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Oldboy ha scritto:
Marco Bode ha scritto:
Oldboy ha scritto:
Marco Bode ha scritto:
Cita:
Gianfranco Civolani, inviato storico del Corriere dello Sport-Stadio, sull'ultimo numero del Guerino risponde alla domanda di un lettore su Eusebio.
E mette in fila i migliori giocatori del dopoguerra.

Scrive: "Il podio se lo giocano Di Stefano (il mio preferito), Pelé e Maradona. Poi Cruijff, Puskas, Schiaffino e Bobby Charlton. Poi forse Platini, Zidane, Jashin e Sivori, ma forse."
Manca qualcuno?..
Ma in un suo libro uscito l'anno scorso c'è una classifica dello stesso tipo, con alcune differenze nei nomi scelti.
E Messi viene citato per undicesimo.
Beh, 11° per un giocatore che ha ancora 3-4 anni buoni davanti di carriera non è male.. anzi, è tantissimo!
E comunque nei nomi proposti da Civolani c'è Zidane. Ma non ci sono nè Rivera nè Baggio.
Sono curioso di sapere la classifica di Civolani dei migliori 10 calciatori del dopoguerra, se riesci a trovarla e pubblicarla ;-)
grazie.


Sì, volentieri. Il libro è "Titoli di coda", ed è uscito nel 2012.
(E' ricco di aneddoti curiosi, non solo sul calcio.)

Anche nel libro c'è una sua classifica dei migliori calciatori del dopoguerra, ma è un po' diversa da quella che ha scritto sull'ultimo Guerino.
Non trascrivo tutta la pagina; in sintesi è questa:
1) Di Stefano
2) Pelé
3) Maradona
4) Cruijff
5) Se lo giocano Matthews, Bobby Charlton e Puskas;
8) Sivori
9) Schiaffino
10) Garrincha
11) Messi
12) Platini ("...sì, anche Platini ma attorno al decimo posto e non prima.")

Il capitolo continua con aneddoti sui primi tre e su Platini, e non dà molti giudizi tecnici.


Ottima classifica comunque. Altamente condivisibile.


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MessaggioInviato: lun 10 mar 2014, 19:35 
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In tema di numeri dieci non posso non postare questo brano di Gianni Mura pubblicato sulla Smemoranda del 2000 (ero in quarta superiore, erano tempi, anche se di serie B).
Ovviamente è superfluo specificare il motivo per cui lo posto :asdrulez

