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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 19:50 
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Reg. il: mer 18 mag 2005
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Bartoli il ciclismo e' pieno di doping fino al collo , hai poco da venire qui a fare il bullo , quoto solo il fatto che non e' certo l'unico sport pero' non mi sembra il caso di dare lezioni.


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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 19:51 
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JC ha scritto:
anche nel ciclismo la spagna ha sempre avuto atleti forti
la differenza la fanno calcio(dove erano forti ma perdenti) e basket secondo me
per il resto credo che siano esplosi ma fossero gia forti dato che come dice enri pensare che alonso e lorenzo siano solo doping è da pazzi

sul concetto generale , nessuno pensa che siano tutti puliti , ma credo sia giusto non accusare qualcuno senza prove , i giamaicani li stanno prendendo no? evidentemente i controlli un pò funzionano , cosi come credo non sia giusto credere che col solo doping si diventa fenomeni
e poi se fossero tutti dopati almeno partono alla pari :asd

Allora alla fine era solo la f1 dove non avevano nessuno (e ora c'è solo alonso cmq)... Sarà il Basket, boh...
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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 20:07 
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Enri ha scritto:
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MA INFATTI E' ASSURDO PENSARE CHE NON SI DOPINO nello sport , in base alle mie esperienze ripeto e' semplicemente fuori dal mondo e da ogni logica pensare che siano puliti , cioe' non concepisco come si possa scusate il termine forte essere cosi ignoranti e ingenui.


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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 20:19 
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secondo te sono tutti dopati ? e lo sono sempre stati? se no , da quando si può dire che sia dilagato il doping?


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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 21:01 
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il punto di non ritorno e' stato con gli anni 90 e piu' si va avanti e sempre piu' il doping e' sofisticato.


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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 21:11 
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confrontando i fisici di ben Johnson nel 1988 ( quando era ritenuto supermuscolo e bombato di steroidi poi accertato ) con quello di Bolt si puo' vedere chiaramente come quello di Bolt appaia ancora piu' sospetto di quello di Ben Johnson poi accertato come dopato.

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Avere i deltoidi a palla di cannone e con venature come Bolt nelle immagini e' indice per chi e' del ramo del body bulding di uso di sostanze anabolizzanti proibite , in particolar modo steroidi.

Il ventre prominente e gonfio come nell'ultima immagine di Bolt si evidenzia bene e' ritenuto dagli esperti del ramo come indice certo di uso di ormone della crescita che ha tra i suoi effetti quello di aumentare le dimensioni degli organi interni dando quella caratteristica tipica e unica del ventre prominente e gonfio sebbene tirato muscolarmente.

Gli stessi bicipiti di Bolt appaiono troppo pieni per essere naturali.

Questi sono fatti.


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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 21:27 
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Nel Body Building fin dal 1960 si sono usati steroidi e altri farmaci come Gh e affini per aumentare le masse , ma nel corso degli anni il progresso e l'uso del doping e' stato sempre piu' impressionante , negli anni 70 e 80 i body bulders facevano uso di farmaci anabvolizzanti di vario tipo ma rispetto all'uso che c'e oggi loro prendevano 40 volte meno rispetto ai dosaggi e ai farmaci di oggi.

Nella foto che allego si puo' vedre come in soli 15 anni sia aumentato in modo esponenziale l'uso dei farmaci.
Nella prima foto vediamo Lee Haney come era nel 1990 quando vinse il titolo di mister Olympia , nella seconda foto vediamo invece il mister olympia 2005 Ronnie Coleman , entrambi facevano uso di doping ma nel caso del 1990 di Lee Haney i dosaggi e gli tipi diversi stessi di farmaci erano 40 volte inferiori , questo diversita' di fisico e' dovuta unicamente ad un maggior dosaggio di farmaci e anche ad un maggior loro numero di molecole diverse , l'allenamento non e' infatti cambiato molto in questo sport , anzi prima era migliore perche' si usavano maggiormenbte esercizi di base e pesi liberi , quindi la differenza e' unicamente dovuta in 15 anni ad uno sviluppo del doping superiore :
E ripeto Haney era gia' bombato ma niente in confronto a cio' che ha potuto prendere Coleman solo 10-15 anni dopo.

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MessaggioInviato: lun 15 lug 2013, 23:10 
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Epico ti assumi tu la responsabilità di quello che hai scritto ?

