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Seppur con qualche settimana di ritardo, è doveroso un omaggio ad un grande del calcio degli anni '60, Flórián Albert, Pallone d'Oro 1967, scomparso all'età di 70 anni in seguito ad un mal riuscito intervento chirurgico al cuore.

Simbolo per antonomasia del glorioso Ferencváros, club che nel 2007 gli ha intitolato lo stadio, Albert - tra i migliori giocatori nella storia del calcio ungherese - è stato l'unico magiaro a vincere il Pallone d'Oro.

Erede designato di Ferenc Puskás (i due erano comunque molto diversi come centravanti: più potente e goleador Puskás, più manovriero e tecnico Albert), con l'Ungheria vanta 32 reti in 75 presenze, conquistando la medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1960, arrivando terzo agli Europei del 1964 e partecipando ai Mondiali del 1962 (capocannoniere con 4 reti insieme ad altri cinque giocatori) e del 1966 (eliminato ai Quarti di Finale dall'Unione Sovietica, dopo aver fatto fuori il Brasile Campione in carica nel girone).

Con il Ferencváros ha vinto 4 Campionati Ungheresi, 1 Coppa d'Ungheria e 1 Coppa delle Fiere (nella stagione 1964-65, 1-0 in finale contro la Juventus). Ha perso invece la finale, sempre dell'antenata della Coppa UEFA, nel '68.

A livello individuale, s'é laureato capocannoniere della Coppa dei Campioni nella stagione 1965-66 (7 reti) e della Coppa delle Fiere nell'annata 1966-67 (8 marcature) e ha vinto 4 volte il titolo di miglior bomber del Campionato Ungherese.



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Lo metto anche qui...

Ho trovato una sua intervista molto interessante su "France Football" n° 1085 del 27 dicembre 1966.

«C'è una grossa differenza tra il Flórián Albert del 1965 e il Flórián Albert del 1966. Fino all'anno scorso infatti il mio ruolo sia nel Ferencváros che nella Nazionale ungherese era quello di centravanti. Il problema, però, era che, soprattutto in provincia, venivo marcato in modo molto stretto, anche con metodi rudi e anche sotto lo sguardo compiacente degli arbitri. Perciò ero spesso infortunato e non potevo giocare con continuità. In quel periodo la nostra squadra aveva altri due attaccanti infortunati, Fenyvesi e Varga, che vennero sostituiti da Németh e Rátkai. Il primo è un attaccante molto efficace, un interno di punta che segna parecchi gol. Così il mio allenatore ha deciso di arretrarmi di qualche metro, in modo da poter essere d'appoggio a Németh. Lo stesso è accaduto anche in Nazionale, con Farkas e Bene che sono chiamati a fare le punte avanzate, mentre io mi destreggio in posizione più arretrata, essendo il regista e il costruttore di gioco. Sono più a mio agio in questa posizione. Quando una punta commette un errore, infatti, viene subito criticato, mentre un regista partecipa di più al gioco e, se sbaglia, questi errori possono risultare meno vistosi e decisivi. Sono cresciuto con il mito della Honvéd. All'età di 12/13 anni ero già nelle giovanili del Ferencváros. Ricordo che giocavamo le nostre partite la domenica mattina, ma il pomeriggio correvo sempre a vedere la Honvéd di Puskás, Hidegkuti, Kocsis e Bozsik. Da loro penso di aver imparato moltissimo».

Gipo Viani, quindi non l'ultimo arrivato in fatto di competenza calcistica, sul Corriere dello Sport del 22 maggio 1968, afferma che Flórián Albert è uguale in tutto e per tutto a Sandro Mazzola. Solo nella velocità Sandro ha qualcosa in più dell'ungherese. Per il resto sono campioni di pari valore.