Il numero dieci o la fantasia

IO. Il mito della maglia numero 10, che si può leggere anche come affermazione dell'ego. Oggi i numeri di maglia li decide l'ufficio marketing, ma per tutto il secolo li ha decisi il talento del giocatore e il riconoscimento del suo talento era nella consegna della maglia numero 10. I migliori 10 del secolo sono tipi che segnano e fanno segnare (sognare, anche), sanno dribblare e lanciare. Hanno un bel tiro, a volte usano un solo piede. Ai bambini i tifosi danno il loro nome, la Francia è piena di Michel e Napoli di Diego Armando. Ma tagliamo corto e parliamo di loro. Alfredo Di Stefano aveva il 9 sulla maglia, come del resto Bobby Charlton e Nandor Hidegkuti, ma giocava da 10. “Il campo nasceva dai suoi piedi” ha scritto Eduardo Galeano della Saeta rubia, la Freccia bionda. Non riuscì mai a disputare un mondiale. Nel giardino di casa ha costruito un piccolo monumento alla palla e sul basamento c'è scritto: gracias, vieja. Mariolino Corso aveva l'11 sulla maglia, ma solo perché il 10 era di Luis Suarez, galiziano instancabile, comprato nel '62 dall'Inter di Moratti e subito capace di dare un senso a tutto quanto, coi suoi lanci di 50 metri. Corso, veronese lunatico, usava il destro solo per camminare e col sinistro disegnava punizioni a foglia secca. è il participio passato del verbo correre, scrisse Gianni Brera. In effetti Corso aveva la velocità del bradipo, ma piùeleganza, e quando aveva voglia di giocare non lo fermava nessuno (non sempre aveva voglia). Pelé è stato il primo 10 a entrarci negli occhi via tv. Prima ai mondiali del '58, in Svezia (aveva 17 anni), poi a quelli del '70, lui e Burgnich che saltano insieme, Burgnich che torna coi piedi in terra, Pelé che resta in aria e segna all'Italia, poi accolta a pomodorate per via della staffetta fra Mazzola e Rivera (il piùclassico dei nostri 10). Il governo brasiliano nominò il ventenne Pelé patrimonio nazionale, come una chiesa o una foresta. Vietata l'esportazione. è stato un vero e proprio genio del calcio, bravo anche a fine carriera come attore e come ministro dello sport. Per evitare paragoni scomodi, suo figlio ha deciso di giocare a calcio, ma da portiere. Zico è stato chiamato il Pelé bianco. Meno atletico nel fisico, tiro micidiale, ha fatto grande per quanto poteva l'Udinese. Come Pelé, va ricordato per la grande lealtà in campo. E così Michel Platini, detto le roi come Pelé era o rey. Poco atleta, in apparenza, la sigaretta spesso in mano, ma con un senso dei tempi da sublime direttore d'orchestra. Spiritoso e capace di sdrammatizzare il calcio, si capiva che avrebbe fatto strada. Capo dell'organizzazione dei mondiali del '98, gran consigliere del presidente della Fifa, Blatter, che ha molto bisogno di buoni consigli, oppure il calcio ha bisogno che Blatter si dia al giardinaggio, ma questo è un altro discorso. Il miglior confronto fra 10 lo abbiamo avuto con Platini alla Juve e Maradona al Napoli. Lo Champagne contro la Coca (non solo Cola), il valzer musette contro il tango figurato, la sdrammatizzazione contro la drammatizzazione estrema, l'ironia del francese contro l'allegria dell'argentino. Si sono sempre stimati, da anime diverse capaci però di ottenere il massimo dal pallone e di dare il massimo aiuto ai compagni, il massimo divertimento ai tifosi. Ma in questo caso a tutti. Un dribbling, una punizione liftata, un'apertura geniale sono il sale e il sole del calcio. Il gol piùbello il 10 Maradona lo fece in Messico all'Inghilterra, metà campo in 10 secondi toccando 10 volte il pallone e scartando cinque avversari. Nella stessa partita, angelico e diabolico, Maradona segnò anche un gol con la mano. Il vecchio 10 da noi è Baggio, il giovane 10 Del Piero. Il mio 10 è Zola, mi piacciono i miti miti (plurale di mite) anche se hanno sulla schiena il 25.

http://www.smemoranda.it/agenda/raccont ... a-fantasia

_________________
Anche questa volta ci rialzeremo, non più a testa alta, ma con il cuore.
Ma di spirito, voi, miserrimo furfante,
mai non ne aveste un´oncia, e di lettere tante
quante occorrono a far la parola: cretino!


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MessaggioInviato: lun 10 mar 2014, 19:51 
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Francesco82 ha scritto:
Scarone è stato celebrato come una fantastica mezzala metodista da tutti gli osservatori e i compagni dell'epoca, determinante per tutti i successi dell'Uruguay (compreso il mondiale, dove pure brillò meno).
Meazza lo vide a fine carriera e disse che faceva cose inimmaginabili per chiunque altro, e la sua fama di miglior giocatore del mondo a metà anni '30 era ancora intatta.

Ovviamente vale il solito discorso, ci fidiamo di tutte queste considerazioni? Io mi limito a dire che visti pareri autorevoli e i successi uno come Scarone può essere candidato alla top ten.



