chernosamba ha scritto:
io resto convinto che il motivo di questi arbitraggi sia che ci stanno facendo pagare che si sia appoggiata (giustamente) la causa chamizo
e non vedo l'ora di vedere cosa subirà
beh ecco il risultato:
Khelif, pugile transgender: ai Mondiali l'hanno esclusa, domani combatte contro Angela Carini
Un anno fa nella competizione iridata non aveva potuto combattere, ma il Cio dopo aver verificato i livelli ormonali ha dato l'ok e affronterà l'azzurra agli ottavi. Il Coni si è attivato per garantire la regolarità, la Federazione tace, Salvini si indigna. Abodi: "Per la nostra atleta non garantite sicurezza ed equa competizione"
Alla vigilia del match degli ottavi dei welter tra Angela Carini e l'algerina Imane Khelif a Parigi monta il caso. Khelif è un'atleta transgender e fin qui non c'è nulla che possa far sussultare, ha diritto a prendere parte alle competizioni come donna, visto che ha superato i test d’idoneità di genere, noti come test di verifica del sesso. Ma quello che sta facendo discutere è che la pugile nordafricana, 25 anni, lo scorso anno era stata esclusa dalla finale dei Mondiali di pugilato proprio per aver fallito la verifica ormonale. Un anno fa no, quest'anno sì. E lo stesso vale per la taiwanese Lin Yu-tin, esclusa dai Mondiali, che il 2 agosto affronterà l'uzbeka Turdibekova. Il Cio, dopo gli ultimi esami, ha appurato che i parametri richiesti sono cambiati e le ha ammesse entrambe al torneo come donne.
Nei giorni scorsi pure il presidente del Coni Giovanni Malagò, si era mosso per avere un quadro ampio e oggettivo della situazione: "Il Cio ci ha assicurato che sono state fatte verifiche ormonali e scientifiche e che pertanto Imane Khelif può gareggiare da donna". E in una nota del mattino apparsa sul sito del Comitato olimpico si legge: "Il Coni si è attivato col Cio affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari". Di fatto un passaggio formale non scontato.
Il presidente della Federboxe D'Ambrosi al momento non commenta, preferisce un pacato e responsabile silenzio istituzionale. Così come Angela Carini, concentrata soltanto sul suo match di debutto olimpico. Parleranno dopo la gara, anche alla luce di come andrà. Di certo c'è preoccupazione. Nessuno è contrario all'inclusione di atlete trans, ma nel caso di discipline di contatto come il pugilato la Federazione teme che - per quanto venga abbassato il livello di testosterone - la forza resti comunque diversa da quella di una persona nata donna. Idea rafforzata dall'esclusione ai Mondiali decisa dall'International Boxing Association.
Intanto cresce la polemica politica. Il ministro delle Infrastrutture Salvini ha già twittato: "Pugile trans dell’Algeria - bandito dai mondiali di boxe - può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Un'atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato: 'I suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo contro sparring partner uomini'. Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi". E stamattina il deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Cultura, Scienza, Sport e Istruzione, ha chiesto "un'informativa urgente del ministro dello Sport perché per noi non contano gli slogan, ma la vera tutela dei diritti delle donne".
Andrea Abodi, ministro dello sport, stamane non ha fatto giri di parole: “Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Per Angela Carini non sarà così. Quello delle atlete e degli atleti transgender è un tema che va ricondotto alla categoria del rispetto in tutte le sue forme, ma dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall'agonismo che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza. È del tutto evidente che la dimensione dell’identità di genere in ambito agonistico pone il problema delle pari opportunità o delle stesse opportunità; non a caso, tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender necessari per poter permettere di gareggiare alle stesse condizioni. In questo caso assistiamo a un’interpretazione del concetto di inclusività che non tiene conto di fattori primari e irrinunciabili”
https://www.gazzetta.it/olimpiadi/disci ... mica.shtml