Tratto da sportmediaset.it
Pagelle malesi: Vettel merita 27
Alonso grande comunque, Ferrari no
Volendo stare bassi tocca dare un 27 a Vettel, già che il 9 di Sepang si somma ai due 9 del Bahrain e di Melbourne. Sì perchè lui, di suo, pare ormai maturo - si tocchi, caro Seb - il che unito alla velocità di cui ha zuppi i cromosomi da sempre vuol dire che il candidato per il titolo è lui. Finto carino, in realtà un bel torello a visiera abbassata, non ha ancora 23 anni ma l'idea di come si fa, sì. Ha sfiorato il colpaccio l'anno scorso, è molto più carico questo. Come l'idolo d'infanzia Schumi piglia e scappa e prova a prenderlo. Ottima partenza, testa bassa per tutta l'ora e trentatre. Se, appunto la Red Bull (voto malese 8, di inizio stagione 4), non si accartoccia come una lattina finita, ocio all'accoppiata.
Webber 7 Perchè è veloce, non è un fenomeno e, ahilui, sembra sempre più il Barrichello di turno. Che a bocce ferme potrebbe fare il colpaccio, poi non lo fa (quasi) mai. Che a chi si incastra il dado dell'anteriore destra al pit se non a lui - anche se in quanto a jella è ancora dietro rispetto al compagno di blu. Che parti dalla pole ma figurati se vinci, perchè dopo una bella pattinata al via, decide (giustamente) di non esagerare nel gomito a gomito con l'altra Red Bull e ciao, gara andata.
Rosberg 8. Si fa infilare da Vettel al via pure lui e non va bene, certo, ma la nonchalance con la quale mi fa la prima guida del box, visto il box è almeno da 8! Parte secondo, ben davanti a Sua Maestà, non ha problemi e non ne dà, tanto che in Mercedes sono tutti in analisi pensando allo stipendio milionario dato alla seconda guida. Insomma, bravo Nico, che zitto zitto si permette di dare la paga al Mito una domenica sì e l'altra di più. Senza scomporsi e senza fare i caroselli a fine gara, sgommando alla Hamilton per la città.
Kubica 8 e mezzo. Ci prende gusto il nostro protagonista di Pista Celere. Nelle sue mani quell'Ape Maia della Renault sembra uno squalo tigre. Lui è perennemente al limite e mai oltre. Se ne beve due al via e da quel quarto non se ne va più, tanto che nel mondiale è davanti a gente tipo Webber o Schumi e a un soffio da Hamilton. Bravo. Su una Red Bull o una Ferrari non farebbe sentire la mancanza di un Vettel o di un Alonso.
Alonso 8. Non vi scaldate subito: spiego. Il cambio lo abbandona durante il giro di installazione e praticamente non se ne accorge nessuno, o meglio lui fa in modo che non se ne accorga nessuno. Sgomita, scalcia, sfuria e dal P19 del via (a proposito: voto 4 all'idea di non uscire dal box in Q1, ma 7 per il fatto di essersi preso la responsabilità della scelta. Da leader con palle), dal P19 dicevamo arriva al settimo e poi nono posto. Basterebbe, ma il 9 se lo porta a casa perchè è matto (e la cosa piace, ovviamente) quando non ci sta a chiudere nono e prova a passare Button tirando il collo come conseguenza alla F10 già traballante. Visto il mestiere è da 9, appunto: nessun calcolo, niente tattica, giù a cannone. Anche se la strategia delle dure al via è molto opinabile, anche se tutto sommato la trasferta malese doveva e poteva andare nettamente meglio.
Massa 7. Un po' meno perchè di rotto in macchina, lui, non aveva niente. Quindi, gran partenza dove ne passa una manciata, ma per il resto si incaglia pure lui in questi regolamenti che ti portano negli scarichi di chi hai davanti e lì ti tengono per i misteri dell'aerodinamica. Ci mette 17 giri infatti a passare Button e dopo tanto rumore porta a casa solo un settimo, ma anche lui parte azzoppato dal sabato e dalle dure al primo stint. E' meno esuberante del compagno di box un po' in tutto ma alla fine torna dalla prima tripletta in testa al mondiale.
Ferrari 5, per non infierire. Un vero peccato andarsi a creare problemi quando potrebbero non essercene. Le qualifiche malesi evidentemente sono indigeste perchè dopo "l'errore di presunzione" dell'anno scorso (Massa che per risparmiare un treno di gomme non passa la Q1) scatta il bis, con l'aggiunta di gomme dure al via montate sperando in un caos pioggia mai arrivato. Con maggior prudenza e lucidità si potrebbe aver meno paura di Vettel.
Schumacher 4 all'idea del Gran Rientro, 8 allo zen che infiocchetta il Gran Rientro. Ma chi glielo fa fare è la prima frase che salta in mente. Lui, con ermellino e scettro, a dover litigare con una ruota sifula?! Mah. E' molto bravo, appunto, a presentarsi davanti alla telecamere con il sorrisone rassicurante, ma qui c'è da uscire di testa. Dietro a quell'irriverente del compagno di box, tre gare su tre, senza lampi sotto i lampi delle qualifiche (dove in molti si aspettavano una gestione eccellente da uomo di esperienza e invece: dietro a Nico, pure lì), incontro alla rogna di una Mercedes sgemba oltre che poco veloce. Ottimo autocontrollo, primi dubbi su forma fisica e riserva di stimoli.
Hamilton 8. E' la risposta nera ad Alonso. Affossato anche lui da un sabato da dimenticare, tiene le dure per 31 giri, ne passa un po', è cattivo e preciso come sa essere e insomma ha molto più spessore e carisma di Button che, infatti, non si vede.
Petrov e Alguersari, un 7 a testa. Cattivi e sfacciati, pure di fronte ai nomi illustri. Bravi. L'Ivan Drago in giallo si incolla alla coda di Hamilton che lo stesso Hamilton si sarà spaventato, sicuramente indispettito (visto il trionfo di ziga-zag al limite del regolamento). Alguer butta lì un sorpasso all'esterno su Hulkemberg come niente fosse, si diverte a sgomitare con lo stesso Petrov, quindi tappa con mestiere non una ma due Ferrari. Alla faccia della timidezza dei teens.
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Il colonnello Van Bommel 
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