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Artest ha raggiunto a Los Angeles Kobe e Gasol per un'altra stagione al top del basket statunitense. La chiave del successo? Secondo l'esperto Fisher si tratta del lavoro di ogni giorni in allenamento...

Il 7 agosto i Los Angeles Lakers aprono la loro pre-season nel derby californiano contro i Golden State Warriors: a giugno i gialloviola hanno festeggiato il titolo battendo in finale gli Orlando Magic, e la nuova stagione li vede ancora tra i favoriti. In estate è arrivato Ron Artest, una scelta rischiosa, ma che potrebbe rivelarsi efficace dal punto di vista difensivo, anche se Kobe Bryant spiega come, negli ultimi anni, si senta molto migliorato anche nella propria metacampo: "Nelle ultime stagioni credo di essere cresciuto molto come difensore, e questo mi ha portato a contribuire alla squadra anche in termini di palle recuperate".

Dopo l'anello, Pau Gasol ha proseguito un'estate da sogno conquistando anche la medaglia d'oro agli Europei con la Spagna. "E' stato un anno fantastico - ha detto il lungo iberico - un'estate fantastica, molto difficile da ripetere... Ma allo stesso tempo sono molto motivato per provarci ancora. La squadra è ottima, e il nostro obiettivo è vincere un altro titolo. Dobbiamo restare sempre affamati di vittorie, più dei nostri avversari, e delle squadre che abbiamo battuto l'anno scorso. Ci sono tante concorrenti agguerrite e non sarà facile".

Tra i veterani confermati c'è anche Derek Fisher, che con i Lakers ha già vinto quattro titoli in carriera... E l'esperienza, a questi livelli, conta davvero molto. "La cosa più difficile nel ripetersi è riuscire a mantenere il senso del tempo e delle cose - confessa il 35enne di Little Rock -. Si tende a perdere la concezione dell'importanza del lavoro quotidiano, quello che ci ha portato a vincere l'anno scorso. Ci aspetta un'annata davvero difficile, ma siamo una squadra forte, a livello fisico e a livello di talento: abbiamo tutto quello che serve per fare bene sul campo. Ripeto, la cosa difficile è capire che il successo si costruisce giorno dopo giorno, con calma, in un anno intero. Una volta compreso questo, si può massimizzare il proprio potenziale individuale e fonderlo con l'interesse collettivo della squadra".

Nel roster profondissimo dei Lakers c'è anche Lamar Odom, fondamentale nelle Finals: i gialloviola, quest'anno, sono davvero completi.
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MessaggioInviato: sab 24 ott 2009, 11:27 
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A Est ruggisce Cleveland
Ma occhio a Boston

I fari sono puntati sui Cavaliers di LeBron James e Shaquille O'Neal, ma i Celtics non sono certo da meno. Con l’arrivo di Rasheed Wallace e Marquis Daniels la panchina ha fatto il salto di qualità

NEW YORK, 23 ottobre 2009 - La stagione che sta per iniziare vedrà i fari puntati, per forza di cose, su Cleveland. Ad Est i Cavaliers partono con i favori del pronostico, ma la pressione con la quale l’intera franchigia vivrà questa stagione potrebbe fare brutti scherzi. Cleveland, infatti, deve dimostrare a LeBron James di poter rimanere ai vertici a lungo altrimenti nella oramai celeberrima estate del 2010, potrebbe perdere il suo fenomeno, il quale magari potrebbe farsi attrarre dalle luci della Grande Mela.

pressione — Danny Ferry comunque ha lavorato bene sul mercato, regalando a LeBron uno Shaquille O’Neal che potrebbe fare la differenza. Gli anni passano anche per Shaq, ma nell’ultima stagione a Phoenix, nonostante i problemi della squadra, O’Neal ha fatto cose egregie. Le Finali Nba sono l’unico vero obiettivo per la truppa di Mike Brown, qualsiasi altro risultato probabilmente verrebbe considerato come un fallimento e potrebbe definitivamente allontanare LeBron dall’Ohio. Se non è pressione questa.

anche boston — Se Cleveland punta per forza di cose al ruolo di leader della Eastern Conference, i Celtics non si sentono affatto inferiori. Tutt’altro. Con l’arrivo di Rasheed Wallace e Marquis Daniels la panchina di Boston ha fatto il salto di qualità. Rasheed è convinto che questa squadra possa addirittura collezionare 72 vittorie nella regular season, un pronostico davvero poco realistico, ma sicuramente con un Garnett al 100% i Celtics hanno le carte in regola per dare fastidio a tutti non solo a Est.

ecco carter — Con la partenza di Hedo Turkoglu, destinazione Toronto, i Magic, dopo la straordinaria cavalcata della passata stagione, rischiano, invece, di pagare dazio. Dal New Jersey è arrivato Vince Carter ma l’ex fenomeno di North Carolina potrebbe scombussolare i ritmi di un attacco bilanciato che ha bisogno soprattutto dei progressi di Dwight Howard. Le prime tre della classe, almeno sulla carta, sembrano distanziarsi parecchio dal gruppo delle inseguitrici.

occhio ai raptors — A dar fastidio alle tre regine della Eastern Conference ci proveranno gli Heat di un Dwyane Wade alle prese con decisioni difficile a fine stagione, i Wizards di un ritrovato Gilbert Arenas, gli atletici Hawks e soprattutto i Raptors. Bryan Colangelo durante l’estate ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei più geniali General Manager della Lega e con alcune interessanti operazioni di mercato è riuscito a trovare spazio nella Salary Cap per assicurarsi il talento cristallino di Turkoglu, per allungare il contratto di Andrea Bargnani e per puntellare la squadra. Da Golden State è arrivato anche Marco Belinelli, un giocatore che sembra fatto apposta per gli schemi offensivi di coach Triano. Ottima, poi, la scelta al draft di DeMar DeRozan, un giocatore con personalità da vendere. I Knicks di Danilo Gallinari proveranno a strappare un biglietto per la postseason ma, considerate le incognite di una squadra con tanti punti interrogativi, l’impresa appare piuttosto difficile. L’obiettivo di Mike D’Antoni è, naturalmente, vincere più gare possibili ma anche valorizzare Gallinari, il giocatore più talentuoso (e non solo dal punto di vista del potenziale) dell’attuale roster newyorchese. LeBron parte quindi favorito ma gli ostacoli non mancano per i Cavaliers a Est.



Ovest, tutti contro Kobe
Ginobili e Portland alla finestra

Sulla carta nessuna squadra sembra poter impensierire i Lakers, rinforzati dall'arrivo di Ron Artest. Gli Spurs hanno preso Richard Jefferson e McDyess, i Blazers sono giovani, pieni di talento e con Andre Miller in più. In calo Phoenix e Houston

NEW YORK, 24 Ottobre 2009 - Ad Ovest tutti partono con una sola certezza: chi vuole rappresentare la Western Conference alle Finali Nba deve fare i conti con i Lakers. I campioni in carica, infatti, partono da super favoriti. Una squadra già devastante nella scorsa stagione si è addirittura rinforzata acquisendo quello che molti considerano il miglior difensore sul perimetro nella Nba, Ron Artest. Kobe Bryant non poteva chiedere niente di meglio alla offseason. La dirigenza di LA non h rotto il giocattolo trattenendo Lamar Odom e ha regalato a Phil Jackson un gioiello come Artest, il quale avrà anche un carattere non facile, ma sul suo talento nessuno può dubitare.

RIVALI — Difficile pensare che qualcuno a Ovest possa davvero dare fastidio ai Lakers, ma ad approfittare di qualche eventuale passo falso dei campioni in carica ci proveranno gli Spurs, i Mavericks e i Nuggets. San Antonio sa di poter contare su giocatori di grande talento (e dalla straordinaria esperienza), ma riusciranno Manu Ginobili e Tim Duncan a evitare infortuni in questo campionato? Domanda legittima che spaventa i tifosi degli Spurs, rinfrancati però dal mercato della squadra texana. Con gli arrivi di Antonio McDyess e Richard Jefferson il club è tornato sui livelli di un paio di stagioni. “La squadra si è rifatta il trucco – commenta Duncan – sono convinto che faremo benissimo in questa stagione”.

