Sandro ha scritto:
Molleggiato ha scritto:
Marco Marsilio vince le elezioni ed è riconfermato a guidare la Regione Abruzzo con il 53,50% delle preferenze, Luciano D'Amico si ferma al 46,50%
Meloni 24%
Forza Italia 13.4% (dove sono stato a scrutinare 18%!!)
Lega 7,50%
PD 20%
M5s 7%
Azione 4%
Proviamo a confrontare i dati con quelli del 2019:
Marsilio (Centrodestra) 48,03 %
Legnini (Centrosinistra) 31,29 %
Marcozzi (M5S) 20,20 %
- Percentuali centrodestraLega 27,53 %
Forza Italia 9,05 &
Fratelli d'Italia 6,49 %
- Percentuali centrosinistraPD 11,14 %
Legnini presidente 5 %
Abruzzo in Comune 3 %
Liberi e Uguali 2 %
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Rispetto a 5 anni fa, nel Centrodestra Fratelli d'Italia è salito enormemente, mentre Forza Italia è calato un po'. Crollo terribile della Lega.
Nel Centrosinistra grande riscossa del PD, che è arrivato a impensierire FdI come partito più votato. Molto male invece il Movimento5Stelle, con -13 punti percentuali.
Alla fine la Meloni è l'unica vera trionfatrice di queste elezioni, mentre Salvini è stato ridimensionato. Forza Italia è rimasta nella sua mediocrità.
A Centrosinistra il PD è risorto come alternativa seria alla destra. Conte invece è finito con il sedere per terra, facendo così compagnia a Salvini.
Il discorso che fai però deve tener conto (anche) delle specificità territoriali (anche se giustamente confronti i risultati delle regionali stesse).
Ad esempio sul calo del M5S c'è un fattore su tutti da tenere in considerazione ossia quello del "salto della quaglia". Basti pensare che la candidata alla presidenza del 2019 (Sara Marcozzi) a sto giro si è candidata addirittura con Forza Italia e altri candidati meno noti sono invece passati ad FDI o comunque hanno fatto campagna elettorale per Marsilio (non sono stati eletti, ma hanno comunque portato il loro contributo, in un senso o nell'altro).
Poi l'altro fattore che secondo me ha inciso (e inciderà sempre di più) è quello dell'astensionismo. Non dico che tutti coloro che non sono andati a votare sono ex elettori dei 5 stelle ma sono abbastanza sicuro che tra i vari partiti in gioco sia quello che paga più di tutti in termini di consenso l'alzarsi della quota dell'astensionismo (e a sto giro il dato in tal senso mi pare ampio).
Non sono attenuanti (il dato del M5S è negativo) ma a livello territoriale si sa che non sempre riescono a dare del loro meglio.
In generale al di là del risultato non positivo (per me ma non solo abbastanza prevedibile) per il cosiddetto "campo largo" credo che PD e M5S (ma senza Renzi e Calenda) non debbano di certo gettare la spugna o mollare la presa ma provare a costruire una alleanza su temi comuni e condivisi (e che possa poi avere anche una credibilità amministrativa e governativa). Del resto il PD per quanto cresca da solo non potrà mai avere velleità di governare e ovviamente perderà sempre contro il centrodestra unito.
Il centrodestra (anche nei momenti peggiori) vince perché è unita e poi rimane tale anche quando governa (o quando deve dare l'impressione di farlo) e perché mediamente ha elettori più fedeli (nel senso che sono meno "schizzinosi" e tendono a turarsi il naso più frequentemente rispetto a quanto non facciano gli elettori del csx).