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 Oggetto del messaggio: Re: Giro d'Italia 2014
MessaggioInviato: gio 15 mag 2014, 18:31 
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Thanks, ma col proxy dell'ufficio non sono riuscito a vedere nulla :/

Ho letto del bordello che è successo :asd
Attardato pure Scarponi, ma nel primo gruppo è riuscito a rimanere Fabio Aru :rulez
Ora è settimo nella generale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Giro d'Italia 2014
MessaggioInviato: gio 15 mag 2014, 19:33 
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Quella caduta ha spezzato in due il gruppo e tanti sono rimasti attardati. Ma di salite ce ne sono parecchie e il terreno per recuperare c'è.


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 Oggetto del messaggio: Re: Giro d'Italia 2014
MessaggioInviato: gio 15 mag 2014, 21:09 
Peccato per Purito,Evans incredibile


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 Oggetto del messaggio: Giro d'Italia 2014
MessaggioInviato: gio 15 mag 2014, 21:25 
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Dal gruppo FB del Team Katusha:

Latest news, guys. Bad ones. Three riders are out the race. Angel Vicioso suffers threefold complex femur fracture. Joaquim Purito Rodríguez has two broken ribs and fractured thumb. Giampaolo Caruso suffers no extra fracture, besides Belfast scaphoid, but has big contusions left hip and leg.

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 Oggetto del messaggio: Giro d'Italia 2014
MessaggioInviato: gio 15 mag 2014, 21:30 
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Amador, Arredondo, Aru, Basso, Belkov, Boasson Hagen, Bouet, Cardoso, Castroviejo, Cataldo, Cunego, Dehaes, Deignan, Farrar, Ferrari, Flens, Gasparotto, Geschke, Haas, Henao, Izagirre, Koch, Kruijswijk, Lancaster, Landa, Longo Borghini, Losada, Ludvigsson, Majka, Malori, Monfort, Moser, Niemiec, Pellizotti, Pirazzi, Poljanski, Preidler, Puccio, Quintana, Roche, Rodríguez, Rovny, Scarponi, Serry, Sivtsov, Swift, Thurau, Tiralongo, Tjallingii, Torres, Tuft, Urán, Van der Sande, Ventoso e Weening.

Brajkovic, Caruso, Vicioso e Villella costretti al ritiro.

No, non è l'elenco dei partenti di venerdì da Belfast. Questo è il bollettino delle due, ravvicinatissime cadute che si sono succedute nel breve volgere di poche centinaia di metri al km 247 di gara. Casualmente la stessa distanza che, alla vigilia, avrebbe dovuto rappresentare quella complessiva della tappa odierna. Tuttavia, a causa di una frana avvenuta nel comune salernitano di Polla, il chilometraggio è stato portato a quota 257, rendendo di fatto questa tappa tra Basilicata, Campania e Lazio la più lunga delle tre settimane di gara.

Le fasi che hanno preceduto il primo arrivo della storia davanti all'Abbazia di Montecassino può essere definito, tirando in ballo avvenimenti ben più importanti, come una battaglia chiave per la Campagna d'Italia. La prima caduta, innescata da Tyler Farrar, ha visto fra gli altri la scivolata di Joaquim Rodríguez, con il catalano giunto poi all'arrivo a 7'43" dal vincitore. Una volta tagliato il traguardo il capitano della Katusha è stato accompagnato all'ospedale di Cassino, presso il quale sono state riscontrate allo sfortunato spagnolo la frattura dell'ottava costola sinistra e del pollice sinistro. Si chiude così la prima parte di stagione di Purito, in ampio credito con la fortuna (come se fosse una novità per lui...).