FORZA DIRK — Parte fiduciosa anche Dallas che come di consueto si affiderà alla straordinaria versatilità di Dirk Nowitzki. Shawn Marion rende finalmente i Mavericks più atletici, Jason Kidd in regia e’ una garanzia, nonostante l’età e il nuovo arrivo Drew Gooden può dare solidità a una panchina che conta già su una delle migliori “riserve” della Nba, Jason Terry. Denver è rimasta alla finestra durante la offseason. Jones e Kleiza non ci sono più, ma con Billups, Anthony, Martin e l’entusiasmo di “Birdman” Anderson dalla panchina, i Nuggets possono fare rumore nella Western Conference.

QUANTO TALENTO — Sulla carta nessuna rotazione è così “profonda” come quella dei Blazers. Porland può contare su una lunga lista di giocatori talentuosi ai quali durante l’estate si è aggiunto anche il playmaker Andre Miller. Arriverà finalmente la maturazione del perennemente infortunato Greg Oden? Difficile dirlo, la garanzia a Portland si chiama però Brandon Roy.

IN RIBASSO — Se i Jazz devono risolvere alcune grandi contraddizioni poter puntare alle prime posizioni della conference, pieno di ostacoli appare il cammino di ex squadre di primissimo livello come New Orleans, Houston e Phoenix. In Arizona la partenza di Shaq potrebbe aver favorito un attacco che tornerà a correre come ai bei tempi di D’Antoni, il talento però a Phoenix non e’ più lo stesso. I Suns non possono puntare più in alto della sesta-settima posizione a Ovest. Houston senza Yao e Artest può arrivare ai playoff soltanto se Tracy McGrady tornerà quello di una volta mentre gli Hornets, nonostante l’arrivo di Emeka Okafor, non sembrano attrezzati per competere con le regine della conference. Difficile però pensare che a rappresentare la Western Conference a giugno alle finali Nba non ci saranno ancora una volta Kobe e compagni.

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So che mi pentirò di quanto sto per dire (:asd), ma credo proprio sia giunto il momento di un double :sisi

Lakers praticamente senza avversari a Ovest (a meno di clamorosi eventi), mentre a Est ci sarà da divertirsi. Praticamente la situazione si è invertita rispetto a solo 3 stagioni fa, quando a Ovest la bagarre comprendeva Suns, Mavs, Spurs (e anche Lakers e Jazz), mentre sull'Atlantico i Pistons cazzeggiavano fino alle finali :asd

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Reg. il: mar 21 nov 2006
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Partita la stagione Nba
Lakers, è subito festa

La squadra di Kobe Bryant (33 punti) si aggiudica subito il derby coi Clippers 99-92. Nell'opening night vincono anche Washington e Portland. Boston sorprende i Cavaliers di James (38 p) e Shaq

NEW YORK (NY, Usa), 28 ottobre 2009 – Lakers ok nel derby con i Clippers, ultima delle 4 sfide dell’opening night 2009. Nelle altre gare della serata Boston sorprende Cleveland, il ritrovato Arenas trascina Washington alla vittoria su Dallas e Portland regola Houston.

Cleveland Cavaliers-Boston Celtics 89-95
I Big Three vincono la sfida con James e Shaq, rovinando la prima stagionale dei favoriti Cavs alla Quicken Loans Arena, dove l’anno passato persero appena due partite. Pierce, Allen e il ritrovato Garnett, in campo per la prima volta da marzo, sembrano quelli dei bei tempi, e aiutati da Rondo (10 assist) e dal nuovo arrivato Rasheed Wallace confezionano la prima sorpresa della stagione. Cleveland invece deve lavorare soprattutto in attacco, dove la squadra non si è ancora adattata per sfruttare al massimo l'ultimo arrivato O’Neal: “Non si vince un titolo alla prima partita” ha chiosato Shaq. Varejao firma il primo canestro della stagione su assist proprio di Shaq, prologo di un assolo dei Cavs che li porta sul 19-5 dopo appena 5’. Boston, senza l’infortunato Davis (pollice rotto in una rissa con un amico), si avvicina fino al 21-28 della prima sirena prima di mettere il turbo. Il capolavoro nel secondo parziale: i Celtics firmano 30 punti contro i 17 degli avversari (5/16 dal campo con appena due punti dalle riserve) e vanno al riposo avanti 51-46. L’assolo di Boston continua fino al +15 firmato Ray Allen (62-47), e James da solo (O’Neal dopo l’intervallo centra appena un canestro, in avvio di terzo quarto) non basta ai Cavs. LeBron in forma Mvp (38 punti, mai così tanti alla prima stagionale) riesce comunque a riportare i suoi sotto di 4 a 2’ dalla fine, poi sbaglia la tripla del -1 e 6 punti in fila di Pierce chiudono i conti.
Cleveland: James 38 (8/13, 4/9), Williams 12, Parker 10, O’Neal 10. Rimbalzi: O’Neal 10. Assist: James 8
Boston: Pierce 23 (4/8, 2/5), Allen 16, Garnett 13. Rimbalzi: Pierce 11. Assist: Rondo 10

Dallas-Mavericks-Washington Wizards 91-102
I Wizards riabbracciano Gilbert Arenas, espugnano Dallas e centrano la prima vittoria nell’opening night dal 2005. Agent Zero è in forma smagliante: firma 29 punti (mai così tanti dal 14 novembre 2007), distribuisce 9 assist mettendo a tacere le voci che lo volevano sul viale del tramonto dopo i troppi guai che gli hanno praticamente fatto perdere le ultime due stagioni. “Sto bene” si è limitato a dire nel dopo partita, praticamente costretto a rompere quel voto del silenzio che già gli è costato 25mila dollari di multa. Dallas, nonostante i tanti cambiamenti dell’offseason, si riscopre Nowitzki-dipendente, con il tedesco costretto a reggere praticamente da solo il peso dell’attacco dei Mavs. Match equilibrato per un quarto, poi all’inizio del secondo Washington prende il comando e non lo molla più. Nowitzki da solo prova a tenere a galla i padroni di casa, che grazie a un canestro di marion (il primo dopo il digiuno nei quarti centrali) cominciano il parziale conclusivo con un solo punto da recuperare(76-77). Washington però infila un 10-0 che ristabilisce le distanze e consente a Flip Saunders di centrare la prima vittoria da coach dei Wizards.
Dallas: Nowitzki 34 (8/20, 2/5), Marion 16, Barea 13. Rimbalzi: Nowitzki 9. Assist: Kidd 6
Washington: Arenas 29 (9/17, 1/4), Blatche 20, Foye 19. Rimbalzi: Haywood 10. Assist: Arenas 9

Portland Trail Blazers-Houston Rockets 96-87
E’ la difesa il primo pensiero dei Blazers di quest’anno, e Grez Oden ne ha dato subito un saggio. La prima scelta al draft 2007 firma appena 2 punti, ma contribuisce alla vittoria dei suoi con 12 rimbalzi e 5 stoppate che valgono a Portland il settimo successo consecutivo, la striscia più lunga attiva in Nba. Senza l’infortunato Yao (indisponibile come McGrady), Houston fatica sotto canestro, incassando un netto 51-33 a rimbalzo con Chuck Hayes che fallisce la prova da vice del cinese. A tenere in partita Houston ci pensa Portland stessa con ben 26 palle perse: “Spero sia l’ultima volta che ne perdiamo così tante” ha commentato coach McMillan, che per tre mesi dovrà rinunciare al francese Batum, operato a una spalla. Primo quarto in equilibrio chiuso sul 20 pari, poi Outlaw firma 7 punti in avvio di secondo parziale che danno il via alla fuga di Portland. La franchigia dell’Oregon tocca anche il +16 (46-30) e va al riposo avanti 54-41 con l’ala partita dalla panchina che ha già 14 punti a referto. La musica non cambia nella ripresa: Roy e il rientrante Webster danno una mano in attacco ai padroni di casa, con gli ospiti che riescono solo a rientrare sull’89-83 con due liberi di Andersen a 2’ dalla sirena prima di venire ricacciati indietro.
Portland: Outlaw 23 (6/9, 3/5), Roy 20, Webster 14. Rimbalzi: Oden 12. Assist: Millar 7.
Houston: Brooks 19 (8/13, 0/6), Ariza e Lowry 12, Andersen 11. Rimbalzi: Hayes, Landry e Andersen 5. Assist: Lowry 8

