiò tatticamente l'italianista Trapattoni, piazzando Rolff su Platini fisso e costringendo Gentile a seguire Bastrup, mossa che rese vulnerabile la Juve sul fianco destro della difesa. Maniaco degli appunti, delle note (van Gaal si ispirò a lui..), umorista convinto (ha scritto un manuale di aforismi), uomo arguto ma anche scorbutico, scontroso, autoritario, coraggioso e mai domo, soprattuto dal 1986 quando gli fu diagnosticato un cancro in stadio avanzato: nonostante ciò, continuò ad allenare fino alla fine, senza dare mai l'impressione di volersi piegare alla malattia.

_________________
«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


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Ti quoto alla grande Marco Bode, ecco perché considero Ernst Happel il miglior allenatore di tutti i tempi, lui era il calcio, la sua essenza...


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Complimenti per la narrazione di questo grandissimo allenatore....solo su una cosa mi permetto di correggerti, dato che ho l'età per ricordare bene quel periodo..qualche volta Happel ha avuto una fortuna sfacciata contro gli italiani, in particolare nell'epica semifinale di Coppa Campioni contro il Bruges (i 20 e passa fuorigioco li ammirammo nel primo tempo della gara di andata, poi Trap prese le contromisure e la Juve diede spetatcolo)
E' vero che Trapattoni disse "mai visto niente del genere" ma perchè, per la prima volta, e fu così fino al Milan di Sacchi, una squadra italiana aveva nascosto il pallone per 118 minuti fuori casa in una competizione europea, sbagliando 6-7 palle gol e subendo due reti nelle uniche due volte in cui la squadra avversaria aveva superato la metà campo!
Lo stesso Happel, in genere spocchioso verso il calcio all'italiana, nella conferenza stampa ammise la superiorità di quella Juve (forse la più grande di sempre), dicendo "questa partita ha dimostrato che nel calcio tutto è possibile!"....pensa che i giornalisti inglesi, presenti a Bruges per spiare le due rivali del Liverpool, parlarono di "delitto di leso calcio"!
Quella sera, caro Ciccio, ci rendemmo tutti conto, nonostante il disappunto per ilo furto, che avevamo una Grande generazione di calciatori e che la nostra nazionale poteva essere altamente competitiva e spettacolare, come fu due mesi dopo in Argentina e poi in Spagna...il Trap, invece cominciò a diventare più attento alla difesa!!:):):)


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Caro Totonno, per questioni anagrafiche non ho mai potuto ammirare i due incontri contro il Bruges. In effetti sono stato un po' impreciso, ma ti dirò la verità, di informazioni su Happel sul web si trova pochissimo e quindi se ho fatto un po' di confusione puoi capirmi...

Comunque per mettere a tacere i soliti falsi miti portati dalla vulgata sacchiana, come hai detto tu quella Juve giocava un calcio decisamente propositivo, la grande novità portata da Trap alla Juve è stato il centrocampo super-muscolare oltre che al modulo tattico, un 4-3-3 a zona mista che si trasformava in 4-4-2 con l'arretramento di Causio. All'andata, come dici tu, la Juve fu bloccata dai fuorigiochi in serie di Happel e segnò solo allo scadere, al ritorno la Juve attaccò a testa bassa per tutto il match e Happel infilzò l'ingenuo Trap con due contropiedi (avete capito bene, una squadra di Trapattoni che si prende gol in contropiede...), uno al 4° minuto e uno ai supplementari....

Discorso diverso invece per la partita contro l'Amburgo: il Trap preperò minuziosamente il match, in particolare sui movimenti della linea difensiva dell'Amburgo. Purtroppo per lui mai avrebbe immaginato che Happel si sarebbe messo praticamente a specchio, con Rolff a francobollare Platini e con uno dei due centrali che giocavano praticamente da battitore libero... Platini disse su quella partita: "Noi eravamo una squadra ricca di fuoriclasse, l'Amburgo era una buona squadra ma che aveva un fuoriclasse in panchina, Ernst Happel"

Comunque Happel ammirava tantissimo il calcio italiano, considerava la nazionale del 1978-82 la più forte che lui abbia mai visto... detta da lui è un grandissimo complimento!


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