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 Oggetto del messaggio: Mi sono innamorato
MessaggioInviato: mar 28 gen 2014, 12:58 
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Mi sono innamorato di questa fantastica squadra!!
Le origini[modifica | modifica sorgente]

I primi segnali di calcio a Catanzaro, iniziarono a gennaio 1908 quando il marchese Antonio Susanna, rampollo di una famiglia nobile del luogo, assieme ad un gruppo di altri blasonati catanzaresi diede vita ad una società sportiva battezzata "Juventus" che non aveva come scopo principale il football, ma tutt'altra serie di attività sportive (caccia, golf, cricket, equitazione). Il Genoa Cricket and Football Club (1893), il Milan (1899), la Juventus (1897), il Torino (1906) e ancora Pro Vercelli, Ambrosiana Inter, furono probabilmente i modelli ai quali il marchese Susanna volle rifarsi. Il calcio a Catanzaro iniziava a collezionare simpatizzanti ma rimase, come del resto era avvenuto ovunque, privilegio della classe aristocratica e dell'alta borghesia locale.
Nella primavera del 1912, nel polveroso cortile della caserma del Regio Esercito Guglielmo Pepe, venne giocata una gara tra i nobili catanzaresi e quelli dei vari centri poco distanti come Borgia, Pentone, Taverna e Fossato Serralta. La vittoria arrise alla Juventus Catanzaro e all'incontro iniziarono a presentarsi tante persone più che altro per assistere alla novità. Nasce a Catanzaro una nuova società sportiva di ispirazione monarchica: la Vittorio Emanuele e iniziarono i diversi derby con degni rivali provinciali. I derby si succedevano con una periodicità quindicinale. La gara più importante per la Vittorio Emanuele venne registrata a Cosenza contro una formazione locale. Correva l'anno 1914. Gli atleti giunsero a Cosenza dopo un viaggio durato quasi un giorno a bordo delle poche auto di proprietà dell'aristocrazia cittadina.
Trascorsa la bufera della prima guerra mondiale, a Catanzaro nell'immediato dopoguerra si erano costituite due società: l'Unione Sportiva Audace e la Società Sportiva Ercolino Scalfaro. Entrambe fondate per giocare e diffondere il football ben presto si ritrovarono rivali. L'Audace era composta in prevalenza a livello dirigenziale ed agonistico da un ceto piccolo borghese ed impiegatizio, desideroso di praticare uno sport che ormai esulava dal puro snobismo per far breccia negli animi dei più svariati strati sociali. La Scalfaro, continuatrice della Vittorio Emanuele, continuava a rinverdire le velleità sportive della Catanzaro blasonata. Fu anche la continuazione della ormai leggendaria Juventus del marchese Susanna il quale iniziò ad abbandonare lo sport per dedicarsi alla vita politica.
In tutta Italia avanzava la corrente fascista ed iniziarono a nascere le prime rappresentative calcistiche fasciste. La Scalfaro assorbì l'Audace e per qualche tempo si diede vita ad una serie di incontri con le squadre delle altre città calabresi come Cosenza e Reggio Calabria. I giovani riscoprono lo sport ed il calcio divenne una delle particolari predisposizioni dei catanzaresi grazie anche più tardi all'interessamento del giovane Nicola Ceravolo che curava i tornei studenteschi.
Mentre a livello nazionale Genoa, Bologna, Juventus, Milan, Inter e Torino si contendevano i primati, a Catanzaro la Scalfaro e l'Associazione Sportiva Braccini (già iscritta al campionato di III divisione e di conseguenza prima fra tutte le società ad essersi data un riconoscimento ufficiale che gli veniva dall'adesione ad un torneo federale) decisero di fondersi per dare vita ad un unico sodalizio di football: l'Unione Sportiva Catanzarese. Alla presidenza venne designato ancora una volta il marchese Susanna. Bisognerà però aspettare tre anni per avere segni di partecipazione a competizioni ufficiali: il calcio in città si svolse unicamente a scopo di svago e di diversivo. La Catanzarese si iscrisse al campionato di III divisionene nell'ambito delle gare organizzate dalla Lega Sud della Federazione. In questa categoria la squadra del marchese Susanna vivacchiò per due anni, nell'ultimo dei quali venne promossa in II divisione. I primi mesi del 1929 videro la nascita dell'Unione Sportiva Catanzaro.
Il nome "Catanzarese" non era gradito: era infatti troppo lungo e poi nel consiglio direttivo erano entrati a far parte nuovi dirigenti che vollero mutarlo. La poltrona di presidente venne assunta da Enrico Talamo. Al primo anno di gestione Talamo il Catanzaro di classificò primo nel campionato di II divisione ed ottenne la promozione in I divisione.
Cronistoria del calcio a Catanzaro prima del 1929
1908 - Fondazione della Juventus Catanzaro con lo scopo di praticare il football e altre attività sportive.
1913 - Fondazione della Vittorio Emanuele a scopi quasi esclusivamente calcistici.
1919 - Fondazione dell' Unione Sportiva Audace e della Società Sportiva Ercolino Scalfaro. Quest'ultima era continuatrice dell'attività della Vittorio Emanuele e della Juventus Catanzaro ormai scomparse.
1924 - Fondazione dell' Unione Sportiva Catanzarese nata dalla fusione fra l'Associazione Sportiva Braccini e la Società Sportiva Ercolino Scalfaro.
Terza Divisione 1927-1928
Terza Divisione 1928-1929 - Promozione in Seconda Divisione
Il primo trentennio (1929-1959)[modifica | modifica sorgente]



Il Catanzaro nella stagione 1929/30
Venne fondata nel 1929 con il nome di Unione Sportiva Catanzarese, nello stesso anno rinominata Unione Sportiva Fascista Catanzarese, che a sua volta nacque dalla fusione, avvenuta nel 1927, di due squadre cittadine, la "Scalfaro" e la "Braccini".[1] La società fu inizialmente guidata da diversi personaggi noti della città, come il Marchese Antonio Susanna e l'avvocato Alfredo Cantafora e diretta dal Barone Enrico Talamo. Sin dalla fondazione adottò i colori e il simbolo della città, l'Aquila imperiale, in ricordo dell'aquila donata alla città di Catanzaro da Carlo V.[1] Nel 1929-30, avendo la Nocerina rinunciato a disputare il campionato di I categoria, la “Catanzarese” fu ammessa a disputare il campionato in luogo della società campana. Nel 1932-33, dopo gli spareggi con il Siracusa a Napoli, e con il Perugia, vincitore dell'altro girone, la Catanzarese, allenata dall'ungherese Géza Kertész, vinse il campionato di prima divisione ottenendo per la prima volta nella sua storia la promozione in Serie B, prima squadra della Calabria a raggiungere l'ambito traguardo.[2] In quell’anno entrò in società il futuro presidente Nicola Ceravolo.[1] Nel successivo campionato, la U.S. Catanzarese si classificò al quarto posto. Tornati successivamente in serie C, nel 1935-36, i giallorossi riconquistarono la serie B sotto la guida del tecnico Migliorini. La permanenza in cadetteria durò lo spazio di una sola stagione. Nel 1937, Riccardo Mottola succedette al barone Talamo al comando della società.[1] Intanto la Catanzarese, a causa di una insolvenza finanziaria, dovette rinunciare ad iscriversi al successivo campionato di serie C, ripartendo nuovamente dalla Prima divisione. Successivamente, il club dal 1939 al 1945 rimase inattivo a causa della Seconda guerra mondiale. Nel 1945 la società cambiò denominazione di Unione Sportiva Catanzaro.[1] Nel 1950 Aldo Ferrara acquisì la guida della società, mantenendola sino al 1958.[1] Intanto, in base alla ristrutturazione dei campionati professionistici operata nel 1952, il Catanzaro fu inserito nel 1952-53 al campionato di IV serie, torneo che venne vinto sancendo la promozione in serie C, vincendo tra l'altro il titolo di IV Serie grazie al successo nel mini torneo tra le prime classificate di tutti i gironi.[3] Il campionato 1956-1957 vede la squadra soffrire la tragedia di Piero Torrini, ventiseienne difensore della squadra nativo di Sesto Fiorentino, morto il 28 ottobre a Pavia dopo un malore subito in campo[4][5]. Nel 1958 divenne presidente Nicola Ceravolo,[1] fino a quel momento vice di Aldo Ferrara. Grazie a Ceravolo, l'U.S. Catanzaro raggiunse i maggiori successi.


