L’allenatore Michels, colui che forgiò la leggendaria Olanda del calcio “totale”, aveva bisogno di giocatori che sapessero interpretare diversi ruoli e predicava: “Un giocatore deve essere completo e continuo, capace di adattarsi a giocare in qualsiasi zona del campo”. Trova il miglior rappresentante della sua idea di gioco in Johannes Jacobus Neeskens, nato il 15 settembre 1951 a Heemstede, in Olanda.Nessuno ha mai saputo interpretare meglio il ruolo di “giocatore universale”. Assolutamente duttile e polivalente è in grado di esprimersi con eccezionali risultati come incontrista atleticamente ineccepibile, difensore, trequartista, ala, centravanti. Tutti ruoli che ricopre con naturalezza e continuità, dando estrema sicurezza al reparto nel quale è chiamato a giostrare.Le sue qualità maggiori sono un ottimo controllo di palla, abilità e precisione nel colpo di testa, infallibilità come rigorista e tenuta fisica inesauribile. E’ anche dotato di un tiro molto preciso. All’animo combattivo che lo contraddistuingue fa da contraltare una certa ruvidezza nei contrasti, che a volte lo porta ad esagerare in foga. Ma forse la dote più grande è la innata capacità di essere un vero leader, colui che prende per mano la squadra nei momenti più difficili. Con Cruijff costituisce la coppia delle meraviglie, caratterizzata da un’intesa perfetta e da una compenetrazione assoluta. Grandissimi da soli, insuperabili insieme, nell’Ajax, nel Barcellona come in nazionale. A 19 anni esordisce con l’Olanda e vince il primo scudetto con l’Ajax, che porta la squadra a trionfare per tre anni consecutivi in Coppa Campioni. Nel 1973/74 Cruijff abbandona i “Lancieri” di Amsterdam per il Barcellona e Neeskens lo sostituisce molto degnamente, con meno eleganza ma simile rendimento. Ma le strade dei due si incontrano ancora quando anch’egli, nel 1974, firma per il Barcellona, voluto da Michels, diventando ben presto un idolo per i tifosi blaugrana. In effetti, all’inizio il pubblico del Camp Nou lo accoglie tiepidamente perché in pratica il suo arrivo coincide con la partenza dell’idolo locale Hugo Sotil. Quando però si vede che Neeskens copre l’intero campo correndo per novanta minuti, pressa, ruba palla agli avversari, imposta l’azione d’attacco e la conclude, scoppia il grande amore dei sanguigni catalani. Un amore ricambiato dal giocatore che non tarda ad identificarsi col club e con la regione stessa diventando una “bandiera” locale. Johannes si definisce “un mediano difensivo che sapeva segnare”, ma la definizione appare troppo riduttiva. E’ vero che in quanto a titoli i risultati sono inferiori alle aspettative, ma ciò che non è scritto sugli annali sono le giocate incredibili di quella coppia che ancora oggi i tifosi ricordano.Nel 1978, ai mondiali, riesce a raggiungere la finale contro l’Argentina ma l’Olanda cede ai supplementari. E’ la fine di un ciclo, la fine di un calcio spesso imitato ma rimasto ineguagliato.Ancora un anno nel Barcellona e poi la parentesi americana dove per tre anni risulta nella top 11. A 36 anni si trasferisce in Svizzera dove conclude la carriera di calciatore. Come molti suoi colleghi diventa allenatore ma solo in squadre di basso livello, rifiutando sempre il salto di qualità, nonostante non gli manchino le proposte importanti. Fino alla fine, fedele a sé stesso.
http://www.obiettivosport.org/2011/06/1 ... -neeskens/
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