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Sondaggio concluso il mer 8 ago 2012, 14:30
Italia Nigeria 94 100%  100%  [ 5 ]
Francia Paraguay 98 0%  0%  [ 0 ]
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L'Italia rimane nel New Jersey, per affrontare a Boston la rivelazione Nigeria. Al termine di una tormentata vigilia, Sacchi cambia ancora. In difesa, spostamento di Maldini al centro assieme a Costacurta, con sacrificio dell'ottimo Apolloni, e Mussi e Benarrivo terzini. A centrocampo, Berti, preferito all'acciaccato Dino Baggio (che protesta di stare benissimo), Albertini, Donadoni e Signori, con Massaro e Roby Baggio in attacco. Il caldo opprimente di Foxboro esalta i fondisti africani, cui un errore difensivo degli azzurri concede il gol: Maldini sbaglia il tocco su un angolo di Finidi, Amunike da due passi non fallisce. Affranti dal caldo e piegati nel morale, gli azzurri non riescono a opporre ai pur modesti avversari che il compitino dei tanto vituperati schemi.

Nella ripresa Sacchi inserisce Dino Baggio, che subito centra il palo su cross di Signori, e poi Zola, ma il quadro non cambia. Ci si mette pure l'arbitro, che a un quarto d'ora dalla fine espelle lo stesso Zola, "reo" di avere ripreso palla a Eguavoen dopo esserne stato fallosamente atterrato in area. Terreo, in piedi davanti alla panchina, il Ct sembra scivolare lentamente all'inferno, quando, all'88'. Mussi da destra crossa a centroarea, dove Roby Baggio con freddezza infila l'angolino alla destra del portiere Rufai. Nei supplementari gli azzurri mettono sotto la Nigeria, conquistando la vittoria ancora con Roby Baggio, su rigore per fallo di Eguavoen su Benarrivo.

05.07.94 (12.05) Boston, Foxboro Stadium
ITALIA-NIGERIA 2-1 d.t.s.
Reti: 0:1 Emmanuel Amunike (26), 1:1 Roberto Baggio (89), 2:1 Roberto Baggio rig. (103)
Italia: Luca Marchegiani, Roberto Mussi, Alessandro Costacurta, Paolo Maldini (c), Antonio Benarrivo, Nicola Berti (46 Dino Baggio), Demetrio Albertini, Roberto Donadoni, Giuseppe Signori (63 Gianfranco Zola), Roberto Baggio, Daniele Massaro
Nigeria: Peter Rufai (c), Augustine Eguavon, Chidi Nwanu, Uche Ochechukwu, Michael Emenalo, Sunday Oliseh, Finidi George, Jay-Jay Okocha, Daniel Amokachi (34 Mutiu Adepoju), Rashidi Yekini, Emmanuel Amunike (57 Thompson Oliha)
Arbitro: Brizio (Messico)



A Lens, la favoritissima Francia incontra il Paraguay. Sudamericani molto coperti in difesa, francesi ancora privi dello squalificato Zidane. La Francia si getta avanti ma nel primo tempo dominano soprattutto la paura e la responsabilita' di essere la squadra favorita. La vera grande occasione è di Henry cha al 38' brucia la difesa sudamericana, ma il suo tiro, che scavalca Chilavert, si ferma sul palo. E' la grande occasione ma in realta' la Francia del primo tempo e' tutta qua. Nella ripresa paurose mischie sotto la porta di Chilavert ma nessuna vera e propria palla-gol: si va ai supplementari. Dove aleggia la nuova regola del golden-gol che pesa come un macigno su entrambe le formazioni fino al 114' quando Blanc esorcizza le paure spingendo la deludente Francia ai quarti.

28.06.98 (15.30) Lens, Stade Felix Bollaert
FRANCIA-PARAGUAY 1-0 (golden goal)
Reti: 1:0 Blanc (113)
Francia: Barthez, Lizarazu, Blanc, Thuram, Desailly, Deschamps (c), Petit (69 Boghossian), Diomede (76 Guivarc'h), Trezeguet, Djorkaeff, Henry (64 Pires)
Paraguay: Chilavert (c), Arce, Ayala, Acuna, Gamarra, Sarabia, Cardozo (91 Rojas), Paredes (74 Caniza), Enciso, Campos (55 Yegros), Benitez
Arbitro: Bujsaim (Emirati Arabi)

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MessaggioInviato: lun 14 mag 2012, 14:31 
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Sicuramente Italia Nigeria ma anche Francia Paraguay ha dato grandi emozioni.

