Una breve ma interessante dichiarazione rilasciata al Guerin Sportivo n° 49 del dicembre 1997 da Fabrizio Ravanelli, il quale afferma che il preparatore atletico Giampiero Ventrone è stato più importante dell'allenatore Marcello Lippi nei tanti successi colti dalla Juventus a metà anni '90.




Sinceramente la penso sempre più come "Penna Bianca". L'importanza dei preparatori atletici nel calcio non è mai sottolineata abbastanza. Quando le cose vanno bene si tende a dare troppi meriti agli allenatori, quando in realtà, secondo me, in molti casi, il lavoro svolto dai preparatori atletici riveste un ruolo ancora più decisivo nell'economia di una squadra. La differenza è anche economica. Vediamo decine di allenatori strapagati e trattati come star, mentre ai preparatori sono concesse solo un paio di righe nell'organigramma societario o una rapida menzione sugli almanacchi. Chi erano i preparatori dell'Italia campione del mondo nel 2006? Se si chiede in giro in pochi lo sanno, eppure quella Nazionale espresse un'intenistà e un ritmo di gioco decisivi ai fini della vittoria. Grandissimo merito fu proprio loro, eppure chi è passato alla storia per questo trionfo? Ancora una volta lui, Marcello Lippi. Oggi vengono tanto esaltati gli allenatori di certe squadre che fanno dell'intensità il loro punto di forza (Klopp del Liverpool, Flick del Bayern Monaco, Gasperini dell'Atalanta, Simeone nell'Atlético Madrid 2 volte finalista di Champions League ecc...). Ma sono convinto che se non avessero avuto al loro fianco preparatori di primo livello, questi allenatori non sarebbero stati considerati dei "fenomeni". Invece adesso, chi più chi meno, sono tutti strapagati, mentre dei preparatori di queste squadre si sa a malapena il nome, e di certo il loro stipendio non raggiunge quello dei più celebrati allenatori. Questo è uno dei più grandi paradossi del calcio. La frase che ho riportato di Fabrizio Ravanelli è eloquente e sono convinto che molti altri calciatori pensano lo stesso.

diciamo che l'accoppiata ventrone-agricola diede una grossa mano alla preparazione "atletica" della juve di quegli anni...

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"Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco

Lo dicono in tanti, l'ultimo che l'ha ricordato è stato Capello.
Stare bene fisicamente significa moltiplicare o semplicemente far emergere i valori tecnici e tattici: perché si è nello stato migliore per tentare le giocate da fuoriclasse, che altrimenti non riescono a certi livelli, e perché qualsiasi consegna tattica può essere eseguita con gioia e convinzione, e non come una fatica aggiuntiva che non piace. L'atletismo è fondamentale per giocare a calcio, ma, attenzione, non è tutto e da solo è niente. Si va a fare la corsa campestre altrimenti.

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VUOI PORTARLA A MANGIARLA? VA BENE FALLO.

LM10 Tu se' Lo mio Maestro 10 e 'l mio autore, tu se' solo colui da cu' io tolsi lo bello stile che m' ha fatto onore !. !. !.

Mi è capitato però di vedere gente pestare i fiori al monumento ai caduti a Bologna. Gli ho insultati e sono scappati.

Inoltre se tu, giocatore, sei al 100% e arrivi prima sulla palla rispetto all'avversario, il tuo morale in partita aumenta. Sai di star bene e sai che per superarti gli avversari dovranno sudare il doppio di te. È una questione fisica da cui trae vantaggio appunto anche l'aspetto psicologico dell'atleta.

La preparazione fisica è indubbiamente fondamentale, ma non credo ci siano grandi differenze tra un preparatore e l'altro tanto da fare la differenza.
Nel calcio è sopratutto l'aspetto tenicotattico che decide le partite, perchè se fosse come dice ravanelli allora contro la nigeria saremmo usciti malamente

Però ci sono anche esempi al contrario. Il Deportivo La Coruña non sarebbe mai riuscito a vincere 4-0 con il Milan nella Champions League del 2004 se non fosse stato sostenuto da una condizione clamorosa. Lo stesso l'Ajax che arrivò in semifinale di Champions League nel 2018/19. Il Leicester City campione d'Inghiltera nel 2015/16 era un'altra squadra che faceva dell'intensità la sua arma vincente.

Gianni Brera diceva: “Puoi anche essere il Gesù Cristo del calcio in terra, ma se trovi un brocco disposto a correre più di te, non puoi giocare”.

Non dico ovviamente che Ajax, Leicester City e Deportivo La Coruña fossero delle squadre di brocchi, assolutamente, ma senza la condizione atletica non avrebbero fatto tutta quella strada.

Si è fondamentale. Ma non sapremo mai realmente quanto sia li e quanto l'organizzazione tecnicio\tattica ad aver fatto la differenza.
Di la invece è stato proprio evidente