Tratti da gazzetta.it
Nba: Lee sbaglia, i Lakers
passano all'overtime: 2-0
I Magic vicini al colpaccio in gara-2: nel finale un sottomano della matricola Lee si spegne sul ferro e Los Angeles vince 101-96 ai supplementari. Kobe Bryant 29 punti, i lunghi fanno la differenza. Da domani notte la serie si sposta a Orlando
LOS ANGELES (Usa), 8 giugno 2009 - L’occasione della vita. Un sottomano che non si può mai sbagliare, neppure se ci provi un milione di volte. Invece quello di Courtney Lee, matricola col braccino, rimane sul ferro mentre suona la sirena. Supplementare e Lakers che si sfregano le mani e vanno sul 2-0 grazie al 101-96 finale, mettendo un’ipoteca pesantissima sul loro 15° titolo Nba. Ora Orlando deve vincere 4 delle prossime 5 partite (gara-3, 4 e 5 in casa) per evitare di soccombere. Eppure i Magic avevano difeso alla morte, in una partita bruttina in avvio ma avvincente nel finale. Ma alla fine gli restano solo rimpianti. Kobe chiude con 29 punti, ma a fare la differenza sono i lunghi, Odom (19 e 8 rimbalzi) e Gasol (24, 7 nell’overtime, e 10). Orlando trova due splendidi interpreti in Turkoglu (22 e molta regia) e Lewis (32 con 6/12 da tre), ma manca sempre del miglior Howard (17 e 1 6 con 5/10 ma anche 7 palle perse).
primo tempo — I Magic partono sbagliando 7 dei primi 9 tiri, hanno più perse (4) che canestri (2) al 7’, e si trovano subito in difficoltà nella marcatura di Kobe, visto che sia Lee che Pietrus (che peraltro ne commette uno in attacco e uno su Fisher in contropiede) hanno già 2 falli (come Bynum) dopo 4 e 7’. Tocca allora a Turkoglu piazzarsi su Bryant. Nonostante l’avvio disastroso, Orlando resta in partita (11-10 al 9’) perché anche i Lakers non paiono travolgenti (4/14 al tiro). Van Gundy prova Howard con accanto Gortat per limitare i californiani in area. Arriva anche il 2° fallo di Lewis (-4’) e allora spazio a JJ Redick (subito dannoso, 13’ con 0/5 nel 1° tempo). L’imbarazzante primo periodo si chiude sul 15-15. Orlando tira con il 28.6%, i Lakers con il 30%. Il numero delle palle perse (8 per i Magic, 2 per L.A.) è pari a quello dei canestri realizzati (4 e 6). Il 2° quarto inizia sulla falsariga del 1°. Farmar e Bynum (che però poco dopo commette il 3° fallo) firmano il primo minibreak dei Lakers (24-19), prontamente ricucito da 7 punti in fila di Lewis (26-26 a 6’ dalla pausa). Turkoglu (1/6) forza inutilmente, Howard è inesistente (1/4, 4 punti), solo Lewis (20 punti all’intervallo, dietro di lui nei Magic il migliore è Howard con 4...) tiene a galla i Magic, segnando 18 punti nel 2° periodo con 3 triple che danno ancora un briciolo di speranza ai Magic, sotto 45-40 alla pausa. Con Kobe che si limita a gestire l’attacco (6 punti con 2/5 e 5 assist). Tolto l’8/12 di Lewis, Orlando ha 4/25 al tiro...
ripresa — Orlando finalmente attacca il canestro con Turkoglu e sorpassa subito (42-43). Kobe si scalda (6 punti in 2’30") e Van Gundy cambia marcatura rimettendo Pietrus per Lee. Ma Alston fa più danni della grandine (sbaglia 5 tiri in fila). Dopo 78’29" dall’inizio delle finali, arriva la prima schiacciata di Howard (52-51 a -5’31"). Turkoglu segna 12 punti nel 3° quarto e firma il sorpasso Magic (56-59 a -2’46"), che riescono a far la differenza in difesa, girano molto meglio con Nelson in regia e dopo 3 quarti sono avanti di 2 (63-65). Orlando sbaglia 5 liberi in fila, Odom (8 punti in avvio di 4° periodo), essenziale e contro cui i Magic non trovano soluzioni difensive, porta L.A. sul +3 (71-68). Ma Lewis si risveglia e riporta sopra gli ospiti (75-77 a -6’13"). Ora è Turkoglu a fare il play, con Redick che raddoppia Bryant appena mette palla a terra. Il 6° fallo di Pietrus sull’80-81 a -3’08", costringe Van Gundy a rimettere il freddissimo Lee. Kobe sorpassa dalla lunetta, Howard si palleggia su un piede, Bryant fa 2/2 ancora ai liberi, ma Redick pareggia dall’angolo con una tripla a -2’16". Lewis e ancora Kobe fanno da preludio al nuovo +2 Magic, con Turkoglu a -44" (86-88). Gasol pareggia a -33". L’ultimo attacco di Orlando si imballa con palla ferma troppo a lungo in mano al turco. Quando finisce a Lee, c’è poco tempo e l’entrata si spegne sul ferro a -9". Timeout Lakers, grande difesa Magic sulla rimessa, palla a Odom, che trova Kobe con 3" da giocare. Il 24 gialloviola batte Turkoglu in penetrazione, ma Hedo lo stoppa da dietro, cattura il rimbalzo e chiama timeout con 6 decimi da giocare. Rimessa di Turkoglu, lob per Lee, che solo soletto sbaglia clamorosamente il più facile dei layup. Supplementare. Dove Redick torna a far danni. Sbaglia una tripla con tre metri di spazio, passa la palla sui piedi di Howard e i Lakers volano a +3 (94-91) con due liberi di Fisher a -1’53". Il tiro di Turkoglu viene sputato dal ferro e Gasol firma il +6 (97-91) a -1’14". Finisce così, con tanti rimpianti per Orlando e i Lakers a metà strada. O forse ben oltre.