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Italia - Nigeria ...impresa mitologica.

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10dovicovonFicker: Primo e secondo posto del G P S 2012.
Tractatus germanico-italicus
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Aggrappati ad un
Codino

Non c'è schianto, nè stridore in questa apocalisse vittoria. Non c'è perchè l'Italia del calcio, amputata da un arbitro giustiziere, ancora in dieci e poi ancora in nove, come contro la Norvegia, si ferma a un minuto e trenta secondi dal proprio annientamento. Si ferma e si libera di ogni fardello.
Catartico è il gol che toglie i ceppi a Roberto Baggio e regala la sponda dei supplementari. Illuminante, e sempre di Baggio, l'assist che proietta Benarrivo oltre la linea e induce all'innegabile errore. Chirurgica l'esecuzione dagli undici metri. Era stato via, Roberto Baggio, per quasi tutta la partita e per molto di questo suo micragnoso Mondiale; è tornato quando addosso a lui avevano spento anche l'ultimo insulto.

Se tecnicamente e tatticamente è stata una partita cattiva è stato per colpa della Nigeria, guidata dallo sbruffone olandese Westerhof, capace dell'idea più inaridente del confronto: la marcatura a terga di Roberto Baggio da parte del più creativo dei suoi nigeriani, Oliseh. Catenaccio e contropiede avevano prodotto un gol da calcio d'angolo, su errore di Paolo Maldini, colpevole d'involontaria e sinistra pettata.
L'Italia per un tempo ha fatto meglio, quasi bene. Poi si è avvilita, depressa. Prima che la fiducia in se stessa, l'ha persa nell' arbitro (espulso Zola), poi ha letto cattivi auspici nel destino (palo di Dino Baggio).
Era finita e sepolta la partita, pronta alla giubilazione la nazionale, all'esonero cruento Sacchi, alla decapitazione Matarrese. Era già tutto deciso, quando Mussi ha vinto un rimpallo e ha dato a Baggio la palla della vita. Non sprecarla è bastato per ridestare una squadra che ha avuto in Benarrivo l'uomo di perenne spinta e in Donadoni il catalizzatore di palloni.
Resurrezione completa, ennesima.

Era stata, fin da subito, una partita ripida, scivolosa e irta con l'Italia battuta al primo mezzo tiro in porta degli africani. Anzi, al 25' con Amunike abile a sfruttare addirittura un errore di Maldini, palla addosso da calcio d'angolo, con la difesa semiferma.
La partita resta nelle mani dell'Italia che, neppure dopo il gol, ha uno sbandamento psicologico.

Sulla prima, al 34', la responsabilità principale è dell'arbitro Brizio. Infatti, su lancio di Donadoni da sinistra, Massaro riesce a far ponte a vantaggio di Roberto Baggio, il quale colpirebbe di testa se Nwanu non lo spostasse.
Sacchi cambia nella ripresa. Dentro Dino Baggio e fuori Berti, prosciugato da un correre vano. Neanche passa un minuto e mezzo, ed è proprio di Dino Baggio la girata di destro che si infrange sul palo.
C'è Maldini che zoppica, ma Sacchi toglie proprio Signori. Perchè non Baggio, ci si chiede?
Perchè ormai la partita non si vince più con il dinamismo e la squadra corta, ma con colpi di pura abilità. Avrà ragione Sacchi, ma lo sapremo alla fine. La Nigeria mette più che può il confronto sulla lotta fisica. Se non bastasse tutto questo, diventa anche una brutta partita con l'Italia brava solo a puntare l'area, soprattutto con Donadoni, e a cercare il fallo da rigore: che non c'è su Dino Baggio, al 29', e che invece forse c'è su Zola, al 30'. Solo che Brizio, ormai in stato confusionale, scambia per reazione una energica opposizione del parmigiano su Eguavoen. Espulso Zola, e l'Italia si accascia.
Da espulsione, invece, sarebbe Maldini, che da ultimo uomo placca Yekini al 35'. L' arbitro lo ammonisce solamente.
Sta per finire, si capisce da tante cose: il tempo che passa, l'Italia che passa. I nigeriani ormai ci irridono con il "torello" e gli azzurri sbattono come mosche morenti in una stanza chiusa. E così, forse, solo la disperazione, e non lo splendido Donadoni, a lanciare Mussi, al 43' del secondo tempo, dentro l'area africana.