Nicola Ceravolo, presidente del Catanzaro dal 1958 al 1979
Un anno importante fu il 1959, al termine della stagione di serie C girone B 1958-59 il Catanzaro, allenato da Piero Pasinati venne promosso in serie B per la quarta volta. Il campionato venne vinto con 17 vittorie, 13 pareggi e 4 sconfitte, 56 furono i gol fatti e 15 i subiti.


La squadra del Catanzaro che centrò la promozione in serie B nel 1959
Gianni Fanello, calabrese di Pizzo Calabro (successivamente ceduto al Milan) e Gennaro Rambone furono capocannonieri del torneo entrambi con 15 reti. Subito dietro, il triestino Egidio Ghersetich con 11 reti.[6] Le partite con i risultati più ampi furono il 7-0 contro l'Aquila e il 10-0 con cui il Catanzaro sconfisse, sempre in casa, il Siracusa, in quel momento primo in classifica.[7] I derby regionali contro la Reggina si conclusero vittoriosamente coi punteggi di 2-0 in casa e 2-1 in trasferta e contro il Cosenza maturarono due pareggi, 1-1 in casa e 0-0 al S. Vito, con quest'ultima che arrivò seconda con un solo punto di svantaggio, sfumando la promozione. A Catanzaro, la folla sportiva catanzarese era in festa. Anche dalla provincia di Reggio Calabria, si guardò a questo avvenimento con soddisfazione e gioia: Un articolo apparso sul numero unico "Il Giallorosso", de 14 giugno del 1959 per festeggiare la conquista della serie B del Catanzaro venne intitolato "Catanzaro la città-guida del calcio calabrese", e scritto da un giornalista di Roccella Jonica, Lucio Macrì.[2]
Nel campionato di B 1959-1960 il Catanzaro partecipò alla Coppa delle Alpi, competizione ormai scomparsa che si disputava tra squadre italiane e svizzere, vincendo 5-1 in casa e pareggiando 0-0 in trasferta contro il S. Gallo, contribuendo alla conquista del trofeo da parte dell'Italia: si trattò del primo confronto internazionale per il Catanzaro.
Gli anni sessanta[modifica | modifica sorgente]

Assestamento in Serie B e la finale di Coppa Italia del 1966[modifica | modifica sorgente]


Il Catanzaro che conquistò l'accesso alla finale della Coppa Italia nel 1966


Biglietto d'ingresso per la finalissima di Coppa Italia del 1966
Dopo sei campionati consecutivi disputati in Serie B, nei quali la squadra conquistò sempre le salvezze mantenendo la categoria, nella stagione 1965-1966 la squadra allenata da Dino Ballacci arrivò a contendersi la Coppa Italia contro la Fiorentina.
Le Aquile giallorosse debuttarono nel torneo il 29 agosto 1965 in casa contro il Messina, altra squadra di serie B, vincendo 2-0 con doppietta di Gianni Bui.[2] Il secondo turno, giocato in novembre, vide il Catanzaro vincente al San Paolo contro il Napoli per 1-0, con una rete sempre di Bui.[8] Nel terzo turno il Catanzaro affrontò un'altra squadra di Serie A, la Lazio, vincendo per 3-1 sul campo neutro di Cosenza per la squalifica del "Militare", con le reti di Bonfada, Tribuzio e Bui.[2]
Ai quarti di finale, che si disputarono il 6 gennaio 1966, il Catanzaro vinse ai rigori per 4-1 contro il Torino, dopo aver impattato 0-0 nei tempi regolamentari e supplementari.[9]
In semifinale, il Catanzaro si trovò ad affrontare, in trasferta, la Juventus. Ci fu un vero e proprio esodo della tifoseria giallorossa e, contro ogni pronostico, davanti a 25.000 calabresi, i giallorossi riuscirono ad espugnare il Comunale di Torino per 2-1, con doppietta di Tribuzio.[10]
Alla fine solo i viola della Fiorentina in finale (arbitro Antonio Sbardella di Roma), fermarono l'impresa dei giallorossi: i toscani andarono in vantaggio con Kurt Hamrin e raddoppiarono, dopo il momentaneo pareggio di Giuseppe Marchioro, con un rigore di Bertini nei tempi supplementari.[11]
In campionato, la squadra non risultò altrettanto brillante come in coppa, terminando il torneo al 10º posto. Gianni Bui, con 18 marcature, fu il capocannoniere del torneo.[2]
Gli anni settanta[modifica | modifica sorgente]

1971: La prima promozione in Serie A[modifica | modifica sorgente]


Il Catanzaro stagione 1970-1971


Il gol di Angelo Mammì che sancì la promozione in Serie A nello spareggio a Napoli contro il Bari
La stagione 1970-1971, dodicesima consecutiva in Serie B, si avviò con lo stesso obbiettivo delle precedenti, ovvero quello di ottenere la salvezza e mantenere la categoria. Invece i giallorossi, allenati da Gianni Seghedoni, giunsero, dopo un'importante cavalcata nel girone di ritorno, agli spareggi per la promozione nella massima serie.
Il 27 giugno 1971 allo Stadio San Paolo di Napoli si giocò la terza ed ultima giornata del mini-torneo tra le tre squadre arrivate appaiate a 47 punti, tra cui dovevano uscire solo due da promuovere in Serie A. In precedenza l'Atalanta aveva vinto 2-0 a tavolino contro il Bari e per 1-0 contro i giallorossi a Bologna; rimaneva questo spareggio tra Catanzaro e Bari per assegnare l'ultimo posto disponibile nella massima serie.
La partita terminò 1-0 per il Catanzaro - che festeggiò quindi la promozione - con un gol all'80' di Angelo Mammì. A fine gara i festeggiamenti assunsero la conformazione di un carnevale di Rio, con l'intera città di Catanzaro impazzita ed ubriaca di felicità ed entusiasmo. Anche a Cosenza e a Messina si registrarono scene di entusiasmo per il trionfo dei giallorossi.[12] A Catanzaro, sul Corso Mazzini venne eretta in pochissime ore una gigantesca lettera "A".[2]
Così recitava l'articolo di Giuseppe Pacileo sul Corriere dello Sport del 28 giugno 1971:


