«Siamo in un’economia di guerra»
Coronavirus. Drammatico annuncio del presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno: "Non dobbiamo illuderci: sono i primi passi di una battaglia temporanea e lunga. Il contenimento sta portando l’economia ai tempi di guerra". Una metafora dilagante a tutti i livelli che serve a rinserrare la popolazione nelle file di un esercito immaginario, ma rischia anche di occultare un cambio di paradigma. Ieri sono di nuovo crollate le borse: l’azione della Fed non è servita, Wall Street ha fatto di nuovo peggio del 1987, Milano a meno 6%. Verso un coordinamento delle politiche fiscali a livello Ue. Gentiloni: «Pronti a qualunque azione». Le chiusure dei confini, l’interruzione delle catene globali di approvvigionamento, il blocco progressivo e velocissimo delle attività economiche e sociali («lock down») disposto dalle direttive governative per il contrasto della diffusione del «Coronavirus» stanno creando un’«economia di guerra» ha detto ieri il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno. Tanto più diventano stretti i criteri dell’emergenza, tanto più si crea una crisi verticale dell’offerta che, a sua volta, prosciuga la domanda e, in tempi non troppo lunghi, si rischia di innescare una reazione a catena che può portare a una restrizione dell’offerta di credito da parte delle banche nei confronti di famiglie e imprese. Il crollo dei circuiti che innervano il capitalismo globale potrebbe essere un altro effetto di quella che ieri i capi di stato che si sono riuniti in una videoconferenza nel «G7» hanno definito una «tragedia mondiale dell’umanità e una crisi sanitaria globale». A NULLA È SERVITO il taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve né l’impegno dei membri del G7 a coordinare le loro azioni contro il virus e sostenere una remota «ripresa economica». Il Dow Jones a Wall Street ieri ha perso il 12,94%, un altro record negativo dalla crisi del 1987. Milano ha chiuso a -6,1% bruciando 18,3 miliardi. La Consob è tornata a vietare temporaneamente le vendite allo scoperto su 20 titoli per oggi. Il virus che ha infettato la finanza e l’industria ha bruciato 255 miliardi di capitalizzazione. È aumentato lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 262 punti base nonostante i forti acquisti di Btp da parte della Bce. Il blocco della produzione ha contagiato gli impianti europei dei principali produttori di auto, provocando crolli superiori al 10% dei loro titoli: Fca meno 14,5%, Renault -12,9%, Volkswagen -12,2%, Bmw -11,7%, Daimler -10,6%. In allarme le compagnie aeree: -27% per British e Iberia. La maggior parte delle compagnie aeree rischia la bancarotta entro la fine di maggio. Ryanair non esclude il blocco delle attività. Per Goldman Sachs il virus potrebbe abbattere di cinque punti il Pil dell’economia Usa nel secondo trimestre.
I «BAZOOKA» MONETARI non hanno effetto. La crisi attuale colpisce l’«offerta», non deriva dall’esplosione di una bolla speculativa dei mutui subprime come nel 2007-2008. L’idea che sta circolando è garantire un’immensa liquidità verso l’economia «reale». Così si pensa di contrastare gli effetti prodotti dal blocco delle attività. Resta tuttavia da capire come si potrà spendere questo denaro se le attività resteranno chiuse per un tempo che potrebbe essere lungo alcuni mesi, e gli effetti durare anni. Una prospettiva che potrebbe aprire il campo a una radicale discussione sul sistema economico e su quello sociale investito da una crisi così virulenta. In questa prospettiva i 25 miliardi di euro stanziati dal governo italiano appaiono irrilevanti. Saranno necessarie ben altre misure.
STA CIRCOLANDO in questi giorni tra gli aruspici della finanza che una svolta potrebbe intervenire dalla comunicazione di un vaccino contro il Covid 19. Speranza remota , sebbene si siano intensificati gli annunci della sperimentazione di varie soluzioni. Sempre che arrivi in tempi non prevedibili si tratterà di capire cosa resterà dell’economia che abbiamo conosciuto fino ad oggi. LA METAFORA DELA GUERRAcircola dappertutto in questi giorni, alimenta il discorso pubblico e mediatico. Non indica una guerra contro un nemico “umano”, ma contro una “minaccia” che interrompe il normale corso di una vita identificato con il “progresso”, la “crescita”, la realtà identificata con il capitalismo che oggi scopre dentro di sé un’anomalia che ha inceppato la sua corsa. La metafora della guerra, sanitaria e non militare, affermata con forza ieri anche da Macron, serve inoltre a rinserrare la popolazione nelle file di un esercito immaginario schierato contro una presenza inquietante che, in realtà, si trasmette da essere umano a essere umano.
Questo uso di un concetto emblematico può favorire cortocircuiti di ogni tipo, a cominciare da una radicale immunizzazione dalle relazioni per un tempo indefinito e con il rischio di conseguenze auto-distruttive. La guerra economica potrebbe anche portare a un’economia della sopravvivenza, una volta riscontrata l’inutilità dei tentativi di riavviare la macchina a lungo termine. Per il momento ha portato alla sospensione della riforma delle pensioni e dell’università in Francia osteggiate da un movimento di massa e alla progressiva e disordinata chiusura dei confini interni ed esterni agli Stati colpiti dalla pandemia.
Ilmanifesto
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