LA Lakers-LA Clippers 99-92
E’ festa totale allo Staples Center per i Lakers, che prima dell’inizio ricevono gli anelli dalle mani del commissioner David Stern e alzano lo stendardo del 15° titolo, conquistato lo scorso giugno. Sul campo la squadra di Phil Jackson infilza i Clippers (senza la prima scelta 2009 Blake Griffin, costretto a sei settimane di stop per una rotula sinistra fratturata) per la nona volta consecutiva grazie alle prodezze di Bryant (33 punti) e alle giocate di Bynum (26 punti e 13 rimbalzi nel giorno del suo 22° compleanno) che quasi non fa notare l’assenza dell’infortunato Pau Gasol (a novembre guest star nella serie tv Csi: Miami). "E' sempre difficile giocare dopo queste cerimonie" ha detto Phil Jackson, che si è messo al dito il 10° anello della sua carriera da tecnico. I Clippers, con Kaman in grande forma (18 punti e 16 rimbalzi) mettono il naso avanti solo in avvio (8-7), poi devono inseguire con Bryant che firma 13 punti nel solo primo quarto portando i campioni sul +10 (32-22) alla prima sirena. I Clippers però non mollano e ricuciono lo strappo nel terzo quarto, chiuso sotto di un solo punto (76-75) grazie all’alley-oop firmato Marcus Camby. I Lakers però infilano con Odom una corsa di 10-2 in apertura di ultimo quartoche ristabilisce le distanze e basta ai campioni per portare a casa la prima vittoria della stagione."Abbiamo sempre mantenuto il controllo della gara, anche se loro sono sempre rimasti vicino" ha commentato Bryant.
Lakers: Bryant 33 (11/25, 0/1), Bynum 26, Odom 16. Rimbalzi: Odom e Bynum 13. Assist: Odom 5
Clippers: Gordon 21 (5/9, 2/5), Kaman 18, Camby 14. Rimbalzi: kaman 16. Assist: Davis 8


http://www.youtube.com/watch?v=NyoXFSXRuwE&translated=1

http://www.youtube.com/watch?v=dTiChA0iANs&translated=1

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So che mi pentirò di quanto sto per dire (), ma credo proprio sia giunto il momento di un double


Mah, di grazie che Garnett si è sfasciato prima della post season, altrimenti manco quello ti vincevano :asd

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Bargnani incanta, Gallinari da record. Bene anche Belinelli
TORONTO
Andrea Bargnani incanta e Marco Belinelli lascia il segno nell’esordio vincente dei Toronto Raptors. Danilo Gallinari brilla e firma il suo "career high", ma non basta per salvare i New York Knicks.

Nel complesso, la prima serata made in Italy della regular season NBA è impreziosita dalle ottime prestazioni della pattuglia tricolore sui parquet americani. Si fa festa, in particolare, all’Air Canada Centre di Toronto. I Raptors aprono la loro annata superando per 101-91 i Cleveland Cavaliers, una delle corazzate della Eastern Conference. La formazione canadese ringrazia soprattutto Bargnani, che si presenta con una prova maiuscola: 28 punti (21 nel primo tempo), 11/15 al tiro (2/3 da 3 punti), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 palla rubata, 1 stoppata, 3 palle perse e 5 falli.

Il mago è il protagonista assoluto della prima metà della partita, che i Raptors chiudono avanti 57-39. «Siamo partiti alla grande. Nel terzo quarto, quando Cleveland si è rifatta sotto, abbiamo saputo reagire. È importante, abbiamo dimostrato che volevamo vincere a tutti i costi: lo scorso anno non capitava. Volevamo cominciare così, con una vittoria davanti al nostro pubblico. Ci siamo riusciti e il tifo ci ha aiutato, soprattutto nel terzo periodo», dice il lungo alla fine del match. «Mi sentivo bene, la palla entrava. Ogni tanto succede, in altre serate invece non va», ha aggiunto commentando la prestazione al tiro.

In difesa, Bargnani si è trovato a fare i conti con Shaquille ÒNeal.Il centro dei Cavs, all’esordio con la sua nuova squadra, chiude con 12 punti e 7 rimbalzi. «Difendere contro Shaq è sempre difficile. È più grande ed è più forte, quindi non si può pensare di spostarlo sotto canestro. Serve la collaborazione di tutti per arginarlo», dice ancora Bargnani. La difesa dei Raptors non impedisce a LeBron James di firmare la prima ’tripla doppià stagionale (23 punti, 11 rimbalzi e 12 assist) ma comunque limita il prescelto.

Toronto capitalizza la prestazione di Chris Bosh (21 punti e 16 rimbalzi) e ha un contributo notevole anche dall’altro italiano del roster. Marco Belinelli, uno dei 9 volti nuovi della squadra di coach Jay Triano, fa abbondantemente la sua parte: la guardia, reduce da due enigmatiche stagioni ai Golden State Warriors, mette a segno 10 punti con 4/8 dal campo in 19’ di gioco, dimostrando di potersi ritagliare un ruolo nel team.

A livello individuale, è pieno anche il bicchiere di Danilo Gallinari. L’ala apre la sua seconda stagione nella NBA con 22 punti, miglior bottino nella carriera americana, nel match che i suoi New York Knicks perdono 115-93 sul campo dei Miami Heat. L’ex giocatore di Milano parte dalla panchina e sbaglia i primi 3 tentativi. La mano si riscalda e i risultati, alla fine, si vedono: in 28’ mette a referto un ottimo 7/13 da 3 punti, sbagliando l’unica conclusione da 2 punti. In aggiunta, arrivano anche 6 rimbalzi. Gallinari, però, è un’eccezione nella squadra di coach Mike D’Antoni.

I Knicks nel complesso tirano male (37,9%) e sparacchiano dalla linea dei 3 punti (10/39 per un modesto 25,6%). Le cifre di David Lee (top scorer con Gallinari a quota 22) e Wilson Chandler (21) non sono sufficienti per arginare Miami, spinta davanti al proprio pubblico dai 26 punti di Dwyane Wade.

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Bargnani schianta LeBron
Bene Gallo, ma Knicks k.o.

I Raptors inaugurano la stagione battendo 101-91 i Cavs. Andrea è strepitoso (28 punti, Belinelli si ferma a 10). New York invece cade a Miami (115-93) ma Gallinari chiude con il suo primato personale in Nba (22 punti)

TORONTO, 29 ottobre 2009 – I Toronto Raptors aprono la stagione 2009/10 nella maniera migliore, facendo lo sgambetto (101-91 il risultato finale) ai più quotati Cleveland Cavs e sfoggiando un Andrea Bargnani strepitoso e un Marco Belinelli utilissimo alla grande vittoria. Il Mago è un rebus impossibile da decifrare per Shaq e Ilgauskas (troppo lenti per stare al suo passo), ma anche quando ci prova LeBron James, più adatto a seguire il centro di Toronto lontano da canestro, Bargnani non rallenta e si procura altri punti andando via al prescelto dal post basso. King James viene pure mandato al bar da una finta del Mago che appoggia poi dolcemente a canestro. Bargnani è immarcabile nel primo tempo (è suo anche il primo canestro stagionale dei Raptors, una schiacciata che conclude un’entrata sulla linea di fondo) e si può soltanto fermare da solo: capita in un’occasione quando, dopo aver intercettato un passaggio, vola in contropiede solitario e sbaglia la più facile delle schiacciate.

il mago del successo — E a fine gara Bargnani è così soddisfatto che trova il modo di scherzare sull’errore grossolano. “Il Mago ha giocato una partita clamorosa, soprattutto in attacco. Contro giocatori un po’ più lenti, Shaq e l’altro lungo, ha proprio dominato - dice Belinelli -. In difesa ha lottato durissimo contro O’Neal e alla fine il duello l’ha vinto Andrea sicuramente”. Se Bargnani è diventato il protagonista indiscusso del match, anche per Marco Belinelli è stato un esordio estremamente positivo che avrà fatto aprire gli occhi a chi non era molto convinto dopo le gare di precampionato. Triano ha sempre ripetuto che Belinelli è importante perché garantisce punti nella ‘second-unit’, e infatti il Beli mette a referto 10 punti con 4/6 nel secondo quarto in cui gioca dall’inizio alla fine. Il suo primo canestro in maglia Raptors avviene in palleggio arresto e tiro al primo tentativo e porta Toronto avanti 33-28. Non può essere solo frutto del caso se, a partita terminata, tra le riserve di Toronto è Belinelli quello con più punti segnati. Dopo di lui c’è Jarret Jack con 6 punti e solo 2/9 al tiro. Punti a parte, Marco ha successo perché riesce a trovare un equilibrio perfetto tra soluzioni personali e gioco al servizio della squadra. È aggressivo, ma non forza. Calmo, ma mai passivo, ed è intenso in difesa. Il suo canestro più bello? Una schiacciata a due mani dopo un blocco da parte del Mago che gli apre un’autostrada in area.

