epico ha scritto:
Asif Kapadia riesce a descrivere il caos in cui viveva Maradona, che se pur in campo era un genio che riuscì a far vedere al mondo qualcosa che nessuno mai aveva fatto nello sport del calcio, vincendo quasi da solo due campionati col Napoli e una Coppa del Mondo con l’Argentina a Messico ’86, fuori nella vita privata era un ribelle, moralmente disonesto e trasgressivo. Più volte infatti interviene Signorini, l’allenatore di Maradona, che lo descrive con due personalità ben distinte: Diego, un povero ragazzo proveniente dalla peggiore e più povera favela della capitale argentina, un bravo ragazzo estremamente legato alla famiglia e alla sua fidanzata, e Maradona la figura pubblica e carismatica, il campione, il calciatore più forte del Mondo succube di un ego fortissimo.
Il film di Kapadia Diego Maradona inizia con la sua consacrazione, il 5 luglio del 1984 infatti arriva a Napoli. Prosegue poi con un dipinto affogante del popolo napoletano nei suoi confronti che lo venerano a tal punto da portare nel cuore più lui che San Gennaro. Un atteggiamento così soffocante però, porta il calciatore all’esasperazione. Kapadia a questo punto si concentra maggiormente nel descrivere la caduta nel baratro di Maradona, la sua relazione con la Camorra, l’uso di cocaina, che nel descrivere l’amore profondo che ha legato lui alla città e viceversa. Quello che più gli riesce però, attraverso delle stupende immagini di repertorio sugli allenamenti di Diego Maradona, è farci sentire nel profondo del cuore, l’immenso e unico genio che quest’uomo è stato. Gli si perdonerà sempre tutto per quello che ha regalato al mondo del calcio. Un nuovo modo di intendere e interpretare il gioco del pallone e quasi riuscendo a cambiare le leggi stesse della fisica, perché quello che faceva con il pallone tra i piedi non era mai stato visto e mai più si vedrà.
Ma in tutto ciò, che c'entra Maradona col pallone d'oro 2019?
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"Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d'accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più." (Bill Shankly)