La coerenza di Suarez
Di Stefano Olivari
Poche sanzioni sportive sono state giuste come le otto giornate di squalifica a Luis Suarez, per gli insulti razzisti a Patrick Evra ripetuti sette, otto volte e tali da rendere ridicola qualsiasi linea difensiva basata sulla lettura del labiale o sulla parola di uno contro quella dell’altro (cioé il 99% dei casi, ma questo rientrava nel rimanente 1%). E il discorso per così dire culturale, quello secondo cui in Uruguay dare del negro (e non solo) è una cosa che si può fare, è durato pochi giorni prima di essere sommerso dalla sua improponibilità in un paese civile e nel torneo più televisto del mondo. Ma c’è un punto a favore dell’attaccante del Liverpool: ci ha risparmiato il teatrino delle scuse e della finta contrizione, rifutando la stretta di mano ad Evra sabato in Manchester United-Liverpool.
Come se pregiudizi e ignoranza potessero essere sepolti stando senza calcio un mese e mezzo, con la foto ricordo poi a tranquillizzare tutti noi che adoreremmo un mondo senza conflitt. Tutti buoni, tutti amici: ma non funziona così, in alcun ambito.
Il fatto che poi Dalglish, fra l’altro arrabbiato con Evra per l’esultanza post-partita, abbia preso per le orecchie Suarez e lo abbia poi costretto a scusarsi pubblicamente per la stretta di mano rifiutata, non depone a favore del carattere dell’uruguayano: che non è riuscito a tenere una linea, per quanto sbagliata, dopo settimane in cui il tempo per pensarci non gli era certo mancato. Dall’altra parte, tutti i giocatori di Ferguson hanno porto la mano senza entusiasmo, tranne Rio Ferdinand. Indirettamente coinvolto nell’altra vicenda di calcio inglese con il razzismo sullo sfondo, quella dei presunti (questi presunti davvero, nel senso che ci si deve basare solo su testimonianze) insulti di John Terry al fratello di Rio, Anton. che hanno offerto a Fabio Capello il pretesto per salutare la nazionale inglese.
Tornando al caso specifico, l’unica cosa che non ci è sembrata scandalosa è proprio la mancata stretta di mano da parte di Suarez. Evidentemente pensava e pensa di essere nel giusto, pur essendo nello sbagliatissimo: una volta scontata la squalifica perché avrebbe dovuto prendere in giro il mondo scusandosi di frasi che continua a pensare? Troviamo peggio alcune mail dei lettori del Sun, questo il link (
http://www.thesun.co.uk/sol/homepage/sp ... riker.html), che spiegano tutto in base al tifo (e non abbiamo letto i messaggi censurati, al Sun sono meno liberali di noi del Guerino): lì non c’è nemmeno la trance agonistica, forse solo birra. Conclusione modesta: il modo di pensare delle persone non può cambiare per decreto o con discorsi sui massimi sistemi, quindi quella delle sanzioni è l’unica strada possibile. Parliamo ovviamente di morale e di etica dominanti, le uniche in base a cui possono essere fatte le leggi. Anche quelle della Premier League. Troviamo quindi stupidamente ipocrita questa enfasi sul mancato gesto riparatorio di Suarez, quando squalifiche e multe potrebbero stabilire fin da subito uno standard di comportamento più decente.