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Reg. il: dom 10 apr 2005
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Leviathan ha scritto:
Gradirei qualche approfondimento su un grandissimo bomber come Franz "Bimbo" Binder, bomber di quel Rapid Vienna che riuscì a vincere un campionato tedesco ai tempi dell'Anschluss(mi pare nel 1941), se possibile.

Grazie. :-)


Franz Binder nasce a Vienna il 1 dicembre 1911. Viene soprannominato "Bimbo" per i lineamenti da eterno ragazzino. Inizia nelle giovanili del Sankt Polten, poi nel 1930 passa al Rapid Vienna, con cui vince 4 campionati austriaci e 2 coppe nazionali. L'Anschluss del 12 marzo 1938 costringe l'Austria a unirsi alla Germania nazista. Di conseguenza, vengono fusi insieme anche i due campionati di calcio nazionali. Le squadre austriache giocano insieme a quelle tedesche e nel 1941 il Rapid di Binder arriva alla finale contro lo Schalke 04. I blu di Gelsenkircken sono avanti 3-0 all'intervallo, ma nella ripresa Binder si scatena, segna 4 reti, sbaglia pure un rigore e trascina i suoi al titolo: il primo e l'unico vinto da una formazione austriaca nella Bundesliga tedesca. Con la nazionale austriaca è chiuso in parte dalla stella Sindelar (che a differenza di Binder troverà una tragica morte a causa dell'Anschluss), ma colleziona comunque 20 presenze e 16 reti. Con quella tedesca (Hitler - nel tentativo fallito di formare una nazionale formidabile per i Mondiali del '38 - mette insieme il meglio dei due Paesi), Binder infila 10 reti (ben 5 all'Italia!) in 9 partite. E' morto nel 1990.
Come caratteristiche tecniche, Bindera era un attaccante potente, dal colpo di testa micidiale, ma anche discretamente tecnico. Gli statistici gli accreditano 1006 reti in 756 partite ufficiali, 4° marcatore di sempre dietro a Friedenreich, Pelè e Puskas.

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


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MessaggioInviato: ven 6 gen 2012, 3:03 
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Reg. il: dom 5 apr 2009,
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Marco Bode ha scritto:
Leviathan ha scritto:
Gradirei qualche approfondimento su un grandissimo bomber come Franz "Bimbo" Binder, bomber di quel Rapid Vienna che riuscì a vincere un campionato tedesco ai tempi dell'Anschluss(mi pare nel 1941), se possibile.

Grazie. :-)


Franz Binder nasce a Vienna il 1 dicembre 1911. Viene soprannominato "Bimbo" per i lineamenti da eterno ragazzino. Inizia nelle giovanili del Sankt Polten, poi nel 1930 passa al Rapid Vienna, con cui vince 4 campionati austriaci e 2 coppe nazionali. L'Anschluss del 12 marzo 1938 costringe l'Austria a unirsi alla Germania nazista. Di conseguenza, vengono fusi insieme anche i due campionati di calcio nazionali. Le squadre austriache giocano insieme a quelle tedesche e nel 1941 il Rapid di Binder arriva alla finale contro lo Schalke 04. I blu di Gelsenkircken sono avanti 3-0 all'intervallo, ma nella ripresa Binder si scatena, segna 4 reti, sbaglia pure un rigore e trascina i suoi al titolo: il primo e l'unico vinto da una formazione austriaca nella Bundesliga tedesca. Con la nazionale austriaca è chiuso in parte dalla stella Sindelar (che a differenza di Binder troverà una tragica morte a causa dell'Anschluss), ma colleziona comunque 20 presenze e 16 reti. Con quella tedesca (Hitler - nel tentativo fallito di formare una nazionale formidabile per i Mondiali del '38 - mette insieme il meglio dei due Paesi), Binder infila 10 reti (ben 5 all'Italia!) in 9 partite. E' morto nel 1990.
Come caratteristiche tecniche, Bindera era un attaccante potente, dal colpo di testa micidiale, ma anche discretamente tecnico. Gli statistici gli accreditano 1006 reti in 756 partite ufficiali, 4° marcatore di sempre dietro a Friedenreich, Pelè e Puskas.

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Sai una cosa Marco? Ti sei mai chiesto perchè dovessero usare una parola italiana per dare un soprannome ad un austriaco? In realtà quel soprannome non sarebbe dovuto al suo aspetto fisico...

"Bimbo" è un termine che la lingua inglese ha acquisito nei primi decenni del secolo scorso ad indicare una persona, solitamente una donna, con un certo fascino, ma poco intelligente. Cosa c'entra tutto ciò con Binder? A metà anni '30 il Rapid fece un tour in Egitto, e sembra che uno dei personaggi del film "Notti nel Deserto", un film muto, fosse una ladra, chiamata dagli inglesi "Bimbo", che, stando a quanto si dice, pare assomigliasse e corresse allo stesso modo dell'attaccante austriaco. Quando i suoi compagni di squadra la videro avrebbero iniziato a chiamare Franz "Bimbo". Vero o no che sia, mi convince un po' di più della versione più popolare.

