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 Oggetto del messaggio: La Storia della Coppa America
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In attesa della prossima Coppa America che si disputerà tra pochi giorni in Argentina, ripercorriamo qui una breve storia di questa gloriosa competizione, che ha visto al via tanti fuoriclasse fantastici, in grado di segnare diverse epoche nella storia del calcio. La Coppa America è il più antico torneo continentale del mondo, voluta dai presidenti delle federazioni argentina e uruguayana, Adolfo Orma ed Hector Rivadavia Gomez, per provare a unire sotto un unico tetto le diverse fazioni che stavano sfaldando il calcio sudamericano. I benefici furono immediati: in pochissimi anni le nazionali sudamericane, Uruguay e Argentina su tutte, iniziarono a incantare le platee di tutto il Mondo. Non dissimili tatticamente dalle migliori compagini europee (il sistema di gioco utilizzato era sempre il Metodo, seppur con qualche mini variante), si dimostrarono però superiori sul piano del talento e finirono con il marchiare profondamente il calcio di quegli anni.

1916 Uruguay (in Argentina) - La prima edizione è disputata dal 2 al 17 luglio e vede al via 4 nazionali: Uruguay, Argentina, Brasile e Cile. Il successo finale va alla Celeste, che totalizza 5 punti in classifica (uno in più degli argentini): a trascinare gli uruguayani è l'interno sinistro di colore Isabelino Grandin, autore di 3 reti, che è straordinario atleta (detiene il record sudamericano dei 200 e 400 piani) e giocatore superlativo e completissimo.

1917 Uruguay (in Uruguay) - Tre successi in tre partite, 9 reti fatte e nessuna subita: l'Uruguay si conferma sul tetto del Sudamerica. Il 7 ottobre, nel match vinto 4-0 contro il Brasile debutta in nazionale (e va subito in gol) un 18enne che sarebbe diventato la leggenda massima del calcio uruguagio e una delle più grandi di sempre anche a livello mondiale. E' la mezzala Hector Scarone, che firma anche il successo decisivo contro l'Argentina del 14 ottobre.

1919 Brasile (in Brasile) - I carioca, trascinati dal grande Arthur Friedenreich, primatista assoluto dei gol di tutte le epoche (gliene vengono accreditati ben 1329), piegano nello spareggio decisivo l'Uruguay 1-0. Friedenreich, padre tedesco e madre mulatta, è il primo non bianco a vestire la maglia del Brasile, nazione che all'epoca escludeva i giocatori di colore o meticci. Per giocare, Friedenreich si vede costretto a truccarsi il viso spalmandosi della polvere di riso.

1920 Uruguay (in Cile) - Sono Angel Romano e Josè Perez a lanciare gli uruguagi al titolo. La Celeste conquista 5 punti precedendo l'Argentina di una lunghezza e, nonostante la rotazione imposta dalla Federazione che esclude assi del calibro di Scarone e Grandin, arpiona ancora una volta la vittoria finale.

1921 Argentina (in Argentina) - Appena cinque gol segnati bastano all'Argentina per laurearsi campione. Questo perché la difesa si rivela impenetrabile, con zero reti incassate. L'eroe del successo finale è il portiere Americo Tesoriere, uno dei più grandi del suo tempo. Nel match decisivo contro l'Uruguay, il gol decisivo porta la firma del futuro torinista Julio Libonatti. La competizione vede al via il Paraguay al posto del Cile.

1922 Brasile (in Brasile) - Le compagini diventano 5 (al via sia Cile che Paraguay), ma le spaccature in seno alle varie federazioni privano la manifestazione di alcuni campionissimi. Il Brasile, pur senza la stella Friedenreich, vince lo spareggio contro il Paraguay per 3-0 con due reti dell'ala Formiga.