La gigantesca A eretta su Corso Mazzini per celebrare la prima promozione nella massima serie
« Catanzaro in serie A: è la fine del mondo. Per le strade c'è persino chi piange. Qualche altro a torso nudo dipinto in giallorosso. Il tifosissimo Biagio Lucia addirittura scioglie il voto percorrendo tutto Corso Mazzini in ginocchio. Lungo le arterie principali della città una sarabanda di auto inscena il tradizionale concerto di clacson. La città è stravolta, il tifo ha superato ogni limite. Ma è solo l'inizio perché il grosso, quelli capaci di fare "cose da pazzi", avevano seguito la squadra a Napoli. La maggioranza delle auto avevano la targa BA; molte Alfa, molte Mercedes e non pienissime. Affiancate dalle vecchie millecento, da seicento targate CZ. Piene da scoppiare queste. L'impressione era che la Bari opulenta avesse vinto almeno un confronto con Catanzaro certamente non ricca come la Porta del Levante. Il barese cerca quasi di nascondere la targa, nella fuga verso l'A 17 (sigla iellata). La piccola Catanzaro l'ha fatta negli occhi alla grande Bari, come il minuscolo Gori, semisepolto nelle foreste delle nere chiome, è sbucato davanti al maestoso Spalazzi per il passaggio decisivo, per il balzo a colpo morto di Mammì verso la rete ambitissima. Catanzaro che porta il calabrese in serie A si assume ora anche l'onere di far conoscere la regione ai non pochi italiani che vi scenderanno per la prima volta. È stato l'anno di Catanzaro, questo: dall'ottenimento della sede regionale alla conquista della serie A. Dalla vicenda sportiva viene un insegnamento: non saranno solo i catanzaresi ad affollare il "Militare" per vedere l'Inter, il Napoli, la Juve, la Roma: nel centro della Calabria convergeranno cosentini, crotonesi, paolani, lametini e, c'è da scommetterlo, anche reggini »
Nel giro di soli tre mesi, vennero iniziati ed ultimati i lavori per aumentare la capienza dello stadio sino a 30.000 posti.[1]


Il Catanzaro stagione 1971-1972
La squadra allestita da Ceravolo per affrontare la prima stagione in Serie A, era prevalentemente composta da esordienti nella massima categoria. Fu acquistato il capocannoniere del passato torneo cadetto, Alberto Spelta, uno dei pochi della rosa a vantare qualche presenza nella massima serie, e come altro innesto di esperienza giunse in giallorosso Luigi Maldera, dal Milan, mentre la difesa venne cambiata con gli arrivi di Sergio Zuccheri dalla Reggiana e Giampiero D'Angiulli dal Monza. L'avventura in serie A iniziò con un trittico di partite molto ostiche ma altrettanto affascinanti: Juventus, Inter e Cagliari. Il clima di euforia fece passare in secondo piano le prime due sconfitte(2-4 a Torino con i bianconeri e 0-2 in casa contro i nerazzurri). Il primo punto venne invece conquistato a Cagliari, bissato poi la settimana successiva a Genova contro la Sampdoria. Nel girone di andata i giallorossi, nonostante diversi tentativi, rimasero a secco di vittorie.
Il girone di ritorno si aprì con la visita al Militare della capolista Juventus. Sembrava dunque una partita dall'esito scontato ed invece accadde l'imprevedibile: il 30 gennaio del 1972 fu la data di una delle partite diventate per i sostenitori del Catanzaro leggenda. Il Catanzaro colse la sua prima storica vittoria in serie A proprio contro la Juventus con una rete del solito Angelo Mammì a pochi minuti dalla fine.


Il Gol di Mammì alla Juventus nel 1972 che sancì la prima vittoria in Serie A delle Aquile
Sconfitta inaspettata, per i bianconeri, che andarono ad "accusare" la dirigenza giallorossa rea di aver innaffiato il campo tutta la notte prima della partita per renderlo più pesante.[13] Fu una vittoria, descritta dall'allora giornalista futuro direttore del Corriere dello Sport Stadio Antonio Ghirelli che "trascende il suo valore concreto per tradursi in una patente di nobiltà sportiva per una squadra, per una società, per un ambiente". La permanenza nel massimo campionato si giocò alla penultima giornata, quando al Militare venne ospitata la diretta concorrente alla salvezza, il Verona che arrivava a Catanzaro con un punto in più. I gialloblu riuscirono ad uscire indenni conquistando il pareggio nonostante gli sforzi delle Aquile che retrocedettero per un punto di distacco. Il primo anno di una calabrese in Serie A, terminò dunque con un bilancio finale di tre vittorie, 15 pareggi e 12 sconfitte. La squadra poi partecipò anche al Torneo Anglo-Italiano contro Stoke City e Carlisle United e nel giugno del 1972 volò negli Stati Uniti per una tournée che vide il Catanzaro vincente contro il Toronto e sconfitto dal Santos di Pelé (al Madison Square Garden di New York) e contro gli argentini dell'Huracan a Boston.[1]
Lo spareggio di Terni del 1975 e la seconda promozione in Serie A nel 1976[modifica | modifica sorgente]


Il Catanzaro classificatosi al 1º posto insieme a Genoa e Foggia nel campionato 1975-1976


Gianni Di Marzio, il mister della seconda promozione in A
Dopo due annate di transizione, nella stagione 1974-1975 il Catanzaro, allenato da Gianni Di Marzio, fu nuovamente in corsa per la promozione in serie A: terminò la stagione a 45 punti, appaiato al terzo posto con il Verona. Quattro anni dopo dunque, il Catanzaro si ritrovò nuovamente a disputare uno spareggio per la conquista della massima serie. Lo spareggio tra il Catanzaro ed il Verona venne disputato il 26 giugno 1975, allo stadio Libero Liberati di Terni. Vinsero i gialloblu, con un gol al 25' del primo tempo di Mazzanti. L'amarezza per la sconfitta si aggiunse alla tristezza per la morte di un tifoso del Catanzaro, Carlo Maria Talarico, a causa di un grave incidente accorso ad un pullman proveniente da Catanzaro.[14] In quell'anno debuttò in giallorosso Massimo Palanca, futuro beniamino dei tifosi, acquistato dal Frosinone per 120.000.000 di lire.[15] Nella prima stagione realizzò 4 reti.
L'anno seguente, stagione 1975-76, Palanca migliorò le sue prestazioni, segnando 11 reti che permisero al Catanzaro, rimasto sotto la guida di Di Marzio, di rifarsi della delusione dell'anno precedente conquistando la seconda promozione della sua storia in Serie A, terminando in prima posizione appaiato a 45 punti con Genoa e Foggia. L'ultima giornata si giocò a Reggio Emilia davanti ad un pubblico interamente giallorosso: al 67' Palanca aprì le marcature ma a quattro minuti dalla fine la Reggiana pareggiò, cosa che avrebbe costretto il Catanzaro ad un ennesimo spareggio per la promozione. Ci pensò al 90' Gianni Improta, segnando il gol che valse vittoria e promozione.[16] Nel secondo campionato nella massima serie, stagione 1976-1977 ancora con Di Marzio allenatore, la squadra fece sempre 21 punti classificandosi nuovamente al 15º posto a cinque punti dalla salvezza.
Da ricordare comunque le vittorie conquistate contro il Milan per 1-0 (rete di Sperotto) in campo neutro a Catania e, la giornata successiva, contro la Lazio sempre per 1-0 allo Stadio Olimpico di Roma, grazie ad un'autorete al 13' di Pulici, che valse la prima vittoria fuori casa in Serie A. In ottobre per la seconda volta, il Catanzaro tornò in America per la sua seconda tournée, che si disputò a Toronto contro il locale Club Italia, ed a New York contro la squadra argentina dell'Huracan.
1977-1980: Terza promozione in A e assestamento nella massima serie[modifica | modifica sorgente]
Il Catanzaro del 1978-1979 che centrò la prima salvezza in Serie A, classificandosi nono
Il Catanzaro del 1978-1979 che centrò la prima salvezza in Serie A, classificandosi nono

