L'ultra espansione monetaria di Kuroda e idee di carry trade
La settimana ventura di riunioni delle Banche Centrali sarà molto importante in particolar modo sul fronte nipponico e americano, non tanto perché ci si attende sconvolgimenti planetari, ma proprio perché le aspettative sono di una conferma di quello che ormai sembra essere il canovaccio. Se dalle parole di Powell possono arrivare degli spunti che provocano qualche sussulto, Kuroda dovrebbe ribadire per larghi tratti quello che fece ad intendere nell'ultima riunione della Bank of Japan (BOJ).
In Giappone 6 anni di stimoli monetari aggressivi non sono ancora stati sufficienti a riportare l'inflazione ai livelli target del 2%, quindi a scacciare del tutto l'incubo della deflazione che ha colpito l'economia nipponica per oltre 20 anni. Giocoforza l'allentamento monetario dovrebbe proseguire almeno fino al 2022 stando a quanto dichiarato dal governatore della BOJ in merito ad obiettivi di inflazione non raggiungibili prima di quella data. Attualmente l'indice di crescita dei prezzi al consumo si assesta intorno allo 0,6% su base annua, ben lontano da quell'1,6% indicato da Kuroda per il 2021. Ma il dato più preoccupante è determinato dal calo dell'export per via della guerra commerciale tra gli Usa e la Cina che ha acceso una spia allarmante sulla crescita, ancor più che i consumi non decollano e l'idea da parte del governo di aumentare l'imposta sul valore aggiunto per far lievitare i prezzi sarebbe non molto plausibile in questo contesto.
Quindi la BOJ andrà avanti mantenendo i tassi negativi a -0,1% e acquistando titoli di stato per 80 mld di Yen annui almeno fino a quando i prezzi non saranno più un problema.
Tutto questo fa pensare che almeno nel breve lo Yen difficilmente possa rafforzarsi ma si sa che le variabili nei mercati finanziari sono sempre tante, non bisogna mai dimenticare che la valuta nipponica è sempre un bene rifugio e, in considerazione di questo, qualunque turbolenza di mercato di qualsiasi natura spingerebbe gli investitori a comprare Yen. L'economia Usa non dà al momento segnali di preoccupazione in tal senso, ma la guerra sui dazi, il pericolo dell'hard brexit e la situazione di incertezza in Europa potrebbero essere dei validi pretesti perché qualche agitazione si manifesti e su cui la speculazione trova sempre terreno fertile.
L'andamento del UsdYen potrà risentire delle scelte di Powell sul numero e sull'entità dei ribassi dei tassi Usa, tenendo sempre presente, nel merito, l'aperto contrasto tra lo stesso governatore della Fed e il presidente Trump.
Fin quando la situazione non è definita e mantiene un relativo equilibrio, la differenza di tassi tra i due paesi potrebbe solleticare qualche idea di carry trade sul cambio approfittando di swaps positivi in posizioni long. Come si può vedere dal grafico mensile attualmente il cross si muove all'interno di un range di prezzi che trova in 1,1450 e 1,0450 rispettivamente resistenza e supporto. Solo la fuoriuscita decisa da questi livelli potrà determinare l'inizio di un trend con relativo accantonamento di una strategia di carry trade.
In pratica hanno il debito al 256 ma il problema dell'inflazione è che è troppo bassa che blocca i consumi. E il giappone è cosi vicino al collasso che lo yen è considerato un bene rifugio
La prossima qual è, che i giapponesi sono biologicamente diversi da noi?