1923 Uruguay (in Uruguay) - Accanto al 25enne Scarone, giunto nel pieno del suo splendore, la Celeste mette insieme per la prima volta un manipolo di altri campionissimi, Andrade, Nasazzi, Cea, Petrone, Uriarte. Comincia a formarsi l'ossatura di una delle più forti squadre di tutti i tempi, capace di vincere nei 7 anni seguenti 3 volte la Coppa America, 2 volte le Olimpiadi (quando erano aperte a tutte le fasce d'età e contavano davvero anche nel calcio) e il primo Mondiale.

1924 Uruguay (in Uruguay) - Per la legge dell'alternanza, la competizione avrebbe dovuto svolgersi in Paraguay, ma l'assenza di uno stadio adeguato porta a scegliere ancora il vicino Uruguay, reduce dal successo olimpico che aveva consacrato Nasazzi e compagni quale miglior nazionale del pianeta. Il futuro fiorentino Petrone, centrattacco formidabile, è capo-cannoniere con 4 reti, e conferma la superiorità della Celeste anche sul suolo sudamericano.

1925 Argentina (in Argentina) - Un'edizione monca, priva sia dei maestri uruguayani (che non aderiscono forse per protesta - argentini e uruguagi non si sono mai amati, soprattutto all'epoca, in cui si spartivano il dominio continentale, e non solo) che del Cile. Al via appena 3 formazioni: Argentina, Brasile e Paraguay. Trascinata dai gol di Manoel Seoane, l'Albiceleste conquista il successo. La competizione è ricordata per l'addio al calcio del grande Friedenreich, mentre l'Argentina schiera il primo giocatore di colore della sua storia: l'interno De Los Santos.

1926 Uruguay (in Cile) - Una pioggia di reti e spettacolo: l'Uruguay fa vedere a tutti perché è la regina assoluta del calcio mondiale. Tre reti al Cile, due all'Argentina, sei alla debuttante Boliva, altre sei al Paraguay. Il pubblico di Santiago è letteralmente in visibilio. Il grandissimo Scarone è il perno fisso di un attacco atomico. Sa fare tutto: comanda, imposta, inventa e conclude (6 gol). Ad assisterlo è un altro Hector, Castro, che gioca senza la mano destra, ma non ne risente: va in rete anche lui 6 volte e si consacra sul proscenio continentale: sarà grande protagonista anche alle Olimpiadi del '28 e al Mondiale del '30.

1927 Argentina (in Perù) - Il Perù è la settima nazionale a prendere parte alla Coppa e subito la ospita. E' un'altra edizione da favola: in Argentina sta fiorendo una generazione di giocatori favolosi, Monti, Orsi, Stabile, capace di tenere testa all'Uruguay. Le due superpotenze si danno battaglia, il match decisivo è vinto dagli argentini 3-2: all'Uruguay non bastano due reti del solito Scarone, l'Argentina si impone trascinata dalle giocate funamboliche dell'ala sinistra Orsi. Il piccolo grande fuoriclasse, in coppia con il centromediano Monti, centrerà poi l'argento olimpico, l'argento iridato (battuti in entrambe le occasioni dagli acerrimi rivali uruguayani) e poi, da naturalizzato italiano, un titolo Mondiale e 5 scudetti consecutivi con la Juventus.

1929 Argentina
(in Argentina) - I padroni di casa riscattano la sconfitta olimpica dell'anno prima contro un Uruguay stanco e svogliato e centrano il bis consecutivo. Il paraguyano Aurelio Gonzalez vince il titolo di capo-cannoniere.

1935 Uruguay (in Perù) - Dopo il Mondiale '30 scende il gelo tra Argentina e Uruguay (l'ennesimo di quegli anni), fatto che porta alla rottura diplomatica tra i due Paesi e alla sospensione per 5 anni del torneo continentale. E' il Perù a riunire le duellanti, che si presentano però - in segno di protesta - con maglie differenti rispetto a quelle classiche. L'Uruguay, richiamando alle armi alcuni dei fuoriclasse straordinari del decennio precedente, riesce ad avere la meglio, travolgendo 3-0 l'Argentina nel match finale. E' il canto del cigno della "Generacion d'Oro" uruguayana, conosciuta in Europa dopo i successi olimpici come "I Los Invencibles".

