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Nel gennaio 2004 ci fu una controversia di mercato tra Inter e Juventus legata al trasferimento di Dejan Stanković dalla Lazio. Eccola.

17 agosto 2003.
Luciano Moggi, Direttore Sportivo della Juventus, incontra nella sede della SS Lazio l'Amministratore Delegato Luca Baraldi, il Direttore Generale Giuseppe De Mita, il calciatore Dejan Stanković e il suo procuratore Vinicio Fioranelli.
Lo scopo di questa riunione, arrivata dopo mesi di contatti verbali, è la volontà di Moggi di far firmare al forte centrocampista un precontratto, vidimato dal Vicepresidente Roberto Bettega, che lo blindi ai bianconeri a partire dal giugno 2004, mese in cui il serbo andrà in scadenza con la Lazio. Moggi gli propone un ingaggio quadriennale da 2 milioni per il primo anno a salire in quelli seguenti, più conguaglio di 4 milioni alla Lazio per il diritto di precedenza concesso alla Juventus.
Contestualizziamo lo scenario: tra le fila laziali c'è aria di smobilitazione, lo storico Presidente Sergio Cragnotti si è dimesso il 3 gennaio 2003 e la società, affidata pro tempore a Ugo Longo, sta portando avanti da mesi il discusso Piano Baraldi per spalmare cinque mesi d'ingaggio dei giocatori trasformandoli in azioni societarie. Tutto questo ha ovviamente creato malcontento tra i dipendenti, cosicché dovrebbe essere più semplice convincerli a cambiare squadra. Come sempre Lucianone sa anticipare la concorrenza. Il problema però è che questa volta l'ha anticipata troppo, perché l'accordo che induce il serbo ad accettare la sua corte è fuori dai tempi consentiti dal regolamento. Avrebbe dovuto aspettare l'1 gennaio 2004 per poter tesserare in vista di giugno, mentre per gennaio sarebbe in regola. Inoltre l'anomalo contratto è ciclostilato su un modello in vecchia copia, non più in uso, dunque a livello di valore federale è carta straccia.
Ma non è solo la Juventus ad ambire a Stanković. Anche il Presidente dell'Inter Massimo Moratti, sempre sensibile a questi profili tecnici, è da tempo innamorato calcisticamente di lui, e infatti lo corteggia ripetutamente, ma senza alcuna firma fuori posto.

25 agosto 2003.
Stanković e Fioranelli inviano alla Juventus una lettera di cortesia per annullare l'accordo della settimana prima, prendendo le distanze dalla scelta societaria di chiudere con la Juventus. È infatti nel periodo dal 17 al 23 che Moratti vede calciatore e procuratore per offrire più soldi di quanti ne abbiano messi sul piatto i bianconeri. Moggi va su tutte le furie ma per ora resta in silenzio, vuole tentare la strada diplomatica per vincere la partita, e poi ha sempre la firma del giocatore a cui aggrapparsi.

29 agosto 2003.
Stanković e Fioranelli si offrono all'Inter per andare subito in nerazzurro da gennaio 2004, mettendo così del tutto fuorigioco la Juventus.

30 agosto 2003.
Proprio quando il sipario sembra calare, Baraldi chiama l'Inter e annulla tutto. Perché? Il motivo è politico: l'Amministratore Delegato è in parola con Moggi che nel 2005 otterrà dalla Juventus pieno appoggio per la candidatura alla presidenza della Lega Calcio come successore di Adriano Galliani, e in cambio gli concede la prelazione fiduciaria nell'affare Stanković. De Mita prenderebbe il posto di AD lasciato vacante da Baraldi. Ma giocatore e procuratore non sono affatto compiacenti, a loro di Baraldi e soci non interessa, puntano invece a ottenere più denaro e l'offerta di Moratti è più ricca. Ecco dunque che l'AD, appena saputo del gioco dei due, fa valere il preaccordo con i bianconeri, ovviamente anche su pressione di Moggi che non ci sta a fare il burattino, e contatta Moratti per congelare il negoziato.
Ma perché i due dirigenti avrebbero firmato un documento sapendo (dando per scontato che lo sapessero) della sua non conformità? Probabilmente erano sicuri che nessuno avrebbe ostacolato il loro patto e che il buon Dejan sarebbe andato dove diceva Baraldi, quindi per loro doveva solo servire come pura formalità, un promemoria, una specie di "stretta di mano" reciprocamente coercitiva per ricordare all'altro l'impegno assunto. Praticamente pensavano di essere gli unici furbi.