Una formazione del Catanzaro nella stagione di Serie A 1979-1980
Una formazione del Catanzaro nella stagione di Serie A 1979-1980
Massimo Palanca all'atto di calciare un corner
Massimo Palanca all'atto di calciare un corner

4 marzo 1979: Il Catanzaro espugna l'Olimpico con una tripletta di Palanca
4 marzo 1979: Il Catanzaro espugna l'Olimpico con una tripletta di Palanca
Nel 1977-1978, dopo un solo anno in serie B, il Catanzaro centrò la terza promozione in otto stagioni, e la seconda in tre anni, nella massima serie. I giallorossi, allenati da Giorgio Sereni arrivarono secondi con 44 punti insieme all'Avellino (primo l'Ascoli dei record). Capocannoniere del torneo, con 18 reti in 32 gare disputate, fu Massimo Palanca, e altrettanto bene fece Renzo Rossi con 10 marcature. Per la prima volta la promozione venne festeggiata in casa, quando, all'ultima giornata, i giallorossi ebbero la meglio sul Como, per 1-0 con rete di Palanca al 3º minuto di gioco.[17] La conquista della Serie A fece ancora una volta esplodere l'entusiasmo dei Calabresi in tutta la penisola. In particolare a Torino si registrarono caroselli di macchine colorate di giallorosso per tutta la notte.[18] L'anno successivo, torneo di Serie A 1978-1979, il Catanzaro, allenato da Carlo Mazzone centrò la prima salvezza nella massima serie con un ragguardevole 9º posto finale con 28 punti.
Furono due i successi esterni: 2-0 ai danni dell'Atalanta e, soprattutto, il 3-1 alla Roma il 4 marzo 1979 all'Olimpico con tripletta di Palanca, (il primo gol siglato al 6' minuto con un tiro calibrato direttamente dalla bandierina del calcio d'angolo).[19] Il bomber giallorosso segnò in tutto 10 reti divenendo, inoltre, capocannoniere della Coppa Italia 1978-1979 con otto realizzazioni, che consentirono al Catanzaro di raggiungere la semifinale contro la Juventus (pareggiando 1-1 in casa e perdendo 2-4 a Torino), dopo aver vinto il girone (tre vittorie ed un pari a San Siro contro il Milan che vincerà lo scudetto) e superando il Cagliari nei quarti (2-2 al Sant'Elia, 1-0 al Comunale).
La stagione 1979-1980, secondo campionato consecutivo, quarto in assoluto, delle Aquile in Serie A, non cominciò nei migliore dei modi e sin dal principio costrinse il Catanzaro a lottare nella parte bassa della classifica; il risultato del campo decretò la retrocessione, ma nel frattempo giunse lo scandalo calcio scommesse, con il cosiddetto Totonero, ed il Catanzaro venne ripescato al pari dell'Udinese, al posto del Milan e della Lazio.[20] Fu la prima stagione di Adriano Merlo come presidente dell'U.S. Catanzaro,[1] dopo ventuno anni consecutivi di presidenza Ceravolo, con un bilancio di 17 stagioni in Serie B e tre in Serie A, quattro promozioni, di cui tre nel massimo campionato e una finale ed una semifinale di Coppa Italia.
Gli anni ottanta[modifica | modifica sorgente]

1980-1982: gli anni d'oro[modifica | modifica sorgente]


Una formazione del Catanzaro che si classificò settimo in Serie A nel 1980-1981


Edi Bivi, vice-capocannoniere della Serie A 1981-82


Il Catanzaro della stagione 1981-1982 che si classificò settimo
La stagione 1980-1981 segnò la terza apparizione consecutiva in Serie A per i giallorossi, guidati in quell'anno da Tarcisio Burgnich. La squadra raggiunse un sorprendente 7º posto finale insieme al Bologna totalizzando 29 punti, migliore prestazione fino ad allora, con 6 vittorie, di cui due fuori casa ad Ascoli (2-1) e contro la Pistoiese (1-0). Alla quinta giornata di campionato, dopo Brescia-Catanzaro, terminata 1-1, per la prima ed unica volta nella sua storia il Catanzaro si ritrovò al primo posto in classifica in Serie A.[21][22] Il Corriere dello Sport - Stadio di lunedì 20 ottobre nell'articolo dedicato alla partita in questione, scrisse:
« Un quartetto al comando, c'è anche il Catanzaro. Trionfa la provincia calcistica, rappresentata dalla sua squadra miracolo. Per sedici minuti il Catanzaro ha sognato ad occhi aperti: era solo in testa. La curva sud, palesata di giallorosso era tutta fremiti. La gente adesso sta lasciando Brescia, calano le prime ombre della sera, la festa continua, sono caroselli allegri. Il Catanzaro è in testa assieme a Fiorentina, Inter e Roma. Senza quel dannato autogol, senza il pareggio bresciano, sarebbe stato primato in solitudine. »
Massimo Palanca fu con 13 reti secondo nella classifica dei cannonieri alle spalle del romanista Roberto Pruzzo; a fine stagione fu ceduto al Napoli per un miliardo e trecentocinquanta milioni più la comproprietà di Armando Cascione.[15]
Nell'anno dei Mondiali di Spagna, il Catanzaro, al quarto torneo consecutivo nella massima serie, e sotto la guida del tecnico emergente Bruno Pace, disputò un'altra stagione superiore alle attese: nonostante la cessione di Palanca, arrivò un giovane che rispondeva al nome di Edy Bivi, che con 12 reti eguagliò Palanca classificandosi al secondo posto in classifica cannonieri. Fu anche l'anno dell'arrivo del primo straniero, il rumeno Viorel Năstase. Come l'anno precedente, i giallorossi terminarono il torneo al 7º posto finale. Furono 28 i punti conquistati con 9 vittorie 10 pareggi e 11 sconfitte. Da ricordare le vittorie fuori casa contro il Torino per 2-1 ed la duplice vittoria contro il Milan: al Comunale i giallorossi vinsero per 3-0(gol di Bivi, Borghi e Massimo Mauro),[23] a San Siro le Aquile si imposero per 1-0 (gol di Bivi).[24] Per la terza volta nella sua storia, inoltre, il Catanzaro giunse sino alla semifinale di Coppa Italia, contro l'Inter: a Milano l'andata terminò 2-1 per i nerazzurri in rimonta. Al ritorno, disputato il 10 aprile 1982 in uno Stadio Comunale gremito, Edy Bivi al secondo minuto di gioco portò in vantaggio il Catanzaro. Al 50' l'Inter pareggiò con un rigore di Beccalossi e quindi Borghi al 66' siglò il 2-1 per le Aquile portando le squadre ai tempi supplementari. Al 97' Altobelli, su indecisione della difesa, siglò il 2-2, ma Cascione al 104' raccolse una corta respinta di Bordon e riaprì i giochi per la qualificazione. Il secondo tempo supplementare vide il Catanzaro nel tentativo disperato di siglare il gol qualificazione, ma la speranza si spense su un palo colpito da Sabato a pochi minuti dal termine. Finì 3-2 per il Catanzaro, ma grazie alla regola delle reti segnate in trasferta in finale andò l'Inter.[25]
L'annata registrò anche la prima partecipazione del Catanzaro al Torneo di Viareggio, e la presenza di quattro giocatori (Celestini, Massimo Mauro, Borghi e Bivi) nella Under-21, tutti e quattro in campo contemporaneamente nella gara dell'Europeo giocata a Catanzaro.[1][26] All'ultima giornata il Catanzaro fu arbitro della sfida tra Juventus e Fiorentina per la conquista dello scudetto: alla fine la spuntarono i bianconeri, che vinsero a Catanzaro con un rigore siglato da Brady, mentre la Fiorentina non riuscì a vincere sul campo del Cagliari.[27]
Il quinto campionato consecutivo, settimo in assoluto, disputato nel 1982-1983, fu avaro di soddisfazioni: vennero infatti ceduti molti tra i migliori giocatori, non sempre rimpiazzati al meglio, scommettendo su una rosa composta prevalentemente da una linea giovane che però non diede gli stessi risultati dell'anno precedente. Fu la stagione peggiore delle Aquile in serie A, terminata all'ultimo posto in classifica, con soli 13 punti. Le Aquile vinsero solo due volte ed entrambe in casa, pareggiando 9 gare e perdendone 19, più delle due ultime due stagioni messe insieme.
1984-1987: altalena tra Serie B e Serie C[modifica | modifica sorgente]


