Amauri e la Nazionale
"Ho deciso: presto saprete"
Il brasiliano, in attesa del passaporto italiano, anticipa che "se giocherò in azzurro non sarà per calcolo ma perché ho un sentimento. Sono in Italia da 10 anni, questo Paese mi ha dato tutto e indossarne la maglia sarebbe un modo per ripagarlo"
VINOVO (Torino), 9 marzo 2009 - ”Ho deciso”, dice Amauri dopo un anno di tira e molla fra Italia e Brasile. Per cosa non lo dice, ma quando parla di “sentimento di riconoscenza per questo Paese” lo fa capire. La vera novità è questa: il cuore fino a un mese fa batteva dichiaratamente per la nazionale verdeoro, mentre ora si sente “un po’ più italiano”. È un'aritmia dovuta, più che al passaporto della signora Cynthia, al pasticcio di Londra. La città della post-convocazione di Dunga è la stessa dove due settimane fa Amauri e la Juventus sono andati in bianco col Chelsea. E forse proprio lì il brasiliano aspirante italiano si è precluso la possibilità di giocare il ritorno.
Il fatto di essere stato titolare nel derby significa che domani andrà in panchina?
“Sì”.
Le spiace?
“Sì. Meritiamo di giocare tutti e quattro, là davanti. Ma il bello per la Juventus è che se andiamo in panchina io e Iaquinta in campo ci vanno Trezeguet e Del Piero”.
Ha segnato 13 gol nei primi quattro mesi e un solo gol negli ultimi due: comincia a essere stanco?
“Può anche essere un'altra cosa. Quando giocavo la domenica sapendo che avrei giocato anche il mercoledì c'era una certa tensione: se non facevo gol avevo subito la possibilità di rifarmi. Ora che siamo in quattro quella tensione si è un po' abbassata”.
Non l'ha distratta la vicenda del passaporto e della Nazionale?
“No, solo una concomitanza. Sono momenti che ogni attaccante attraversa. Comunque ho avviato le pratiche e forse ci vorranno meno di sei mesi per ottenere la cittadinanza”.
In tempo per la Confederations Cup, insomma. E con Gattuso come la mette?
“Ha la sua opinione. Altri compagni magari ne hanno una diversa. Ma sia chiaro fin d'ora che se giocherò per la nazionale italiana non sarà per calcolo o per carriera, ma perché ho un sentimento. Sono in Italia da 10 anni, questo Paese mi ha dato tutto e indossare la maglia azzurra sarebbe un modo per ripagarlo”.
Quando finirà questo pasticcio?
“In fretta, molto in fretta. Ormai ho preso la mia decisione e presto conoscerete il mio futuro”.
Sarebbe già tanto conoscere quello immediato della Juventus in Champions League...
“Io dico 50 e 50 perché il fatto di giocare in casa annulla il loro vantaggio. L'importante è non prendere gol, stare attenti a quello, perché tanto sappiamo che uno a partita lo facciamo sempre”.
Ma stavolta ne servono due e non è che voi attaccanti ultimamente brilliate: perché?
“Forse perché lavoriamo di più per la squadra, forse perché abbiamo poche occasioni. La Juve paga la fatica e gli infortuni che per mesi hanno costretto a giocare sempre gli stessi”.
Come si batte la difesa del Chelsea?
“È molto forte fisicamente, però le squadre inglesi ti lasciano giocare uno contro uno. Quello è il loro punto debole, perché io, Ale e Iaquinta riusciamo a saltare l'uomo e a puntare la porta. Dobbiamo prenderli in velocità”.
E Trezeguet, che giocherà titolare?
“David è un finalizzatore puro, impressionante. Nella mia carriera ho visto pochi attaccanti con la sua coordinazione in area di rigore e il suo senso del gol. Lui ci darà quel che ci manca in una fase in cui stiamo un po' soffrendo. È l'uomo giusto al momento giusto”.
Sarà anche quello decisivo domani sera?
“Quando siamo compatti possiamo esserlo tutti. Ma se proprio devo fare un nome dico Nedved, che vuole prolungare il più possibile la sua ultima Champions. Io spero che ci ripensi, ma nel frattempo ha qualcosa in più da dare”.
L'avversario più pericoloso?
“Drogba, sempre lui. Mi piace tantissimo perché ha fisico e inventiva. Ci ha già fatto gol all’andata e non serve che raccomandi la massima attenzione su di lui”.
Tra voi, la Roma e l'Inter chi è messo meglio?
“Al di là della squadra per cui gioco, io spero che le italiane facciano più strada possibile. Perché una finale a Roma fra la Juve e un'altra italiana sarebbe davvero il massimo”.
Inter o Roma?
“Quella fra Inter e Manchester è una partita senza pronostico, perché sono le due squadre più forti del momento. La Roma, anche se ha perso all’andata, ha ottime possibilità di passare”.
Vale anche per voi, che venite dallo stesso risultato?
“Beh, il Chelsea è più forte dell’Arsenal, perché ha perso l'ultima Champions per un calcio di rigore. I campioni d'Europa potrebbero essere loro e questo ha un peso”.
I 7 punti di differenza tra voi e l’Inter li fa Ibrahimovic?
“È il loro punto di forza, quando non gioca l'Inter soffre sempre. Ma ce ne sono altri tre: Maicon, Cambiasso e Julio Cesar, di cui sono grande amico dai tempi del Chievo. Merita tutto quello che sta raccogliendo e se l'Inter passa a Manchester sarò il primo a fargli i complimenti”.
Del suo allenatore che cosa pensa?
“A me piace. Mourinho è un grandissimo tecnico e non ha paura di dire quello che pensa, anche se a qualcuno può dare fastidio”.
Alla Juve ne ha dato parecchio.
“E la Juve, che è una grande società, ha dato una risposta all’altezza”.
Non crede che certe cose Mourinho le abbia dette perché comincia ad aver paura di voi?
“No, non credo. È lui che è così. Se c'è qualcosa che non gli va la dice, come ha fatto anche a Genova con i suoi giocatori”.