Ottobre 2003.
La situazione finanziaria della Lazio peggiora sempre di più, al punto che anche Baraldi capisce che ormai la nave è senza controllo. L'Inter continua a offrire più denaro della Juventus, e anche la volontà del calciatore è tutta orientata verso la Pinetina.
È questo il mese in cui il lavoro di mediazione di Moratti produce effetti tangibili. Ci sono però ancora dettagli da chiarire: il giocatore non vuole forzare la rottura con la Lazio, la quale vorrebbe tenerlo fino a giugno (come proposto mesi prima da Moggi), mentre a Moratti servirebbe già da gennaio. Comunque nulla che un indennizzo economico non possa risolvere, e infatti le danze le conduce la Beneamata.
Invece nubi sempre più scure si addensano sul capo di Moggi, il quale ha ormai capito di essere stato dileggiato. Tenta altri disperati approcci con il procuratore Fioranelli, il quale glissa e fa passare il tempo, perché l'offerta interista è comunque migliore.

19 dicembre 2003.
Stanković rompe ogni indugio e annuncia a tutti di aver scelto l'Inter alla Juventus.

21 dicembre 2003.
All'Olimpico si gioca Lazio-Inter. A fine gara gli stati maggiori delle due società si riuniscono per chiudere formalmente l'affare. Moratti strappa una promessa a Fioranelli per il suo assistito convincendolo con un contratto da gennaio 2004 fino a giugno 2008 a 4 milioni l'anno più premi vari, praticamente il doppio di quanto gli ha offerto Moggi, oltre a 6 milioni per portare subito alla Pinetina il campione come rifusione a favore della Lazio. Il tutto ovviamente da concretizzare quando consentito dalle tempistiche, cioè una decina di giorni dopo, allo scoccare del nuovo anno. Baraldi, gestore di una società sempre più debole, non può far altro che prendere atto dell'assoluta volontà del giocatore di vestire nerazzurro.
Appunto, e Moggi? Il problema è che durante la discussione salta fuori che Stanković si è accordato mesi prima con la Juventus, e questo potrebbe costituire un problema per tutti. Moratti sapeva bene di non essere l'unico a condurre questa trattativa, conscio del fatto che il pezzo pregiato del mercato laziale facesse gola a molti, ma scopre solo ora della firma illegittima del 17 agosto, e capisce anche che Baraldi, pur ormai spalle al muro, preferirebbe chiudere con Moggi piuttosto che con lui. Tutto ciò lo preoccupa non poco, sente nell'aria odore di bruciato, quindi traccheggia per capire bene la situazione. La pista Stanković-Inter si raffredda all'improvviso.

28 dicembre 2003.
Ospite a Domenica In, l'ex capostazione di Monticiano, pungolato sulla questione, entra a gamba tesa sull'argomento e attacca senza fronzoli. Scarica tutta la colpa su Stanković e il suo procuratore, definendoli persone poco serie, sostenendo che prima si sono offerti alla Juventus firmando il famoso precontratto, e poi si sono rivolti anche a Inter e Milan per lucrare l'offerta migliore. Ora la cosa è finalmente resa pubblica. Fioranelli nega con forza l'esistenza di qualsiasi cosa non permessa dalla legge e sulla stessa linea è anche la Lazio che emette un comunicato stampa per ribadire assoluta fiducia nel proprio tesserato.
Frattanto Baraldi, costretto a fare spallucce, vede allontanarsi la pregiata poltrona della Lega Calcio e prova a ricucire con Moggi. Il DS però vuota il sacco: sempre a mezzo stampa ribadisce di aver precedentemente incassato il permesso della Lazio a trattare con il giocatore in anteprima, in cambio di un indennizzo di 4 milioni di euro per tesserarlo dal giugno 2004 benché a parametro zero. Ma aggiunge che Moratti ha alzato l'offerta, oltre che per l'ingaggio del centrocampista, anche per il conguaglio alla Lazio, 6 milioni contro i 4 juventini, convincendo così le parti ad accettare la corte nerazzurra e quindi accusa Stanković e Fioranelli di essere persone inaffidabili. Di tutto questo afferma di avere le prove, cioè il famoso precontratto, custodito nella cassaforte societaria.
Sembra quasi di rivivere la questione Luis Figo del 1994, anch'egli al centro di un pasticcio burocratico tra Parma e la stessa Juventus. Comunque le parole di Moggi non cadono a vuoto, e sono sufficienti per ipotizzare un illecito. Difficile che l'esperto Lucianone non si sia reso conto della gravità delle sue frasi, più probabile che anzi l'abbia fatto apposta per intralciare i piani altrui, una volta appreso che il suo obiettivo di mercato è sfumato irrimediabilmente. Ora la palla passa alla Federazione.

8 gennaio 2004.
Terminato il torpore delle vacanze natalizie, la sempre sonnacchiosa FIGC apre finalmente un'inchiesta per far luce su quanto sta succedendo.
Emidio Frascione, Procuratore Federale, incarica l'Ufficio Indagini di sentire le parti coinvolte nell'arcano, e il primo a venire ascoltato sarà Stanković, che se avesse davvero commesso atti non consentiti dal regolamento rischierebbe qualche mese di squalifica. Infatti Moratti ancora non chiude l'affare, vuole vedere se ci saranno conseguenze.

