Trattoda gazzetta.it
Sei Nazioni: -2 al debutto
Inghilterra in emergenza
Sabato a Twickenham i padroni di casa, reduci da cinque sconfitte in sei match, sfideranno l'Italia con una formazione ampiamente rimaneggiata. Assenti Wilkinson e Cipriani, molti sono fuori forma
LONDRA, 5 febbraio 2009 - Un’Inghilterra così non ci capiterà più di incontrarla. Non così scarsa, perché comunque è tutta gente di prima categoria. Ma così incerta, rimaneggiata, dubbiosa, discussa, sotto tiro e sotto esame, anche paurosa. La paura di perdere. Degli ultimi sei match, l’Inghilterra ne ha persi cinque: i primi due in giugno contro gli All Blacks in una disastrosa trasferta in Nuova Zelanda (anche una denuncia per stupro di una cameriera), gli altri tre in novembre contro Australia, Sud Africa e ancora All Blacks. E per fortuna che gli inglesi hanno incontrato i Pacific Islanders quando figiani, samoani e tongani erano ancora più una macedonia che una squadra, altrimenti avrebbero perso anche quella partita.
LA GRANDE PAURA - Una sconfitta contro l’Italia, perdipiù a Twickenham, è un’eventualità cui gli inglesi dicono di non voler neanche pensare. Ma proprio perché ne hanno paura. Anzi, terrore. Se l’Italia ha sofferto il problema di inventarsi un mediano di mischia, l’Inghilterra si è logorata nello scegliere il mediano di apertura. Jonny Wilkinson è vittima del solito infortunio, che lo costringerà a rimanere nei box fino a marzo. Addio Sei Nazioni. Danny Cipriani, il ragazzo d’oro, ma anche il protagonista di scandali e pettegolezzi, è stato relegato negli England Saxons, cioè la seconda squadra, che incontrerà l’Irlanda domani. Toby Flood è giudicato fuori forma, Olly Barkley e Charlie Hodgson pure.
DI MEGLIO IN GOODE - Così è stato ripescato Andy Goode. Ventotto anni, nove presenze con i Tuttibianchi, l’ultima tre anni fa. Dopo una mezza vita a Leicester, per non diventare la riserva del Mago, l’argentino Juan Martin Hernandez (poi rimasto allo Stade Français di Parigi, e rimpiazzato da Flood), da questo campionato Goode ha traslocato a Brive, in Francia: in 16 partite ha segnato 160 punti e, conferma anche lui, ha trovato una sua nuova dimensione. Capace di sbagliare calci e partite, a Goode viene però riconosciuto il senso di quel ruolo: saper vedere la partita e saper organizzare la squadra, cioè quando correre e quando calciare. "In Francia mi si chiede di giocare a testa alta, giocare quello che vedi e quello in cui credi. L’importante è fare bene le cose semplici, come Nuova Zelanda e Sud Africa, che non fanno mai cose che non hai mai visto prima. Se gioco bene, mi tengo la maglia".
DUBBIO IN MEDIANA - Goode sa di non essere la prima scelta. "Nessuno gioca per diritto divino - è la filosofia del c.t. Martin Johnson -. Gioca chi sta meglio. Se Cipriani dovesse fare una gran partita contro l’Irlanda, potrebbe rientrare in prima squadra. Non è stato scaricato: è solo messo alla prova. Deve trovare un equilibrio. Ha solo 21 anni e tutto il tempo per rifarsi". Come mediano di mischia Johnson aveva puntato su Danny Care, degli Harlequins. Ma ieri, di ritorno da un allenamento specifico su un campo vicino all’albergo a Bagshot, Care è scivolato e si è distorto la caviglia, addio esordio. Al suo posto ci sarà Harry Ellis, del Leicester, richiamato precipitosamente dai Saxons, in panchina Ben Foden, del Northampton, che era già fra i 24 convocati.
GLI ALTRI - Un bell’inconveniente nella zona nevralgica del campo e del match. Goode minimizza: "Essere professionisti significa sapersi adattare a situazioni critiche, e saper giocare con chiunque". Anche fra trequarti e avanti gli inglesi cercano di adattarsi. Come estremo c’è uno dei fratelli Armitage, Delon, pelle nera e muscoli guizzanti. Le ali sono Paul Sackey, altro nero, e Mark Cueto, che a questo punto possiamo considerare veterani. Centri il ritrovato Mike Tindall, fermo da quasi un anno (frattura di una costola e buco in un polmone mentre lui raccoglieva un pallone a terra e un avversario lo calciava), e Riki Flutey. I piloni sono una sicurezza: Andy Sheridan e Phil Vickery. Tallonatore Lee Mears. Seconde il capitano Steve Borthwick e Nick Kennedy. Terze l’altro Armitage, Steffon, debuttante, con James Haskell e Nick Easter numero 8. Proprio vero: un’Inghilterra così non ci capiterà più di incontrare.
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