Di CanioDi Simona Marchetti (gazzetta.it)Quando i suoi giocatori gli hanno spiegato di aver bisogno di un giorno di riposo a metà settimana “per alleviare la pressione”, Paolo Di Canio si è messo a ridere. “Ma quale pressione? Mica lavorano in miniera!”. Ovviamente, da quando è arrivato lui al Sunderland, il mercoledì è tornato ad essere lavorativo “perché va bene tutto, ma stiamo parlando di un’ora e mezza da trascorrere su un campo a giocare a calcio per migliorare tatticamente e fisicamente e non di otto ore passate a 300 metri sotto terra!”.
E il nuovo regime sembra essere servito, a giudicare dalla storica vittoria di domenica scorsa nel derby contro il Newcastle, anche se Di Canio spiega di aver semplicemente adottato il programma che seguiva allo Swindon, “dove nei primi tre mesi io e il mio staff lavoravamo dalle 8.30 del mattino a mezzanotte o addirittura a volte fino alle due o alle tre del mattino per preparare gli allenamenti della squadra”. E al Sunderland succede lo stesso, “perché questo è un club più importante e con maggiori aspettative e quindi bisogna cambiare modo di lavorare se ci si vuole salvare. Di certo non mi aspetto che i miei giocatori lavorino 24 ore al giorno, ma credo che qualcuno di loro sia contento di allenarsi il mercoledì”.
Del resto, lo faceva anche lui quand’era al West Ham e scoprì la regola del “Sunday and Wednesday off” (“è un andazzo comune in Premier League, questione di mentalità”): niente riposo come gli altri, bensì “un piano di lavoro personalizzato, che mi ha permesso di trasformare questo càzzo di ex calciatore (e lo dice battendosi la mano sul petto, come puntualizza divertito il Daily Mail) in un ragazzo competitivo come pochi, che quando giocava riusciva a stare allo stesso livello di avversari più forti fisicamente e più bravi tecnicamente”.
E probabilmente fra i calciatori del Sunderland felici di seguire le nuove regole del workaholic Di Canio c’è anche Adam Johnson, che con Martin O’Neill sembrava l’ombra del campione pagato 10 milioni di sterline dal Manchester City la scorsa estate e ora invece pare rinato (vedi il gol al Newcastle). “Qualche volta in allenamento l’ho preso a calci nel sedere, ovviamente per ridere - racconta Di Canio al Sun - e gli ho detto che adesso non ha più scuse, perché non c’è più il vecchio allenatore a cui dare le colpe”. Già, adesso sulla panchina del Sunderland c’è un italiano di quelli tosti, a cui importa meno di zero di quello che pensano gli altri o se gli danno del pazzo per le sue idee calcistiche “perchè questa è la mia vita e il mio obiettivo è di diventare il migliore”.
L’altroieri Di Simona Marchetti (gazzetta.it),16 luglio 2011Quando giocava, Paolo Di Canio era famoso per le sue maniere spicce (a volte pure troppo) e per il suo look senza fronzoli (fatta eccezione per i tatuaggi, che adora). E adesso che è diventato allenatore dello Swindon, squadra di League Two inglese (la quarta divisione inglese) appena retrocessa, ha deciso di esportare le sue regole anche Oltremanica: ovvero, basta giocatori che vanno in campo conciati in maniera improbabile, coi capelli lunghi e incolti o, peggio, il cerchietto in testa che fa tanto modello e assai meno calciatore.
Chi si presenta in quel modo, viene messo alla porta senza tanti complimenti e con il placet della società, che ha accolto in toto i metodi e le direttive del neo allenatore. “Non voglio nessuno che vada in campo coi cerchietti sulla testa e che si comporti come un modello – ha spiegato Di Canio al “Mirror Sports” – perché io ho bisogno di giocatori che diano tutto e che sputino lacrime e sangue”. Colorito senza dubbio, ma tremendamente chiaro l’identikit stilato dall’ex stella di Sheffield e West Ham, alla sua prima volta in panchina. Non a caso, il tecnico sta passando al setaccio le liste dei calciatori disponibili in Inghilterra e all’estero e pare che abbia già eliminato nove nomi di possibili acquisti, proprio a causa del loro look un filino troppo eccentrico per i canoni di Di Canio o del loro comportamento non in linea, a suo dire, con il credo “del bravo calciatore”.
IeriDi Benedetto Saccà (ilmessaggero.it)Paolo Di Canio salta per la gioia. E emoziona lo Stadium of Light di Sunderland. I Black Cats dell’ex capitano della Lazio piegano (1-0)l’Everton, e raccolgono il secondo successo consecutivo, raggiungendo così il 14esimo posto della Premier League. La zona retrocessione ora si allontana. Un gol di Sessegnon regala un pomeriggio di felicità ai tifosi del Sunderland, ormai sempre più stregati da Di Canio. L’allenatore, capirete, è il vero protagonista della squadra: gesticola, parla, si agita e non rimane fermo per un istante durante la partita.
Le esultanze, poi, sono uno spettacolo cui le televisioni inglesi non sanno rinunciare: Paolo non perde l’occasione di saltare, di ballare e di rincorrere i giocatori per festeggiare. L’Inghilterra sembra aver dimenticato le tante polemiche politiche legate al tecnico romano. «Chi ha bisogno di Mourinho, noi abbiamo Di Canio!», le parole scritte su un tricolore italiano, esposto allo Stadium of Light. I supporters del Sunderland dedicano già un mare di cori e di canzoni (non sempre riportabili) a Di Canio, e ne comprano le maglie, le sciarpe e i cappellini. Una «Di Canio mania».
Paolo è stato un buon giocatore non un fuoriclasse. Quello che fece giocando con il West Ham, rinunciando a segnare un facile gol e facendo interrompere il gioco, prendendo volontariamente la palla con le mani, perché il portiere avversario si era infortunato, è incredibile, quanti players farebbero una cosa simile oggi ? Uno su 1000 ? : vinse il premio Fair Play e ricevette una lettera di elogi da Blatter. http://www.youtube.com/watch?v=bS1LuSiRrLI
E ricordiamocelo sempre.
Poi se è un nostalgico del saluto che i legionari facevano a Giulio Cesare in Gallia e a Pompeo in Spagna cosa ci vogliamo fare ?