La giornata della formazione russa è stata catastrofica anche per i ritiri di Giampaolo Caruso (frattura del polso e rottura della clavicola per il siciliano, a lungo inerte protagonista suo malgrado di tremende inquadrature) e per Ángel Vicioso (frattura del femore e probabile addio alle corse per il trentasettenne aragonese: l'anno scorso al Giro si ruppe una vertebra, una scapola, tre costole e un dito). Saldo ampiamente negativo anche in casa Astana, con Janez Brajkovic out con la rottura del gomito e botte di una certa entità per Michele Scarponi, arrivato staccato e in dubbio per il prosieguo del Giro. Pesanti colpi anche per la Movistar, con sei caduti su nove, fra cui Nairo Quintana: per il colombiano botte e ferite a gomito e ginocchio, oltre che un forte colpo ad una natica. Sei caduti anche per la Cannondale ma, escludendo il giovane Davide Villella (clavicola ko per lui), nessuna seria conseguenza per gli altri. A quota sette invece per la Sky: tranne Eisel e Sutton tutti giù per terra, con Ben Swift 190° e ultimo al traguardo, a 25'58".

Le immagini più impressionanti viste in diretta, Caruso escluso, riguardano Rick Flens della Belkin e Svein Tuft dell'Orica: i due gregari erano letteralmente abrasi su un lato del corpo, dalla spalla alla caviglia, e, nonostante tutto, hanno concluso la tappa a 25'16". Anche per loro l'allineamento alla partenza di domani è da confermare, così come per altri protagonisti di questa sfortunatissima (meteorologicamente e non) Corsa Rosa.

Tralasciando questa ecatombe e tornando al lato agonistico, il finale è stato caratterizzato dall'azione della BMC. Gli uomini di Piva e Baldato, in testa prima delle cadute, hanno continuato il loro lavoro in testa al gruppo, o meglio, a quel che restava di esso. Infatti il drappello era composto da sole 12 unità, tra cui i rossoneri Cadel Evans, Steve Morabito e Daniel Oss, Luke Durbridge, la maglia rosa Michael Matthews e Ivan Santaromita per l'Orica, Tim Wellens per la Lotto, Matteo Rabottini per la Neri-Alé, Valerio Agnoli per l'Astana e Oscar Gatto per la Cannondale, questi ultimi due poi fatti fermare dalle rispettive ammiraglie. Immediatamente il vantaggio di questi superstiti si è fatto importante e, vuoi per la disorganizzazione del ricostituito gruppo principale vuoi per l'eccezionale lavoro di Morabito, ha continuato ad aumentare sino ai 49" finali.

Il punto dirimente è il seguente: la BMC ha accelerato la propria azione, una volta resasi conto di aver staccato tutti gli uomini di classifica? Probabilmente sì, ma non lo si può affermare con assoluta certezza. Tuttavia appare chiaro che gli ordini per Oss prima e per Morabito poi fossero quelli di darci dentro a tutta nel finale di gara, sfruttando questa maxi caduta per far arrivare il proprio capitano con un bottino cospicuo nel prossimo weekend: ora l'australiano dispone di una dote di 57" su Urán, 1'04" su Majka, 1'30" su Aru, 1'46" su Basso e ben 1'48" su Quintana, per tacere di tutti gli altri ancora più lontani.

Una cosa è invece affermabile senza tema di smentita: oggi la BMC si è resa protagonista di una mancanza di adesione alle regole non scritte della corsa (e più in generale al fair play). L'accidente odierno non era di tipo meccanico (pensiamo a Valverde al Tour 2013 o allo stesso Evans alla Vuelta 2009), fattore casuale che rientra nel campo delle eventualità e che non mina le condizioni atletiche altrui. Questa è stata una caduta massiccia con conseguenze serie viste in poche altre occasioni negli ultimi anni. Basti leggere l'infinita sfilza di nomi riportata in precedenza per capire che si tratta di qualcosa di fuori dall'ordinario.

Il più recente caso di comportamento ambiguo risale alla Parigi-Nizza 2012 quando l'allora capitano dell'Omega Pharma Levi Leipheimer cadde sul Col de Vence (e poi si ripeté assieme a due compagni a causa di un gendarme mal posizionato a bordo strada per segnalare una caduta precedente). La Movistar capitanata da Alejandro Valverde non si fece problemi, anzi; pur essendo "solamente" il 4° della classifica il murciano mise a tirare i gregari in discesa e sino all'arrivo di Nizza, sollevando la Sky del leader Bradley Wiggins da ogni compito.