super collettivo — Se Bargnani è la chiave del successo, i Raptors giocano comunque una grande gara collettiva, cancellando i dubbi della preseason (cattive percentuali e difesa incerta) con una performance che sottolinea il desiderio di giocare per la squadra da parte di tutti. Ognuno porta acqua al mulino come può: chi con sfondamenti presi come Antoine Wright, chi a rimbalzo (16 di Bosh), chi con gli assist come Calderon (lo spagnolo è impreciso al tiro, ma segna un gran canestro in contropiede evitando con furbizia la stoppata di LBJ che invece fa fallo e concede all’avversario un gioco da tre punti). E infine chi col mestiere come Nesterovic o con la freschezza atletica come DeRozan. Il rookie ha disputato un’ottima gara senza mai uscire dalle righe, e continua a raccogliere grandi consensi.

la gara — Toronto è a +19 all’intervallo e Cleveland troppo brutta per essere vera. I Cavs non ci capiscono nulla nella marcatura di Bargnani e per togliere dal campo il nemico numero uno mandano al lavoro il falegname Varejao, contro il quale Bargnani commette due falli per lo meno dubbi, provocati più che altro dalla recitazione da premio Oscar del brasiliano. Con il Mago in panchina Toronto soffre per il resto del terzo quarto, permettendo ai Cavs di riaprire la gara grazie al risveglio di Gibson e Williams. Il punteggio torna in parità sul 69-69 a 2’22” dalla fine della terza frazione, ma i Raptors domano la tempesta e tornano a +7 dopo tre quarti. Triano nell’ultimo quarto rimette in campo Bargnani, che non si fa pregare per tornare protagonista e mette subito a segno una tripla in transizione per dare ossigeno a Toronto (81-72). Belinelli è ancora in campo ed è un ottimo segnale. Coach Mike Brown torna inspiegabilmente a schierare O’Neal-Ilgauskas contro la coppia Bosh-Bargnani ed è un suicidio. Per due azioni consecutive Chris Bosh riconosce il vantaggio e va a portare due bei blocchi al Mago che semina il povero Ilgauskas ed esce libero per tirare. Sbaglia la prima volta (anche perché il lituano gli frana addosso) ma non perdona la seconda. Significativo vedere il giocatore franchigia sacrificarsi per liberare il compagno dalla mano caldissima. Bosh viene quindi ricompensato con una palla favolosa di Jack e segna in contropiede. LeBron James (tripla doppia per lui, ma anche tanti errori) va a sfondare contro Bosh, ma gli arbitri fischiano al contrario e il pubblico è inferocito. L’azione controversa frutta 4 punti al prescelto (-6 a 1’37”dalla fine). I Cavs devono però cedere per la seconda volta in due giorni. Certo possono solo migliorare, però Orlando e Boston sono decisamente più forti. Per i Raptors una partenza super che scaccia anche i fantasmi dal passato di una squadra che era abituata a perdere partite gettando via vantaggi cospicui. Toronto sta maturando.

Toronto: Bargnani 28 punti (9/12 da due, 2/3 da tre, 4/4 tl), 5 rimbalzi, 1 assist, 5 falli, 1 palla recuperata e 3 perse, 1 stoppata in 29’32”; Belinelli 10 punti (3/6 da due, 1/2 da tre, 1/2 tl), 1 rimbalzo, 1 assist in 19’21”; Bosh 21 (6/17), Turkoglu 12. Rimbalzi: Bosh 16. Assist: Calderon 11.
Cleveland: James 23 (7/19), Williams 16, O’Neal, Parker e Gibson 12. Rimbalzi: James 11. Assist: James 12.


MIAMI-KNICKS 115-93 — Gli occhi della Grande Mela sono puntati sul Bronx dove gli Yankees si fanno superare dai Phillies nel primo match della World Series. I Knicks, intanto, iniziano la loro stagione dalla trendy South Beach, rimediando però una brutta figura contro Dwyane Wade e compagni. Gli Heat scappano via a inizio ripresa e vincono in scioltezza 115-93. Danilo Gallinari, dopo un inizio difficile, cresce con l’andare dei minuti e chiude con 22 punti , firmando così il suo massimo in carriera nella Nba. Chi arriva tardi (e a Miami sono tanti i tifosi che si presentano all’American Airlines Arena non prima dell’intervallo) si perde le celebrazioni per il ritiro della maglia numero 10 di Tim Hardaway, il giocatore che ha gettato le fondamenta (insieme ad Alonzo Mourning) per il salto di qualità della franchigia D’Antoni come da previsto parte con il quintetto annunciato: Duhon, Chandler, Jeffries, Harrington e Lee e nei primi minuti la frontline di New York si fa sentire. Lee e Harrington segnano 14 dei primi 16 punti dei Knicks, ma gli Heat rispondono con i canestri di Chalmers.

il match — Danilo Gallinari inizia la sua seconda stagione da giocatore Nba a 6’18’’ dalla fine del primo quarto. D’Antoni mescola parecchio le carte nella seconda metà del primo periodo e i Knicks (a parte un paio di canestri in post di Milicic) perdono lucidità in attacco. Lo stesso Danilo ci mette un po’ a carburare. Il Gallo, infatti, prende le misure con il canestro (quattro errori dalla lunga distanza) prima di trovare i suoi primi punti della stagione (una bella tripla in transizione) nei secondi finali del primo quarto. Miami però, grazie soprattutto alla produzione di Cook, con le secondi linee sul parquet allunga. Lo “score keeper”, intanto, incredibilmente si “dimentica” uno degli errori dalla lunga distanza del Gallo che così va a referto con soltanto quattro conclusioni dal campo nel primo quarto. Meglio così per le percentuali dell’azzurro che torna in panchina dopo un minuto nel secondo quarto. Miami rimane davanti ma Lee riporta sotto i Knicks. Gallinari rientra a 5’32’’ dal riposo e finalmente rimane sul parquet con i titolari. Giocare con Duhon in campo è un’altra cosa e il Gallo lo dimostra subito trovano la tripla che riprende (40 pari) gli Heat. Beasley punisce in due occasioni l’azzurro nell’uno contro uno, in un paio di minuti, poi, Miami prova a fare il vuoto. Danilo fallisce un’altra tripla mentre i padroni di casa piazzano un parziale di 10-0 interrotto proprio dal Gallo che va in lunetta, dopo un bel movimento, e fa uno su due. Allo scadere l’azzurro, costretto dal cronometro, forza un’altra tripla così i Knicks vanno negli spogliatoi sotto 56-47. L’anemia degli ultimi minuti del primo tempo è solo il preludio del disastroso inizio della ripresa dei Knicks.

gallinari in controtendenza — New York, infatti, praticamente rimane negli spogliatoi nei primi minuti del terzo quarto. Wade e O’Neal fanno quello che vogliono in attacco e in difesa Miami alza le barricate. Così ne viene fuori un parziale di 25-8 che uccide la gara. Quando Danilo Gallinari torna sul parquet a 3’24’’ dalla fine del terzo quarto i Knicks sono oramai lontanissimi (-26) e il match è decisamente segnato. L’azzurro prova la penetrazione ma non è fortunato e in chiusura di frazione firma una tripla, ma alla fine del terzo quarto il tabellone è impietoso: 90-62. L’ultimo periodo si trasforma così in garbage time. Non per il Gallo però che, a differenza dei suoi compagni, sembra crederci ancora e avvicina i Knicks con tre triple consecutive (92-73). Il match è ormai compromesso ma il carattere si vede anche in questi momenti e Danilo oltre a essere l’ultimo ad arrendersi, continua a difendere con orgoglio e a giocare con disciplina in attacco. Alla fine l’azzurro chiude una gara molto positiva, almeno dal punto di vista personale, con 22 punti (0/1 da due, 7/13 da tre,1/2 ai liberi) sei rimbalzi e un recupero in 28’ di gioco. I Knicks però devono crescere parecchio, altrimenti sarà una stagione lunghissima per i tifosi della squadra della Grande Mela.

