Le spiegazioni di questa scelta apparentemente sconcertante possono essere:
- (semplicemente) chi sono gli allenatori che hanno vinto, in tempi non remoti, la Champions sulla panchina del Real? Uno se lo sono ripreso, ora si riprendono l'altro. Se finisce pure co' Ancelotti, capatina all'ospizio per vedere se Del Bosque e Heyckens per caso se la sentono. La vita a volte è una questione di fiducia, di rapporti umani, di nostalgia dei tempi migliori.
- sì, la Liga, ma il Real, come il Milan di Silvio, è animale da Champions. Quella è sempre nei pensieri. E Ancelotti è uno specialista delle coppe (a naso mi pare avanzi abbastanza anche quando non vince... questo vuol dire che con lui hai più chance di andare fino in fondo), uno dei più grandi che ci siano in circolazione, anche se con l'Everton mi pare sia uscito presto pure dalle coppe nazionali, vabbè. Da questo punto di vista invece Conte non deve aver dato particolari rassicurazioni
- il calcio, come dico sempre, fondamentalmente va per mode. Per un certo periodo (lustri) è sembrato che l'esperienza e le vittorie passate non contassero quasi nulla, contava solo apparire sagaci e carismatici nuovi possibili profeti del giuoco, magari nell'accezione più guardioleggiante. Per gli allenatori che avevano già una carriera, si guardava più che altro, se non esclusivamente, all'ultimissimo pezzo del percorso, un po' trascurando quindi i trofei vinti in passato (anche se, certo, gli Ancelotti non hanno mai smesso di pretendere e ottenere ingaggi parametrati ai successi avuti in carriera, ma questo è ovvio). Se a una certa avevi smesso di vincere, o comunque di ottenere risultati significativi, eri un reietto e non ti pigliavano più manco al dopolavoro ferroviario. Può darsi che ora magari ci sia un'inversione di tendenza, che ci sia meno isterismo e che questa cosa venga riconsiderata.