Tuttavia Valverde ripagò pesantemente quella caduta di stile: nella quarta tappa della Vuelta 2012, la Barakaldo-Estación de Valdezcaray, una caduta a 30 km dalla fine coinvolse il capitano della Movistar che era anche la maglia roja. Ebbene, la Sky si mise prepotentemente a tirare, in accordo com l'Omega Pharma, per ridurre le velleità dell'Embatido, che alla fine di quella tappa perse il primato e, col senno di poi, anche la Vuelta. Curiosità: in quell'occasione ad aiutare a scavare un solco ci fu anche una squadra avulsa alla classifica. Sì, proprio la BMC.

Maliziosamente parlando ricordiamo che nella controversa tappa di Bari Manuel Quinziato, uno dei leader silenziosi del gruppo, fu uno dei più attivi (anche con gesti plateali) nel chiedere la neutralizzazione della corsa. Fossimo in Cadel Evans staremmo molto attenti nelle prossime tappe: un problema meccanico, una foratura, un rifornimento, persino una pausa per espletare le necessità corporali. La fila di squadre pronte a fare la guerra alla BMC sarà di certo lunga e vogliosa di rendere pan per focaccia. Possibilmente con gli interessi.

http://www.cicloweb.it/articolo/2014/05 ... 0.facebook

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MessaggioInviato: gio 15 mag 2014, 21:40 
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 Oggetto del messaggio: Re: Giro d'Italia 2014
MessaggioInviato: gio 15 mag 2014, 22:27 
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Articolo che condivido:

http://www.cicloweb.it/articolo/2014/05 ... -la-bmc-a-

Facciamo un gioco quasi rivoluzionario, quello di mettere nella giusta e razionale sequenza quanto accaduto oggi al Giro d'Italia. Cominciamo - e chi l'avrebbe mai detto, nella vita! - da un tweet di Sacha Modolo che condividiamo in toto: "In circuito si può mediare ma in un percorso in linea fa parte del gioco la strada pericolosa. Adesso non stiamo a far le vittime su tutto!!". Sante parole, Sacha, spese sul social network che in queste ore è infestato da foto di abrasioni varie e frasi lancinanti del tenore di "oggi vi siete divertiti?", "asfalto maledetto" e "Beppe Conti puzzone".
Il motivo dell'ennesima inconsulta levata di scudi da parte di molti corridori del gruppo è la caduta che a 11 km dal traguardo di Montecassino ha coinvolto decine di corridori, facendone attardare molti altri. Ora, secondo alcuni noti pensatori contemporanei come Marco Frapporti, Dario Cataldo, Davide Malacarne, Manuel Belletti (tra i più polemici), bisognava forse neutralizzare il finale di tappa anche oggi? Perché altrimenti non si capisce il senso di queste esternazioni.
La sequenza, dicevamo.
1) A un certo punto della tappa inizia a piovere.
2) Molti corridori cadono davanti a una rotonda, in un punto della strada senza particolari elementi di eccezionalità. Insomma, su un tratto di strada normale.
3) Quelli che rimangono in testa proseguono a tutta fino alla fine.
4) Tra quelli coinvolti nella caduta, alcuni limitano i danni, altri perdono minuti su minuti.
Antefatto: tutto ciò è accaduto a due giorni di distanza dalla manfrina di Bari, dove il gruppo, al fine di ottenere la neutralizzazione dei tempi nell'ultimo giro del circuito (richiesta condivisibilissima) ha di fatto neutralizzato la tappa intera. La paura dell'ormai mitologico "asfalto del sud", che a contatto con la pioggia diventa scivolosissimo, sta ormai raggiungendo livelli parossistici. E ridicoli, aggiungiamo.
L'abbiamo già scritto due giorni fa: che cosa si deve fare, secondo alcuni contestatori? Eliminare il sud dal Giro? Eliminare la pioggia per mezzo di opportune scie chimiche (questa è una boutade, precisiamo)? Decidere che se piove non si corre più? O magari cercare di capire (e qui lo scriviamo da anni) che è sul corridore (e sulle protezioni di cui dotarlo) che bisogna intervenire, vista l'impossibilità di risolvere alcune problematiche strutturali (del tipo: si corre su strada, e la strada è piena di pericoli)? Ma naturalmente i corridori - e l'Associazione che li rappresenta - si guardano bene dal promuovere qualche studio nella direzione della self-safety; non esprimono il minimo dubbio sullo stato di alcune strade, prima di un Giro (un rappresentante dell'ACCPI che faccia una relazione sul percorso un mese prima della corsa rosa, e che sottoponga a RCS eventuali richieste di modifiche è utopia?); dopodiché, in gara, addirittura insistono con l'uso di materiali che a determinate condizioni possono essere più pericolosi di altri (tutti quelli scivolati oggi montavano ruote ad alto profilo, tanto per dire). Per poi ululare senza costrutto al primo manifestarsi di un problema.
Tanto per sgomberare il campo da possibili fraintendimenti, ci dispiace moltissimo per i corridori caduti oggi, diversi dei quali si sono seriamente infortunati. È una pena vedere tanti ragazzi farsi male in quel modo, dover rinunciare magari al piccolo sogno di proseguire col Giro per inseguire un risultato, una vittoria, anche solo una fuga, o per la soddisfazione di aiutare la squadra e arrivare in fondo a tre settimane massacranti.
Però "la corsa è corsa", e questo concetto dev'essere chiaro. A Bari si parla con Vegni prima della partenza, si ottiene la neutralizzazione dell'ultimo giro del circuito, ma poi per il resto si deve gareggiare. Ai piedi di Montecassino, quando inizia a piovere, si sta con cento occhi aperti, ma si fa la corsa. L'alternativa è che si arrivi - alla lunga - a dover chiudere questo bel giocattolino che è il ciclismo su strada.
Lo sottolineiamo anche al cospetto di molti mugugni che si sono levati all'indirizzo della BMC e di Cadel Evans, il quale, ritrovatosi davanti insieme ad alcunidei suoi (Morabito, Quinziato e Oss), e con un discreto trenino Orica a far la propria parte (la maglia rosa Matthews, Durbridge, Santaromita), dopo la caduta ci ha dato dentro come se non ci fosse domani, riuscendo a guadagnare quasi un minuto sui principali rivali di classifica. Oro puro per la sua classifica.
I mugugni in questione sottintendono che la BMC forse si sarebbe dovuta fermare per aspettare il rientro dei caduti: fattibile, a 10 km dal traguardo? E soprattutto, i caduti bisognava aspettarli tutti (quindi anche Pirazzi che è arrivato al traguardo dopo 21' e passa), oppure si dovevano fare figli e figliastri (te sì, te sì, te no, te non t'aspetto)? Si capisce subito che la cosa non era assolutamente pensabile. E bene ha fatto Evans ad approfittare di una situazione di gara che si è volta a suo favore.
"Ma", ricordano i più attenti, "la BMC l'altro giorno a Bari voleva la neutralizzazione della tappa, e oggi?". In effetti vedere Quinziato tirare alla morte oggi per Cadel, dopo averlo visto sceriffare 48 ore fa nel capoluogo pugliese, fa un certo effetto. Ma l'errore non è nel finale di tappa di oggi, bensì nell'atteggiamento dell'altro giorno. Un atteggiamento poco leale, perché apre la scena all'arbitrio più puro. Ognuno ragiona pro domo sua, e se oggi neutralizzare mi fa comodo, sono per la sicurezza, se domani mi fa comodo correre sono per la corsa a tutti i costi.
Ecco, vorremmo che non fosse più così. Che la gara - finché si gareggia - venisse sempre onorata, visto che il concetto di fair play è così mutevole che allora tanto vale metterlo da parte. Vorremmo scordarci il Cancellara che sulla strada di Spa fermava il gruppo per aspettare che i fratelli Schleck rientrassero; scordarci il Tyler Hamilton che va a bloccare eventuali tentativi di attacco mentre Armstrong andava per campi in un altro Tour. E scordarci anche Bari, possibilimente. (E ora, cari corridori, prego: via con gli insulti, Twitter è aperto anche tutta la notte).


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Concordo anche io con l'articolo.
Anche Basso, nel video che ho postato su, dice le stesse cose (sulla tappa di oggi, non cita Bari ovviamente).

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7a tappa, Frosinone - Foligno, 211 km

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Seconda vittoria per il velocista francese Nacer Bouhanni.


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