Miami: Wade 26 (9/18,1/4), O’Neal 22, Beasley 21, Cook 15. Rimbalzi: O’Neal 12. Assist: Wade 5.
New York: Gallinari e Lee 22, Chandler 21, Harrington 15. Rimbalzi: Lee 9. Assist: Duhon 5.




Celtics e Spurs, tutto facile

Boston e San Antonio cominciano con successi convincenti, così come Orlando, Detroit e Oklohoma City. Minnesota sorpassa in extremis New Jersey

NEW YORK, 29 ottobre 2009 – Tante emozioni in Nba. Vittorie convincenti per Orlando, Boston, San Antonio, Detroit e Oklahoma City. Minnesota sorpassa in extremis New Jersey, imitata da Phoenix in casa dei Clippers. Atlanta supera Indiana con un gran ultimo parziale. Houston e Denver costruiscono nella ripresa i successi su Golden State e Utah.

Orlando Magic-Philadelphia 76ers 120-106
La doppia doppia di Dwight Howard (21 punti e 15 rimbalzi) e il gran debutto di Vince Carter (15 punti davanti alla madre in tribuna) regalano ai Magic, privi per 10 gare di Rashard Lewis, la prima vittoria stagionale. 76ers in partita solo nel primo quarto grazie a Louis Williams (10 punti nel parziale inaugurale, 18 a fine gara, unico in doppia cifra di un quintetto che produce appena 51 punti), ma è nel secondo che i Magic costruiscono la voragine, demolendo gli ospiti con 41 punti (9 li firma Jason Williams) e andando al riposo sul +23 (70-47) nonostante Speights (26 punti per lui alla fine) uscito dalla panchina provi a tenere a galla gli ospiti. Ripresa senza storia, con Orlando anche a +31 (101-70 firmato da Howard alla terza sirena) e un garbage time lungo tutto l’ultimo quarto. “Abbiamo giocato contro una grandissima squadra – ha commentato il coach dei Sixers, Eddie Jordan -: nel terzo quarto ci hanno distrutto”.
Orlando: Howard 21 (9/11), Anderson 16, Carter 15, J. Williams 15. Rimbalzi: Howard 15. Assist: Nelson 6.
Philadelphia: Speights 26 (10/11), L. Williams 18, Kapono 13. Rimbalzi: Brand 6. Assist: Igoudala 6

Atlanta Hawks-Indiana Pacers 120-109
L’ultimo parziale fa la differenza in un match dominato dagli attacchi. I padroni di casa recuperano 4 palloni, stoppano 3 volte e vincono 12-7 la sfida a rimbalzo. Indiana invece si inceppa, tirando col 5/15 dal campo (39/73 nella serata) e perdendo 6 palloni. Primo quarto equilibrato con due grandi protagonisti: Granger (14 punti, chiuderà con 31) e Josh Smith dall’altra (11, 18 alla sirena finale). Si segna ancora di più nel secondo, ma l’equilibrio rimane e il punteggio dice 66-65 Hawks al riposo. Stesso copione nel terzo e all’inizio del quarto, poi Bibby firma la tripla del 103-101 con 8’ da giocare, primo passo di un 10-0 che permette agli Hawks (a segno tutti e 10 i giocatori entrati) di costruire il break decisivo. “La vittoria è stata buona – ha detto Johnson, top scorer di Atlanta con 25 punti - ma abbiamo giocato veramente male, soprattutto in difesa”. Tra i Pacers bene Granger e Murphy (doppia doppia da 14 punti e 10 rimbalzi), ma gli altri tre titolari producono appena 15 punti.
Atlanta: Johnson 25 (8/16, 2/5), Horford 24, Josh Smith 18. Rimbalzi: Horford 16. Assist: Josh Smith 8
Indiana: Granger 31 (5/8, 5/10), Watson 20, D. Jones 17. Rimbalzi: Murphy 10. Assist: Murphy 7.

Boston Celtics-Charlotte Bobcats 92-59
Limitando Charlotte al 32% dal campo con 0/10 da tre, Boston dimostra di essere tornata grandissima. Non bastasse la facile vittoria sui Bobcats, che fa il paio con quella nella opening night in casa di Cleveland, ci pensa Paul Pierce a mettere in chiaro il traguardo a cui punta la truppa di Doc Rivers: “Ci aspettiamo grandi cose – dice al pubblico del Banknorth Garden -. Vedete lassù, ce ne sono solo 17 (di drappi che significano altrettanti titoli Nba, ndr): ne vogliamo un altro”. Boston scappa sull’8-0 in avvio e Charlotte è subito costretta a inseguire. Gli ospiti tornano a contatto (29-32) a 4’ dal riposo, ma i Celtics infilano un tremendo 31-4 tra la fine del secondo quarto e la prima metà del terzo che chiude definitivamente i conti, anche perché il solo Wallace, unico dei suoi in doppia cifra (10 punti, solo 2 nella ripresa), non può reggere tutto il peso dell’attacco dei Bobcats. Gli ospiti dopo il riposo segnano solo 28 punti consegnando ai Celtics la seconda vittoria stagionale.
Boston: Allen 18 (2/7, 4/10), Pierce 15, S. Williams 12. Rimbalzi: S. Williams 9. Assist: Rondo 11.
Charlotte: Wallace 10 (3/8, 0/1), Felton 9, Brown 9. Rimbalzi: Wallace 12. Assist: Augustin 4.

Memphis Grizzlies-Detroit Pistons 74-96
Le guardie fanno la differenza: Hamilton e Gordon mettono insieme 47 punti col 17/31 dal campo per Detroit, Conley e Mayo tirano appena 3/16 per Memphis causando il 9° k.o. dei fila dei Grizzlies nella prima gara stagionale, un record. Avrebbe dovuto essere la sfida di Allen Iverson col suo passato più recente e buio, ma The Answer manca l’appuntamento causa infortunio. Memphis tiene in avvio anche perché Hamilton sbaglia 5 dei suoi primi 6 tiri, poi nel secondo quarto la guardia dei Pistons si scatena (12 punti nel parziale) e aiutato dai 15 punti di Gordon manda i suoi al riposo sul 53-41. “Ci siamo dati una mano a vicenda" ha detto Hamilton, uscito dal match con una lieve distorsione alla caviglia, della convivenza con Gordon. Memphis fatica trovare il canestro (36,1% dal campo), con i soli Gasol, Gay e il debutante Randolph, unici in doppia cifra, a fare eccezione. Ma non basta a tenere testa agli scatenati ospiti, che già avanti di 14 (71-57) ad inizio ultimo parziale piazzano l’8-0 che chiude definitivamente i conti.
Memphis: Gasol 21 (6/9), Gay 16, Randolph 14. Rimbalzi: Gasol 15. Assist: Conley 3.
Detroit: Hamilton 25 (9/14, 1/5), Gordon 22, Prince 14. Rimbalzi: Wallace 9. Assist: Bynum 7.

Minnesota Timberwolves-New Jersey Nets 95-93
Ci vuole un super ultimo quarto della matricola Jonny Flynn per consentire a Minnesota di cancellare 21 punti di svantaggio (73-52 a metà terzo quarto) e battere New Jersey, continuando una serie che vede i Nets all’asciutto a Minneapolis dal 2002. Il play uscito da Syracuse, 6ª scelta all’ultimo draft, trascina la squadra di Kurt Rambis con 13 punti nel parziale conclusivo, in cui è il protagonista principale di un 24-6 nel finale che vale il successo. “Abbiamo chiuso con aggresività – ha detto il coach al debutto sulla panchina di Minnesota -. I ragazzi non hanno mollato mai”. In precedenza a far male a Minnesota era stato Brook Lopez, dominatore asoluto nel pitturato (con l’aiuto di Yi e della matricola Terrence Williams) e autore di 27 punti e 15 rimbalzi. Ma nell’ultimo quarto il centro resta all’asciutto (prendendo anche una stoppata a 25” dalla fine col punteggio sul 93 pari) e Minnesota rimonta: a metà parziale i TWolves hanno 16 punti da recuperare (87-71), poi si affidano alle magie del rookie e sorpassano con Wilkins a fil di sirena.
Minnesota: Flynn 18 (5/13), Wilkins 12, Gomes 10. Rimbalzi: Wilkins 10. Assist: Flynn, Ellington, Wilkins e Jefferson 2.
New Jersey: Lopez 27 (11/19), Yi 17, Williams 15. Rimbalzi: Lopez 15. Assist: Harris 8