1937 Argentina (in Argentina) - Un'edizione ricca di incertezza e tanti gol (Brasile-Cile finisce addirittura 6-4). E' l'Argentina a prevalere nello spareggio contro il Brasile (entrambi avevano chiuso al primo posto a 8 punti). Il 17enne De La Mata segna le due reti decisive, diventando l'uomo simbolo del trionfo. Il proseguio della sua carriera nell'Independiente, al fianco di Antonio Sastre e del meraviglioso centravanti paraguayano Arsenio Erico, uno dei più forti attaccanti di tutti i tempi, non fu però pienamente in linea con le debordanti aspettative iniziali.

1939 Perù
(in Perù) - Finalmente la Coppa esce dal triangolo Argentina-Brasile-Uruguay e abbraccia nuovi vincitori. Trascinato dalle 7 reti dell'idolo di casa Teodoro "Lolo" Fernandez, i peruviani superano l'Uruguay 2-1 e iscrivono per la prima volta il loro nome nell'albo díoro della manifestazione.

1941 Argentina (in Cile) - Antonio Sastre, che in carriera ha giocato in ben 8 posizioni diverse e sempre benissimo, e il "Poeta de La Zurda" Enrique Garcia regalano l'ennesimo successo all'Albiceleste. L'edizione vede al debutto nuove stelle di assoluto rilievo, che infiammeranno il calcio sudamericano dei prossimi anni: gli argentini Moreno e Pedernera, l'uruguayano Varela, il cileno Livingstone.

1942 Uruguay (in Uruguay) - Un'altra competizione piena di reti e numeri spettacolari: Uruguay e Argentina segnano 21 gol a testa (fa scalpore soprattutto il 12-0 inflitto dagli argentini al debuttante Ecuador) e alla fine sono i padroni di casa a prevalere grazie a un gol di Zapirain nello scontro diretto. L'edizione segna il debutto di un'altra gloria sudamericana, il brasiliano Zizinho, che diventerà con l'argentino Mendez il massimo goleador della Coppa con 17 reti.

1945 Argentina (in Cile) - La 17esima edizione della Coppa vede al via anche la Colombia: manca oramai solo il Venezuela... Vince l'Argentina, che precede il Brasile di un punto (11 a 10). Entrambe le nazionali possono contare su attacchi favolosi: gli argentini schierano Boyè, Mendez, Pontoni, Martino e Loustau; i carioca Tesourinha, Zizinho, Heleno, Jair e Ademir: tre di questi saranno titolari anche nello sfortunato Mondiale '50.

1946 Argentina (in Argentina) - La "Maquina del River Plate", una delle più micidiali linee d'attacco nella storia del calcio, fa il suo fragoroso debutto sulla Coppa America: ed è subito vittoria. Accanto a Loustau, emergono gli altri stroardinari interpreti biancorossi, gli interni Moreno e Labruna, l'ala destra Munoz, l'eclettico attaccante Pedernera. Nonostante un Brasile forte e coraggioso, che sta già facendo le prove generali per il Mondiale '50 (vedi l'attacco dell'anno precedente), la "Maquina argentina" si rivela troppo superiore. Come l'Uruguay negli Anni '20 e l'Italia negli Anni '30, l'Argentina domina, sul piano dei risultati e della quantità di talenti, gli Anni '40: solo l'assenza di competizioni internazionali a causa della guerra impedisce a quel meraviglioso ciclo di conquistare l'alloro mondiale.

