TOUR DE FRANCE | Chiappucci, le piace questo Tour? «Sinceramente no, perché non succede mai niente».
Ma come? Già sulla prima montagna Froome aveva dato spettacolo. Non crede? «Lo spettacolo è un’altra cosa, quella è tattica, strategia, non spettacolo. Temo che il Tour sia già finito. E la gente si annoia».
Eppure verso Plateau de Beille, nella terza tappa sui Pirenei, hanno attaccato tutti: Contador, Nibali, Valverde, Quintana, Froome. «Ma fare uno scattino negli ultimi km non significa dare battaglia. Sono attacchi telefonati e prevedibili. Così Froome arriva a Parigi in carrozza».
Lei era famoso per il suo coraggio: che cosa farebbe per battere Froome? «Bisogna prima di tutto mettere in difficoltà la sua squadra, che è fortissima».
In che modo? «Partendo da lontano, magari anche in discesa, non solo sull’ultima salita dove si fa il gioco di Froome, che poi si mette a frullare i pedali nel finale e arrivederci. Il problema è che fra i suoi rivali non vedo nessuno veramente brillante».
Lo sono invece Porte e Thomas, i gregari di Froome. Che ne dice? «Un Porte così, dopo la delusione al Giro, mi stupisce davvero, ma è Thomas il più sorprendente, tira come un mulo e poi resta ancora davanti fino al traguardo. Se corresse in un’altra squadra potrebbe puntare al podio. E pensare che in primavera era fra i favoriti delle classiche del Nord. Thomas mi stupisce davvero, eccome».
Contro una Sky così, gli avversari non potrebbero decidere di allearsi? «Certo, invece ognuno pensa per sè, a coltivare il proprio orticello per un 7°-8° posto in classifica. Io, al loro posto, cercherei di far saltare il banco, o la va o la spacca».
Lei 25 anni fa perse la maglia gialla al penultimo giorno, dopo aver avuto oltre 10’ di vantaggio. Non potrebbe capitare anche a Froome? «Ma no, io ero giovane e correvo all’arrembaggio. Poi non avevo una squadra abbastanza forte per difendere la maglia gialla. Invece Lemond, che alla fine mi batté, era un marpione e si fece delle amicizie in gruppo per sorpassarmi in extremis».
Appunto, con il gioco delle alleanze... «Finora in questo Tour non l’ho visto. L’unica squadra che può impensierire Froome è la Movistar, ma che cosa ha fatto fino ad adesso?».
Valverde aiuterà il capitano Quintana o correrà per sè? «Entrambe le cose, perché cercherà di scattare per sè facendo così anche il gioco del suo capitano. Ma tutti e due devono cambiare tattica».
Cioè? «Ricordate come Quintana vinse il Giro 2014? Partì nella discesa dello Stelvio, poi allungò nella salita finale di Val Martello. Capito?».
Sì: bisogna partire da lontano... «Certo, e osare, con coraggio e fantasia».
Ma sono proprio le qualità di Nibali, no? «Esatto. Anche se il podio è molto difficile, Vincenzo ci provi da lontano, magari proprio con Valverde, quella sì è un’alleanza che potrebbe funzionare. Se poi Nibali salta in aria, pazienza. Uscirà di classifica e ci riproverà per una vittoria di tappa, come ha fatto Rodriguez».
Non abbiamo parlato di Contador: può ancora farcela? «E’ forte, esperto, ma non ha più la fiondata di un tempo. La vedo dura per lui, però si ricordi di come vinse a sorpresa la Vuelta 2012 a Fuente Dé: con una fuga a lunga gittata».
Oggi in gruppo c’è un Chiappucci? «Ma non scherziamo, oggi invece dell’istinto e della voglia di osare i corridori hanno gli auricolari, i motorhome e i cuochi personali. Il ciclismo vero è quello di una volta, allora davvero non ci si annoiava mai».
da Mende, Giorgio Viberti
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