Magic, dal sogno all'incubo
"Decisivi i due errori di Redick"
Coach Van Gundy dopo il 2-0 dei Lakers nelle finali Nba: "La partita nel supplementare è girata sui due errori di Redick, ma non voglio colpevolizzarlo, ha giocato una buona gara". Pesantissimo anche il sottomano fallito da Lee prima dell'overtime
LOS ANGELES (Usa), 8 giugno 2009 - Quando il destino di una finale Nba finisce nelle mani di una matricola, Courtney Lee, e di un panchinaro, JJ Redick, difficilmente finisce bene per la squadra che è costretta ad affidarsi a loro. Orlando dovrà cercare di rimarginare in fretta la ferita di gara-2, per evitare che il contraccolpo psicologico diventi pari a quello di gara-1 delle finali 1995, quando Nick (da allora soprannominato Brick, Mattone) Anderson sbagliò 4 tiri liberi consecutivi nei secondi finali regalando il supplementare e la prima di 4 vittorie in fila a Houston.
Lee e Redick inconsolabili — Nello spogliatoio dei Magic, dopo la sconfitta al supplementare di domenica allo Staples Center, entrambi erano inconsolabili. Lee aveva appena fallito un sottomano che un giocatore professionista non può permettersi di sbagliare neppure in riscaldamento facendo "la ruota". Men che meno se di mezzo c’è la differenza tra un 1-1 e uno 0-2 in una finale per il titolo. Redick, anche per ammissione del suo allenatore, Stan Van Gundy ("la partita nel supplementare è girata sui due errori di Redick, che però non voglio colpevolizzare perchè ha giocato una buona gara"), è stato l’uomo che ha permesso ai Lakers di prendere il largo nell’overtime, fallendo una tripla piedi per terra con il più vicino difensore dei Lakers che stava seduto accanto a Jack Nicholson, e, nell’azione successiva, facendosi rubar palla da Derek Fisher cercando un improbabile passaggio per Dwight Howard.
lee, palla che scotta — I playoff del 23enne Lee, sino a ieri sera, erano stati perfetti. Anche se erano iniziati male, con una gomitata di Howard (involontaria visto che giocano nella stessa squadra...) che gli era costata la frattura al setto nasale in gara-5 di primo turno contro Philadelphia. Rientrato contro Boston, era stato importante nell’eliminazione dei campioni uscenti. Contro L.A. coach Van Gundy gli aveva affidato un compito non da poco per un rookie: marcare Kobe Bryant. Risultato? Così così in gara-1 (quel Kobe non lo fermava neppure il Gentile del Mundial ’82), un disastro in gara-2, tanto da costringere Van Gundy a toglierlo dopo 4’ con due falli a carico e ripetersi a inizio terzo periodo dopo tre canestri in fila del 24 gialloviola. Tornato in campo per il sesto fallo di Pietrus, la 22ª scelta dell’ultimo draft (uscito da Western Kentucky) si trovava tra le mani la palla che lo avrebbe catapultato nella storia dei Magic, quella della prima vittoria in una finale per la squadra di Orlando. Uno schema disegnato alla perfezione dal tecnico, con Kobe che s’impastava sul blocco cieco dei Magic e lasciava via libera verso il canestro a Lee. Palla in mano, layup elementare, ferro e mani nei capelli della matricola. Overtime, ovvero inizio della fine.
redick, errori decisivi — Alla quale contribuiva il 24enne Redick, il più classico dei tiratori bianchi, uscito dalla Duke University, odiato al college per il suo modo di fare, ma letale nel tiro oltre l’arco, al punto da strappare un contratto pro’ con Orlando, che lo chiamò con il numero 11 al draft 2006. Senza però riuscir mai a lasciar traccia in due stagioni. Nei playoff sembrava aver finalmente trovato una sua dimensione, difendendo bene su Ray Allen nella finale Est contro Boston, e riuscendo persino a dare un contributo in attacco con qualche tripla. Domenica non ha sfigurato, dannandosi l’anima in difesa in aiuto su Kobe Bryant, mettendo il trepunti del pareggio a 84 con 2’26" da giocare nei regolamentari. Ma finendo con due errori che segnano partita e serie. A questi livelli sono cose che si pagano care. I Lakers hanno vinto giocando una pallacanestro poco più che modesta. Ma, come tutte le grandi squadre, alla fine hanno trovato il modo per vincere. Anche grazie a Lee e Redick, ai quali i tifosi di Orlando troveranno presto un soprannome degno di "Nick the Brick".
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Il colonnello Van Bommel 
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