Massimo Palanca, giocatore simbolo del Catanzaro
Il Catanzaro della stagione 1984-1985 che centrò la promozione in Serie B
Il Catanzaro della stagione 1984-1985 che centrò la promozione in Serie B

Il Catanzaro della stagione 1986-1987 culminata con la promozione in Serie B
Il Catanzaro della stagione 1986-1987 culminata con la promozione in Serie B
Il Catanzaro del 1987-1988 che mancò la promozione in Serie A per un punto
Il Catanzaro del 1987-1988 che mancò la promozione in Serie A per un punto

Un "11"del Catanzaro 1988-1989
Un "11"del Catanzaro 1988-1989
La stagione di Serie B 1983-1984 chiuse un'epoca per la società giallorossa, che dal 1959 in poi aveva conosciuto soltanto i palcoscenici della Serie A e B. Nonostante i 14 gol realizzati da Bivi, la squadra, affidata a Mario Corso, partita con l'ambizione di un rientro immediato in serie A[28], e malgrado un finale di campionato in crescendo, terminò il torneo ultima in classifica. Ritornato dunque in serie C dopo venticinque anni, il Catanzaro fu rilevato da Giuseppe Pino Albano,[1] che rinnovò la dirigenza affidando il ruolo di direttore sportivo a Gianni Improta, reincluse Nicola Ceravolo come vice presidente nel consiglio d'amministrazione ed affidò la conduzione tecnica a Giovan Battista Fabbri.[29][30]
La squadra, pesantemente rinnovata nell'organico (furono confermati solo otto dei venticinque giocatori della rosa della stagione precedente), si comportò bene nel torneo di Serie C1 1984-1985, che fu vinto dai giallorossi con 45 punti, a pari punti con il Palermo. Le Aquile cominciarono bene vincendo le prime quattro gare e proseguirono sempre ad alti livelli, con le vittorie contro il Cosenza per 4-1 in dieci uomini, per 4-0 contro il Barletta, per 4-2 contro la Reggina, per 4-2 contro il Messina, e con l'ultima in casa per 4-0 contro l'Akragas, che consegnò la B con una giornata di anticipo. I giallorossi in quella stagione segnarono 54 reti totali, con Giuseppe Lorenzo, attaccante nato a Catanzaro e cresciuto nelle giovanili della squadra, che ne realizzò 18, risultando capocannoniere del torneo, per essere poi venduto alla Sampdoria. Da ricordare, inoltre, la vittoria per 2-1 in Coppa Italia contro l'Udinese di Zico.
Il ritorno in B durò il tempo di una sola stagione: le Aquile retrocedettero dopo un campionato in sofferenza, con Albano che affidò per alcune giornate la squadra allo slavo Todor Veselinovic.[31]
Tornati in serie C1 nella stagione 1986-1987, i giallorossi, allenati dal tecnico Claudio Tobia partirono in sordina ottenendo solo due punti nelle prime quattro giornate, ma nel prosieguo del campionato cominciarono a macinare vittorie, terminando il torneo al primo posto con 45 punti, uno in più della rivelazione Barletta. Il bomber Massimo Palanca ritornò in giallorosso dopo cinque anni, di cui gli ultimi due passati in quarta serie: i suoi 17 centri gli fecero vincere la classifica cannonieri del girone. Nel girone di ritorno il Catanzaro perse una sola volta, con le ultime 11 gare in serie positiva (7 vittorie e 4 pareggi).
L'ultima giornata fu giocata in casa contro la terza forza del torneo, la Casertana, che venne regolata con un 5-2 (realizzando la tredicesima vittoria in casa consecutiva), con due reti di Palanca alla sua quarta doppietta stagionale.[32] Un'altra doppietta importante di Palanca venne realizzata allo stadio San Vito di Cosenza, dove il Catanzaro fece suo il derby per 3-1 davanti a 20.000 sostenitori rossoblu. L'attaccante giallorosso, entrato nella ripresa sul punteggio di 1-1, decise il match realizzando due reti al 65' e al 68'.[33]
Il Cosenza venne battuto anche nella gara di ritorno disputata a Catanzaro per 2-0.[34]
Nella stagione 1987-1988, il neo promosso Catanzaro, guidato da Vincenzo Guerini, sfiorò la Serie A per un solo punto, dovendo rammaricarsi per alcuni punti persi durante la stagione. Emblematico quanto accadde nella partita casalinga contro la Triestina, disputata a febbraio: al novantesimo minuto, sul risultato ancora di 0-0, venne concesso ai calabresi un calcio di rigore. Gandini, portiere rossoalabardato, protestò vibratamente finendo con l'essere espulso. Lo specialista Palanca si incaricò di battere il tiro dagli undici metri, ma pur spiazzando il difensore Maurizio Costantini, portiere per l'occasione, centrò il palo. Palanca si accasciò a terra in una crisi di pianto ma il pubblico lo applaudì lo stesso perdonandolo.[35] A Bologna, partita poi terminata sul punteggio di 2-2, il momentaneo 2-1 per i rossoblù fu realizzato col massaggiatore dei giallorossi in campo a prestare soccorso ad un calciatore, errore poi ammesso dallo stesso arbitro della gara Luigi Agnolin.[36]
Si giunse dunque al pomeriggio di Catanzaro-Lazio. I giallorossi, indietro in classifica di un punto, andarono in vantaggio ma sprecarono diverse occasioni per raddoppiare e vennero raggiunti sull'1-1 a recupero inoltrato da un gol di Paolo Monelli.[37] Quel pareggio a tempo scaduto di fatto sancì la mancata promozione del Catanzaro e la promozione dei biancocelesti. Il Catanzaro vinse infatti quattro delle restanti cinque gare restanti della stagione(perse solo una gara in trasferta alla terz'ultima giornata contro un'altra delle pretendenti alla promozione, il Lecce) ma non bastarono.[38] A fine torneo, la Lazio totalizzò 47 punti al pari dell'Atalanta conquistando 4º posto e promozione, mentre il Catanzaro si fermò a 46.
Nella stagione 1988-89, i giallorossi conquistarono una salvezza stentata, raggiunta all'ultima giornata. Ancora una volta, protagonista della stagione fu il solito Palanca, autore di dodici gol di cui due triplette: una realizzata nel derby vinto 3-0 contro i cugini rivali del Cosenza,[39] la seconda nel 5-2 finale contro l'Udinese che valse per l'appunto la salvezza.[40] Particolare che contraddistinse quella stagione fu il ritorno di due allenatori che in passato avevano lasciato un ottimo ricordo a Catanzaro: cominciò la stagione Tarcisio Burgnich, che venne esonerato in autunno e sostituito in corsa da Gianni Di Marzio.[41]
Gli anni novanta[modifica | modifica sorgente]

