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Bryan Colangelo ha messo un altro mattone per completare la ristrutturazione dei Raptors: Amir Johnson, arrivato ai Bucks nella trade che aveva coinvolto Richard Jefferson, raggiungerà Toronto insieme a Sonny Weems in cambio di Carlos Delfino (che comunque la società non avrebbe potuto riportare in Canada per ragioni salariali) e Roko Ukic. Rispetto a un anno fa, i Raptors hanno sostituito ben 12 giocatori: le uniche costanti sono Bosh, Bargnani e Calderon e non si può escludere che anche le fondamenta (Bosh) subiscano scossoni nei prossimi mesi.

In attesa di ulteriori terremoti, i contorni della creatura affidata a Jay Triano (anche questa una novità rispetto all’inizio della scorsa stagione) hanno preso forma: Calderon, Turkoglu, Bosh e Bargnani sono i punti fermi di un quintetto cui manca una pedina. Belinelli è l’opzione a noi più gradita, DeRozan la più intrigante, Wright la più logica: esperienza e attitudine difensiva dovrebbero far pendere la bilancia verso il prodotto di Texas A&M, i cui limiti balistici non sarebbero un problema in un contesto offensivamente assai attrezzato. Del resto, neppure la nona scelta dell’ultimo draft può vantare mano affidabile dal perimetro (meglio come alternativa di Turkoglu), mentre Belinelli deve ancora convincere l’NBA di poter recitare un ruolo da protagonista.

La partenza di Ukic, che ha avuto scarsa fiducia e scarsissimo successo, conferma la volontà di consegnare a Jarrett Jack il ruolo di vice-Calderon: questo non esclude per l’ex ‘Pacer’ qualche apparizione in guardia, complici le inevitabili interpretazioni in cabina di regia firmate Turkoglu. Quincy Douby (e non Marcus Banks) è pronto a elemosinare minuti a risultato deciso (o in caso di infortuni).

Il reparto lunghi potrà vantare grande profondità: l’arrivo di Evans e il ritorno di Nesterovic garantiranno a Triano la difesa e i rimbalzi di cui il quintetto titolare rischia di essere ancora carente, l’innesto di Amir Johnson rappresenta una scommessa a basso rischio (grande potenziale, contratto in scadenza). A completare il roster, in attesa di possibili tagli, sono il succitato Weems e Patrick O’Bryant. Il quadro, per i tifosi dei Raptors, è confortante: dopo il fallimento della passata stagione serviva una scossa e Colangelo non ha lasciato niente di intentato.

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Come cambia il Texas

Scritto da Trigari
18/08/2009 13.13


largeNelle ultime stagioni i playoff della Western Conference hanno vissuto in Texas capitoli importanti: San Antonio è ospite fissa della postseason dal 1998 (e vinto nel periodo 4 titoli), Dallas ha iniziato la striscia vincente 3 anni più tardi (e giocato le Finals nel 2006), Houston ha fallito la qualificazione una volta nelle ultime 6 edizioni (ma assaporato il secondo turno soltanto qualche mese fa). Nel 2010 il Texas dovrebbe essere nuovamente protagonista, perché, se il futuro di Yao e dei Rockets non suggerisce grande ottimismo, i Mavericks e, soprattutto, gli Spurs promettono di insidiare il trono dei Lakers.

A Houston il panorama è cambiato radicalmente: il cinese farà da spettatore per l’intera stagione (almeno..) e l’arrivo di David Andersen non basterà certo a nasconderne l’assenza (che peserà ben oltre le impressioni dello scorso maggio). Ariza per Artest è uno scambio (tale non è stato, ma solo formalmente) che abbassa ulteriormente il potenziale offensivo della squadra e soltanto l’imprevedibile rinascita di McGrady (ammesso che non cambi indirizzo) può restituire credibilità al gruppo di Adelman.