1947 Argentina (in Ecuador) - Ancora Maquina show. E ancora trionfo. L'Argentina sbriciola ogni precedente primato di gol, raggiungendo la cifra stratosferica di 28 in 7 incontri: ai meravigliosi interpreti del River (e al cannoniere Tucho Mendez), si aggiunge una nuova stella, che sbuca sempre dal vivaio biancorosso: è Alfredo Di Stefano. A soli 20 anni, è già un fenomeno: segna 5 reti e in campo è una scheggia, imprendibile. Diventa "la Saeta Rubia", la freccia bionda. In quel periodo è un centravanti purissimo, un primo Ronaldo per intenderci. Nel corso della carriera evolve fino a diventare "il calciatore totale" per antonomasia. Nel Real Madrid più vincente di sempre è leader, cannoniere, patriarca supremo. Con Pelè e Maradona, è considerato il più grande della storia.

1949 Brasile (in Brasile) - La crisi economica che investe l'Argentina disperde la meravigliosa Maquina e molti assi, da Pedernera a Di Stefano, sono costretti a emigrare altrove in cerca di gloria. L'Albiceleste, impoverita, sceglie di non partecipare al torneo, che è vinto così dal Brasile di Ademir e Zizinho. Sembra l'antipasto ideale per i Mondiali di casa del '50, che i padroni di casa devono vincere. Filerà tutto liscio fino all'atto finale, quando l'Uruguay, contro ogni pronostico, sbancherà il Maracanà e getterà un intero Paese nella tragedia.

1953 Paraguay (in Perù) - Il Paraguay non può ancora ospitare la Coppa: si opta così per il Perù. La squadra paraguayana vince a sorpresa, precedendo il Brasile: nelle sue fila gioca quell'Heriberto Herrera, che sarebbe poi diventato più famoso come allenatore, guidando la Juventus allo scudetto del '67. Il Brasile guarda già oltre la delusione del '50: debuttano i terzini Djalma e Nilton Santos, il regista Didì e l'ala Julinho. I primi tre saranno protagonisti del riscatto iridato verdeoro.

1955 Argentina (in Cile) - L'Argentina si affida a nuovi talenti, Micheli, Cecconatto, Bonelli, Grillo e Cruz: il solo collante con la generazione d'oro della Maquina è il sempreterno Labruna, cervello del River. Tanto basta per vincere. La delusione maggiore, come nel '53, è l'Uruguay: la generazione di Varela e Schiaffino, così superba ai Mondiali (vittoria nel '50; fermata in semifinale dalla Grande Ungheria nel '54 dopo un'epica battaglia risolta solo ai supplementari) non riesce a incidere altrettanto nel proprio continente.

1956 Uruguay (in Uruguay) - Lo scherzo del destino: con una nazionale rinnovata per 9/11 e sulla carta molto meno competitiva di quella degli anni precedenti, l'Uruguay torna al successo dopo 12 anni di astinenza. L'edizione è ricordata per lo scarso spettacolo offensivo: si passa dalle 73 (!) reti del '55 alle sole 38 del '56.

1957 Argentina
(in Perù) - E' una delle edizioni più belle della storia della Coppa. L'Argentina parte in sordina, nessuno sembra dar credito a quei tre giovanotti tutto pepe che rispondono ai nomi di Maschio, Sivori e Angelillo, ribattezzati "I Tre Angeli della Faccia Sporca". Ma, grazie a bel gioco e reti in serie (25 al termine del torneo), l'Argentina si laurea campione. La stella più luminosa è Sivori, che nella Juventus si consacrerà come uno dei campioni più geniali e stravaganti della storia del nostro campionato.

1959/1 Argentina (in Argentina) - Con una squadra del tutto rivoluzionata rispetto a quella del '57 (i "Tre Angeli dalla Faccia Sporca" emigrano tutti in Italia), l'Argentina si conferma sul tetto del SudAmerica contro ogni previsione. Il Brasile, campione del Mondo l'anno precedente, chiude imbattuto, ma risulta fatale il 2-2 contro il Perù: i verdeoro si consolano con Pelè, che si laurea capo-cannoniere del torneo con 8 reti, facendo rimanere a bocca aperta gli spettatori per l'eleganza, la classe e la naturalezza delle sue giocate. Sarà l'unica volta in cui O Rey e alcuni dei meravigliosi interpreti del doppio successo consecutivo al Mondiale, scelgono di partecipare alla Coppa America.