Il biondino esangue vince un rimpallo, non perde la calma, alza la testa e appoggia a Roberto Baggio.
L'attimo è supremo, spaccherà la partita: destro secco netto, nitido, profondo, pareggio. Inverosimile pareggio.

Si ricomincia dai supplementari. Ma l'Italia ricomincia in dieci, ovvio che sia dura anzi impossibile. I nigeriani hanno due vantaggi: hanno corso meno, hanno un uomo in più. Eppure è Dino Baggio a colpire di testa da calcio d'angolo, sfiorando il palo di un alito. Però è Marchegiani, al 4', a uscire su Yekini, sfuggito ancora centralmente a Maldini.
Sarebbe gol, di nuovo la fine, stavolta l'estrema fine. Invece non ne nasce neanche un angolo. L'Italia dà l'impressione di voler andare ai rigori, al massimo. L'unica è fare girar la palla con l'intenzione di far uscire i nigeriani, inspiegabilmente chiusi indietro. Ci riesce l'Italia, ci riesce Benarrivo. E il 10', da sinistra, come nel primo tempo, uno scambio stretto a Roberto Baggio: pallonetto oltre il difensore Eguavoen che, vistosi saltato, lo abbatte. Rigore. Passa un minuto e mezzo, che non finisce mai. Baggio contro Rufai: ancora destro, palla sul palo e poi dentro.