Tornando a Franz, è conosciuto anche per aver segnalato il nome di Josef Bican quando i giornalisti andarono alla ricerca di coloro che avessero, eventualmente, segnato più di mille gol in carriera (questo poco dopo che Pelé segnò il suo millesimo gol); dicendo che Bican ne avrebbe segnati 5000 (interpellato quest'ultimo rispose ai giornalisti "chi mi avrebbe creduto se avessi detto che ho segnato cinque volte i gol che ha fatto Pelé"?).

Piccola parentesi a parte, era un giocatore brevilineo, forte di testa, opportunista, ottimi riflessi e, si dice, dal tiro tremendamente potente. Si raccontano aneddoti di reti sfondate dai suoi tiri, in proposito. Inoltre si dice avesse un discreto spirito combattivo (e la rimonta citata da Marco ne è la dimostrazione).


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MessaggioInviato: ven 6 gen 2012, 14:59 
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Grazie Mad, non sapevo della tournèe in Egitto :-)

In ogni caso, vorrei tornare sulla Maquina e sul suo modo di giocare. Ho trovato due citazioni.

Renato Cesarini, ex gloria della Juve Anni '30 e allenatore di quel River da favola: «Questi uomini si muovevano senza palla e perciò le loro combinazioni risultavano così sorprendenti».

Juan Carlos Lorenzo, ex giocatore: «Non è esatto definire Sistema quello che viene oggi praticato in Argentina. E' Sistema se per tale si intende il puro e semplice marcamento dell'uomo nel senso inteso da noi in Italia; non lo è se invece si intende un determinato schieramento e una relativa tattica di gioco. Comunque, anche per quanto concerne il marcamento, bisogna mettersi d'accordo. In Argentina, ad esempio, non si vedrà mai un giocatore insistere nell'inseguimento dell'avversario una volta che questi avrà giocato l'antagonista. Il contatto vero e proprio avviene soltanto per contendersi la palla: una volta che un avversario ha prevalso, l'altro si considera "giocato" e tocca a un suo compagno accorrere per affrontare l'antagonista che fugge, mentre chi è stato superato si sposta a marcare l'altro avversario smarcato dall'azione precedente. Così il gioco è tutto un movimento e un continuo susseguirsi di inversioni dei ruoli presto ristabiliti...».

Come si vede, Cesarini e Lorenzo spiegano quello che si diceva prima: ossia che i giocatori argentini nel corso degli Anni '40 sperimentarono nuove forme di gioco, una prima bozza del calcio totale si può dire, sia in difesa quanto in attacco. No a ruoli fissati, no a giocatori che sapessero giocare in una sola posizione di campo; sì a elementi dinamici, polivalenti, capaci di svolgere diverse mansioni nel corso di una partita. Non è un caso che questo si sia verificato negli Anni '40, quando il calcio iniziava ad abbandonare la fissità per abbracciare un maggior dinamismo e velocizzarsi, anche e soprattutto nel gioco senza palla. Tutti concetti che verranno poi ampliati nel successivo decennio, grazie a formazioni come la Honved; decennio che - come ha ricordato anche epico (non a caso la sua selezione terrestre parte proprio dal '54 in avanti) - segna l'avvento del calcio moderno, totale, con i giocatori che si muovono in modo sistematico: non più elementi fermi ad aspettare il passaggio del compagno, ma sempre pronti a scattare per ricevere il pallone lanciato in profondità.

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Uno schema della Maquina. In realtà però Moreno era la mezzala destra arretrata, Pedernera il centravanti in linea con le due ali, Labruna il più avanzato sul centro sinistra, pronto a colpire.

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Dal libro sulla storia del River. Qui si nota il movimento continuo dei 5 attaccanti, capaci di occupare qualsiasi posizione dell'attacco.

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Documentario sulla Maquina:

http://www.youtube.com/watch?v=L-r6pYsFLUs

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Ma Binder era potente o no? Brevilineo o longilineo? Su wikipedia è 1.90, per esempio. Ed è morto nel 1989.

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Matteo Innocenti ha scritto:
Ma Binder era potente o no? Brevilineo o longilineo? Su wikipedia è 1.90, per esempio. Ed è morto nel 1989.


Perdonami, sovrappensiero ho scritto brevilineo ma intendevo totalmente il contrario :|

Longilineo, alto e piuttosto ben messo, ma asciutto, non il classico armadio. Una specie di Cristiano Ronaldo (parlo di semplice conformazione fisica), ma più alto. Non una scheggia nel lungo, ma esplosivo e con un tiro bello forte.


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dopo Inter-Parma mi guardo il documentario sulla Maquina :8)


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Continuiamo a parlare della meravigliosa Maquina, narrando le gesta di un altro giocatore di quella formazione: Adolfo Pedernera.