1959/2 Uruguay (in Ecuador) - A fine anno, l'Ecuador riesce a organizzare una seconda edizione della Coppa. Le nazionali presenti sono appena 5 e molte (come il Brasile) mandano in campo i rincalzi. Si impone l'Uruguay, ma la stella è il 22enne ecuadoregno Alberto Spencer, forse il più grande giocatore di tutti i tempi del suo Paese.

1963 Bolivia
(in Bolivia) - Dopo Uruguay, Brasile, Argentina, Perù e Paraguay, anche la Bolivia diventa per la prima volta campione continentale. L'edizione è però modesta sul piano tecnico: l'Uruguay è assente, il Brasile snobba l'evento spedendo le riserve delle riserve, l'Argentina si schiera con un surrogato di un Under 21. L'eroe del successo è la mezzala Victor Augustin Ugarte, il più forte giocatore boliviano di sempre.

1967 Uruguay (in Uruguay) - Ancora una volta l'Uruguay organizza la Coppa e la vince. Decisivo l'1-0 all'Argentina nell'ultimo match. L'edizione segna il debutto (finalmente...) del Venezuela. Il Brasile invece "si supera": niente riserve stavolta, la federazione verdeoro snobba a tal punto la competizione che sceglie di non far neppure partecipare la nazionale!

1975 Perù - Cambia la formula: non più un girone unico, ma tre gironi da tre squadre. Passano le prime, la quarta semifinalista è la vincitrice dell'edizione precedente. Altra novità è l'assenza di una sede unica: le partite vengono giocate in tutto il SudAmerica in un intervallo di tempo assurdo (si parte il 31 luglio, la finale si disputa il 28 ottobre). Vince il Perù, che piega 1-0 la Colombia: miglior giocatore della competizione è la mezzala peruviana Teofilo Cubillas, il più grande di sempre nel suo Paese. Sarà soprattutto grazie a lui che il Perù diventerà la rivelazione del Mondiale '78.

1979 Paraguay - Una nuova generazione di talenti fantastici inizia a infiammare il calcio sudamericano: il Brasile schiera campioni del livello di Falcao, Zico e Socrates, già protagonisti un anno prima nel Mondiale argentino. I campioni del Mondo in carica, guidati da Menotti, cominciano a far lievitare la stella di Diego Armando Maradona, che brilla intorno al nucleo che un anno prima si è laureato campione del Mondo. Non basta però: a vincere alla fine è il Paraguay, in finale contro il Cile.

1983 Uruguay - Nonostante l'infortunio del bomber Fernando Morena nel match contro il Venezuala, la Celeste conquista il titolo, battendo in finale il Brasile. L'uomo in più è il giovanissimo Enzo Francescoli, mezzala dal tocco vellutato e dalla classe pura.

1987 Uruguay (in Argentina) - Si torna a giocare in un unico Paese. L'Argentina mette sul piatto i campioni iridati dell'anno precedente, a partire da Maradona. Il "Pibe de Oro" incanta, con tre reti in due partite nel girone, ma in semifinale entra in scena il cinico Uruguay, che passa di misura. Nella finalissima, Francescoli e compagni regolano poi il Cile 1-0. La delusione maggiore è il Brasile: il giovane Romario regala gemme, ma i verdeoro sono travolti nella partita chiave del girone 4-0 dal Cile.

1989 Brasile (in Brasile) - Cambiano le regole: la squadra campione partecipa - com'è giusto - dal via. Dopo 40 anni, il Brasile torna a vincere. Al Maracanà, la gara decisiva del girone finale è una mini rivincita del Mondiale '50 contro l'Uruguay: questa volta, nessuno scherzo. Romario segna il gol partita, il capitano Ricardo Gomes può sollevare il trofeo.