Doppia retrocessione dalla serie B e 12 anni consecutivi di Serie C2[modifica | modifica sorgente]


Il Catanzaro 1989-1990
Nella stagione 1989-1990, i giallorossi allenati da Fausto Silipo (con un breve intermezzo di Giovan Battista Fabbri), subirono la retrocessione in Serie C1, chiudendo il torneo all'ultimo posto. A nulla valse il ritorno in giallorosso dell'attaccante catanzarese Pino Lorenzo. Proprio al termine di quella stagione, Massimo Palanca diede l'addio al calcio giocato.[42]
La successiva stagione in serie C1 1990-1991 non andò meglio. Continui cambi di allenatore (prima Claudio Sala, poi Francesco Brignani, ancora Sala e in ultimo Gennaro Rambone) trascinarono la squadra in fondo alla classifica. Sul finire del campionato i giallorossi reagirono e strapparono l'accesso allo spareggio salvezza con il Nola; la partita si giocò a Lecce, allo Stadio Via del Mare. Furono i napoletani con una rete di Concina, che spiazzò De Toffol, a passare in vantaggio, ma il Catanzaro, sostenuto da seimila tifosi, si rilanciò e pareggiò con Coppola e successivamente centrò il colpo vincente con il molisano Paolo Mollica che di testa realizzò la rete della vittoria e della salvezza.
Ma la gioia durò poco, poiché la CAF inflisse al Catanzaro 3 punti di penalità per un tentativo di corruzione presumibilmente eseguito da persone con accento calabrese. Tale tentativo fu eseguito nei confronti dei giocatori della Ternana (ed ex giallorossi) Gori, Chiarella e Carlo Caramelli, prima dell'incontro di andata che si giocò al Liberati terminato 2-2. La Commissione Disciplinare aveva assolto il Catanzaro, non fece lo stesso la CAF e per la prima volta nella loro storia i giallorossi precipitarono in Serie C2.[43]
Nel luglio 1995 Giuseppe Soluri rilevò la società da Pino Albano.[1]
Successivamente nell'estate del 1999 il Catanzaro attraversò una profonda crisi societaria ai limiti del fallimento, e, quasi in extremis, venne salvata grazie all'imprenditore Giovanni Mancuso, che divenne il 14º presidente della storia della società.[1]
Gli anni duemila[modifica | modifica sorgente]

Dal 1991 al 2003 il Catanzaro militò ininterrottamente nel campionato di Serie C2, per dodici stagioni consecutive, la maggior parte delle quali senza particolare risalto. Solo in due circostanze i giallorossi furono molto vicini alla promozione in serie C1. Nella stagione 2000-2001, il Catanzaro, dopo aver pareggiato 0-0 fuori casa la gara di andata della finale Playoff, fu sconfitto nel ritorno al Nicola Ceravolo dal Sora per 3-1 ai tempi supplementari (quando il Catanzaro vinceva per 1-0 a 3 minuti dal termine) dinanzi a 20.000 spettatori.[44] Nel 2002-2003 sempre nella finale di ritorno dei Playoff, dopo aver pareggiato 0-0 la gara di andata, i giallorossi furono sconfitti nuovamente in casa per 2-0 dall'Acireale, nonostante la presenza di ben 20.000 spettatori.[45] Al Catanzaro in entrambe le circostanze sarebbe bastato un pareggio per conquistare la promozione, in quanto piazzatosi meglio in campionato.
Nel frattempo, nel gennaio 2003 la società passò dalla gestione della famiglia Mancuso nelle mani di Claudio Parente e Massimo Poggi.[46]
Un breve tentativo di rinascita: la riconquista della Serie B (2003-2006)[modifica | modifica sorgente]
Immagini di festa per la promozione in serie B, 16-5-2004
Immagini di festa per la promozione in serie B, 16-5-2004

Giorgio Corona, 46 reti in 3 stagioni con i giallorossi
Giorgio Corona, 46 reti in 3 stagioni con i giallorossi


