Cita:
In realtà da tutto quello che ho letto, anche dalla stampa di quelli anni, la supremazia di Di Stefano era abbastanza indiscussa. Oltre che per un fatto tecnico, essendo Di stefano più poliedrico ed universale, proprio per un fatto caratteriale. Arrivato al Real, anche il colonnello dovette adattarsi ai dettami di Don Alfredo e fungere da illustre comprimario. Di stefano col suo carisma comandava in lungo e in largo. Inoltre ricordo che la saeta rubia vinse ben due volte il pallone d'oro, arrivando secondo già alla prima edizione, a fronte di un "solo" secondo posto del magiaro. Non vuol dire nulla, ma certifica comunque anche questo la percezione dei due in quegli anni.
Concordo.
A tal proposito riporto quanto disse
Sandro Mazzola, intervistato da
“La Gazzetta dello Sport” in seguito alla scomparsa di Di Stefano: “E’ stato il più grande di tutti, anche di Pelé e Maradona: il numero uno dei numeri uno. Perché era il più completo, il vero, unico calciatore universale. Per me è stato più che un mito, più che una leggenda. Di Stefano è stato il Calcio, perché sapeva fare tutto. Intercettare la manovra avversaria e perciò difendere; impostare l’azione partendo dalla sua metà campo; rifinirla per i compagni; andare egli stesso a segno. E poi dribbling, velocità, visione di gioco, scelta di tempo, precisione e forza nel tiro, personalità, orgoglio… ma queste ultime sono qualità comuni a tanti campionissimi. Certamente le aveva Maradona, certamente le avevano Pelé e Cruijff… Però nessuno di questi monumenti del pallone è accostabile a don Alfredo per la capacità di interpretare tutte le parti della commedia, tutti i ruoli del gioco al massimo livello”. Il giocatore della “Grande Inter” degli anni ’60 racconta poi un aneddoto: “Usciti dallo spogliatoio del Prater ci ritrovammo affiancati ai nostri avversari e io andai con lo sguardo a caccia di Di Stefano, il mio idolo. Avevo preso ad ammirarlo davanti alla tv. All’epoca la Rai trasmetteva il calcio estero raramente, direi mai, eccezion fatta per la finale di Coppa Campioni. Quella la davano e io e mio fratello non ce n’eravamo persa nessuna di quel favoloso Real. Dunque cerco con lo sguardo Di Stefano e quando lo inquadro mi sembra enorme, alto due metri… Come faremo a giocarci contro? E mi blocco, non vado più avanti… Se ne accorge Suarez che viene vicino e mi dice una cosa tipo: “Noi stiamo uscendo per la finale, vieni anche tu o poi ti porto l’autografo di Alfredo?”.
Non è la Bibbia ma si tratta di un'opinione autorevole ed è un racconto interessante per capire il contesto dell'era Di Stefano e Pelè.