La Nigeria è sulle ginocchia, esanime. Ha solo uno sprazzo di vitalità, quando Costacurta perde un contrasto sulla sinistra del limite dell'area e il cross genera una mischia sbrogliata da Dino Baggio, un metro davanti alla linea di porta.
Ma è il contropiede, ancora affondato da Benarrivo che meriterebbe l'ampliamento del risultato se Roberto Baggio vedesse Massaro a sinistra. Invece no, la girata è in mano a Rufai. Un quarto d'ora ancora con l'anima straziata.
L'Italia è in nove, perchè Mussi ha i crampi. Esce, rientra ma va in attacco, assolutamente inutile. Massaro in difesa. Utilissimo. Si guarda l'orologio non il campo. La Nigeria prova confusamente. Non ci riesce, non ci riesce, ancora Italia. Andiamo avanti. MARCHEGIANI 7
Prova la sindrome Pagliuca, sperimentata nel primo tempo contro l' Irlanda: tocca la prima palla quando è in fondo alla sua rete, zavorrata dalla casualità più che dal merito altrui. Poi osserva, attonito, finchè non salva anche lui la partita, su Yekini, all' inizio dei supplementari.
MUSSI 7
Sacchi gli dà fiducia nella partita del "do or die", fai qualcosa o muori. Mussi leva dalla sua applicazione le energie per raschiare dall'ultimo minuto la penetrazione che porta al gol. Premio per la correttezza dell' impegno profuso, allenamento dopo allenamento, quando c'era chi lo considerava il numero 23 da lasciare a casa.
BENARRIVO 7,5
Dalla sua parte ancora un peso massimo, Finidi. Contro il laterale destro, allevato alla scuola Ajax, Benarrivo trova le mosse migliori per tagliare il proto catenaccio nigeriano. E straordinario con l'Italia in dieci, quando moltiplica le energie e si procura il rigore.
COSTACURTA 7
Dovrebbe fare il Baresi e fa il Costacurta, che di questi tempi è anche meglio. Chiama con puntualità il fuorigioco, puntella la difesa. Contro Yekini, in più , vince un duello tutto fisico. Conferma di essere il miglior difensore centrale del Mondiale.
MALDINI 6
Spostato in mezzo alla difesa, come nella finale di Atene tra Milan e Barcellona, conosce la parte scura della luna. Il gol di Amunike nasce da un rimpallo che lo coglie impreparato dopo un doppio liscio aereo davanti a lui. Nella ripresa zoppica sulla caviglia che gli ha rovinato ogni vigilia, venendo graziato dall' inguardabile arbitro per un fallo da ultimo uomo, ma resta in campo.
BERTI 5
La fatica è sua (in campo) e di chi osserva (fuori) un primo tempo senza accelerazioni e con poche idee, pescate al di fuori della semplice gestione della fascia destra. Sacchi lo toglie dopo 45' senza avere avuto da lui il contributo richiesto.
ALBERTINI 6,5
Privato del gemello Dino Baggio, per tutto il primo tempo si carica del peso dell' interdizione. Non è schiacciato mai dalla potenza nigeriana, ma non può trovare le verticalizzazioni che avevano messo in crisi il Messico.
DONADONI 7
E' l'altro ripescato illustre e punteggia il suo primo tempo di buone ispirazioni. Costeggia la partita, cercando di infilarsi nelle smagliature tra centrocampo e difesa dalla tattica mista di Westerhof. Con l'ingresso di Dino Baggio si sposta a destra, senza perdere mai di vista la sua prova di livello.
SIGNORI 6
Paga con la sostituzione tutte le corse che hanno svuotato il suo serbatoio. Dalla gara con il Messico ha perso in brillantezza, ma in virtù di una generosità senza pari.
R. BAGGIO 7,5
Fa condividere il suo karma all' Italia intera: la sofferenza. Poi pesca il diamante nel Mondiale già buttato, dimenticando Oliseh che lo marca a uomo, praticamente a tutto campo. Quando l'arbitro chiude gli occhi sul suo affondamento in area nel primo tempo è già aria di lento ritorno a casa, ma lui si ribella e prende per il codino l'Italia tutta. Due gol per ricominciare.
MASSARO 6,5
Gioca dal primo minuto, ma la carica del carillon è tirata soprattutto dalla parte dei nervi. Costa a Emenalo un'ammonizione dopo un minuto e poco più , fa la stessa fine al 5', per un dubbio fallo di mano in controllo. Con l'Italia in undici non incide come nelle altre gare, ma poi copre da solo praterie di campo. Finisce da difensore.
D. BAGGIO 7
Un minuto e mezzo per sostituire Berti, colpire il palo esterno e seminare di punti interrogativi la panchina del primo tempo. Lui, che giocherebbe anche da zoppo, è la stampella atletica dell' Italia che doveva essere schiacciata. Salva sulla riga il tiro del 2-2, medaglia alla sua generosità.
ZOLA s.v.
E il simbolo dello scandalo Brizio, l'arbitro migliore del Mondiale come lo ha definito barzelletta Casarin. Soffre un'espulsione assurda, quando comincia il suo contributo.

L'espulsione "inventata" di Zola< PrecedenteProssimo >Giancarlo Padovan
Il Corriere della Sera del 06/07/1994

Le PagelleIl TabellinoTutta la gioia di Roberto Baggio per l'insperato successoYekini supera Marchegiani per il vantaggio delle "aquile"Il biondino esangue vince un rimpallo, non perde la calma, alza la testa e appoggia a Roberto Baggio.
L'attimo è supremo, spaccherà la partita: destro secco netto, nitido, profondo, pareggio. Inverosimile pareggio.

Si ricomincia dai supplementari. Ma l'Italia ricomincia in dieci, ovvio che sia dura anzi impossibile. I nigeriani hanno due vantaggi: hanno corso meno, hanno un uomo in più. Eppure è Dino Baggio a colpire di testa da calcio d'angolo, sfiorando il palo di un alito. Però è Marchegiani, al 4', a uscire su Yekini, sfuggito ancora centralmente a Maldini.
Sarebbe gol, di nuovo la fine, stavolta l'estrema fine. Invece non ne nasce neanche un angolo. L'Italia dà l'impressione di voler andare ai rigori, al massimo. L'unica è fare girar la palla con l'intenzione di far uscire i nigeriani, inspiegabilmente chiusi indietro. Ci riesce l'Italia, ci riesce Benarrivo. E il 10', da sinistra, come nel primo tempo, uno scambio stretto a Roberto Baggio: pallonetto oltre il difensore Eguavoen che, vistosi saltato, lo abbatte. Rigore. Passa un minuto e mezzo, che non finisce mai. Baggio contro Rufai: ancora destro, palla sul palo e poi dentro.