Benny Carbone
Nell'agosto del 2003 la squadra, pur sconfitta nella finale Playoff, ottenne ugualmente la tanto attesa promozione in Serie C1, grazie al ripescaggio in seguito all'annullamento delle retrocessioni della Serie B.[47] L'anno seguente, pertanto, la squadra, costruita per vincere il campionato di serie C2, si trovò a disputare il campionato superiore.
I giallorossi, sotto la guida di Piero Braglia, e con gli innesti di giocatori di categoria come Giorgio Corona, Fabrizio Ferrigno, Silvio Lafuenti, Mauro Briano e Robson Toledo, partirono in sordina e senza proclami. La squadra però, sostenuta da un pubblico catanzarese ritornato in massa a riempire gli spalti del Nicola Ceravolo, scalò la classifica conquistando i primi posti, e, con uno sprint decisivo nel finale, riuscì a vincere la concorrenza delle altre pretendenti quali Crotone, Acireale e Viterbese, e si classificò prima in Serie C1 girone B, centrando dunque la promozione diretta in Serie B dopo quattordici anni.[48]
Per l'ultima giornata, che sancì la promozione, Chieti-Catanzaro venne spostata in campo neutro ad Ascoli per permettere l'afflusso di 16.000 tifosi giallorossi giunti nel capoluogo marchigiano da ogni parte d'Italia.[49]
La partita venne vinta per 2-1 grazie alla reti di Toledo e di Giorgio Corona, uno dei principali artefici della promozione con 19 reti realizzate.
In quell'anno, la società fu indagata per la vicenda di calcio scommesse dell'estate 2004: inizialmente condannata con 5 punti di penalizzazione, fu successivamente assolta in quanto ritenuta estranea ai fatti.[50]
La stagione 2004-2005, quella del tanto atteso ritorno in Serie B dopo quattordici anni, cominciò con grandi auspici per i tifosi giallorossi. Vennero acquistati diversi calciatori di categoria, quali Julio Cesar Leon, Fabrizio Cammarata, Emanuele Manitta, Mauro Bonomi, Antonio Nocerino, Davide Micillo, Sergio Campolo, Gianluca Grava, e, soprattutto, Benito Carbone. Tuttavia, il campionato fu sin dall'inizio in salita per i giallorossi, e non bastarono tre allenatori (oltre a Braglia anche Luigi Cagni e Bruno Bolchi) per evitare la retrocessione in C1. La squadra chiuse il torneo mestamente all'ultimo posto, ottenendo però un ripescaggio per la stagione successiva.[51]
Anche nella stagione seguente 2005-2006, il Catanzaro disputò un campionato negativo: nonostante una piccola ripresa nel girone di ritorno, il 6 maggio 2006 la sconfitta interna contro l'Atalanta sancì la matematica retrocessione in Serie C1 per la squadra giallorossa che vide avvicendarsi, durante la stagione, quattro allenatori: Sergio Buso, Vincenzo Guerini, Bruno Giordano e Franco Cittadino.
Il quinquennio fallimentare della F.C. Catanzaro (2006-2011)[modifica | modifica sorgente]
La sera del 10 luglio 2006 le agenzie di stampa lanciarono la notizia che dopo settantasette anni l'Unione Sportiva Catanzaro Calcio scomparve dal panorama sportivo italiano a causa della mancata iscrizione della squadra al campionato di Serie C1 nonostante alcuni tentativi in extremis: l'unica speranza rimase a quel punto il ricorso al cosiddetto "Lodo Petrucci", che garantiva l'iscrizione della squadra nella categoria inferiore, in questo caso la Serie C2.[52]
Il progetto quinquennale di Claudio Parente e Massimo Poggi, partito nel febbraio 2003, si chiuse in tre anni e mezzo con l'esclusione dell'Unione Sportiva Catanzaro S.P.A. dai campionati professionistici.
Nelle settimane successive alla revoca dell'affiliazione nei confronti dell'Unione Sportiva Catanzaro, venne fondata una nuova società F.C. Catanzaro S.p.A., il cui presidente era Giancarlo Pittelli, avvocato e parlamentare di Forza Italia, che venne iscritta nel campionato di Serie C2 girone C.
Nella prima stagione la squadra si classificò al 9º posto in classifica. L'anno dopo il Catanzaro del presidente Giancarlo Pittelli ripartì dal passato, annunciando come responsabili dell'area tecnica due vecchie conoscenze del calcio giallorosso. Tornarono Pasquale Logiudice, come direttore sportivo, e Gianni Improta, come direttore generale. Una vecchia conoscenza fu pure l'allenatore: Fausto Silipo, che lasciò la Nazionale italiana di beach soccer per tornare nella sua città natale, venendo comunque esonerato dopo cinque giornate ed al suo posto venne promosso il suo allenatore in seconda Franco Cittadino, a sua volta sostituito nel gennaio 2008 da Agatino Cuttone. La squadra al termine del campionato ottenne una salvezza stentata, evitando alla penultima giornata i play out.
Nella stagione 2008-2009 il Catanzaro chiuse il campionato al 3º posto dietro i rivali del Cosenza ed il Gela, classificandosi ai playoff, dove per l'ennesima volta venne sconfitto ed eliminato in casa per 3-2 dal Pescina in semifinale, dopo aver pareggiato 0-0 l'andata in trasferta. Anche in questa occasione sarebbe bastato un pareggio per accedere alla finale.
Epilogo analogo, si verificò durante la stagione 2009-2010: il Catanzaro, guidato dal tecnico siracusano Gaetano Auteri, pur penalizzato di tre punti a causa di irregolarità amministrative, riuscì a rimanere in testa alla classifica per quasi tutta la stagione, fino a subire la rimonta e il sorpasso, proprio in dirittura d'arrivo, da parte della Juve Stabia. Qualificatosi dunque per la sesta volta ai play off, il Catanzaro, vinse 3 gare su 4 di questo minitorneo ma neanche questa volta riuscì nell'intento di sfatare il tabù: superato infatti il Barletta in semifinale con una duplice vittoria per 1-0, il Catanzaro si trovò ad affrontare in finale la Cisco Roma. L'andata si disputò allo stadio Flaminio di Roma, con ben 4.000 tifosi catanzaresi provenienti da tutta Italia. Il risultato però, lasciò i tifosi giallorossi attoniti: il Catanzaro venne sconfitto per 4-0.[53][54]
Inutile risultò la vittoria nella gara di ritorno per 4-2, e per la sesta volta su sei partecipazioni il Catanzaro fallì la promozione ai playoff.[55]
Nell'estate 2010 la società fu nuovamente sull'orlo del fallimento. Solo grazie a contributi provenienti dalle amministrazioni pubbliche e da privati, il Catanzaro venne iscritto al suo diciassettesimo campionato di seconda divisione nella stagione 2010-2011, disputato, a causa del dissesto finanziario, da una rosa di soli calciatori giovani. In occasione della gara interna del 12 dicembre 2010, i calciatori scelsero di inscenare una clamorosa protesta: da mesi senza stipendio, decisero di sedersi platealmente per terra, durante lo svolgimento della gara.[56] Venerdì 21 gennaio fu convocata un'assemblea dei soci per decidere se mandare i libri in tribunale o mettere in liquidazione la società: quest'ultima opzione avrebbe portato il club alla radiazione.[57] Il giorno 24 febbraio 2011, l'FC Catanzaro Spa fu dichiarata fallita dal tribunale civile cittadino, pur consentendole l'esercizio provvisorio al fine di continuare il campionato in Lega Pro Seconda Divisione per salvare il titolo sportivo. Il Catanzaro, apparentemente rassegnato alla retrocessione in D, a una giornata dal termine ottenne la salvezza grazie al declassamento del Pomezia Calcio all'ultimo posto per irregolarità amministrative. Quel che restava dell'undici giallorosso nelle ultime partite aveva inanellato una piccola striscia positiva che, senza penalizzazioni, le avrebbe permesso di affrontare la Vibonese nel play-out.
Gli anni duemiladieci[modifica | modifica sorgente]

2011-2012: il ritorno dell'Unione Sportiva Catanzaro e la promozione in Prima Divisione[modifica | modifica sorgente]
Il presidente del Catanzaro Giuseppe Cosentino
Il presidente del Catanzaro Giuseppe Cosentino

Francesco Cozza, artefice del salto di categoria al primo anno di presidenza di Cosentino
Francesco Cozza, artefice del salto di categoria al primo anno di presidenza di Cosentino


