La notte degli errori
Rigorosamente esclusi dalla finale per colpa di uno scriteriato ct che, forse, credeva di poter sfottere anche la buona sorte. I suoi «misteri» questa volta non gli sono serviti a nulla.
Dal cilindro ha tirato fuori un Vialll, davvero coniglio. Un trucco troppo scoperto giustamente punito da un'Argentina che con tanta umiltà e fortunata pazienza va in finale per cercare di conquistare il suo terzo titolo mondiale.
Vicini ha sbagliato a scommettere su Vialli e non ha avuto nemmeno il coraggio di rimediare in tempo al suo errore.
Il fischio di Vautrot risolve il quiz di Vicini. L'Azeglio, mette dentro Vialli. Si scopre anche il bluff di Bilardo, ma non c'era bisogno di aspettare le formazioni per capire che quella delle due punte (Caniggia e Dezotti) era solo una delle solite mosse del nasuto ct argentino.
Il Gianluca nazionale riassapora il gusto di questo mondiale, per lui finora più agro che dolce, e al primo tocco di palla assaggia anche le «raffinatezze» del crudo Ruggeri. Vicini per Maradona non ha studiato una marcatura speciale. «El pibe» viene guardato all'inizio da Bergoml, mentre Ferri mette sotto il suo incan- descente casco il capelluto Caniggia. E quando «el pibe» e «il biondo» si scambiano la posizione, i due guardiani azzurri restano al loro posto. Senza agitarsi più di tanto per il cambio di marcatura. L'Argentina si limita a controllare il gioco degli azzurri. All'8' toccano Caniggia, Basualdo e Maradona. Arriva poi Burruchaga e la sua botta viene cacciata dall'angolino basso da Zenga. Bilardo spera soprattutto nel contro- piede ma di occasioni nemmeno l'ombra.
Segna un gol fasullo Maradona proseguendo un'azione che l'arbitro aveva interrotto per un precedente fallo. E una fine fasulla fa anche il suo appello ai napoletani perché tifassero Argentina. Si sente «Italia, Italia» e soprattutto «Schillaci, Schillaci». Totò si muove come un pendolo e al 17', puntuale fa scoccare la sua ora. L'azione parte proprio da lui che tocca per De Napoli, «Rambo» appoggia a Giannini, il Principe con un pallonetto salta l'avversario ma quando va a recuperare il pallone può solo colpirlo con uno sporco colpo di testa. Ma Vialli non sta a guardare tanto per il sottile e getta nella mischia il suo destro volante. Il portiere respinge d'istinto e l'intuitivo predone Schillaci mette dentro.
Un gol non bello ma utilissmo per sbloccare la situazione. A chi insiste nell'ardito confronto tra Totò e Paolo Rossi si può concedere che questo è un gol alla «Pablito». Un gol non bello che agli argentini non piace proprio perché, secondo loro, segnato in fuorigioco. La respinta del portiere ha rimesso in gioco Schillaci, qualche dubbio può esserci sul momento in cui Totò è scattato. Nelle profondissime occhiaie del neo capocannonicre dei mondiali finiscono anche i sospetti, e la sorte ha voluto che con il suo gol finisca anche il record di imbattibilità «mondiale» detenuto dall'Inghilterra con i 499' messi insieme tra il mondiale di Spagna e quello del Messico. Ora il primato è dell'Italia.
L'Argentina incassa e Maradona è capace di restituire un elegante girata al volo che finisce nelle braccia di Zenga. Un'Argentina cosi combinata non può sperare di rimettere insieme i cocci. Nella ripresa Bilardo toglie il difensore Calderon e mette dentro Troglio per dare più movimento alla manovra.
La mossa appare azzeccata. Le azioni «biancocelesti» hanno ora più spessore e si dimostrano più taglienti. Giusti fa suonare il campa- nello d'allarme, dopo dieci minuti, con una bordata che Zenga devia in calcio d'angolo. Nuovo rintocco qual- che attimo dopo con il lanciatissimo Caniggia che paralizza, in tandem con Troglio, la difesa azzurra.
Il gol sembra fatto, ma il tiro del «biondo» incoccia sulla gamba di Ferri. La situazione peggiora a vista d'occhio per l'Italia.
La squadra si allenta e si sfilaccia sempre più. Giannini si trascina per il campo. Vialli gioca a nascondino. Ma Vicini non dà segni di voler cambiare. Bisognerebbe inserire qualcuno capace di tirare su la cerniera del centrocampo che appare sempre più slabbrata. Ma intanto cambia la partita. Al 24' su un cross di Olarticoechea, Caniggia con un colpo di «capello» anticipa Ferri e lo spaurito Zenga in uscita.
Al pareggio argentino partono, finalmente, i cambi azzurri: prima Serena prende il posto di Vialli, poi tocca a Baggio sostituire il Principe. A questo punto è l'unica scelta possibile. Ma la fantasia non riesce a conquistare il potere dentro l'arco del novanta. Baggio ci prova nei tempi supplementari con una delle sue punizioni che Goycoechea strappa dal «sette». Giusti viene espulso per fallo su Baggio. Ma la partita è ormai segnata. Si va ai rigori. Baresi, Baggio e De Agostini eseguono il loro compito, lo scarabocchia invece Donadoni e lo macchia definitivamente Serena.
All'Argentina basta il quarto rigore messo a segno da Maradona.
_________________ GULLIT:"Quando vedo Messi penso che è un grande calciatore ma è protetto: dagli arbitri, dalle telecamere, dal regolamento. Messi può limitarsi a dribblare. Diego doveva saltare alto così, non per fare dribbling ma perché volevano spezzargli le gambe".
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