http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24 ... wada.shtml
Che sapesse tirare bordate in campo non v’erano dubbi. Che fosse altrettanto bravo a lanciarle fuori campo, era tutto da vedere.
Rafael Nadal, numero uno del mondo della classifica mondiale, semifinalista all’Australian Open, scaglia una sassata (dritto o rovescio bimane, fate un po’ voi) contro il codice Wada, le norme antidoping da quest'anno introdotte anche nello sport della racchetta. La legge parla chiaro: se un atleta risulta irreperibile per 3 volte nell'arco di 18 mesi rischia di andare incontro a sanzioni, leggasi squalifiche, multe o altro. Traduzione: se gli “agenti” Wada non ti trovano per tre volte, sarai trattato quasi allo stessa stregua di chi si dopa. C’è chi l’ha definita “una confessione senza passare dal prete”. La cosa non va giù allo spagnolo che, nella conferenza stampa dopo la vittoria nei quarti di finale a Melbourne contro Gilles Simon, ha usato parole durissime contro tale codice: "E’ una vergogna, soprattutto se si pensa al nostro sport. Perseguita il tennis e non ha rispetto per la privacy - dice il fenomeno di Maiorca -. Nemmeno mia madre o mio zio Tony a volte sanno dove mi trovo. Tutto ciò è intollerabile, mi sembra un'esagerazione totale dover mandare un messaggio o angosciarmi se c'è un cambiamento improvviso di programma". E dato che un vecchio detto recita che l’unione fa la forza Rafa, che tra le altre cose è vicepresidente del Consiglio dei giocatori dell'Atp, precisa subito che "Nello spogliatoio la pensano tutti così. Noi abbiamo dimostrato che questo sport è pulito, i casi di doping si contano sulle dita di una mano". L’ultimo dei quali, tra parentesi, riguarda uno dei nostri, Filippo Volandri, fermato tre mesi per uno spruzzo di antiasmatico in più. Storia triste, grottesca, ma che fa capire quale clima si respira. Nadal comunque fino adesso ha rispettato le regole, fornendo coordinate precise agli ispettori. Non senza una certo fastidio per le visite, non esattamente gradite: "Mi trovano in albergo alle 7 di mattina. E' l'unica ora in cui ci sono di sicuro. Mi hanno già controllato, a Maiorca, a casa mia. E' accaduto di sabato, alle 8 di mattina, dopo una nottata trascorsa dal tennista in compagnia degli amici. "Potete immaginare. Siamo esseri umani e non dobbiamo essere trattati come delinquenti solo perchè siamo atleti. Se c'è una persona che viola le leggi, non significa che tutti debbano finire in prigione”. Vedremo se questa bordata sarà vincente o meno.
2 giorni fa....
http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24 ... aina.shtml
Troppo scontato l’esito del match di 3° turno contro Hewitt per dilungarsi su una partita a senso unico, buona per aggiornare il tassametro che oramai vede Nadal a quota 31 vittorie di fila (su 31 disputate) e vincitore di ben 32 set consecutivamente, per quella che è la seconda striscia vincente a livello di set in quel di Parigi; giungendo in finale senza perdere un set, il maiorchino eguaglierebbe il fantastico record di Borg, che tra il 1979 e il 1981 infilò una serie di 41 set.
Bazzecole, insomma, per il mostro maiorchino che, come dopo ognuna delle 31 perle collezionate in questi 5 anni, si presenta in sala stampa per la conferenza di rito. Dopo una prima domanda in cui si dà atto al “Nino” di aver ritrovato una invidiabile condizione di forma, si passa immediatamente a parlare di doping e delle tanto criticate norme delle norme antidoping della Wada, l’Agenzia mondiale anti-doping creata dal CIO nel 1999.
L’oggetto del contendere è, manco a dirlo, l’eccessivo carattere intrusivo della “Whereabouts”, la norma relativa alla reperibilità che ogni tennista deve garantire in qualsiasi momento della giornata. Il maiorchino, dopo aver premesso di essere la prima persona a desiderare che il proprio sport sia immune dalla piaga del doping, ha mostrato una certa insofferenza per quanto riportato negli scorsi mesi dalla carta stampata francese. Nadal, che già a Melbourne aveva denunciato il clima da caccia alle streghe vissuto dai tanti tennisti contrari all’applicazione delle nuove norme, ha ribadito di non essere sicuro che “sia corretto dal punto di vista legale che uno debba dire dove si trova per almeno un’ora al giorno, per tutto l’anno”. Rafa ha invitato espressamente l’ITF ad intervenire, per porre fine a questa persecuzione che fa solo male al tennis ed ha addirittura minacciato che, nel caso dovesse persistere questa situazione, i giocatori “potrebbero ricorrere nuove soluzioni e nuovi rimedi per giocare a tennis in modo più tranquillo”. Così come aveva fatto qualche mese fa Murray al termine degli Australian Open, Nadal ha elencato alcuni episodi, a suo dire, eccessivi che rendono questa regola troppo intrusiva “Lunedì scorso, il giorno dopo la finale di Madrid, sono venuti a Manacor mentre stavo facendo il bagno in spiaggia. Mia madre mi ha chiamato, dicendo che mi stavano aspettando. Quello era il mio unico giorno libero." E ancora: “qualche giorno fa a Parigi, insieme a Verdasco e Ferrer ci hanno svegliato alle 6 del mattino”. Insomma, un accanimento, eccessivo per i giocatori, necessario per chi crede che i controlli a sorpresa siano l’unico modo per beccare in flagrante coloro che barano. E’ di pochi giorni fa la notizia che, per l’edizione del Roland Garros di questo anno, l’ITF ha deciso di affiancare ai propri tradizionali controlli anti-doping, quelli effettuati dall’Agenzia Francese per la Lotta contro il Doping (AFLD).
Un giornalista ha preso spunto dall’aumento del numero dei test voluti dall’agenzia transalpina, per chiedere a Rafa cosa ne pensasse della triste vicenda relativa al suo coetaneo Richard Gasquet, fermato per “cocaina” poche settimane fa.
Ha destato non poca sorpresa la risolutezza con cui Rafa si è detto sicuro dell’innocenza dell’ex enfant du Pays. “Sono certo che non abbia preso nulla. E’ un amico ed ho parlato con lui la scorsa settimana; gli sono molto vicino. Oggigiorno può succedere di tutto, anche che una sera tu dia un bacio a una ragazza che abbia preso della cocaina…e risulti positivo all’antidoping. Non è giusto”. Una presa di posizione netta quella del maiorchino che probabilmente in virtù del suo ruolo di vicepresidente del Consiglio dei Giocatori si sente in dovere di difendere la categoria, ma che, così facendo, rischia di esporsi troppo agli attacchi di coloro che non credono che nel tennis ci sia realmente voglia di fare chiarezza. Nella fattispecie dell’affaire Gasquet, è difficile sostenere che il ragazzo non abbia preso quella sostanza. Giova ricordare che il test a cui si è sottoposto Richard non è quello che fu eseguito, a suon di “tamponamenti” dalle “Iene” all’insaputa dei 50 parlamentari, qualche tempo fa e che rivelò esiti clamorosi. Qui si tratta di un test sulle urine molto più probante e molto più credibile del celeberrimo “drug wipe”, sulla cui infallibilità fu sollevato qualche legittimo dubbio.
SOLO UNA COINCIDENZA????