Quale allenatore cambiò in maniera più netta il calcio, in modo da poter parlare di un "prima e dopo di"?

Per me fu Chapman. Il sistema fu la rivoluzione a mio parere più incisiva nella storia, la differenziazione maggiore rispetto al "prima" e cioè alla piramide.
Il metodo è uno sviluppo del calcio precedente, il sistema uno stravolgimento che in pratica crea un reparto, il centrocampo, un ruolo e ne modifica in maniera sostanziale altri.
Le rivoluzioni successive sono state per me meno "traumatiche".
A voi.

Ernst Happel, è stato il più grande innovatore della storia del calcio, un allenatore pazzesco, prima di lui in Olanda manco sapevano cosa fosse il calcio... Senza Happel Michels non avrebbe mai teorizzato il calcio totale!

Per quanto mi riguarda, se devo prendere strettamente il discorso "innovatore" e "prima di lui e dopo di lui", allora decisamente Jimmy Hogan.

Rinus Michels

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GULLIT:"Quando vedo Messi penso che è un grande calciatore ma è protetto: dagli arbitri, dalle telecamere, dal regolamento. Messi può limitarsi a dribblare. Diego doveva saltare alto così, non per fare dribbling ma perché volevano spezzargli le gambe".

per quel che ho visto io, direi Sacchi.

nella storia forse Michels, considerando l'influenza diretta (Ajax e Olanda) e indiretta (Sacchi, appunto, ma anche il Barcellona moderno).

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keep 'em laughing as you go, but remember that the last laugh is on you

Non si può dirne uno, a mio avviso. Tanti allenatori sono stati rivoluzionari e innovativi. Non penso si possa dividere il calcio come la storia del cristianesimo e dire "c'è un prima" e "c'è un dopo". Il calcio è evoluzione continua, spesso neppure programmata, e lineare, a catena. Senza l'Ajax di Cruyff e Michels, non ci sarebbe mai stato il Barcellona di Guardiola. Senza gli insegnamenti di John Reynolds non ci sarebbe stato Michels e nemmeno l'Ajax. Senza Meisl, non ci sarebbe stata la Grande Ungheria. Senza il Metodo non ci sarebbe stato il Sistema e senza il Sistema, non si sarebbe mai arrivati al Mezzo Sistema e al Catenaccio. E' tutto un concatenarsi di fattori, di idee tattiche. Capita poi che ci siano allenatori moderni o contemporanei capaci di rispolverare dettami tattici in disuso da 50 anni o più: vedi Corrado Orrico nell'Inter 92 quando tentò di giocare con il quadrilatero del Grande Torino. O vedi Guardiola e il suo 2-3-2-3 al Barcellona, che tanto ricordava - almeno nelle posizioni degli uomini di partenza - il caro vecchio Metodo...

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2

Sono d'accordo con te Marco, il discorso di "prima e dopo" era un po' un'iperbole, tuttavia per alcuni allenatori credo si possa notare un'originalità maggiore rispetto al passato e uno di questi per me è Chapman, soprattutto a livello di posizioni in campo. Meisl ad esempio è stato altrettanto rivoluzionario nel cambiare i concetti relativi al movimento dei giocatori.
Ovviamente i tecnici moderni più innovativi sono quelli che creano sintesi tra elementi del passato.

Forse la squadra che ha cambiato di più resta la Grande Ungheria: dopo la rivoluzione calcistica di Puskas e compagni, si iniziò a pensare al calcio in modo più moderno, con la squadra intesa davvero in senso lato, come un tutt'uno e non come una divisione di reparti, difesa da una parte e attacco dall'altra. C'erano già state però squadre vere, pensiamo all'Uruguay Anni 20-30 che aveva già capito l'importanza di tenere la squadra più corta se l'esigenza lo richiedeva; ma anche all'Austria di Meisl e al Grande Torino.

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2

E giusto per completare: senza Jimmy Hogan non ci sarebbe stato Meisl, né probabilmente la ricerca della tecnica calcistica (dal controllo di palla, al come colpirla, il passaggio ad un'elevazione superiore della padronanza della sfera) così come l'hanno iniziata ad insegnare altri allenatori dopo di lui

Adess esageruma no: l'Olanda aveva vinto tre volte la medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici (1908, 1912 e 1920) quando la competizione era aperta alle Nazionali maggiori. Nel 1920, per dire, aveva fatto meglio dell'Italia.