Ammazza quanti bei soldini che si intascano McQuaid e soci...
Contador e la storia infinita del doping
di Angelo Zomegnan
Dopo 565 giorni il TAS è arrivato alla decisione secondo cui fosse giustificato il ricorso di UCI & WADA contro l’assoluzione (da parte della Federciclo spagnola) di Alberto Contador per il caso del clenbuterol al Tour del 2010. In altre parole: la istanza ultima della giustizia nello sport infligge al numero uno delle corse a tappe – e dunque del ciclismo mondiale – la squalifica di due anni, fermandolo sino al 5 agosto 2012 e cancellando dal suo palmares sia la Grande Boucle del 2010, sia tutte le altre vittorie collezionate dal campione di Pinto dopo la comunicazione ufficiale della sua non-negatività (24 agosto 2010). Contador perde anche il Giro d’Italia del 2011, che a tavolino passa a Michele Scarponi dopo averlo perso sul campo già alla seconda delle quattro domeniche della corsa rosa, sulle pendici e tra le pietre infernali del vulcano Etna. Dando un occhio al calendario della stagione agonistica, con il prossimo Tour, Contador si vede pregiudicata anche la possibilità di partecipare all’Olimpiade di Londra. Perde ovviamente pure una montagna di quattrini.
A darne notizia per primo è stato il sito internet di marca.com: i cuginetti spagnoli (per data di nascita) di gazzetta.it. Un’ora dopo, sul sito del TAS ancora non c’era traccia della sentenza: del resto se vi sono arrivati dopo due mesi e mezzo e un paio di rinvii… possiamo aspettare anche qualche settimana prima che i polpastrelli di Losanna mettano a disposizione di tutti le motivazioni tanto attese. Bravi i giornalisti. E maliziosi. Nel sommario del titolone a piena pagina web sta scritto:
“Il Tribunale riconosce che la pratica dopante non è provata, ma lo squalifica per due anni”. E il sito ricorda come la FIFA, vale a dire la massima organizzazione del calcio, ha ritenuto nel tempo di non squalificare un centinaio di giocatori (109 per la precisione) trovati non-negativi per lo stesso clenbuterol anche nel corso del Mondiale Under 17, la famosa Copa de Oro, durante i mesi di giugno e luglio.
Due pesi e due misure. La credibilità dello sport è ancor più minata. Il ciclismo e la WADA mettono invece alla gogna il numero 1 del pedale per la presenza nei prelievi dello 0,0000000000005 grammi di clenbuterol, che Contador sostiene di aver assunto mangiando una bistecca. Sì: ci sono 12 zeri prima del 5. Stiamo parlando di una parte così infinitesimale che è stata scoperta soltanto perché il liquido è stato ingrandito 400 volte. E ce lo siamo già detti: il laboratorio cercava qualcosa di diverso. Siamo convinti che stesse cercando particelle di plastica, vale a dire quei volgari residui delle sacche che contengono il sangue preparato per le trasfusioni, e sotto la lente è passato… il clenbuterol. Per dodici 0 dopo una virgola e prima del 5, Contador perde la faccia in aggiunta a 1 milione di euro spesi per il collegio difensivo e altri 2,8 milioni che dovrebbe consegnare all’UCI per via di una regola da non poter credere essere vera: una squadra esce a pezzi da una vicenda così, eppure dovrebbe comunque stipendiare il proprio corridore ritenuto colpevole, che a sua volta deve girare il 70% dei guadagni all’UCI! Altro che SuperLega del ciclismo! L’Unione Ciclistica Internazionale ha già trovato canali di sovvenzione importanti.
Qualche pasticcio, tante difformità di giudizio, scarsissima certezza della pena e una bestemmia. Ci spieghiamo.
Se a Contador è stato concesso di gareggiare negli ultimi mesi, dopo essere rimasto fuori dai giochi sino all’assoluzione da parte della Federciclo spagnola, perché ora gli vengono confiscati i titoli conquistati con la legittimazione degli obblighi antidoping assolti a pieni voti?