Dallas ha fatto qualche passo in avanti, pur rimanendo in balia dei consueti dubbi: la conferma di Kidd (costata 3 lunghi anni di contratto) nobilita l’acquisto di Marion e anche Gooden potrebbe tornare molto comodo, soprattutto alla luce dell’addio a Bass e dell’infruttuosa caccia a Gortat. I Mavs rimangono un’incognita e la variabile impazzita ha il volto di Josh Howard: sembra sempre destinato a esplodere (o a partire) e l’attesa rischia di diventare stucchevole.

San Antonio, al contrario, dovrebbe rappresentare una certezza: Richard Jefferson, almeno a livello di giocatori, è costato poco (Bowen, Oberto e Kurt Thomas erano già usciti dai progetti della società), McDyess è un ottimo innesto e DeJuan Blair (ancor più alla luce della 37esima scelta spesa per accaparrarselo) appare come la miglior scommessa possibile. Basta aggiungere un Ginobili finalmente sano e la ricetta diventa deliziosa: dalla delusione degli scorsi playoff al quinto anello, il tragitto potrebbe essere molto breve.

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Mi sembra ci sia troppo ottimismo per San Antonio :sisi

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noodles ha scritto:
Mi sembra ci sia troppo ottimismo per San Antonio :sisi

e io direi anche nei confronti di Toronto...

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finchè l'uomo franchigia è quel pallemolli di Bargnani... :asd

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noodles ha scritto:
finchè l'uomo franchigia è quel pallemolli di Bargnani... :asd
:rofl

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Hanamichi ha scritto:
noodles ha scritto:
finchè l'uomo franchigia è quel pallemolli di Bargnani... :asd
:rofl

peggio, c'è chris "mister40puntiapartitacontroglizombieelaprimadivisione" bosh

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L'ala dei Miami Heat, seconda scelta del draft del 2008, è stato ricoverato in una clinica di Houston per affrontare una forte crisi depressiva


Problemi psicologici e dipendenza da sostanze stupefacenti (marijuana): Michael Beasley, seconda scelta del draft dello scorso anno e secondo miglior marcatore dei Miami Heat nella stagione 2008-2009 (chiusa con 13.9 punti e 5.4 rimbalzi di media per partita) è entrato in una clinica di Houston per disintossicarsi.

Il giocatore, classe 1989, noto per la sua preoccupante immaturità infantile e per qualche disguido con sostanze stupefacenti (clamorosa, a riguardo, la nottata trascorsa in una camera di albergo con il compagno di squadra Mario Chalmers, due ragazze e tanta marijuana all'alba della sua carriera da professionista, bravata che gli costò una multa da 50.000 dollari e una pesante lavata di capo da David Stern, commissioner della Lega), ha destato grandi preoccupazioni negli ultimi giorni, quando ha postato, sul suo "Twitter", frasi allarmanti ("Feelin like it's not worth livin!!!!" - mi sento come se la vita non avesse più alcun senso - "I feel like the whole world is against me" - mi sento in guerra con tutto il mondo).

Beasley, dopo una stagione complessivamente discreta sebbene estremamente altalenante, aveva scelto di lavorare per qualche tempo da solo, a Houston, lontano dallo stress di Miami e dalle sue fisime di vecchia data che lo portavano a vedersi in lotta e in competizione con chiunque, ma l'evolversi della situazione (non si conosce il nome della clinica in cui è stato ricoverato e nemmeno il tempo di permanenza del giocatore nell'istituto) hanno portato una violenta ventata di preoccupazione in casa Heat: Pat Riley ed Eric Spoelstra, che avevano già progettato di concedere maggiore spazio e fiducia all'ex-stella di Kansas State nella prossima stagione, non sono nemmeno sicuri di poterlo avere a disposizione nel primo giorno di camp, in programma il prossimo 29 settembre.
Daniele Fantini / Eurosport

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Cita:
una violenta ventata di preoccupazione

ma :rofl una frase letteraria ad effetto nudello's maria :asd

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