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 Oggetto del messaggio: Alfredo Di Stefano
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Topic dedicato al terzo grande fuoriclasse (insieme a Pelè e Maradona) che ha marcato in modo inequivocabile la storia del calcio: Alfredo Di Stefano, la freccia bionda.

Curiosità, aneddoti e racconti su quello che la stampa spagnola ha definito "la sintesi dell'atleta ideale sognato da Platone".

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


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MessaggioInviato: dom 27 nov 2011, 21:08 
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Sontuoso articolo di Adalberto Bortolotti su Di Stefano:

Per me, numero uno. Ma ho già spiegato che, in una graduatoria del miglior calciatore del secolo, le preferenze personale debbono piegarsi alla forza dell'immagine, alla suggestione dei simboli. E' un fatto che, prima ancora che gli olandesi inventassero e propagandassero il calcio totale, Alfredo Di Stefano aveva già imposto la figura del 'calciatore totale'.
Nase nel rione Barrajas, a Buenos Aires, figlio di emigranti italiani, il padre già discreto giocatore del River Plate. I primi passi nella squadra del 'barrio' lo impongono all'attenzione. Gli aficiondas del quartiere lo chiamano 'Millenita', che sarebbe un diminutivo di Millena, all'epoca favoloso centromediano del River. Al River entra anche il giovane Alfredo, come ala destra della quarta squadra del club, ma in pochi mesi scala tutti i gradini e si ritrova al fianco dei leggendari assi dell'epoca, Moreno, Labruna e Pedernera. Un anno all'Huracan, che offre condizioni economiche migliori, lo lancia in orbita, sicchè quando rientra, diciottenne, al River è già titolare inamovibile.
La sua velocità è impressionante, lo chiamano 'la saeta rubia', la freccia bionda. Nel 1947, ventunenne, è la sensazione della Nazionale argentina che vince a Guayaquil il campionato sudamericano. "Mai" dià in seguito "ho giocato in una squadra più forte". Nella sua versione giovanile, Di Stefano è un centravanti puro, con il gol sempre in canna. Ma per l'economia argentina sono anni terribili e il giovane Alfredo non è tipo da sacrifici.
Nel 1949 accoglie le favolose offerte del Millionarios, un club colombiano che si è posto fuori dall'ambito Fifa e pratica un professionismo esasperato, reclutando a suon di dollari i migliori calciatori del continente. Vince due titoli colombiani e in 292 partite col Millionarios realizza 259 gol. A lungo andare quel calcio clandestino immalinconisce il fuoriclasse, messo al bando dalle competizioni ufficiali. Così, nel 53, si fa tentare dalle contemporanee offerte di Barcellona e Real Madrid. Il Barça arriva primo e ha la legge dalla sua, ma nella Spagna franchista il Real ha poteri illimitati. La federazione spagnola, fra la legalità e il privilegio, ricorre a un'incredibile soluzione pilatesca: Di Stefano giocherà una stagione in club e la seguente nell'altro. Il criterio dell'alternanza indigna il Barcellona, che si ritira con parole di fuoco, dando campo libero al Real.
Ed è in quel momento che nasce la leggenda dei merengues. Non sarebbe mai stato possibile il favoloso Real Madrid degli anni Cinquanta e Sessanta senza Di Stefano. Nella continua rotazione di stelle con cui Santiago Bernabeu abbaglia Madrid, Alfredo è il perno fisso. Di quel Real si ricordano a malapena gli allenatori. E' Di Stefano il vero allenatore, in campo e fuori. Chi si adatta al suo gioco, trova soldi e gloria. Chi entra in collisione non ha scampo, anche se grandissimo. Succede a Didì, formidabile regista del Brasile campione del mondo 58 e 62, approdato a Madrid con velleità di padrone e costretto a fare presto le valigie.
Undici anni resta Di Stefano al Real, gioca 624 partite ufficiali e realizza 405 gol. Vince otto campionati e cinque Coppe dei Campioni consecutive. Non fa l'attaccante puro, porta il nove sulla maglia ma muove da posizione arretrata, dove costituisce il fulcro della manovra. Eppure, per cinque stagioni, è il capocannoniere della Liga e in Coppa Campioni firma 49 gol.
Dopo aver indossato la maglia delle nazionali argentina e colombiana, approda anche a quella spagnola, per via delle naturalizzazioni facili. Vi gioca 31 partite con 23 gol. Eppure questo fuoriclasse epocale non arriva a disputare neppure una partita di campionato del mondo, atroce oltraggio al giocatore che insidia Pelè in un'ideale classifica 'all time'. Persino superiore al rey brasiliano per completezza e sublime genio tattico.
Ai tempi d'oro hanno scritto di lui in Spagna: "Puskas tira più forte, Kopa dribbla meglio, Kocsis salta più in alto, ma nessuno può eguagliare Di Stefano, il solo campione senza punti deboli".
Irresistibile centravanti tradizionale negli anni giovanili, straordinario uomo ovunque nella maturità, regista e rifinitore, ma senza mai dimenticare il fine ultimo del calcio, il gol. Alcuni di questi suoi gol entrano di diritto nella galleria del football. Così lo stesso Di Stefano descrisse quello che egli giudica il più bello: "Nel 1948, mentre si giocavano le finali della Coppa Libertadores in Cile, litigo col River e vengo lasciato a casa. Il River perde 3-0 col Nacional di Montevideo, ci ripensa e mi richiama d'urgenza per la seconda partita. Prendo l'aereo e volo a Santiago. L'avversario è lo Strongest, campione di Bolivia. Sta per cominciare il secondo tempo e il grande Moreno mi fa: 'Te la senti di fare una volata? Mi tocchi la palla e parti a razzo verso la porta avversaria, io te la faccio arrivare al momento giusto'. Amico, era il grande Moreno. L'arbitro fischia l'inizio, io gliela tocco e filo come un siluro, passando tra i due difensori centrali. Vedo l'ombra della palla che sta arrivando sulla destra, mi sposto per non scontrarmi col 'volante' e scorgo il portiere, Araya, che comincia l'uscita. Tocco la palla che scende con l'esterno, gliela faccio sfilare al fianco, la raggiungo e la metto nella porta vuota. Sono passati otto secondi. Capito perché allora mi chiamavano la saeta rubia?"