La risposta logica a questa domanda va contro la decisione annunciata, almeno in questi minuti in cui il tam-tam della squalifica rimbalza da un angolo all’altro del pianeta ciclismo e non soltanto. Il mondo delle due ruote viene squarciato da un’altra mazzata tremenda. “E’ un giorno triste”, ha dichiarato il presidente Pat McQuaid. “Giorno”? E’ una vita che siamo sprofondati in basso che più in basso non si può. Contador non è un atleta comune. E’ il campione che in rapida sequenza ha messo in fila 3 Tour, 2 Giri e 1 Vuelta sino al maggio del 2011 e prima di arrendersi ad oggettivi limiti fisici al successivo Tour de France. Ed è figlio di un sistema, che l’UCI ha promosso e poi avallato anche nei risvolti più scabrosi.
Il numero 1 delle corse a tappe è al palo. E il campione del mondo ha vinto la maglia iridata gareggiando, parrebbe, con un casco non regolare: una frivolezza, se vogliamo. Ma ora anche i peccati veniali vanno passati alla lente di ingrandimento perché è finito il tempo dell’attesa che i problemi si risolvano da soli.
Così, ad inchiostri ancora caldi, qualche altra considerazione è comunque possibile e doverosa aggiungerla.
Partiamo dalle tempistiche.
Ridicole. Le tracce di clenbuterol vengono individuate in un prelievo del 21 luglio 2010, secondo giorno di riposo di quel Tour che Contador vince con superiorità incontestabile. La non negatività viene comunicata al corridore il 24 agosto 2010, cioè ben 34 giorni più tardi. La sentenza del TAS arriva 530 giorni dopo la comunicazione ufficiale e addirittura 565 dopo il “reato” che non è stato più “reato” per qualche mese strada facendo e che è tornato ad essere “reato” alle ore 12 del 6 febbraio 2012.
La Terra nel frattempo è arrivata a sette miliardi di popolazione e, chiunque appena appena informato di quel che accade nel mondo, non può che essere contro questa attitudine a trasformare un tribunale nato per risolvere i casi alla velocità della luce in un consesso di feluche rapide quanto le lumache. Perché, sia chiaro, nel frattempo Contador ha potuto tornare a correre e a vincere da pulito, sino a prova contraria.
Detto che le tempistiche fanno rabbrividire, passiamo alla credibilità inquinata del TAS.
Le regole del gioco erano chiare a tutti. La presenza della molecola del clenbuterol nei prelievi di un atleta è sinonimo di non-negatività al controllo antidoping. Via! Si fanno le analisi-bis (impropriamente chiamate contro-analisi) se richieste dall’atleta. E se vengono confermate le prime indicazion (cosa che accade al 99% dei casi) l’atleta subisce la sanzione: 2 anni di squalifica se le regole sono state violate scientemente; 1 anno di squalifica in caso di negligenza significativa; 0 giorni di squalifica se il fatto non sussiste o la negligenza è pressoché nulla.
Evidentemente Alberto Contador è stato ritenuto imputabile della pena massima. Se la sentenza è giusta, è semplicemente arrivata con sedici mesi di ritardo, obbligando gli storiografi del ciclismo a riscrivere troppe pagine e troppi giudizi.
Sia quel che sia. E’ risorto anche Cannibale Eddy Merckx e ce la farà anche lo spagnolo, fidatevi. Intanto le traversie che ha dovuto sopportare ce lo rendono più umano. Il tempo ci dirà se è davvero il più grande oppure se il post-clenbuterol lo vedrà ridimensionato nelle prestazioni e nelle conquiste. E a tutti coloro che chiedono della sua più recente conquista del Giro, rispondo una volta per tutte che in Italia è arrivato con una licenza regolare, vidimata dall’Unione Ciclistica Internazionale e ha chiuso la partita senza alcunché di sospetto nelle sue urine e nel suo sangue: dunque, togliergli il Giro è semplicemente una bestemmia. Ma serve anche a far capire a chi di dovere come le regole del gioco vadano cambiate. E in fretta.
L’impressione, comunque, è che la storia non sia finita. Così come quella di Lance Armstrong, che da venerdì è entrato nel Nirvana della teorica non perseguibilità. Scriviamo “teorica” perché nelle Procure della Repubblica italiana, nelle stanze dei tribunali svizzeri e nei nuclei investigativi dell’Esercito soffiano venti gelidi e giudizi sinistri sui rapporti tra certi corridori e certi preparatori, mediati da certi procuratori. Ci auguriamo di sbagliarci…