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La Federazione italiana ha cancellato il Veneto dal rugby che conta. Sessant’anni di storia, scudetti, passioni dei tifosi, città in mischia o in meta, giocatori dati alla nazionale non sono bastati per ottenere una delle due franchigie di Celtic League. Le squadre che dal 2010-11 costituiranno le uniche realtà professionistiche d’élite del movimento italiano.

La candidatura del Benetton Treviso alla Celtic, che avrebbe coinvolto tutta la regione, è stata bocciata dal consiglio della Fir. Ieri l’attesa votazione, a scrutinio segreto (per proteggere pastette, accordi e franchi tiratori) ha dato l’esito temuto per il Veneto.

Ognuno dei 19 consiglieri (assente solo il piemontese Cesare Maia) più il presidente Giancarlo Dondi avevano due preferenze da assegnare. In tutto 40 voti. Il risultato è stato 12 voti agli Aironi del Po di Viadana, 10 ai Pretoriani di Roma, 9 a a Benetton Treviso e Duchi di Parma-Calvisano. In Celtic andranno quindi Viadana e Roma, che sommate fanno meno metà dei soli scudetti di Treviso e un settimo di quelli conquistati dalle squadre del Veneto. Con benedizione degli stessi consiglieri federali veneti Enore Bagatin, Carlo Checchinato, Francesco Mazzariol, Andrea Rinaldo, Luigi Torretti, Moreno Trevisiol e Zeno Zanandrea. Molti di loro non hanno optato per il Benetton. Non hanno fatto lobby a favore di un territorio e della sua storia. Anzi il contrario. L’ennesima dimostrazione di come nel rugby il Veneto è il primo nemico di se stesso.

Secondo una linea di pensiero anche la presentazione della candidatura solitaria come Benetton e non come Dogi, cioè l’unione dei club veneti, ha penalizzato la corsa. Dimostrando l’incapacità veneta di fare sistema. Treviso l’ha giustificata con un motivo finanziario-manageriale: gli 8,5 milioni di euro a stagione di fidejussione richiesti li mette in prima persona Benetton, non gli altri, quindi andiamo soli e poi allarghiamo il progetto a Padova, Rovigo, Venezia. Una volta incassato l’ok. Ma proprio in questa possibilità di fare rete, secondo un’altra linea di pensiero, sta il motivo di fondo della bocciatura. In realtà era proprio l’idea di un Veneto per la prima volta unito intorno a una franchigia d’èlite a fare paura politicamente.

Così la pensa Mara Bizzotto, europarlamentare leghista di Bassano sostenitrice della prima ora di due squadre del nord in Celtic, che va giù di brutto: «È uno scandalo in piena regola, la Fir e Dondi si sono macchiati di una crimine sportivo. Si vergognino, in primis Dondi, il vero regista dell’oscena operazione contro il Veneto. Andrebbe mandato a casa a calci nel sedere. Lui ha sacrificato il Veneto sull’altare dei personalismi e delle invidie personali, umiliando la storia, la tradizione e i valori del rugby. Non pensino che staremo con le mani in mano di fronte alla nefandezza che hanno compiuto per favorire una squadra come Roma».

Parole dure. Da leghista. Che dovrebbe però guardare prima in casa propria. Alla parte lombarda della Lega Nord che avrebbe sacrificato Treviso, quando ha visto che Roma non era battibile visti gli appoggi nel Pdl, a favore di Viadana. Merce di scambio la fidejussione milionaria alla Fir da parte del Governo per la candidatura dell’Italia alla Coppa del Mondo. Illazioni? Chissà. Certo che il rugby è ormai diventato un business: la Fir ha 28 milioni di euro di bilancio, il Sei Nazioni e il Mondiale sono un affare colossale, la Celtic si spera lo diventi. Dove c’è il business c’è il potere, e la politica.

Cosa dice il grande accusato di tutto ciò? All’uscita dal consiglio federale Dondi è stato visto in compagnia di Checchinato fortemente contrariato. Sembra che l’assemblea non sia andata come sperava. Pare volesse il vostro palese, ma poi un consigliere ha chiesto quello segreto. Lui ha addirittura affermato di aver votato per Treviso. Le sue parole ufficiali, affidate a un comunicato, dicono: «Sono molto dispiaciuto che il Benetton Treviso, che aveva presentato un’ottima candidatura, rischi di rimanere esclusa alla Celtic. Ad ogni modo, le due entità prescelte dovranno dimostrare entro il 30 settembre di possedere le garanzie finanziarie richieste per la partecipazione».

Qui stanno le residue speranze del Benetton di rientrare in gioco. Il consiglio dopo il voto ha istituito due commissioni ad hoc che dovranno valutare requisiti tecnici e finanziari. Se Roma e Viadana non sono a norma Treviso può subentrare. Pia illusione? Sì, ma non resta altro a cui aggrapparsi perchè il Veneto non venga cancellato dall’élite di uno dei suoi sport più amati. «Siamo l’unica contea rugbistica in Italia, se il rugby va contro la propria storia e le proprie radici non può che averne un danno» commenta il voto Fir Marzio Innocenti, ex capitano azzurro e allenatore del Casinò di Venezia. «È una pugnalata. Trovo che la Fir abbia avuto un gran coraggio a cancellare 60 anni di storia» gli face eco Enrico Toffano, presidente del Petrarca Padova. Vuoi vedere che dalla sconfitta più atroce, forse, il Veneto può rinascere finalmente unito per la prima volta?

(fonte: Gazzettino.it)

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