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MessaggioInviato: mar 16 lug 2013, 1:33 
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certo.


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MessaggioInviato: mar 16 lug 2013, 1:51 
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Reg. il: sab 12 feb 2005
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Località: Cittadino del mondo !
Lo posto anche qua

L'appassionato di ciclismo è smarrito. Smarrito come forse mai in passato, anche più dei giorni cupi delle positività in serie (in quei casi potremmo parlare più di sgomento che di smarrimento), l'appassionato di ciclismo non sa proprio più che pesci pigliare. Intanto sa dove pigliarli: in faccia.
È arrivato purtroppo, il giorno 14 luglio 2013, il momento in cui guardarsi allo specchio e dirsi: ha più senso seguire questo sport? E se sì, in quali termini, a quali condizioni?
Il bubbone è scoppiato nel momento in cui Chris Froome, vincitore in pectore del Tour de France, ha staccato Alberto Contador. Il vortice prodotto dalle sue gambe è parso a molti non realistico, e immediatamente è partita la ridda di allusioni, insinuazioni, veri e propri atti d'accusa. Poco importa la scoperta di dati di scalata del tutto in linea con precedenti esperienze su quella montagna. Poco conta sapere che Froome non ha abbattuto alcun record. Ancor meno rileva la valutazione sulle condizioni ambientali e climatiche (vento assente o al più a favore, calura non eccessiva). Non parliamo poi dei distacchi inflitti dal britannico ai suoi avversari, a leggere alcuni commenti si dedurrebbe che la maglia gialla abbia dato 5' al secondo, quando invece un Quintana non al meglio (stando alle sue stesse dichiarazioni) ha pagato solo 29", e un Contador incapace pure di tenere le ruote del bravo ma non eccezionale Nieve, ci ha rimesso solo 1'40". Nessuno si fa impressionare dal fatto che Joaquim Rodríguez abbia rimontato a Froome 30" nell'ultimo chilometro.
Non c'è insomma una serena valutazione delle reali condizioni in cui è maturata la prestazione - comunque eccellente - del capitano della Sky ieri. E non c'è per un semplice motivo: perché la fantastica progressione con cui Froome ha salutato Contador occupa tutti gli spazi visivi, critici ed emozionali degli appassionati. In altri tempi saremmo rimasti tutti affascinati da una simile fucilata, avremmo esaltato la bella (e innegabile) crescita di Chris negli anni, e avremmo salutato lui come un nuovo campione in grado di farci divertire anche nell'avvenire.
In quest'anno di grazia 2013, invece, siamo tutti - "innocentisti" e "colpevolisti" - coscienti che prima o poi la classifica di questo Tour de France verrà riscritta in maniera radicale. Ripetiamo la domanda cardine: ha senso?
Capita, guardando una partita di calcio, di mettere in relazione ogni errore a porta vuota con una possibile compravendita di partite e con implicazioni nelle scommesse clandestine? Da appassionati di sport dobbiamo darci una risposta. Se qualcuno guarda le partite con quest'ottica, alla lunga dovrebbe stufarsi e cambiare disciplina, e così probabilmente avviene. Perché invece nel ciclismo ciò non succede? Perché preferiamo martellarci gli zebedei assistendo a uno spettacolo che riteniamo - nel profondo - già falsificato?
La risposta è proprio in quel mulinello impazzito di Froome. Ovvero in come noi siamo portati a giudicare l'impresa oltre i limiti, sopra le righe, l'impresa che porta un'epoca nuova in uno sport. L'impresa, ovvero il senso profondo di una disciplina (tantopiù quella che "amiamo"). 15 anni di asfissiante campagna mediatica sul ciclismo visto come lo sport del doping per eccellenza ci hanno condotti a questo. Non crediamo più nella possibilità dell'impresa ciclistica, abbiamo tradito l'essenza di questo sport. Non tanto perché prima non sapessimo dell'esistenza dell'aiutino, quanto perché oggi crediamo che conti solo quello. Che non ci siano più gambe a spingere i pedali, ma cavie da laboratorio sottoposte a trattamenti fantasmatici.