La Nigeria è sulle ginocchia, esanime. Ha solo uno sprazzo di vitalità, quando Costacurta perde un contrasto sulla sinistra del limite dell'area e il cross genera una mischia sbrogliata da Dino Baggio, un metro davanti alla linea di porta.
Ma è il contropiede, ancora affondato da Benarrivo che meriterebbe l'ampliamento del risultato se Roberto Baggio vedesse Massaro a sinistra. Invece no, la girata è in mano a Rufai. Un quarto d'ora ancora con l'anima straziata.
L'Italia è in nove, perchè Mussi ha i crampi. Esce, rientra ma va in attacco, assolutamente inutile. Massaro in difesa. Utilissimo. Si guarda l'orologio non il campo. La Nigeria prova confusamente. Non ci riesce, non ci riesce, ancora Italia. Andiamo avanti. MARCHEGIANI 7
Prova la sindrome Pagliuca, sperimentata nel primo tempo contro l' Irlanda: tocca la prima palla quando è in fondo alla sua rete, zavorrata dalla casualità più che dal merito altrui. Poi osserva, attonito, finchè non salva anche lui la partita, su Yekini, all' inizio dei supplementari.
MUSSI 7
Sacchi gli dà fiducia nella partita del "do or die", fai qualcosa o muori. Mussi leva dalla sua applicazione le energie per raschiare dall'ultimo minuto la penetrazione che porta al gol. Premio per la correttezza dell' impegno profuso, allenamento dopo allenamento, quando c'era chi lo considerava il numero 23 da lasciare a casa.
BENARRIVO 7,5
Dalla sua parte ancora un peso massimo, Finidi. Contro il laterale destro, allevato alla scuola Ajax, Benarrivo trova le mosse migliori per tagliare il proto catenaccio nigeriano. E straordinario con l'Italia in dieci, quando moltiplica le energie e si procura il rigore.
COSTACURTA 7
Dovrebbe fare il Baresi e fa il Costacurta, che di questi tempi è anche meglio. Chiama con puntualità il fuorigioco, puntella la difesa. Contro Yekini, in più , vince un duello tutto fisico. Conferma di essere il miglior difensore centrale del Mondiale.
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Spostato in mezzo alla difesa, come nella finale di Atene tra Milan e Barcellona, conosce la parte scura della luna. Il gol di Amunike nasce da un rimpallo che lo coglie impreparato dopo un doppio liscio aereo davanti a lui. Nella ripresa zoppica sulla caviglia che gli ha rovinato ogni vigilia, venendo graziato dall' inguardabile arbitro per un fallo da ultimo uomo, ma resta in campo.
BERTI 5
La fatica è sua (in campo) e di chi osserva (fuori) un primo tempo senza accelerazioni e con poche idee, pescate al di fuori della semplice gestione della fascia destra. Sacchi lo toglie dopo 45' senza avere avuto da lui il contributo richiesto.
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Privato del gemello Dino Baggio, per tutto il primo tempo si carica del peso dell' interdizione. Non è schiacciato mai dalla potenza nigeriana, ma non può trovare le verticalizzazioni che avevano messo in crisi il Messico.
DONADONI 7
E' l'altro ripescato illustre e punteggia il suo primo tempo di buone ispirazioni. Costeggia la partita, cercando di infilarsi nelle smagliature tra centrocampo e difesa dalla tattica mista di Westerhof. Con l'ingresso di Dino Baggio si sposta a destra, senza perdere mai di vista la sua prova di livello.
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Paga con la sostituzione tutte le corse che hanno svuotato il suo serbatoio. Dalla gara con il Messico ha perso in brillantezza, ma in virtù di una generosità senza pari.
R. BAGGIO 7,5
Fa condividere il suo karma all' Italia intera: la sofferenza. Poi pesca il diamante nel Mondiale già buttato, dimenticando Oliseh che lo marca a uomo, praticamente a tutto campo. Quando l'arbitro chiude gli occhi sul suo affondamento in area nel primo tempo è già aria di lento ritorno a casa, ma lui si ribella e prende per il codino l'Italia tutta. Due gol per ricominciare.
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Gioca dal primo minuto, ma la carica del carillon è tirata soprattutto dalla parte dei nervi. Costa a Emenalo un'ammonizione dopo un minuto e poco più , fa la stessa fine al 5', per un dubbio fallo di mano in controllo. Con l'Italia in undici non incide come nelle altre gare, ma poi copre da solo praterie di campo. Finisce da difensore.
D. BAGGIO 7
Un minuto e mezzo per sostituire Berti, colpire il palo esterno e seminare di punti interrogativi la panchina del primo tempo. Lui, che giocherebbe anche da zoppo, è la stampella atletica dell' Italia che doveva essere schiacciata. Salva sulla riga il tiro del 2-2, medaglia alla sua generosità.
ZOLA s.v.
E il simbolo dello scandalo Brizio, l'arbitro migliore del Mondiale come lo ha definito barzelletta Casarin. Soffre un'espulsione assurda, quando comincia il suo contributo.