Oklahoma City Thunder-Sacramento Kings 102-89
Basta un primo quarto da cineteca a Kevin Durant e compagni per sbarazzarsi di Sacramento e non deludere i 18.203 dell’esaurito Ford Center. I Thunder mandano a bersaglio 10 dei primi 13 tiri tentati, e al 6’ hanno già 10 punti di vantaggio. “E’ bello vincere la prima partita davanti al proprio pubblico”, ha detto Durant, in doppia doppia con 25 punti e 11 rimbalzi. Oklahoma tira col 67% nei primi 12’ (chiude col 51%), in cui segna 39 punti, traguardo ottenuto solo una volta in tutta la scorsa stagione. Oltre a Durant brillano Green, Kristic e i 13 assist di Westbrook, massimo in carriera. Martin prova a tenere a galla Sacramento con 24 punti prima del riposo, ma nella ripresa centra solo una tripla sbagliando 7 tiri. Oklahoma vola anche a +23 (81-58 a metà terzo quarto), poi i 15 punti dell’israeliano Casspi, primo pro del suo paese, riducono il divario.
Oklahoma City: Durant 25 (9/19, 1/5), Green 24, Krstic 20. Rimbalzi: Durant 11. Assist: Westbrook 13.
Sacramento: Martin 27 (2/11, 3/8), Casspi 15, Thompson 11. Rimbalzi: Thompson 9. Assist: Martin 4.

San Antonio Spurs-New Orleans Hornets 113-96
Il nuovo corso degli Spurs si apre con una facile vittoria sugli Hornets, funestata solo dallo spavento per Tony Parker. Il francese esce a 2’21” dalla fine del terzo, dopo aver sbattuto quasi orizzontalmente sul parquet: niente di grave, ma quanto basta per fargli chiudere in anticipo la gara. San Antonio intanto si gode le prodezze del rookie DeJuan Blair, 14 punti e 11 rimbalzi al debutto in Nba. “Sta dimostrando molta maturità” ha detto Popovich della 39ª scelta all’ultimo draft. “Devo tutto ai miei compagni che mi hanno preso sotto la loro ala mostrandomi quello che devo fare” ha risposto la matricola. Le sue imprese hanno oscurato i debutti in chiaroscuro di Jefferson (5 punti) e McDyess (9 dalla panchina) e il ritorno di Ginobili, le pietre miliari su cui San Antonio vuole costruire il riscatto. Sul 13 pari a 2’ dalla fine del primo quarto New Orleans sbaglia 10 tiri di fila, e quando ritrova la via del canestro gli Spurs hanno infilato una corsa lunga 16 punti. Agli ospiti non bastano il solito Paul (26 punti e 9 assist) e le buone prove di West e Okafor per risalire, tanto che nella ripresa il vantaggio non scende mai sotto i 15 punti.
San Antonio: Parker 17 (6/9), Ginobili 16, Blair 14. Rimbalzi: Duncan 12. Assist: Parker 6.
New Orleans: Paul 26 (9/14, 2/2), West 18, Okafor 18. Rimbalzi: Okafor 10. Assist: Paul 9.

Golden State Warriors-Houston Rockets 107-108
Stagione nuova, Don Nelson nuovo. Il coach tradizionalmente allergico alle matricole (chiedere per conferma a Marco Belinelli) decide di affidare le chiavi dei Warriors al rookie Stephen Curry, 7ª scelta all’ultimo draft che con 8 punti nel finale quasi regala a Golden State la prima vittoria stagionale. Il successo però va a Houston, trascinata dai 15 punti di Scola nel terzo parziale (saranno 21 a fine gara per l’argentino, conditi da 11 rimbalzi) che consentono ai texani di recuperare dieci punti di svantaggio prima dell’allungo definitivo. La matricola uscita Davidson ripaga la fiducia del coach con tre recuperi e tre assist nei primi sette minuti e mezzo di carriera (chiude con 14 punti, 7 assist e 4 recuperi) in un primo tempo equilibrato fino quasi alla sirena dell’intervallo. Negli ultimi 104”, però, i Warriors infilano un 14-2 che li manda al riposo sul 62-52. Scola e Brooks ricuciono lo strappo in avvio di terzo parziale, poi l’argentino dà il là a un 10-2 che consegna ai Rockets un cuscinetto su cui costruire gli ultimi 12’. Houston ha 9 punti di margine a 2’40” dalla fine ma non trova più il canestro: Curry però infila solo 8 punti consecutivi e i texani mantengono un punto di vantaggio buono per pareggiare la sconfitta patita a Portland nell’opening night.
Golden State: Ellis 26 (10/20), Jackson 17, Curry 14. Rimbalzi: Maggette 9. Assist: Curry 7.
Houston: Ariza 25 (5/12, 4/9), Scola 21, Brooks 18. Rimbalzi: Scola 11. Assist: Brooks 12.

Los Angeles Clippers-Phoenix Suns 107-109
Steve Nash si ricorda di avere due titoli di Mvp in carriera e nell’ultimo quarto si carica i Suns sulle spalle firmando 15 dei suoi 24 punti e regalando la vittoria alla franchigia dell’Arizona. “Questo successo ci dà molta fiducia – spiega il canadese - siamo ad inizio stagione e non siamo molto sicuri del nostro valore”. Ai Clippers non bastano Camby (doppia doppia da 23 punti, 18 prima del riposo, e 11 rimbalzi) e Kaman (22 di cui 16 nella ripresa) e il dominio nel pitturato (44 punti) per evitare la seconda sconfitta stagionale. La franchigia di Los Angeles precipita negli ultimi 6’, cominciati sul 96-89. Nash infila 11 punti in poco più di 4’, compresi i 7 che valgono il 104 pari. Barbosa trova una tripla a 23” dalla fine, imitato poco dopo da Butler per la nuova parità. Nash però centra l’ultimo canestro della sua gara e Phoenix può celebrare con una vittoria il ritorno in campo di Amare Stoudemire (16 punti) dopo l’intervento alla retina costatogli la seconda parte del 2008/2009.
LA Clippers: Camby 23 (10/14, 0/1), Kaman 22, Butler 19. Rimbalzi: Camby 11. Assist: B. Davis 12.
Phoenix: Nash 24 (8/12, 1/3), Hill 19, Barbosa 17. Rimbalzi: Hill 13. Assist: Nash 8.

Denver Nuggets-Utah Jazz 114-105
I 30 punti di Carmelo Anthony e l’esordiente Ty Lawson consentono a Denver di battere Utah, la rivale con cui negli ultimi anni i Nuggets hanno lottato per la Northwest Division. Coach George Karl non ha J.R. Smith, squalificato per 7 partite: in quintetto parte Carter, ma è l’ex North Carolina ad essere in campo nei momenti decisivi. “Giocare veloce e coinvolgere gli altri – ripete Lawson come un mantra - lo faccio da quando ho iniziato”. Anche Utah deve fare i conti con gli infortuni che privano Jerry Sloan di Miles e Korver, operato martedì al ginocchio sinistro. Denver parte 5-0 grazie a Nené, ma Utah corre 11-0 grazie agli assist di Williams e chiude avanti il primo quarto (30-23) I padroni di casa tornano sotto con i punti di Anthony e il match è equilibrato. Dall’80-77 di fine terzo quarto Denver infila un 14-0 a cui contribuisce per metà Lawson: è l’allungo decisivo, che Utah non riesce a ricucire, anche perché Williams (28 punti) tira due volte negli ultimi 7’ e Boozer è in giornata no (3/14 dal campo). “Ci hanno davvero schiacciato nell’ultimo quarto – ammette Williams - hanno preso un bel ritmo e non si sono più fermati”.
Denver: Anthony 30 (10/20, 1/2), Billups 25, Lawson 17. Rimbalzi: Martin 11. Assist: Lawson 6.
Utah: Williams 28 (7/12, 2/3), Brewer 16, Kirilenko 16. Rimbalzi: Boozer 11. Assist: Williams 13.
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Ovviamente contento per i nostri.
Il Mago l'ho visto attaccare molto bene a canestro... un pò meglio in difesa e anche se condizionato dai falli (mi sembra abbia giocato 28 minuti) ha fatto una gran bella gara, peccato non gli entri nel sangue di andare a rimbalzo.
Belinelli penso che sia la stagione giusta per dimostrare qualcosa... per ora sembra un buonissimo collante.
Gallinari ha tripelleggiato e basta... diamogli tempo.
Gli Spurs con Ginobili (sano) sono tutt'altra cosa c'è poco da dire