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


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Brera scrive su Di Stefano:

Quello che io considero il massimo calciatore mai nato, Alfredo Di Stefano, il cui nonno era originario di Capri, mi confidò di aver imparato a pedatare en la univeridad de la calle. Era nato a Buenos Aires, che pareva ai poveri italiani la città del bengodi. Non ancora ventenne scappò a Bogotà e giocò nei Millionarios, non affiliati alla Fifa. La sparagnina Juventus avrebbe speso 45 milioni per acquistarlo ma non 50, quanti lui ne chiedeva: così scappò in Colombia, con Pedernera e altri pedatori di ventura venuti da ogni parte del mondo. Un giorno gli avvenne questo, che i milanesi chiamerebbero 'spilletto' (cosa strana, singolare): scese fino al limite dell'area avversaria e staffilò così forte a rete che la palla impennò colpendo la traversa: il rimbalzo fu così violento a sua volta che partirono al contrattacco gli avversari: Alfredo fece dietro front e inseguì la palla fino a riconquistarla sul limitare della propria area: scartò un paio di avversari allupati, chiese un ampio triangolo a Pedernera, famosissimo cannoniere argentino, l'ottenne scattando a rete e questa volta infilò mirando all'angolino basso. Pedernera era oramai un patriarca della pedata: gli andò vicino e gli disse: 'Ola, muchacho: no olvides que esto es nuestro pan', che in termini meno ermetici voleva dire: se tu ridicolizzi il calcio a questo modo, noi tutti ci rimettiamo il pane. Evidentemente, anche l'eccesso di bravura è da considerarsi nocivo: ma non v'è dubbio che, in questa occasione, Alfredo il grande aveva umiliato un po' tutti, perfino coloreo che l'avevano aiutato a realizzare tanta prodezza.

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MessaggioInviato: mar 3 gen 2012, 16:34 
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Alcuni video sul sontuoso Di Stefano:

http://www.youtube.com/watch?v=2NcF-s7P4zs

http://www.youtube.com/watch?v=EBA8WEaMNJc

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MessaggioInviato: mar 3 gen 2012, 16:47 
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Un intervento di epico che personalmente condivido. Lui sa che se io dovessi scegliere uno della trinità per la mia squadra, sceglierei Di Stefano. Ma, come dissi Bortolotti, è una valutazione personale, che non tiene conto della grandezza, quanto unicamente della forza del giocatore, per quanto mi è stato possibile vedere in vecchi filmati e conoscere attraverso le interviste dei tanti che l'hanno vissuto o affrontato:

http://www.forum-calcio.com/printview.p ... 3&start=20

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MessaggioInviato: mar 3 gen 2012, 16:53 
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Reg. il: ven 13 nov 2009
Alle ore: 14:56
Messaggi: 4758
Soprattutto per i calciatori dell epoca era una leggenda assoluta . ricordo l intervista di Mazzola su Inter-Real Madrid 3-1in proposito .. a fine partita andarono tutti a cercare Di Stefano per avere la sua maglia ( poi Mazzola fu fermato da Puskas, che avendo giocato con suo padre, gliela diede perchè secondo lui se l era meritata )

In questi anni è sempre stato un po sottovalutato mediaticamente , piano piano si sta riscoprendo il suo alone leggendario . Giocatore tra l altro molto stimato dai calciatori stessi , sarà anche perchè non s è mai attirato antipatie .