Scarone fece cose mirabolanti ovunque.
In Italia molti critici, anche autorevoli, hanno sostenuto “eh ma quando è arrivato da noi (tre stagioni in tutto, una all'Inter e due al Palermo) fece malino”. Vero, ma era oramai bollito, oltre i 33 anni, dopo dieci e oltre spesi a mietere successi e record, e poi ebbe subito un infortunio.
Ma Meazza di lui disse: «Venne all'Inter a 33 anni ma era ancora il migliore di tutti. Faceva cose che tutti gli altri potevamo soltanto immaginare. Non oso nemmeno pensare cosa dovesse essere 10 anni prima. Sinceramente, nel corso della mia carriera ho veduto e affrontato tanti avversari e tanti campioni, ma per me Hector Scarone rimane il più forte di tutti».
Ricardo Zamora invece etichettò Scarone come “Il vero simbolo del football”.
Una delegazione della Fifa nel '50 lo ha eletto miglior calciatore dei primi 50 anni del '900.
Quando venne in Spagna con una tournée con il Nacional, incantò tutta l'Europa con numeri incredibili e un bottino finale di 29 reti in 38 partite, lui che non era centravanti, ma mezzala metodista deputata anche a costruire il gioco. I dirigenti del Barcellona lo videro e lo ingaggiarono. Al Barça si fece male, giocò appena 9 gare, ma condite da 6 reti e numeri d'alta scuola, tanto è vero che i vertici blaugrana volevano tesserarlo e farlo diventare un professionista, promettendogli uno stipendio superlativo, mi pare di 1500 pesetas al mese, più di Samitier e Platko. Sarebbe stato il primo giocatore professionista della rosa, qualche anno prima di Zamora, che lo divenne dopo il passaggio dall'Espanyol al Real Madrid. Scarone rifiutò per giocare le Olimpiadi del 28, aperte solo ai dilettanti. Vinse quelle Olimpiadi con un gol in finale, entrando in area dopo un assist di Bossio (e non con un tiro da 40 metri, come si legge da alcune parti).
L'Uruguay di Scarone - e di Andrade, Nasazzi, Petrone, Gestido, Mazali, Cea - vinse due Olimpiadi (prima dei Mondiali la competizione più ricca e importante anche nel calcio) nel giro di 4 anni in Europa, dopo viaggi da tregenda. In 80 anni di Mondiali una sola nazionale ha poi vinto il titolo iridato in Europa, il Brasile di Pelè, dunque non proprio una squadretta. E nessuna nazionale europea ha ancora vinto il Mondiale in Sud America. Questo serve per capire quanto sia rimasto difficile nel corso degli anni vincere un titolo mondiale in un continente diverso dal proprio. bene, quell'Uruguay ci è riuscito due volte nel giro di quattro anni...
L'Italia ha vinto due Mondiali, di cui uno in modo ben poco limpido, nel proprio continente. Anzi: uno in casa propria e l'altro a due passi. Non proprio la stessa cosa. Oltretutto il numero di partite tra Olimpiadi e Mondiale era identico. Anzi. L'Olimpiade del 28 fu probabilmente qualitativamente superiore al Mondiale del 30, con un Uruguay più forte e anche un'Argentina più forte, con Orsi, Bidoglio, Ferreyra e Tarasconi in più rispetto a due anni dopo.
Tornando al discorso delle differenze da un continente all'altro, ai tempi, il clima, i terreni di gioco e l'ambiente incidevano moltissimo sul rendimento di giocatori e squadre che erano pochissimo abituate a giocare in continenti differenti da quello di origine. Negli ottavi del Mondiale 38, si giocò un pirotecnico Brasile-Polonia. Bene, con il sole e il clima caldo, condizione a cui i brasiliani erano abituati sulle spiagge di Rio, i verdeoro scattarono sul 3-1 nel primo tempo.
Poi venne fuori la pioggia, la temperatura scese e la Polonia rimontò fino al 4-4. Il tempo però cambiò di nuovo, tornò il sole e prevalse il Brasile 6-5.
Lo stesso Brasile che otto anni prima in Uruguay trovò un clima molto rigido e, come si legge anche dalle cronache dell'epoca, ne soffrì molto: la Jugoslavia, abituata a giocare nel freddo, vinse 2-1 ed eliminò i brasiliani.
Quell'Uruguay fu invece imbattibile ovunque e con qualsiasi clima. La prima vera Nazionale di Fenomeni globali.