Nato il 15 novembre 1918 ad Avellaneda, vicino a Buenos Aires, Pedernera cresce nelle giovanili dell'Huracan. Nel 1934 viene ingaggiato dal famoso River Plate e nel '35 debutta in prima squadra, giocando come interno destro, in coppia con il centravanti Peucelle e l'interno sinistro Moreno, di due anni più vecchio e destinato a diventare suo inseparabile compagno di tanti trionfi. Grazie alle magie di questo tridente da sogno, il River vince il campionato. La stagione successiva, i biancorossi centrano un altro titolo, con Pedernera che viene schierato da ala sinistra, dimostrando quindi grandissime capacità tattiche, sapendosi adattare in diversi ruoli.

Nel 1940 l'allenatore Renato Cesarini lo imposta da centravanti ed è la nascita della famigerata Maquina, destinata a sconvolgere gli equilibri del calcio mondiale. Munoz a destra, Loustau a sinistra, Moreno da interno destro arretrato, Pedernera da centravanti e Labruna da interno sinistro avanzatissimo: questa la versione più celebre di una prima linea atomica, con 5 interpreti meravigliosi che si scambiano posizione di continuo, mandando in tilt le difese avversarie.

Se Moreno è forse il più grande di quel River da sogno, Pedernera è colui che più di tutti permette alla Maquina di diventare realtà, grazie alla sua versatilità e alla sua intelligenza tattica. E' lui il cervello, il regista della squadra: manovra i fili del gioco, serve invitanti assist per gli inserimenti di Labruna, ripiega fin quasi sulla linea di centrocampo, si inserisce per concludere personalmente. Sa e può fare tutto.

Nel 1941, arpiona con il River il terzo titolo nazionale, in estate è tra i protagonisti del successo in Coppa America, a Santiago del Cile. Nel 1942 fa suo il quarto campionato argentino. Per vincere il quinto dovrà attendere il 1945 mentre nel 1946 gioca una Coppa America sontuosa, che l'Argentina vince a redini basse. Il suo carattere altezzoso e il suo carisma a tratti esagerato lo portano però a scontrarsi con i dirigenti del River, che nel 1947 lo vendono all'Atlanta per 140mila pesos.

Chiude così la sua avventura nel River con 131 reti in 287 partite. Con la maglia dell'Atlanta non ingrana (appena 4 reti in 28 presenze) e anche il successivo ritorno all'Huracan non sembra giovargli (20 partite e 2 gol). I maligni sostengono che sia oramai bollito. Niente di più sbagliato. Dopo lo sciopero dei calciatori argentini in seguito alla crisi (di cui Pedernera è tra i promotori), nel 1949 il nostro emigra in Colombia, ai Millionarios di Bogotà, dove è accolto da 5mila tifosi colombiani in festa.

I Millionarios in quegli anni si sono posti fuori dall'ambito Fifa e stanno reclutando a suon di dollari i migliori calciatori del continente sudamericano. Pedernera è il primo ad essere scelto. Insieme a lui, vengono ingaggiati anche il difensore Zuloaga, il portiere Cozzi, l'argentino Hector Rial (che diventerà poi una stella in Europa nel Real Madrid) e l'altro argentino Nestor Rossi, uno dei centromediani più forti degli Anni '40. Ultimo della lista, il 23enne Alfredo Di Stefano, l'erede di Pedernera in maglia River e chiamato in Colombia proprio dal suo maestro.

Con una simile accolita di stelle, i Millionarios incantano, conquistano 4 campionati su 5 e si guadagnano l'appellattivo di "Balletto Azzurro": Pedernera è il leader della squadra, personalità, esperienza e carisma. Per questo, si guadagnerà il soprannome di "Napoleon del futbol" e di "Maestro".

Dopo i fasti colombiani, Pedernera torna in patria nel 1954 a Baires, dove chiude la carriera giocando in coppia con Boyè nel Globito. Diventa quindi allenatore di successo, guidando diverse formazioni argentine (e vincendo due titoli argentini con il Boca Juniors) e la Colombia ai Mondiali '62. Nel 1965, in seguito a un grave incidente automobilistico, è costretto a un ritiro momentaneo. Rientra nel '68 e continua ad allenare nelle giovanili del River Plate fino alla morte, per un attacco cardiaco, il 12 maggio 1995.

Pedernera resta nella storia del calcio argentino e sudamericano come una delle figure più rilevanti. Attaccante modernissimo per i suoi tempi, veloce, dai fondamentali tecnici completi e dall'intelligenza tattica mostruosa, è stato un precursore anche come mercenario.

Antonio Ghirelli, apprezzato giornalista e storico italiano, lo ritiene il massimo centravanti della storia, mentre Biran Glanville lo ha inserito come terzo giocatore più grande dei primi 50 anni del '900 alle spalle di due icone come Scarone e Meazza. Il grande Alfredo Di Stefano, suo compagno nel River e poi nei Millionarios, lo considera addirittura il miglior giocatore di tutti i tempi: «Il più grande calciatore che abbia mai visto nella mia vita è stato Adolfo Pedernera. Maradona era eccezionale, fantastico; e nessuno chiaramente può mettere in dubbio il valore di Pelè. Ma, sebbene sia difficile fare paragoni, ritengo che Pedernera sia stato il più completo di tutti. Era in grado di giocare ed essere determinante in ogni ruolo».

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