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MessaggioInviato: mar 3 gen 2012, 16:54 
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Reg. il: mar 12 set 2006
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epico il 14 gennaio 2010 ha scritto:
ho appena visionato Benfica Real Madrid 1962..Don Alfredo Di Stefano irride in un contrasto Eusebio e poi parte a razzo seminando avversari.


epico il 14 gennaio 2010 ha scritto:
allora dico la mia...concordo con Bearzot..Alfredo Di Stefano e' stato piu' forte di Pele'...la perla nera come talento puro era superiore ma nell'economia di una squadra che alla fine e' quello che conta Alfredo Di Stefano gli e' superiore..organicamente Di Stefano non aveva nulla da invidiare al negroide..anzi...era leggermente inferiore sul piano tecnico ma correva di piu' e giocava in ogni zona del campo con egual maestria...anche come personalita' ritengo Don Alfredo superiore.


epico il 1 gennaio 2012 ha scritto:
Non e' che DI Stefano sia soppravalutato ? d'altronde anche i vari Bortolotti e Brera quante volte lo hanno visto giocare davvero in partite intere ? credo veramente pochissime.
Di 4 partite finora viste di lui e' stato da 7 in su solo in una contro L'enintrach francoforte.
Nellle altre da 6 scarso contro il Benfica nel 62 e da 4 contro l?inter nel 64 , da 4 anche in questa partita in nazionale.
Non mi stupisco che La Spagna con i vari Suarez Kubala DI STefano Gento Santamaria Ecc. abbia fallito la qualificazione a svEzia 58 in favore della mediocre sCozia.

:asd

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Più le cose cambiano, più restano le stesse.

LIBERA LA ROMA!


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Splendidi comunque questi post in storia del calcio...con un grande epico...e questo grande Steppenwolf...che non ricordo manco chi fosse...spero che questa sezione torni a quel livello...oggi ci sono ancora utenti preparatissimi in materia storica...penso a Mad, a Deus, a Chrisantus..allo stesso epico, se non si fossilizza solo sul Napoli Anni 80...ai tanti giovani che han voglia di scrivere, sapere e dire la loro sul passato...non lasciamo che questa parte del Forum - che a mio avviso è unica in rete in lingua italiana, per numero di post e competenza degli utenti - cada in disuso...per fortuna che nascono queste iniziative parallele, volute da oudeis o golovko sui Mondiali o le Coppe Campioni...sono giochi ma aiutano a tenere vivo l'interesse per la storia...

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MessaggioInviato: mar 3 gen 2012, 17:08 
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Leggenda del Calcio
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Reg. il: lun 2 gen 2012,
Alle ore: 20:43
Messaggi: 10149
Uno dei pochi Dei del calcio che non sono riuscito ad apprezzare in toto, non so con certezza perchè. Mah forse per la scarsa esposizione in Italia, non ricordo nessun documentario su di lui

_________________
LUDWIGO TENIA RAZON

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MessaggioInviato: mar 3 gen 2012, 20:55 
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Reg. il: mer 18 mag 2005
Alle ore: 0:45
Messaggi: 34977
Località: Dudley
Marco Bode ha scritto:
Splendidi comunque questi post in storia del calcio...con un grande epico...e questo grande Steppenwolf...che non ricordo manco chi fosse...spero che questa sezione torni a quel livello...oggi ci sono ancora utenti preparatissimi in materia storica...penso a Mad, a Deus, a Chrisantus..allo stesso epico, se non si fossilizza solo sul Napoli Anni 80...ai tanti giovani che han voglia di scrivere, sapere e dire la loro sul passato...non lasciamo che questa parte del Forum - che a mio avviso è unica in rete in lingua italiana, per numero di post e competenza degli utenti - cada in disuso...per fortuna che nascono queste iniziative parallele, volute da oudeis o golovko sui Mondiali o le Coppe Campioni...sono giochi ma aiutano a tenere vivo l'interesse per la storia...


non bisogna far altro che aprire dei topic , nessuno lo vieta , non e' che posso sempre aprire io delle sontuosita' , alla fine della fiera se non apro topic io non li apre nessuno.
La sezione storia del calcio e la sezione confronti esistono su questo forum solo per mia esplicita richiesta , quando sono arrivato io c'era il deserto , semplicemente non esistevano come sezioni e le ho cresciute come fiori rari da coltivare con cura , ma ripeto nessuno vieta di aprire topic sontuosi .

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GULLIT:"Quando vedo Messi penso che è un grande calciatore ma è protetto: dagli arbitri, dalle telecamere, dal regolamento. Messi può limitarsi a dribblare. Diego doveva saltare alto così, non per fare dribbling ma perché volevano spezzargli le gambe".


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