Ci sarebbero da scrivere (e in effetti sono stati scritti) libri e libri sull'argomento.
Io rimango convinto che entrambi i lati hanno le loro ragioni, ed entrambi i lati abbiano i loro torti.
Penso che una posizione "pro Israele" o "pro Palestina" sia impraticabile, non c'è un buono o un cattivo, non c'è un aggredito o un aggressore. Ci sono buoni e cattivi da entrambe le parti, ed entrambe le parti sono sia aggrediti che aggressori.
Di certo non ha senso prendere una posizione partendo dall'attacco di Hamas dell'altra settimana, facendo finta che gli ultimi 80 anni di storia della regione non siano mai esistiti, e far passare Israele come una povera vittima. Anche perché i bombardamenti su Gaza, con città e ospedali distrutti, non sono sicuramente più umanitari, democratici e buoni degli attacchi di Hamas.
Per cui no, non riesco a schierarmi dalla parte di Israele che bombarda i civili, e non riesco a schierarmi dalla parte di Hamas, che attacca i civili e scatena la prevedibile reazione di Israele a cui farne le spese sono ancora i civili.
Riesco a mettermi dalla parte di chi pensa che non si può andare avanti così e bisognerà arrivare a una soluzione pacifica, ma sono consapevole che è una posizione idealistica, utopica e probabilmente irrealizzabile.
La soluzione idealissima sarebbe un solo Stato, in cui ebrei e arabi vivano tutti insieme, importandosene del giusto della religione del proprio vicino di casa, e cioè zero. Ovviamente questa è pura utopia, e non è realizzata nemmeno nell'occidente laico e secolarizzato, figuriamoci in una zona dove esistono solo stati confessionali.
La soluzione ideale sarebbe quella dei due stati, secondo i confini del 1949, ma ci sono due grossi macigni: la gestione della striscia di Gaza, che attualmente (diciamo fino a settimana scorsa, ora è anche peggio per ovvie ragioni) è un posto senza prospettive, senza possibilità e senza futuro, e la questione delle colone israeliane in Cisgiordania, che rendono impraticabile la gestione del territorio da parte di uno stato palestinese, e sono imprescindibili per Israele.
Il problema è questo: ci sono alcuni punti su cui le visioni israeliane e arabe sono semplicemente incompatibili (le colonie in Cisgiordania, lo status di Gerusalemme), e sono due punti su cui nessuna delle due parti è disposta a trattare.
La soluzione che verrà adottata, secondo me, è il continuo proseguimento di questo stato di guerra, che finirà soltanto quando una delle due parti riuscirà ad annientare l'altra, e oltre ad essere una prospettiva che non mi riempie il cuore di gioia (eufemismo), non la vedo nemmeno in un orizzonte temporale vicino.
L'unica alternativa che vedo, è l'intervento della mamma che toglie il giocattolo ai due bambini che litigano, dove la mamma è grossomodo "tutte le nazioni del mondo", il giocattolo è il territorio attualmente occupato da Israele e Palestina, e i bambini che litigano sono ebrei e arabi. Fondamentalmente, penso che la Terrasanta possa essere in pace solo rendendola una terra atea, in cui è vietato risiedere ai credenti di qualsiasi religione, che possono accedere solo con visti turisti estremamente limitati nel tempo, mentre ai residenti viene richiesta una dichiarazione e professione di ateismo (tipo passare il venerdì e il sabato a mangiare carne di maiale) continuata nel tempo. So perfettamente che questa situazione è assolutamente non realistica, che infrange un buon numero di diritti umani e robe del genere, ma mi sembra l'unica possibilità perché nella terra tra il Giordano e il Mediterraneo possa vivere gente che non ha voglia di ammazzarsi tra di loro.
_________________ Anche questa volta ci rialzeremo, non più a testa alta, ma con il cuore. Ma di spirito, voi, miserrimo furfante, mai non ne aveste un´oncia, e di lettere tante quante occorrono a far la parola: cretino!
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