Basilio ha scritto:
I corridori della domenica, quelli che scendono a pisciare il cane, quelli che circolano senza la mascherina, quelli che vanno troppo frequentemente al supermercato, e anche quelli che vanno a lavorare.
Mi permetto di aprire questo topic per separare dal grande tema dell'emergenza epidemia la questione della mobilitazione social contro i nuovi "untori" che negli ultimi giorni sta toccando livelli parossistici. Non intendo certo negare l'importanza e il valore dei nuovi provvedimenti che per il bene superiore della salute pubblica limiteranno sempre di più le libertà personali dei cittadini, mi preme però denunciare questo clima da caccia di quelli che vengono additati alla pubblica opinione come irresponsabili diffusori del mortifero morbo.
Parliamo dei runner, in quest'ultima settimana al centro del dibattito, dell'esecrazione via social e dell'inasprimento delle misure di limitazione alla circolazione. Giusto condannare quelli che usano la corsa come scusa per incontrarsi con altra genere e aggirare i precedenti divieti, ma il corridore singolo che corre all'aria aperta quale pericolo pubblico incarnerebbe? Ho sentito cose assurde su questo tema, roba da fobia dell'untore che ben figurerebbe nella "Storia della colonna infame".
Io trovo che questo sentimento di avversione nei confronti degli "altri" che trova sfogo sui social sia molto pericoloso, spesso molto più tendente alla superstizione, alla presunzione e all'animosità nei confronti del prossimo che alle risultanze scientifiche e al senso civico.
Giusto è imporsi una certa disciplina, limitare le uscite all'essenziale, usare le mascherine se si riescono a reperire e mantenere sempre le distanze dagli altri, ma usare tutto ciò per porsi su un piedistallo e giudicare gli altri perché vanno in giro a correre, circolano senza mascherina (notoriamente facilissime da reperire da un mese a questa parte), si permettono di prendere la macchina o i mezzi pubblici per andare a lavorare, è un brutto atteggiamento.
Voi cosa ne pensate?
Quoto praticamente tutto.
JC ha scritto:
A me non piace chi non prova assolutamente a mettersi nei panni altrui e tantomeno il dilagare dei giudici superficiali e inutilmente cattivi sui social, per giudicare un altro bisogna essere più consapevoli ed onesti.
Però in questo caso non si può separare dal tema. è vitale, Nel vero senso della parola, restare a casa, ed è un fatto che tantissime persone se ne fottano, dunque un clima di indignazione nei confronti di questi non posso disapprovarlo ma anzi spero con il cuore che possa farli ravvedere.
E non si deve fare benaltrismo.
Si può criticare questi e il governo o chi per lui, ma contano assolutamente tutti.
Non si può nemmeno inoltre giustificare il mettere a repentaglio la propria vita e quella altrui con la voglia di farsi una corsetta o l'avere una casa piccola.
In sintesi in questo caso probabilmente l'indignazione la trovo ben riposta, posto che il fenomeno in generale esista come manifestazione dei difetti dei social (e di chi li usa) e che ovviamente ogni caso va giudicato individualmente per avere un giudizio realmente corretto.
Sì ma c'è un odio in particolare verso chi corre, veramente da Milano 1630.
Cosa che capisco se ci sono centomila runner che vanno al parco di una grande città o che sfiatano nei pressi della gente, non per il gesto in sé.
Ma poche persone fanno dei distinguo con consapevolezza.
Esempio: venerdì per pranzo son andato a correre vicino a casa, lungo fiume, da solo ovviamente, nel vuoto cosmico. Passa un furgone in auto e mi gridano "A Casaaaa!!".
Io per risposta ho alzato il dito medio.