CONTINUA COSI' , BAGNOLI HAI LO SCUDETTO IN MANO
IL CARO e grande Verona ha celebrato la 12 di Campionato a esclusivo furor di indigeni: ma prima la poderosa nazionale di Malta si è impegnata ad alleviare la nostra umiliazione di padroni-servi minacciando la Germania (che Machiavelli chiamava la Magna) e così giustificando il rigore di Beckenbauer: nè Briegel nè Rummenigge sono stati così brillanti da mettere in cruda minoranza il nostro vivaio. Anche l' Inter ha vinto senza il suo Sigfrido: ma è chiaro che l' impresa più sonante l' ha realizzata il Verona all' Olimpico. La fedele amicizia di Pierin Dardanello ha rivelato su "Tuttosport" un mio preciso sospetto in sede di presentazione: che Bagnoli confidasse nella presunzione tattica di Lorenzo. Che diamine: assenti Briegel e Larsen, cosa altro avrebbe potuto la Lazio se non avventarsi al Verona? E che significa avventarsi se non trascurare l' aureo concetto italianista degli spazi da chiudere soprattutto in retrovia? Nanu Galderisi ha puntualmente propiziato un gol che la statistica vorrebbe ora assegnare a un terzino laziale; ma il contropiede veronese avrebbe dovuto fornire esiti meno avari: lo stesso Nanu ha sprecato a ridosso di Orsi, e così il generoso, instancabile Fanna, che in area avversaria perde lucidità e imponenza. Adesso il Verona vanta ben venti punti sui ventiquattro finora in palio; la sua media inglese è di +2, così rivelandosi più favorevole della stessa classifica, che elenca il Torino a quota 18 ma lo pone a -1 in media inglese. Il ritmo dei primi è dunque tornato così alto da promettere 25 punti (sulla carta, se capiss) al momento della virata per il ritorno: che è quota veramente eccessiva. Di questo passo, il Verona avrà il suo principale nemico in se medesimo: e farà sempre bene Bagnoli a tirarlo di redini. Ne ha precisa intenzione il tecnico e lo dice: "Questa vittoria (di Roma) consentirà sostituzioni... coraggiose a primavera". C' è un po' di ironia, in simili affermazioni, come se il mio burbero amico volesse dire a tutti: "Quando mi vengono i punti, per sembrarvi saggio li dovrei rifiutare?" no, ma resta inteso che non dovrà scavezzarsi per vincere ad ogni costo dove può anche accontentarsi di pareggiare senza correre sgradevoli rischi. Si tratta comunque di fastidi grassi, dei quali è ragionevole e perfin bello tener conto. Il primato in classifica, come il potere nel governo politico, logora chi non ce l' ha: però est modus. Con un incasso inferiore a quello del Cremona, il pimpante e a tratti magnifico Torino ha messo imperiosamente sotto il Como. Non ha mandato in estasi i tifosi: li ha forse più divertiti la presenza di Sergio Rossi, il presidente, in curva Maratona: "Sono tornato a venticinque anni fa" si è compiaciuto di dire il brav' uomo, ed a me è venuto in mente il magnate che tiene conferenza alla Carnegie Hall e con felice intuito rende subito noto di aver venduto i giornali all' angolo con la 7 Avenue: tutti lo applaudono e nessuno si rende conto che il ragazzino d' antan ha idealmente posato il palmo destro sulla doccia del gomito sinistro. Comunque, è sempre un bel dire, e il generoso Sergio Rossi non vi ha rinunciato. Il ricordino premia più lui della squadra, che non ha proprio incantato: ma Luis Radice ha saputo farlo capire con una perifrasi: certi regali il Torino non li può fare. Semmai - ha corretto Bianchi - li riceve. La Samp ha messo sotto l' Avellino che forse ha giocato un calcio migliore, liberando più uomini al gol: solo che tutti si sono trovati di fronte un grandioso Bordon, che è pure un giocatore della Samp. Bersellini si è trovato a rilanciare Beccalossi che, spaesato, non ha saputo dargli soddisfazione. Un diavolo burlone suggerisce che Beccalossi abbia accarezzato l' idea di materializzare a sorpresa il proprio ectoplasma sul fatidico terreno di San Siro. Bersellini gliel' ha data lunga: ahi, senza risultato apprezzabile. A cavar la castagna dal fuoco per la Samp è stato Vialli, di testa, su splendido cross-cross di Mancini da sinistra. All' avvio si era distratto un muscolo Renica: e subito dopo era stato ammonito Vierchowod, già sotto diffida. Nessuno ha tolto ad Angelillo la soddisfazione di dire che la fortuna non premia tutti allo stesso modo: pensava a sè ma soprattutto all' Inter, che festeggerà