La festa promozione in Prima Divisione
Il 23 giugno 2011 il ramo d'azienda sportiva della società fallita fu rilevata all'asta fallimentare dalla Catanzaro Calcio 2011 srl, con a capo gli imprenditori Giuseppe Cosentino e Carmelo Romeo.[58][59] Successivamente Giuseppe Cosentino, già amministratore unico della società, acquisì le quote di proprietà del socio di minoranza Carmelo Romeo, diventando unico proprietario con il 100% delle quote sociali.[60] Il 15 luglio 2011 la FIGC comunicò che la società non era iscritta al campionato perché non aveva presentato domanda entro il termine perentorio del 28 giugno 2011,[61] ma la società presentò ricorso al Tribunale di Arbitrato Nazionale Sportivo (TNAS) del CONI. Il 27 luglio 2011, il TNAS emanò la sentenza in merito al ricorso: il Catanzaro Calcio 2011 aveva titolo per presentare la domanda di iscrizione per ottenere la Licenza Nazionale 2011-2012.[62][63] Nel frattempo la società decise di affidare l'incarico della guida tecnica a Francesco Cozza.
Pertanto l'8 agosto 2011, la Lega Pro comunicò l'integrazione del Catanzaro nell'organico di Seconda Divisione 2011/2012.[64] Sempre nello stesso mese di agosto, il presidente Giuseppe Cosentino acquisì dalla curatela fallimentare il marchio e il logo della storica U.S. Catanzaro[65], e, pertanto, la società è tornata ad assumere ufficialmente la storica denominazione di Unione Sportiva Catanzaro[66][67]. Dopo un solo anno dall'avvento a Catanzaro del presidente Cosentino, i giallorossi guadagnarono la promozione diretta in Lega Pro Prima Divisione arrivando secondi dietro il Perugia, totalizzando 83 punti frutto di 23 vittorie, 14 pareggi e 3 sconfitte e grazie anche al rendimento di Simone Masini, a quota 21 gol stagionali[68].
La compagine giallorossa si trova dunque a disputare il campionato di Prima Divisione. La rosa viene rifondata. Vengono ceduti diversi calciatori in rosa nell'anno precedente, rimpiazzati da gente di categoria come Giordano Fioretti (33 Goal con il Gavorrano nel 2011-2012), Nicola Fiore, Matteo Pisseri e Alessio Benedetti. Dopo un inizio di stagione incerto dei giallorossi (8 Punti nelle prime 10 partite), la squadra riesce a prendere un buon rullino di marcia, che le permette di piazzarsi in 11ª posizione alla fine del girone di andata.
Grazie alla collaborazione tra il presidente Giuseppe Cosentino e il Direttore sportivo assunto a Novembre, Armando Ortoli, la squadra viene ulteriormente allargata con gli acquisti di Christian Conti (svincolato), Loris Bacchetti (in prestito dal Pescara), Sergio Sabatino (acquistato dalla Nocerina), Ivan Castiglia (in prestito dalla Reggina)[69] , Ronaldo Pompeu da Silva (in prestito dall'Empoli)[70], Andrea Russotto (svincolato), Fabio Catacchini (dal Frosinone) e Carlo De Risio (dal Benevento).
La squadra trova delle iniziali difficoltà, soprattutto dopo il KO interno contro il Latina per 1-3. La reazione arriva, e una buona striscia positiva (battuto anche il Pisa) fa sperare in ottica Play Off. Tuttavia la sconfitta contro il Frosinone, raffredda l'entusiasmo. Si fa complicata per il Catanzaro anche dopo il KO interno contro il Perugia per 2-4 dove la squadra pare svogliata e stanca. La situazione non migliora, e dopo la sconfitta per 2-3 contro la Carrarese, ultima in classifica, il mister Ciccio Cozza viene esonerato. Il 15 aprile dopo una serie di consultazioni viene nominato nuovo allenatore Salvo Fulvio D'Adderio.
Nelle tre partite che restano, il Catanzaro riesce comunque ad acquisire la salvezza matematica.


Una storia meravigliosa, davvero, ed una tifoseria fantastica sparsa in ogni angolo della Calabria ma anche in Sicilia e perfino in Piemonte!! Non so come ho fatto a non conoscerla prima! Ogni calabrese dovrebbe essere fiero di una squadra come questa per quello che ha dato sotto il profilo calcistico alla nostra bellissima regione, scrivendo la storia del calcio meridionale ed italiano in generale. Da adesso in poi oltre al Crotone seguirò anche questa squadra sperando che riesca a riprendersi la Serie B

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Nemmeno Freud saprebbe spiegarmi/perchè la notte sogno di aumentare le armi/perché la terra mi pare talmente maligna/che in confronto Silent Hill assomiglia a Topolinia!/
Io devo scrivere perché sennò sclero/non mi interessa che tu condivida il mio pensiero/non cammino sulle nubi come Wonder Boy/Mi credi il messia? Sono problemi tuoi!/Io voglio passare ad un livello successivo/voglio dare vita a ciò che scrivo/Sono paranoioco ed ossessivo/fino all'abiura di me/vado ad un livello successivo/dove dare vita a ciò che scrivo/Sono paranoioco ed ossessivo/fino all'abiura di me

PIRLO UEFA SOLO PLAYSTATION


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Squadra per cui ho sempre provato simpatia, un po' come per tutte le calabresi. Mi accodo alla speranza di rivederli presto in B e la Reggina in A. Per quanto sta facendo il Crotone meriterebbe la A già quest'anno, grandi Pitagorici. Non mi dispiacerebbe anche una ripresa del Cosenza.

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Sono l'unico che augura alla Reggina ogni male, sportivamente parlando?

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Anche questa volta ci rialzeremo, non più a testa alta, ma con il cuore.
Ma di spirito, voi, miserrimo furfante,
mai non ne aveste un´oncia, e di lettere tante
quante occorrono a far la parola: cretino!


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scusa Arres, ma quante ne odi di squadre?...


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north face ha scritto:
scusa Arres, ma quante ne odi di squadre?...


tra lui e AE(maverik) parecchie.. Ci sono ogni tanto individui cosi, rancorosi con mezzo mondo


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north face ha scritto:
scusa Arres, ma quante ne odi di squadre?...

Juve e Milan per dovere morale. La Reggina per trascorsi sportivi. Il resto sono antipatie, più o meno temporanee.

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Anche questa volta ci rialzeremo, non più a testa alta, ma con il cuore.
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Reg. il: sab 18 ago 2007
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arres82 ha scritto:
north face ha scritto:
scusa Arres, ma quante ne odi di squadre?...

Juve e Milan per dovere morale. La Reggina per trascorsi sportivi. Il resto sono antipatie, più o meno temporanee.



Le rondinelle non le nomini nemmeno per dispregio? :asd


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odisseo ha scritto:
arres82 ha scritto:
north face ha scritto:
scusa Arres, ma quante ne odi di squadre?...

Juve e Milan per dovere morale. La Reggina per trascorsi sportivi. Il resto sono antipatie, più o meno temporanee.



Le rondinelle non le nomini nemmeno per dispregio? :asd

Chi?

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GLENN MILLER ha scritto:
north face ha scritto:
scusa Arres, ma quante ne odi di squadre?...


tra lui e AE(maverik) parecchie.. Ci sono ogni tanto individui cosi, rancorosi con mezzo mondo

Se li han spediti in B una decina d'anni fa, ne avrà anche motivo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Mi sono innamorato
MessaggioInviato: mar 28 gen 2014, 15:52 
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Reg. il: lun 27 ago 2007
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Comunque anche per la Reggina è semplice antipatia, anche se non temporanea. Lo sforzo di tifare contro lo faccio solo per quelle là.

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