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Francesco82 ha scritto:

Ovviamente vale il solito discorso, ci fidiamo di tutte queste considerazioni? Io mi limito a dire che visti pareri autorevoli e i successi uno come Scarone può essere candidato alla top ten.


ma assolutamente si, sono dell'opinione secondo la quale un giocatore che ha segnato un decennio deve stare in questa Top Ten

infatti, in ordine cronologico, io metterei

Scarone
Meazza
Di Stefano
Pelè
Cruijff
Maradona
Zidane o Baggio
Messi

a questi aggiungerei Platini, Puskas e Garrincha

ecco i miei 10


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fuzz77 ha scritto:
Francesco82 ha scritto:

Ovviamente vale il solito discorso, ci fidiamo di tutte queste considerazioni? Io mi limito a dire che visti pareri autorevoli e i successi uno come Scarone può essere candidato alla top ten.


ma assolutamente si, sono dell'opinione secondo la quale un giocatore che ha segnato un decennio deve stare in questa Top Ten

infatti, in ordine cronologico, io metterei

Scarone
Meazza
Di Stefano
Pelè
Cruijff
Maradona
Zidane o Baggio
Messi

a questi aggiungerei Platini, Puskas e Garrincha

ecco i miei 10


Ottima top ten anche la tua.


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MessaggioInviato: mar 11 mar 2014, 10:07 
Marco Bode ha scritto:
Francesco82 ha scritto:
Scarone è stato celebrato come una fantastica mezzala metodista da tutti gli osservatori e i compagni dell'epoca, determinante per tutti i successi dell'Uruguay (compreso il mondiale, dove pure brillò meno).
Meazza lo vide a fine carriera e disse che faceva cose inimmaginabili per chiunque altro, e la sua fama di miglior giocatore del mondo a metà anni '30 era ancora intatta.

Ovviamente vale il solito discorso, ci fidiamo di tutte queste considerazioni? Io mi limito a dire che visti pareri autorevoli e i successi uno come Scarone può essere candidato alla top ten.



Scarone fece cose mirabolanti ovunque.
In Italia molti critici, anche autorevoli, hanno sostenuto “eh ma quando è arrivato da noi (tre stagioni in tutto, una all'Inter e due al Palermo) fece malino”. Vero, ma era oramai bollito, oltre i 33 anni, dopo dieci e oltre spesi a mietere successi e record, e poi ebbe subito un infortunio.
Ma Meazza di lui disse: «Venne all'Inter a 33 anni ma era ancora il migliore di tutti. Faceva cose che tutti gli altri potevamo soltanto immaginare. Non oso nemmeno pensare cosa dovesse essere 10 anni prima. Sinceramente, nel corso della mia carriera ho veduto e affrontato tanti avversari e tanti campioni, ma per me Hector Scarone rimane il più forte di tutti».
Ricardo Zamora invece etichettò Scarone come “Il vero simbolo del football”.
Una delegazione della Fifa nel '50 lo ha eletto miglior calciatore dei primi 50 anni del '900.
Quando venne in Spagna con una tournée con il Nacional, incantò tutta l'Europa con numeri incredibili e un bottino finale di 29 reti in 38 partite, lui che non era centravanti, ma mezzala metodista deputata anche a costruire il gioco. I dirigenti del Barcellona lo videro e lo ingaggiarono. Al Barça si fece male, giocò appena 9 gare, ma condite da 6 reti e numeri d'alta scuola, tanto è vero che i vertici blaugrana volevano tesserarlo e farlo diventare un professionista, promettendogli uno stipendio superlativo, mi pare di 1500 pesetas al mese, più di Samitier e Platko. Sarebbe stato il primo giocatore professionista della rosa, qualche anno prima di Zamora, che lo divenne dopo il passaggio dall'Espanyol al Real Madrid. Scarone rifiutò per giocare le Olimpiadi del 28, aperte solo ai dilettanti. Vinse quelle Olimpiadi con un gol in finale, entrando in area dopo un assist di Bossio (e non con un tiro da 40 metri, come si legge da alcune parti).
L'Uruguay di Scarone - e di Andrade, Nasazzi, Petrone, Gestido, Mazali, Cea - vinse due Olimpiadi (prima dei Mondiali la competizione più ricca e importante anche nel calcio) nel giro di 4 anni in Europa, dopo viaggi da tregenda. In 80 anni di Mondiali una sola nazionale ha poi vinto il titolo iridato in Europa, il Brasile di Pelè, dunque non proprio una squadretta. E nessuna nazionale europea ha ancora vinto il Mondiale in Sud America. Questo serve per capire quanto sia rimasto difficile nel corso degli anni vincere un titolo mondiale in un continente diverso dal proprio. bene, quell'Uruguay ci è riuscito due volte nel giro di quattro anni...
L'Italia ha vinto due Mondiali, di cui uno in modo ben poco limpido, nel proprio continente. Anzi: uno in casa propria e l'altro a due passi. Non proprio la stessa cosa. Oltretutto il numero di partite tra Olimpiadi e Mondiale era identico. Anzi. L'Olimpiade del 28 fu probabilmente qualitativamente superiore al Mondiale del 30, con un Uruguay più forte e anche un'Argentina più forte, con Orsi, Bidoglio, Ferreyra e Tarasconi in più rispetto a due anni dopo.
Tornando al discorso delle differenze da un continente all'altro, ai tempi, il clima, i terreni di gioco e l'ambiente incidevano moltissimo sul rendimento di giocatori e squadre che erano pochissimo abituate a giocare in continenti differenti da quello di origine. Negli ottavi del Mondiale 38, si giocò un pirotecnico Brasile-Polonia. Bene, con il sole e il clima caldo, condizione a cui i brasiliani erano abituati sulle spiagge di Rio, i verdeoro scattarono sul 3-1 nel primo tempo.
Poi venne fuori la pioggia, la temperatura scese e la Polonia rimontò fino al 4-4. Il tempo però cambiò di nuovo, tornò il sole e prevalse il Brasile 6-5.
Lo stesso Brasile che otto anni prima in Uruguay trovò un clima molto rigido e, come si legge anche dalle cronache dell'epoca, ne soffrì molto: la Jugoslavia, abituata a giocare nel freddo, vinse 2-1 ed eliminò i brasiliani.
Quell'Uruguay fu invece imbattibile ovunque e con qualsiasi clima. La prima vera Nazionale di Fenomeni globali.


