Platini, francia brasile anche se passmo i transalpini è una partita senza vinvcitore. Entrambe le squadre alla fine del.match sono due pugili. I sudamericano vanno a casa mmentre la Francia si appresra a pagare dazio al colossale sforzo in semifinale
Bozsik grande capacità nella gestione del giuoco. Eccelse capacità metronomiche.
Ronaldo fenomeno. Lui, come Maradona, anche se con caratteristiche diverse, era imprevedibile. Ogni volta che prendeva il pallone non sapevi mai cosa sarebbe potuto accadere»
Totti “Il nostro gioco preferito si chiamava "paperelle", un gruppo di bambini si metteva in cima alla scala, cominciavano a camminare uno dietro l'artro scendendo il gradino fino alla fine della scala, sotto c'era un bambino che doveva carciare e colpire queste benedette "paperelle", chi ne prendeva più paperelle vinceva un gelato.”
Julio Cesar sciabolata morbida
Matthaus bergomi vallo
Rijkaard passaggi con il contagiri
“Ney ha una belva dentro di lui e quando la gente lo tocca o cerca di ferirlo, quell'animale esce fuori e tu sei morto, non c'è modo di fermarlo. È il suo istinto di autodifesa" Dani Alves. Totti
CAMPIONI / Raccontiamo la storia del capitano della Roma Totti, il fenomeno di Torvaianica Papà Enzo convinse gli altri bambini a far giocare Francesco e lui diventò il più bravo della spiaggia ROMA - Il 27 settembre 1976 era un lunedì. Nella maggiore piazza di Damasco, capitale della Siria, venivano impiccati tre terroristi palestinesi che poche ore prima avevano assaltato un hotel internazionale e preso in ostaggio novanta turisti. In Italia, il leader del Pci, Enrico Berlinguer, visitava il Friuli, devastato quattro mesi prima dal terremoto. La lira crollava sui mercati finanziari. Adriano Panatta trascinava l' Italia nella finale di Coppa Davis battendo l' australiano Newcombe. Alle ore 13.30, a Roma, nella clinica «Fabia Mater», nasceva Francesco Totti, figlio di Lorenzo - impiegato di banca al Mediocredito centrale - e di Fiorella - casalinga - Lo aspettava un fratello, Riccardo, 5 anni. E' un' Italia ancora in bianco e nero, quella in cui si affaccia alla vita Francesco Totti. Via Vetulonia e il quartiere San Giovanni hanno il colore rosso delle mura latine e il giallo di molti palazzi costruiti nel dopoguerra. San Giovanni è centro e isola insieme: si respira ancora, nella metà degli anni Settanta, la dimensione del quartiere dove la gente si ferma a parlare per strada, dove tutti si conoscono, dove c' è persino la possibilità di giocare a calcio per strada. Francesco assomiglia alla madre: occhi azzurri, capelli biondi. E' un bambino precoce: a nove mesi già cammina. La palla attira subito la sua attenzione. Comincia a inseguirla nell' appartamento al numero 18 e, d' estate, sulla spiaggia di Torvaianica, borgo di mare tirato su in fretta e furia negli anni Cinquanta, quelli di mattone selvaggio. Ma è a questa spiaggia e a questo mare che si lega il primo episodio importante della «carriera calcistica» di Totti. Un bel giorno, papà Enzo accompagna Francesco ad assistere ad una partita di pallone sulla sabbia chiara di Torvaianica. Chiede ai ragazzi di far giocare per qualche minuto il bambino, vestito con la maglietta bianca - numero 4 - e i pantoloncini rossi. Ottiene un rifiuto. «E' troppo piccolo, può farsi male». Papà Enzo insiste. Alla fine, la spunta. Francesco entra in campo e segna due gol. Gli altri ragazzi restano a bocca aperta. Tottino diventa uno dei fenomeni della spiaggia di Torvaianica. «All' età di cinque anni palleggiava già come un adulto - racconta Stefano Caira, direttore generale del Perugia e amico-consigliere di Totti - Si capiva che aveva doti particolari, che era nato per giocare a calcio. A quel tempo io giocavo nella Fortitudo, al campo della gioventù italiana. Chiesi alla mamma, Fiorella, di poterlo portare con me agli allenamenti. Diventò la mascotte della squadra e cominciò a frequentare la scuola calcio, confrontandosi con i bambini di 9-10 anni». L' età di 6 anni è anche quella della scuola. Francesco viene iscritto alla «Alessandro Manzoni», davanti a casa, dove ha già frequentato l' asilo. Il cortile diventa uno dei luoghi prediletti per giocare a pallone. A sette anni, un altro episodio importante della sua vita: Francesco si reca con la scuola in Vaticano. C' è anche la mamma, Fiorella, che tiene in braccio il figlio quando papa Giovanni Paolo II si ferma e benedice il bambino. «Un momento di emozione intensa», racconta la mamma, senza dubbio la figura-chiave nella storia del futuro campione. E' lei a sorvegliare gli studi. E' lei ad accompagnare il figlio agli allenamenti. Bambino tranquillo, Francesco. «Ma qualche malandrinata la facevo anche io. A volte rubavo i palloni. D' estate giocavamo tutto il pomeriggio, fino al tramonto. Spesso, prima di tornare a casa prendevo il pallone, facevo l' indifferente e me ne andavo. Possedevo una vera collezione di palloni. Alla fine li riconsegnai tutti. A scuola non ero il massimo, però ero attento ed educato». Nel 1983 Totti viene iscritto alla scuola calcio della Fortitudo, maestro Armando Trillò. Nel 1984 passa alla Smit Trastevere, dove rimane per due stagioni. Nel 1986 il primo salto importante: la Lodigiani, dove trova due grandi istruttori: Fernando Maestropietro (attuale allenatore dei giovanissimi regionali della Roma) ed Emidio Neroni, quest' ultimo uno dei pilastri della storia tottiana. «Francesco all' età di 10 anni era piccolino e scattante. Si capiva che era un talento naturale. Il problema non era affinarne le doti, ma seguirlo nel modo giusto nella crescita. La famiglia è stata determinante. Enzo e Fiorella sono stati genitori presenti, ma discreti. E hanno trasmesso al figlio valori fondamentali come l' umiltà e la serietà. Giocava in attacco, maglia numero 8. Aveva il calcio nel Dna. Andava solo sollecitato. Faceva il gattone: sembrava assentarsi, poi, all' improvviso, segnava». Il tempo delle scuole medie: Totti viene iscritto alla «Pascoli», dove incontra due insegnanti che gli resteranno nel cuore: la professoressa di lettere, Anna Maria Petricone, e l' insegnante di educazione fisica, Domenico De Zen. «Francesco era portato per tutti gli sport. Partecipava alle campestri, giocava a tennis. Ma quando lo vidi giocare per la prima volta a calcio, mi resi conto che era un talento naturale», racconta De Zen. Nell' 89 il momento della verità. E' la Lazio a notarlo per prima, poi ci si mette anche il Milan (e tornerà alla carica più volte) con un' offerta di 100 milioni, ma la resistenza del ragazzo e della famiglia, romanisti da diverse generazioni, e l' inserimento felice di Raffaele Ranucci, all' epoca brillante dirigente giovanile della società di Trigoria, permettono al club giallorosso di arruolarlo. Totti diventa romanista. E' la svolta.
Ultima modifica di epico il ven 11 nov 2022, 16:33, modificato 34 volte in totale.
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