Zdenek Zeman, il rivoluzionario del Calcio
Il 26 luglio 1998 non si sono ancora spenti gli echi della polemica doping che ha investito il Tour de France quando esplode una nuova bomba sul mondo del calcio italiano: l’allora allenatore della AS Roma, signor Zdenek Zeman, in un’intervista esprime le sue preoccupazioni legate all’eccessivo uso di prodotti farmaceutici da parte dei calciatori.
Il 9 agosto successivo si muove la giustizia ordinaria ed il procuratore Raffaele Guariniello, apre un procedimento giudiziario per accertare se vi siano ipotesi di reato e convoca Zeman come persona informata sui fatti.
Inizia così il processo di fama internazionale che ha visto coinvolti Antonio Giraudo e Riccardo Agricola, rispettivamente dirigente e medico della Juvenus.
Nel corso degli anni saranno molti i nemici di Zeman, tra tutti l’ex potente del calcio italiano Luciano Moggi al tempo dirigente della Juventus che di fatto, ostacolerà con ogni mezzo possibile la futura carriera dell’allenatore boemo e, l’attuale allenatore della nazionale italiana Marcello Lippi. Il processo si chiude nel marzo 2007 con un nulla di fatto: la sentenza della Corte di Cassazione confermò l'assoluzione, pronunciata in Appello, degli imputati dalle accuse legate al doping.
Ma chi è Zeman? Per chi non lo conoscesse ricordo brevemente che nella prima metà degli anni novanta portò alla ribalta il Foggia, una squadra sino ad allora composta da calciatori sconosciuti al grande pubblico: attraverso tattiche spregiudicate la sua squadra si impose all’attenzione degli amanti del football regalando un gioco votato solo all’attacco.
L’importante secondo Zeman è far divertire gli spettatori durante le partite e afferma: “ai giocatori piace attaccare e non difendere”. Rivoluziona di fatto le credenze del catenaccio applicate dalla maggioranza degli allenatori italiani: zona pura, difesa altissima, modulo del 4-3-3 e schemi offensivi ossessionanti sono il suo credo intoccabile che regalano gol a grappoli. L’avventura foggiana sarà ribattezzata Zemanlandia; nei tre campionati al timone della sua squadra raggiunse sempre l’obiettivo prefissato della salvezza, sfiorando anche la zona Uefa.
In seguito Zeman allenerà poi la Lazio e la Roma ottenendo sempre ottimi piazzamenti in campionato e lanciando talenti del calibro di Nesta, Signori, Nedved, Totti, etc. La sensazione fu che non ebbe mai a disposizione un organico tale da poter vincere titoli.
Dopo l’esperienza romana vengono le sfortunate esperienze di Napoli (società allo sbando) e del Fenerbahce, poi due ottimi campionati con il Lecce in cui valorizzerà Bojinov e Vucinic.
Al termine dei tornei le sue squadre hanno quasi sempre avuto il miglior attacco anche se i risultati sono spesso stati penalizzati dagli atteggiamenti arbitrali negativi, tanto che alla fine dell’ultimo campionato con la Roma lo stesso Galliani, allora presidente della lega si vide costretto ad ammettere che la squadra di Zeman fu l’unica ad aver effettivamente subito torti arbitrali.
Accusato di non aver mai vinto nulla di importante rispose così: "talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente."
Il coraggio di portare il cambiamento del sistema, andando anche contro i potenti, sarà la costante nota dell’atteggiamento del tecnico nato a Praga.
Attraverso la sua sempre pungente e pacata ironia è’ l’unico nel mondo del calcio italiano ad esporsi in prima persona, lanciando esternazioni mai banali e sempre pesanti come pietre. Paga per questo le amare conseguenze con l’allontanamento dai club più importanti della serie A nonostante riesca ad attirare sempre molti ammiratori allo stadio dove elargisce emozioni e divertimento.
“a mio parere, la grande popolarità che ha il calcio nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza in ogni angolo del mondo c'è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi. Ma il calcio, oggi, è sempre più un'industria e sempre meno un gioco”. Zdenek Zeman