Quoto tutto, aggiungo che oggi un calciatore di 33 anni è in fase calante ma non "vecchio" (Pirlo, Xavi, Ibra etc.. sono ancora brillanti, chi più chi meno). All'epoca a 30 anni eri vecchio, io sarei già fuori quota, si viveva meno, si veniva curati meno, si prendeva botte da orbi sin da ragazzini etc...

Quindi Scarone era venuto a svernare, ma fece ancora cose pregevoli, pur senza più essere il fenomeno di prima.


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MessaggioInviato: mar 11 mar 2014, 15:12 
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platini va messo d obbligo,zidane sopra baggio,anche se il francese non mi sta molto simpatico


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MessaggioInviato: lun 17 mar 2014, 18:11 
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vorrei dire visto che e' stato citato che Stoichkov non ha mai giocato con il numero 10 , ha sempre portato il numero 8 e anche come posizione non ha mai giocato da numero 10 , avendo giocato sugli esterni o da seconda punta ma mai trequartista centrale.


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MessaggioInviato: lun 17 mar 2014, 21:26 
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Reg. il: dom 10 apr 2005
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epico ha scritto:
vorrei dire visto che e' stato citato che Stoichkov non ha mai giocato con il numero 10 , ha sempre portato il numero 8 e anche come posizione non ha mai giocato da numero 10 , avendo giocato sugli esterni o da seconda punta ma mai trequartista centrale.


bentornato epico.


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MessaggioInviato: ven 23 mag 2014, 18:31 
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Tifoso
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Reg. il: mar 20 mag 2014
Alle ore: 9:57
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Come classifica ci puo' stare tolto Messi che a parer mio non e' ad oggi paragonabile a gli altri , certo altri potrebbero contendere il posto a questi delle' elenco a inizio post. 1)Mardona e 2)Pele ovviamente intoccabili. Crujff e Di Stefano dovrebbero esserci .....


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