il Natale dopo aver ricevuto una incompleta ancorchè irrassegnata e sempre temibile Samp. Si diceva dell' Inter: è scesa con qualche tremore a Cremona ed ha trovato subito molle. Poi ha preso a sciupare occasioni e per poco la nemesi non l' ha punita. Altobelli ha fatto la punta a uncino come usa quando gli si intorbidano troppo gli umori. Per fortuna ha spopolato Brady, felicemente ignorato dalla bonomia dei cremonesi. Infine, per il dispetto, si è veduto qualcuno battersi e picchiare anche dalla gentile parte di Mondonico. Nel finale si è perfino discusso su un pallone che Recchi avrebbe cavato di porta con dubbia bravura. L' Ernest Pellegrini ha deplorato l' eccesso di errori con molta compitezza. Sta andando bene e ne sono contenti anche Gin e Jefferson Moratti. Poi tornerà Sigfrido e saranno sfracelli. Doge Dal Cin sta già strologando sulle lacune tecniche: ma pensa te se, vinto lo scudetto, l' Ernest non vorrà parafrasare l' Angiolin Moratti, nostro e grande: "E' proprio il caso di rompere il giocattolo?". Caro doge, dovremo lavorarci per tempo Pinna d' oro, che ha i piedi divergenti ma il cervello dotato di facoltà raziocinante. L' Ernest è giusto nato dove incomincia la Bassa: gli crederà, al suo Marini. La Roma ha espugnato Napoli con la complicità dei suoi ritrovati brasiliani e delle stelle. L' arbitro Bergamo, cieco strumento del destino, ha creduto ad un segnalinee folle ed ha annullato un validissimo gol al Napoli, poi risarcito grottescamente. Falcao ha azzeccato l' uno-su-mille sorprendendo Fanfulla Castellini. Costui, gran cuore milanese, è scoppiato in lacrime quanto un tiro "a buttar via" di Nela ha incontrato il fianco d' un suo compagno in scalogna come lui. Maradona ha parlato ancora di mancanza di coraggio, confermando che non è indispensabile capire il calcio per giocarlo anche bene. Tre volte - ha poi deplorato - Bagni mi ha negato la palla. Napoletani in folla, senza colpa nè peccato, hanno inveito a Rino Marchesi dal limbo della loro felice incompetenza. I romanisti invece hanno ripreso fiducia: se vincono anche giocando male, chissà quando giocheranno meglio che sfracelli! Personalmente sono andato a San Siro per vedere il Milan con Hateley e l' Atalanta con uno stuolo di cari amici Bergheimer. L' Atalanta pareva soggiogata dal fluido d' una folla immensa nella caligo d' un classico pomeriggio bassaiolo (baggiano, direbbero i Bergheimer). Hateley si è avventato in furore contro Piotti e il proprio ginocchio reso, da poco, vedovo d' un menisco. Dalla tribuna lo seguiva il prof. Boni trepidando. Hateley evocava davvero immagini unne. Il Milan giocava un calcio splendido in ogni zona del campo: anche in difesa, dove era assente Baresi II, detto, Stile. Soldà ha salvato Piotti sulla linea dopo una certa cannata di Agostino Di Bartolomei. Hateley è scattato come una furia ad incornare alto una volta e un' altra a battere fuori in corsa d' un mignolo volgare. I fratelli Cacciaviti esultavano increduli ai propri occhi. Perfino Massinissa Virdis evoluiva nel folto spingendo con energia per staccare le suole da terra. Battistini ha ricevuto un rilancio per controllare il quale è caduto, rimanendo miracolosamente coordinato e perciò in condizione di girare il destro in gol. Massinissa ha fatto anche meglio su una rifinitura aerea di Hateley. Il migliore di tutti appariva ai miei occhi il piccolo elegantissimo Evani. Poi la caligo è cresciuta. I milanisti riluttavano a correre dopo i primi 45 minuti e parevano tutti intronati. Gente in possesso di palla subiva il tackle vincente dell' avversario prima di giocarla come avrebbe potuto con agio. Lidas si è accorto di questo ed ha sbagliato (se debbo dirla schietta) mandando in campo tale Scarnecchia, che forse lui ricorda toccatore di fino, assiduo nei palleggi, ordinato, ed io invece irruente, sbadato e granitico di piede. I prodi Bergheimer sono andati in gol con Stromberg e hanno insistito. Boccheggiavano in campo i milanisti ed io me ne sono andato garantendo ad un amico di Bergamo che l' Atalanta avrebbe meritato il pareggio. Ei non credea ch' io loico fossi. Qui chiudo per non piangere su Fiorentina-Juventus, giocata per burla al piccolo trotto, anzi al passo.
di GIANNI BRERA 18 dicembre 1984
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