L'abbiamo anche scritto nei giorni scorsi, ma lo ripetiamo: oggi un Merckx sarebbe impossibile nel ciclismo. Uno si profila all'orizzonte, forse (Sagan), ma per il momento è simpatico a tutti perché è un guascone che non ha ancora vinto troppe gare importanti. Appena compirà un salto di qualità (e lo compirà matematicamente, perché è ancora giovane e ha margini di miglioramento grandissimi), l'ombra del sospetto si addenserà sulle sue prestazioni. Forse gli conviene mascherarlo, quel salto di qualità (che potrebbe anche permettergli, tra qualche anno, di essere competitivo nei GT), per tenere lontane le malelingue.
Così come a Froome conveniva non staccare Contador, ieri, perché nello stesso momento in cui ciò è avvenuto, tanta parte degli appassionati reduci da 15 anni di caccia alle streghe (stavamo per scrivere: lavaggio del cervello) sono inorriditi.
Che senso ha avuto, per 15 anni, minare il nostro sport fino alle fondamenta? Che senso ha avuto se poi, alla fine della fiera, non ci ritroviamo un ciclismo pulito (eppure ce l'avevano garantito: cacciamo le mele marce e avremo un ciclismo a pane e acqua!), ma ci ritroviamo sempre a dover convivere con il sospetto? Che senso ha avuto se, "debellate" certe squadre-monstre del passato, oggi dubitiamo di qualsiasi cosa possa succedere ad esempio in una Sky?
Ciclicamente ci ritroviamo di fronte a una dinamica di costruzione e decostruzione della realtà. Nel ciclo "ascendente" ci dicono (mentendo) che il doping è ormai marginale, che non è più come un tempo, che prestazioni e risultati oggi sono molto più credibili di 20 anni fa; nel successivo ciclo "discendente" ecco nuovamente allusioni, dubbi, domande esistenziali, messa in discussione di tutto ciò che vediamo durante le corse. Ma anche questa è una visione falsa, bugiarda, menzognera, del tutto parziale.
Come se il ciclismo fosse la cosa più importante del nostro mondo, non riusciamo a vedere le cose con disincanto, non ci accontentiamo di gioire per lo spettacolo (quando c'è), non ci limitiamo a vivere questo sport per quello che è per il 99% di noi, ovvero uno svago, un diversivo, una parentesi giocosa nel grigiore della vita quotidiana.
E siamo indotti a vedere e giudicare come se non potessimo farci una ragione del fatto che una quota di doping, volenti o nolenti, e comunque vadano le cose, rimarrà sempre. È così difficile accettare una logica di riduzione del danno (ovvero: con un uso ragionato del passaporto biologico facciamo in modo che gli atleti non si facciano del male), e rinunciare una volta per tutte al giustizialismo, allo stillicidio, allo sparo alzo zero? A cosa ci ha portati tutto ciò? Se siamo arrivati al punto da non avere più un albo d'oro del Tour de France, tra condanne passate, presenti e future, come pensiamo che in questa maniera potremo alla lunga ottenere uno sport credibile? Proprio non ci sfiora la mente l'idea che dovremmo cercare una via alternativa nel tentativo di tenere il fenomeno del doping in qualche modo imbrigliato, nel momento in cui capiamo che non possiamo sconfiggere né tale fenomeno né tantomeno l'idea che esso si possa manifestare?
E allora continuiamo così, continuiamo ad assistere a spettacoli a cui non crediamo, a sentire erodere il sentimento di passione giorno dopo giorno, a vedere tutto con le lenti del doping (e non magari a pensare che ci possano essere nuove metodologie d'allenamento che esaltano determinate qualità; e non magari a pensare che alcune di queste qualità il Froome di turno ce le ha in dote). Un bel giorno ci ritroveremo con una scatola vuota, una bella scatola colorata ma del tutto priva di contenuti. Nel momento in cui non è più considerato umano e possibile andare oltre certi limiti fissati da celebri dopati del passato, lo sport è finito. Rimane il suo simulacro, oppure rimane un qualcosa di diversa natura, ma allora per piacere troviamogli un altro nome e chiudiamo per sempre la saracinesca su questo elemento minore delle nostre vite, che ci ha fatto sognare e divertire per tanto tempo, ma che oggi, ormai, non è più degno di essere ciò che è stato per 120 anni.

CICLOWEB

Se non vi piace il ciclismo non seguitelo ma non venite a parlare di doping che gli altri sport sono messi molto peggio


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