1991 Argentina (in Cile) - Dopo 32 anni, l'Argentina torna sul trono continentale. Senza Maradona, che come Pelè non ha dunque mai vinto la Coppa America, l'Albiceleste domina il girone finale, trascinata dalle 6 reti del capo-cannoniere Batistuta. Il bomber del Boca, a 22 anni, è la star della manifestazione: diventerà grande in Italia con la Fiorentina e vincerà un tricolore con la Roma.

1993 Argentina (in Ecuador) - Meno brillante rispetto al '91, ma ugualmente efficace. E con un Batistuta ancora decisivo: a secco nelle prime quattro partite, l'attaccante fiorentino si esalta e in finale infilza due volte il Messico, portando i suoi al secondo successo di fila. Per la prima volta, il torneo è aperto anche alle compagini del Centro e Nord America, Messico e Stati Uniti.

1995 Uruguay (in Uruguay) - Ancora imbattibile in casa. L'Uruguay supera ai rigori in finale il Brasile, al termine di un'edizione maschia e poco spettacolare. Francescoli conquista la terza Coppa America della sua carriera, a una sola vittoria dalla leggenda Scarone.

1997 Brasile (in Perù) - Il miglior Ronaldo della carriera, quello che va dal '96 al Mondiale '98, arpiona una Coppa America da grandissimo protagonista. Con 5 reti è vice capo-cannoniere della manifestazione e in coppia con l'amico Romario fa faville. In finale, il Fenomeno segna una rete nel 3-1 che annienta la Bolivia.

1999 Brasile (in Paraguay) - Il trio Amoroso-Rivaldo-Ronaldo infila ben 14 reti e porta nuovamente il Brasile al successo. Finale senza storia contro l'Uruguay: finisce 3-0, Rivaldo ne fa 2 e a fine anno ottiene il Pallone d'Oro quale miglior calciatore in circolazione. L'edizione è ricordata per l'assurda partecipazione del Giappone, subito eliminato nei gironi, a conferma di idee poco chiare (da sempre) da parte della Federazione sudamericana.

2001 Colombia (in Colombia) - Nonostante una marea di problemi organizzativi, il ritiro di Argentina e Canada (sostituite da due debuttanti, Honduras e Costa Rica), la Colombia ottiene il pass per ospitare l'evento, per la prima volta. I padroni di casa vincono un'edizione di scarso rilievo: Aristazabal, con 6 reti, è il capo-cannoniere, anche se è un gol del difensore Cordoba a piegare il Messico nell'atto finale. Brasile e Uruguay mandano in campo numerosi comprimari. L'esordiente Honduras si inerpica fino alle semifinali.

2004 Brasile (in Perù) - Senza Ronaldo, i verdeoro trovano una nuova stella: è Adriano, attaccante di 22 anni, tutto muscoli, potenza e fiuto. Peccato che la testa fragile e il carattere bizzoso gli precludano un proseguio di carriera in linea con le devastanti promesse. In ogni caso, nel 2004, si prende tutto: titolo di capo-cannoniere (con 7 reti), di miglior giocatore e successo finale (ai rigori contro l'Argentina).

2007 Brasile (in Venezuela) - Sembra l'anno dell'Argentina, che si presenta da favorita, potendo contare su un'ondata industriale di talenti. L'Albiceleste domina, ma in finale è travolta da un Brasile concretissimo, trascinato dall'estro di Robinho (stella e bomber dell'edizione con 6 reti). All'Argentina non bastano due ottimi Crespo e Riquelme: a tradire le attese è soprattutto il 20enne Messi, che segna una sola rete e sparisce nei momenti chiave: un intero Paese sta ancora aspettando adesso, 4 anni dopo, che si consacri anche in Nazionale, dopo i fasti nel Barcellona.

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


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complimenti davvero molto interessante :-)


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Gran bel servizio.
Qui una traversa di Maradona da meta' campo nel tempio del Marcana' nel 1989 contro L'uruguay.

http://www.youtube.com/watch?v=yDevA5aVlVI

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GULLIT:"Quando vedo Messi penso che è un grande calciatore ma è protetto: dagli arbitri, dalle telecamere, dal regolamento. Messi può limitarsi a dribblare. Diego doveva saltare alto così, non per fare dribbling ma perché volevano spezzargli le gambe".


