Spalletti-Italia, game over: un disastro con pochi precedenti sia per la Nazionale che per il ct
Quella di Spalletti alla guida della Nazionale italiana è stata un'avventura tutt'altro che positiva. Lo ha detto lo stesso allenatore toscano, senza troppi giri di parole. E lo hanno detto in tanti nel corso dei ventidue mesi che il tecnico di Certaldo ha condotto alla guida degli Azzurri.
Il primo obiettivo, seppur a fatica, Spalletti lo aveva centrato, conquistando la qualificazione agli Europei del 2024 seppur graziato dal direttore di gara e dal VAR che avevano negato all'Ucraina un calcio di rigore nei minuti finali della sfida decisiva giocata a Leverkusen. Gli Europei, però, sono stati un autentico disastro: poche idee, tanta confusione, scelte piuttosto rivedibili e tanti saluti già dopo gli ottavi di finale, dai quali gli Azzurri sono usciti con le ossa rotte per mano della Svizzera.
La Nations League avrebbe potuto rappresentare una magra consolazione dopo il tonfo in terra tedesca, e invece l'Italia - alla quale bastava perdere con un solo goal di scarto a San Siro contro la Francia, è riuscita a perdere per 1-3, complicandosi maledettamente la vita non solo nella competizione in essere, ma anche in vista delle qualificazioni ai prossimi Mondiali.
E proprio la prima sfida valida per i Mondiali del 2026 ha segnato la fine dell'era Spalletti: la figuraccia di Oslo, della quale si è già detto tutto, ha rappresentato il punto più basso della sua gestione, certamente non risollevata dal 2-0 col quale Donnarumma e compagni hanno avuto la meglio su una Moldavia che avrebbe addirittura meritato di più.
Si chiude così, con tanta amarezza, una delle pagine più amare della carriera di Spalletti, abbandonato al suo destino al momento dei saluti, esonerato ancor prima di disputare la sua ultima partita.
"Ho fatto male, è giusto che vada a casa", ha detto subito dopo l'ultima panchina. Ma poi ha aggiunto che all'Italia "servono giocatori forti nell'uno contro uno": una verità incontrovertibile, ma che stride un po' con l'inspiegabile ostracismo nei confronti di Riccardo Orsolini, proprio uno dei pochi - se non l'unico - specialista nell'uno contro uno a disposizione della Nazionale.
Impeccabile il ragionamento sui troppi "dolorini" che spesso accompagnano le convocazioni per partite cosiddette "minori": per molti giocatori la Nazionale sembra più un fastidio che un'opportunità, se non durante le grandi competizioni alle quali poi tutti vorrebbero prendere parte. Ma alle grandi competizioni, di questo passo, l'Italia parteciperà sempre meno, proprio perché - e torniamo al punto di partenza - le gare di qualificazione non vengono affrontate con la stessa abnegazione né con il giusto spirito di sacrificio, mentale e fisico.
Creare attaccamento alla maglia, però, è anche compito del c.t. e in questi due anni Spalletti non c'è riuscito: il botta e risposta con Acerbi altro non è stato che l'emblema della gestione rivedibile di un gruppo come quello azzurro, che - com'è noto - non è ragionevole pensare di poter gestire come un club.
Insomma, in questi ventidue mesi hanno perso tutti: Spalletti in primis, ma anche chi ha scelto di metterlo alla guida della Nazionale e poi - soprattutto - di lasciarlo lì dopo il flop agli Europei. L'Italia di limiti ne ha parecchi e da nessun c.t. ci si può attendersi miracoli, sicuramente - però - qualcosina di più si può fare.
https://www.calciomercato.com/news/spal ... sia--37478
_________________
"
Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco

1° vincitore del doblete nella storia del forum