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Gallinari da 30 e lode
Ma ai Knicks non basta

L'italiano realizza 30 punti, suo nuovo massimo in Nba, ma nonostante la sua ottima prova e i 42 punti di Harrington, New York perde 141-127 contro i Philadelphia 76ers al supplementare. Decisivo un parziale di 17-0 nel finale

NEW YORK (NY, Usa), 1 Novembre 2009 - Il fine settimana della Grande Mela vede uno strano, quanto affascinante, incrocio Philadelphia-New York. Piatto forte Yankees-Phillies, in palio le World Series, poi domenica Giants-Eagles, mentre al Garden nell’opening Night i Knicks ospitano proprio i 76ers.

nuovo massimo — Proprio come a Charlotte, i Knicks iniziano malissimo, riprendono il match con uno straordinario quarto periodo, ma si devono inchinare, 141-127 il punteggio, al supplementare. Continua a brillare Danilo Gallinari che tocca quota 30 punti segnati, stabilendo così un nuovo massimo in carriera nella Nba. Dopo le buone indicazioni ricevute a Miami e Charlotte, coach D’Antoni si decide a schierare Danilo Gallinari dall’inizio, retrocedendo in panchina Al Harrington. Sintomatica proprio la prima giocata offensiva della squadra di casa, disegnata per il tiro dalla lunga distanza del Gallo. Primi tre punti a referto e applausi del Garden. New York però ancora una volta inizia con il piede sbagliato. Questa volta in attacco non va malissimo, peccato però che nessuno difenda. Danilo firma un’altra tripla, i 76ers però nella zona pitturata dominano e arrivano ben presto al vantaggio in doppia cifra. Quando l’azzurro torna in panchina, a 3’11’’ dalla fine del primo quarto, Philadelphia e’ avanti di 16 lunghezze. D’Antoni rispolvera anche il dimenticato Larry Hughes e l’ex Cavaliers non delude, giocando discretamente anche in regia. Williams, Brand e Iguodala però segnano a ripetizione così a fine prima quarto i Knicks sono sotto 40-25 nonostante tirino con il 47% dal campo. Il motivo? Philadelphia tira con uno spaventoso 73%... Gallinari torna sul parquet a 7’24’’ dal riposo con i Knicks che abbozzano una rimonta. Il buon umore di Mike D’Antoni dura poco. Iguodala cambia marcia e i 76ers tornano a correre. Prima del riposo Gallinari mette a referto un’altra tripla ma i Knicks non riescono a tenere il ritmo dei 76ers e vanno negli spogliatoi sotto 70-51.

knicks k.o. nel supplementare — Parte fortissimo il Gallo nella ripresa. L’azzurro firma 10 punti nei primi cinque minuti del terzo quarto, Philadelphia però rimane lontanissima. Continua a produrre anche Harrington e all’inizio dell’ultimo quarto, quando Danilo torna sul parquet a 10’38’’ dalla sirena, i Knicks iniziano ad avvicinarsi. Iguodala tenta di tenere lontana la truppa di D’Antoni che però, proprio come a Charlotte, si trasforma nell’ultimo quarto. Gallinari realizza due triple che riducono il passivo a nove lunghezze, Harrington segna canestri da cinema (alternando però anche giocate davvero infelici) e Philadelphia inizia ad avere paura. A 11’’ dalla fine la stupenda tripla di un Gallinari sempre più decisivo fa esplodere il Garden e porta i Knicks al -1. Kapono (da sempre affidabilissimo dalla lunetta) fa un regalo a D’Antoni fallendo uno dei due susseguenti liberi così Duhon in penetrazione trova il canestro che, clamorosamente, trascina il match al supplementare. L’inerzia è tutta nelle mani dei Knicks che vanno subito al +3, Harrington però si vede fischiare il suo sesto fallo e torna in panchina. Il match cambia radicalmente perché New York non riesce più a segnare e subisce il clamoroso parziale di 17-0 che la condanna alla sua terza sconfitta su tre gare. Danilo Gallinari ancora una volta fa la voce grossa e chiude con un “career high”: 30 punti (1/6 da due, 8/16 da tre, 4/4 ai liberi) con tre rimbalzi, tre assist e una stoppata in 41’ di gioco.

New York: Harrington 42 (15/18, 1/4), Gallinari 30, Hughes 18. Rimbalzi: Chandler e Harrington 6. Assist: Duhon 6.
Philadelphia: Iguodala 32 (10/18, 2/3), Williams 27, Young 25, Speights 20. Rimbalzi: Iguodala 11, Williams e Speights 10. Assist: Iguodala, Williams 7.



Jennings strega Detroit
nella notte di Halloween

L'ex play di Roma guida Milwaukee alla vittoria sui Pistons. San Antonio batte Sacramento e Ginobili (13 punti) cattura con le mani un pipistrello che terrorizzava il pubblico. Roy 42 punti, ma Portland perde a Houston. Successi anche per Cleveland, Washington e Dallas

NEW YORK (NY, Usa), 1 novembre 2009 – Brandon Jennings è tra i grandi protagonisti della notte di Halloween. L’ex play di Roma, matricola a Milwaukee, guida i suoi alla vittoria su Detroit. La miglior perforamance è di Brandon Roy, i cui 42 punti però non bastano a Portland per evitare il k.o. a Houston. Gioiscono anche Cleveland, Washington, San Antonio e Dallas.

Washington Wizards-NJ Nets 123-104
Gilbert Arenas e Andray Blatche sono i due grandi protagonisti della seconda vittoria di Washington, che lascia i Nets con tre sconfitte in tre partite per la prima volta dal 1999/2000. Agent Zero firma 32 punti, tirando 9/13 dal campo, l’ala-centro ne aggiunge 30 (15/18) dalla panchina firmando il proprio career high in una serata in cui Washington tira col 61,5% dal campo, miglior percentuale degli ultimi 7 anni. “La nostra difesa è stata davvero pietosa – ha ammesso Lawrence Frank, coach dei Nets -. Ci sono così tante cose che non sono andate bene che è difficile sceglierne una o due”. Molto equilibrio nel parziale d’apertura, che Washington chiude sul 28-24 grazie a una tripla a fil di sirena di Arenas. Agent Zero è in grande forma, e con 7 punti in poco più di un minuto porta Washington sul 56-42 a 3’01” dall’intervallo, dopo che New Jersey (che non ha l’infortunato Harris, ben sostituito da Alston) era rimasta in scia grazie a Douglas-Roberts (15 punti nei primi due quarti) e al riposo si ritrova sotto 51-62. I Wizards riescono subito a raddoppiare il divario (75-47 4’ dentro la ripresa) e i Nets alzano bandiera bianca. Saunders risparmia ad Arenas l’ultimo quarto, buono solo per consentire a Douglas-Roberts di firmare il career high con 25 punti.
Washington: Arenas 32 (6/9, 3/4), Blatche 30, Foye 17. Rimbalzi: Miller 11. Assist: Foye: 8.
New Jersey: Douglas-Roberts 25 (7/12), Alston 20, Lee 17. Rimbalzi: Yi 7. Assist: Alston 8.

Cleveland Cavaliers-Charlotte Bobcats 90-79
In una serata in cui LeBron James pensa prima alla squadra che a se stesso (appena 14 punti, prima volta sotto i 20 dopo 8 gare, ma ben 9 assist), i Cavs riabbracciano Delonte West e trascinati dai 24 punti di Mo Williams ottengono la seconda vittoria consecutiva che aggiusta il loro record sul 2-2. West, che soffre di disordini bipolari, era stato arrestato in settembre per trasporto di armi da fuoco cariche, aveva saltato una settimana di allenamenti per problemi personali e la scorsa settimana è stato denunciato dalla moglie per violenza domestica. Ma i Cavs lo aspettavano a braccia aperte: “E’ importante per la nostra squadra” ha detto James di West, 13 punti in 24 minuti. Con LeBron limitato a 4 punti nel primi due quarti, i padroni di casa fanno la differenza nel terzo, con un 21-6 (con 10 punti dell’Mvp) che vale un 66-51 alla terza sirena. Nell’ultimo parziale i Bobcats, esausti dopo il doppio supplementare di 24 ore prima contro New York, non riescono mai a tornare sotto i 10 punti di svantaggio proseguendo la serie nera che non li ha mai visti vincere alla Quicken Loans Arena. Cleveland ha tirato col 58,1% dal campo, ma ancora non sa sfruttare Shaquille O’Neal, a bersaglio dalla lunetta per la prima volta dopo 10 errori di fila ma autore di appena 8 punti e 5 rimbalzi in meno di 27’ sul parquet. Ilgauskas, uscito dalla panchina, ha fatto meglio di lui con 5/5 dal campo e 5 stoppate in 20’.
Cleveland: Williams 24 (4/6, 5/8), James 14, Parker 13, West 13. Rimbalzi: Varejao 8. Assist: James 9.
Charlotte: Radmanovic 12 (2/6, 2/3), Wallace, Augustin 11. Rimbalzi: Wallace 9. Assist: Diaw 9.

