Questo l'articolo tradotto è tratto dal " Times ". Il link dell'articolo originale è il seguente:
http://www.timesonline.co.uk/tol/sport/football/article1011456.ece
1966 ANGELO MORATTI L'IMBROGLIONE
(tratto dal Times del 02/09/2006 – di Emilio Marrese da Repubblica.it)
Angelo Moratti era un imbroglione, e l'unica cosa buona che si possa dire di suo figlio Massimo è che s'è messo alle spalle le malefatte del padre. Questo è quanto sostenuto sabato dal londinese Times che ha ripreso - nella rubrica di Brian Glanville titolata sulla "storia gloriosa ma macchiata" dell'Inter - la confessione dell'arbitro ungherese Gyorgi Vadas su un tentativo di corruzione da parte di Moratti senior prima della semifinale di Coppa Campioni col Real Madrid del 20 aprile '66: denaro, orologi d'oro ed elettrodomestici in cambio di rigori.
Il quotidiano scrive che "le vittorie dell'Inter degli anni '60 furono frutto di corruzione e imbrogli nei quali Angelo Moratti giocò un ruolo cruciale in un sistema messo in piedi da due uomini ora deceduti: Deszo Holti, faccendiere ungherese, e Italo Allodi", definito "serpentine".
L'Inter, si sostiene, fece offerte per tre anni consecutivi agli arbitri delle semifinali e le prime due volte, nel '64 e '65, la cosa funzionò, ai danni di Borussia e Liverpool. La terza no, perché Vadas (le cui rivelazioni furono pubblicate nel libro di un giornalista ungherese), rifiutò una somma con cui avrebbe potuto comprarsi 5 Mercedes: 10 per un rigore all'ultimo minuto, addirittura 25 per un rigore ai supplementari.
Il giorno della partita Vadas fu ospite di Moratti nella sua villa e ricevette un orologio d'oro. Moratti promise anche televisori ed elettrodomestici. Ma Vadas non aiutò i nerazzurri a rimontare lo 0-1 dell'andata, la gara finì 1-1 e fu la sua ultima apparizione internazionale. L'articolista del Times si chiede infine il perché di questo strano debole degli italiani per i "condottieri" alla Moratti (Ndr...e ce lo chiediamo anche noi!). Una bella palata di fango su vivi e morti.
971-72 LA LATTINA DEL BORUSSIA
Nel 1971 l’Inter ruba una qualificazione in Coppa Campioni grazie alla famosa finta lattina di Moenchengladbach.
L'Inter, sconfitta sul campo 7-1, consegnò una lattina tirata fuori dal nulla all'arbitro e disse che aveva colpito Boninsegna.
In sede di giudizio, il potere politico dell'Inter, nettamente superiore a quello del provinciale Borussia Moenchengladbach, spinse i parrucconi Uefa a disporre l'incredibile ripetizione dell'incontro.
Anni più tardi gli stessi interisti protagonisti della vicenda ammisero di aver truccato le carte.
« Venderò la mia Ferrari. Non voglio avere più niente a che fare con gli italiani. »
(Günter Netzer)
« La mattina stessa della sentenza "La Gazzetta dello Sport" pubblicò sedici pareri dei più autorevoli personaggi del mondo giuridico-calcistico italiano e non ce n'era uno che prevedesse la nostra assoluzione. »
(Peppino Prisco)
« La ripetizione della gara non era necessaria. Nella Commissione Disciplinare dell'UEFA allora c'erano molti italiani, diciamo solo che l'Inter aveva gli uomini giusti al posto giusto. »
(Jef Dorpmans, arbitro della partita)
La Partita della Lattina è il nome con cui passò alla storia l'incontro di calcio valevole gli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1971/1972, disputato il 20 ottobre 1971 a Mönchengladbach, in Germania, tra i padroni di casa del Borussia e gli Italiani dell'Inter. La partita, SUL CAMPO, finì 7-1 per i tedeschi.
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LA FILOSOFIA BIANCONERA
«Boniperti dice che la sua Juve ha vinto tanto? Sì, è vero ma perché non
va a Madrid a vedere i trofei del Real? La verità è che la Juve non
deve mai guardarsi indietro, ma pensare sempre al successo che verrà»