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LudwigvonFicker ha scritto:
Italia - Nigeria ...impresa mitologica.

Quoto, sotto di un uomo e già con un piede sull'aereo di ritorno Roby Baggio disse "Dove andate? Si resta negli Usa e andiamo pure in finale!"

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Più le cose cambiano, più restano le stesse.

LIBERA LA ROMA!


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La Nigeria difende il risultato, attendendo, flemmatica, il 90’, e quando mancano appena 100 secondi al triplice fischio, accade l’inimmaginabile: Mussi, intercetta una palla sulla destra, fornendola prontamente a Roby Baggio.

I nostri cuori iniziano a battere acceleratamente, i nostri occhi, tutti rivolti verso i piedi del fantasista di Caldogno. Attendiamo il miracolo e quel miracolo avviene: il Divin Codino ritorna ad essere tale, l’incantesimo si rompe magicamente e la sua stella riprende a brillare, quando quel pallone, sfiorando il palo interno, si infila alle spalle di Rufai, sorvolando l’intera difesa nigeriana.

“Baggio ci ha tirati giù dall’aereo”, affermerà Sacchi il giorno seguente la partita, avendo già immaginato un rientro infelice tra pomodori e insulti! I tempi regolamentari si chiudono così in parità, con sorpresa dei nigeriani, che già pregustavano il sapore della vittoria.

Si va ai supplementari: gli africani appaiono ovviamente demotivati per il colpo subìto, mentre l’Italia, sulle ali dell’entusiasmo, ha una marcia in più nonostante l’inferiorità numerica. Trascorrono pochi minuti, e uno straordinario Benarrivo, falciato in area da Eguavoen, si procura un provvidenziale rigore, decretato senza esitazione da Carter.

Dal dischetto Roby Baggio – ancora una volta il destino azzurro è nei suoi piedi – non sbaglia, realizzando il meritato 2 a 1. Ma il fato ha ancora un conto in sospeso con noi, quando Mussi è costretto a lasciare il campo, vinto dai crampi. Ridotti in 9 contro 11, l’impresa si fa ancora più ardua, ma teniamo duro fino alla fine, conquistando una qualificazione del tutto insperata. Cuore, orgoglio e grinta, e l’Italia vola ai quarti. Solo un pallone alto verso il cielo distruggerà di lì a poco i nostri sogni


Beniamina Capillari

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che roba :commosso

comunque non so perchè (forse perchè la prima vera partita di calcio di cui ho ricordi indelebili.), ma sono più affezionato a italia-norvegia del girone.. anche lì sofferenza disumana.

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una speranza, un desiderio: antonio conte, il nostro ferguson

«Sento parlare di grinta ritrovata: giudizio superficiale, la Juve gioca a calcio»


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si partite con sofferenza disumana tutte quelle dell'italia ad Usa 94 , comunque sia Maldini contro la Nigeria andava espulso , gravi inoltre per la Nigeria gli infortuni nel primo tempo di Amokachi e Amunike , con loro due ancora in campo la nigeria non avrebbe perso e come disse Yekini la colpa fu di Westerohoff che invece di sostiuirli con giocatori offensivi mise dentro due incontristi per difendere il risultato.
Amokachi sarebbe stato devastante per l'italia.

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Usa 94 era un mondiale mistico... La scaletta dell'aereo è roba da leggenda, altro che pepe...

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