Houston Rockets-Portland T. Blazers 111-107
Trevor Ariza e Aaron Brooks regalano la seconda vittoria a Houston, che nonostante i 42 punti di Brandon Roy riesce a battere Portland. L’ex Lakers firma il career high con 33 punti, di cui 16 nel solo primo quarto, il play ne aggiunge altri 28, conditi da 8 assist, con Houston capace di tirare 12/24 dall’arco (contro il 6/18 di Portland). “Sapevo che per noi era una partita molto importante – ha detto Ariza -. Portland è delle squadre con più talento a Ovest. E’ stato davvero importante riuscire a batterli”. Portland fa male sotto canestro con Aldridge in avvio, poi si scatena Ariza che infila i suoi primi 8 tiri portando Houston sul 33-28 alla prima sirena. “Ci siamo messi nei guai da soli concedendo così tanti punti nel primo quarto” ha spiegato McMillan, coach di Portland. I padroni di casa arrivano sul 54-44 a 2’ dall’intervallo, ma Roy e Aldridge contengono il divario a 5 punti (59-54) quando le due squadre tornano negli spogliatoi. Houston però resta sempre avanti nella ripresa, anche quando Roy si scatena con 16 punti nel parziale conclusivo riportando più volte Portland a un possesso di svantaggio, l’ultima volta sul 107-110 a 42” dalla fine. Ma alla franchigia dell’Oregon, che pure ha tirato 38/74 dal campo, manca sempre il canestro del sorpasso.
Houston: Ariza 33 (6/9, 5/8), Brooks 28, Landry 16. Rimbalzi: Scola 6. Assist: Brooks 8.
Portland: Roy 42 (7/13, 5/7), Aldridge 27, Miller 15. Rimbalzi: Oden 9. Assist: Blake 6.

Milwaukee Bucks-Detroit Pistons 96-85
Brandon Jennings ha già conquistato i Bucks. L’ex play di Roma, dopo i 17 punti, 9 rimbalzi e 9 assist del suo debutto in Nba, accende Milwaukee firmando 21 dei suoi 24 punti nella ripresa e aprendo la strada alla rimonta della squadra di Scott Skiles, sotto 49-38 al riposo. “E’ uscito nel terzo quarto e ci ha dato una grossa mano – ha detto di Jennings il suo coach -. Ed è riuscito a coinvolgere tutta la squadra”. Ad aiutare l’ex Lottomatica ci ha pensato Warrick, 21 punti uscendo da una panchina che ha stracciato 52-14 quella dei Pistons. Detroit, ancora senza Hamilton, perde anche 37-45 la sfida a rimbalzo aggiungendoci 20 palle perse: nemmeno i 26 punti di Gordon (sempre sopra quota 20 in stagione) sono bastati per evitare la seconda sconfitta stagionale. Gli ospiti scappano subito, presentandosi sul 29-20 alla prima sirena con 10 punti di Gordon e 9 di Stuckey, poi arrivano anche a +16 (49-33) a 44” dal riposo. Jennings suona la sveglia appena dopo l’intervallo, firmando con 16 punti e 2 stoppate un 21-8 che porta i Bucks sul 66-57 a 2’14” dalla terza sirena. I padroni di casa tengono il ritmo anche quando l’ex Roma torna in panchina dopo il quarto fallo. Detroit si riavvicina a metà ultimo parziale (77-81), ma i Bucks non cedono ottenendo la prima vittoria stagionale, la sesta su sei gare giocate la notte di Halloween. §
Milwaukee: Jennings 24 (6/11, 3/4), Warrick 21, Redd 9, Ilyasova 9. Rimbalzi: Bogut 8, Mbah-a-Moute 8. Assist: Jennings 3, Redd 3, Warrick 3, Bell 3.
Detroit: Gordon 26 (7/10, 1/5), Stuckey 13, Prince 12, Villanueva 12. Rimbalzi: Wallace 10. Assist: Stuckey 8.

San Antonio Spurs-Sacramento Kings 113-94
Più forti di Sacramento e persino di un pipistrello. Gli Spurs ottengono in casa la seconda vittoria stagionale, ma tutte le attenzioni sono per Manu Ginobili, non certo per i 13 punti a referto ma per aver catturato a mani nude il pipistrello che alla fine del primo quarto era entrato nell’AT&T Center, terrorizzando gli spettatori e costringendo gli arbitri a interrompere il gioco, fino a quando l’intervento dell’argentino ha consentito di proseguire. “Quando non riesci più a schiacciare devi trovare altri modi per fare notizia – ha scherzato Ginobili -, ed è quello che ho fatto: ho catturato un pipistrello”. Sul campo la gara ha avuto poca storia, con i Kings che sprofondano 0-3 perdendo per la 33ª volta nelle ultime 37 trasferte. Gli ospiti restano in partita fino a 1’ dalla prima sirena (26-27 Spurs), poi cominciano a sprofondare con i padroni di casa che nel secondo periodo infilano un 19-8, con Parker gran protagonista, prologo al 61-45 dell’intervallo, che diventa 96-75 alla terza sirena. Sacramento non trova soluzioni alternative a Martin e Hawes (61 punti in due, unici in doppia cifra); San Antonio, che tira col 58% dal campo compreso un 8/16 da tre, si gode la prima bella prova di Richard Jefferson, 21 punti con 7/8 dal campo.
San Antonio: Parker 24 (10/16), Jefferson 21, Hill 18. Rimbalzi: Duncan 10, Blair 10. Assist: Parker 7.
Sacramento: Martin 29 (5/9, 3/5), Hawes 22, Mason 7, Casspi 7. Rimbalzi: Hawes 10. Assist: Evans 6.

Los Angeles Clippers-Dallas Mavericks 84-93
Due vittorie allo Staples Center in 24 ore. L’impresa è di Dallas, che dopo aver battuto i Lakers si prende anche il successo sui Clippers, sprofondati 0-4 per la quinta volta nei loro 40 anni di storia. Alla squadra di Mike Dunleavy non bastano i 27 punti e 11 rimbalzi di Kaman, che ottiene il suo nuovo career high e per la prima volta nei suoi 7 anni di Nba centra tre partite consecutive con almeno 20 punti a referto. “Ho giocato come cerco di fare sempre – ha commentato il centro -. Questa volta sono stato paziente e i miei compagni mi hanno aiutato offrendomi buoni tiri”. I Clippers tirano meglio degli avversari (42,7% contro 41,7%), ma perdono 17 palle e consentono a Dallas 11 recuperi. Match in equilibrio per tutto il primo tempo, con le due squadre che vanno al riposo sul 55 pari con Kaman già a quota 19 punti. Dallas corre 17-2 grazie a Nowitzki e Dampier (doppia doppia da 12 punti e 10 rimbalzi) nel terzo parziale, e comincia gli ultimi 12’ da 80-71. I Mavs però mancano 9 dei primi 10 tiri consentendo ai Clippers di acciuffare la parità sull’82 a 7’11” dalla sirena. Poi però si inceppa l’attacco di casa, a bersaglio solo una volta con Kaman, mentre Dampier, Terry e Nowitzki, aiutati da Kidd (3 assist dei suoi 10 per gli ultimi 4 canestri su azione), confezionano il secondo successo di Dallas. “Eravamo molto concentrati perché sapevamo che sarebbe stata una gara difficile – ha spiegato Rick Carlisle, coach dei Mavs -. I Clippers sono molto meglio di quanto dica il loro record”.
Los Angeles Clippers: Kaman 27 (12/19), Gordon 16, Telfair 12. Rimbalzi: Kaman 11. Assist: Davis 6.
Dallas: Nowitzki 24 (9/16, 0/3), Marion 16, Terry 16. Rimbalzi: Marion 11. Assist: Kidd 10.

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