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epico ha scritto:
Gran bel servizio.
Qui una traversa di Maradona da meta' campo nel tempio del Marcana' nel 1989 contro L'uruguay.

http://www.youtube.com/watch?v=yDevA5aVlVI
questo commento dice tutto: 4-4-2 , 4-3-3, ecc....  futbol is simply,give ball to Diego !


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Tesourinha e' considerato dopo Garrincha il miglior dribblatore della storia .

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DESTO' scandalo in Brasile la sua esclusione dal Mondiale 50.

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 Oggetto del messaggio: Re: La Storia della Coppa America
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Marco Bode ha scritto:
1957 Argentina[/b] (in Perù) - E' una delle edizioni più belle della storia della Coppa. L'Argentina parte in sordina, nessuno sembra dar credito a quei tre giovanotti tutto pepe che rispondono ai nomi di Maschio, Sivori e Angelillo, ribattezzati "I Tre Angeli della Faccia Sporca". Ma, grazie a bel gioco e reti in serie (25 al termine del torneo), l'Argentina si laurea campione. La stella più luminosa è Sivori, che nella Juventus si consacrerà come uno dei campioni più geniali e stravaganti della storia del nostro campionato.


Una cosa che mi sono sempre chiesto: cos'avrebbe combinato l'Argentina al Mondiale del 1958 se avesse potuto schierare i tre "Angeli dalla Faccia Sporca" Maschio, Angelillo e Sívori. Inoltre anche un altro protagonista di quel successo nel Campionato Sudamericano, il portiere Rogelio Domínguez, finì al Real Madrid, e così al Mondiale di Svezia l'Argentina giocò in pratica senza quattro pilastri che l'avevano portata al trionfo l'anno prima. Probabilmente non avrebbe impensierito il Brasile, ma sarebbe stata lo stesso una grande protagonista.


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 Oggetto del messaggio: Re: La Storia della Coppa America
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Marco Bode ha scritto:

1987 Uruguay (in Argentina) - Si torna a giocare in un unico Paese. L'Argentina mette sul piatto i campioni iridati dell'anno precedente, a partire da Maradona. Il "Pibe de Oro" incanta, con tre reti in due partite nel girone, ma in semifinale entra in scena il cinico Uruguay, che passa di misura. Nella finalissima, Francescoli e compagni regolano poi il Cile 1-0. La delusione maggiore è il Brasile: il giovane Romario regala gemme, ma i verdeoro sono travolti nella partita chiave del girone 4-0 dal Cile.


Per la prima e unica volta nella storia una squadra vinse la Coppa America giocando solo due partite!


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 Oggetto del messaggio: Re: La Storia della Coppa America
MessaggioInviato: mar 15 ott 2019, 20:12 
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Marco Bode ha scritto:

1953 Paraguay (in Perù) - Il Paraguay non può ancora ospitare la Coppa: si opta così per il Perù. La squadra paraguayana vince a sorpresa, precedendo il Brasile: nelle sue fila gioca quell'Heriberto Herrera, che sarebbe poi diventato più famoso come allenatore, guidando la Juventus allo scudetto del '67. Il Brasile guarda già oltre la delusione del '50: debuttano i terzini Djalma e Nilton Santos, il regista Didì e l'ala Julinho. I primi tre saranno protagonisti del riscatto iridato verdeoro.


In realtà Nílton Santos aveva già debuttato nella vittoriosa Coppa America del 1949 in Brasile. Detto questo, come abbia fatto il Brasile a perdere quest'edizione del 1953 lo sa solo lui. Visto il valore della sua rosa avrebbe dovuto vincere a mani basse, considerando anche che mancava l'Argentina e che l'Uruguay si presentò in formazione rimaneggiata.


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