12 gennaio 2004.
Gli ispettori interrogano Stanković, Baraldi e De Mita a Formello.

17 gennaio 2004.
Moggi, convocato dall'Ufficio Indagini, si dichiara irricevibile per essere interrogato a causa di improrogabili impegni.

27 gennaio 2004.
Moggi, convocato una seconda volta, invia a Italo Pappa, responsabile dell'Ufficio Indagini, l'avvertimento che non potrà recarsi in Federcalcio a testimoniare per un malore avuto in mattinata.
Pappa è leggermente irritato, sente aria di palesi scuse. La deposizione del DS sarebbe importante per chiarire meglio la vicenda, anche perché Moggi ha promesso nei giorni precedenti che porterà in Lega Calcio l'accordo del 17 agosto 2003. Vuole davvero far saltare il tavolo?

31 gennaio 2004.
Dejan Stanković, a pochi minuti dalla fine della sessione invernale di calciomercato, diviene ufficialmente un giocatore dell'Inter, la quale corrisponde alla Lazio 4 milioni di euro più la comproprietà di Goran Pandev. Proprio il contributo del serbo è decisivo per sbrogliare la matassa: la Lazio, trattata come un giocattolino nelle mani delle potenti Inter e Juventus (Moratti in simultanea ha tentato l'assalto anche a Jaap Stam, ben conoscendo i guai economici in riva al Tevere), a un certo punto ha minacciato di volersi tenere Stanković fino a giugno, spaventando Moratti e lo stesso giocatore. Ecco allora che Stanković lascia 2 milioni di euro del proprio stipendio netto (3,5 lordi) all'ormai sua ex società come forma di indennizzo personale per avergli permesso di partire seduta stante.
In tutto questo è stato importante anche il tecnico biancoceleste Roberto Mancini, che parlando con il ragazzo l'ha convinto a scegliere l'Inter piuttosto della Juventus, ben sapendo che a giugno l'avrebbe poi ritrovato sotto il Duomo in sostituzione di Alberto Zaccheroni. Mal gliene incolse: il buon Roberto, prossimo a sposare anch'egli la causa del ricco petroliere meneghino di lì a cinque mesi, pensava tuttavia che quest'operazione sarebbe accaduta a giugno e non già a gennaio. Non si può aver tutto dal mercato.
Quindi, Mancini a parte, ci guadagnano la Lazio che incassa circa 6 milioni tra denaro e contropartita tecnica per un contratto che in pochi mesi sarebbe diventato parametro zero, il centrocampista che abbandona una compagine che sì vincerà la Coppa Italia, proprio contro la Juventus al termine della stagione 2003/2004, ma è ormai in disarmo rispetto agli anni d'oro (e indebitati) dell'era cragnottiana mentre l'Inter offre di più in tutti i sensi, e l'Inter stessa che si prende uno dei migliori centrocampisti in circolazione spendendo 4 milioni più mezzo Pandev beffando l'antica nemica sabauda.
Ci perdono Baraldi che si è giocato la Lega Calcio, De Mita che l'anno dopo finirà all'Avellino (con tutto rispetto per gli irpini), la Juventus e soprattutto Moggi, sconfitto dalla rivale storica. Tra l'altro non si è ancora presentato in FIGC per fornire la propria versione che, se fosse autentica, farebbe rischiare a Stanković da due a quattro mesi di squalifica, alla Juventus una multa di 100.000 euro e a Moggi e Bettega fino a un anno di squalifica per quel precontratto firmato fuori dai tempi regolamentari.
Se invece non fosse autentica potrebbe comunque venire deferito per la formula di aver reso dichiarazioni offensive nei confronti di un tesserato, cioè il neointerista. Evidentemente Moratti o ha ricevuto rassicurazioni che l'inchiesta non toccherà il suo nuovo pupillo, oppure è comunque disposto a rischiare pur di tenerselo stretto. O semplicemente ha compreso che il tanto millantato precontratto di cui parla Moggi non esiste, visto che finora l'ha solo sbandierato a parole ma nessuno l'ha mai visto. L'avesse avuto davvero, l'avrebbe già consegnato agli inquirenti, no?

7 febbraio 2004.
Finalmente, più atteso della fumata bianca per il nuovo Papa a San Pietro, Luciano Moggi in carne e ossa si reca all'Ufficio Indagini per fornire le proprie dichiarazioni e portare il famigerato faldone del 17 agosto 2003, quello che tiene in cassaforte. Cassaforte che però si rivela essere vuota. Moggi non ha nulla di compromettente in mano. O ha mentito, o non ha voluto rischiare una squalifica per sé e Bettega e un'ammenda per la Juventus. Resta il fatto che la Procura della FIGC archivia la posizione di Stanković, che ora non rischia più nulla. In via Durini a Milano si può brindare.

13 febbraio 2004.
Violazione dell'articolo 1, comma 1 e violazione dell'articolo 3, comma 1 del Codice della Giustizia Sportiva.
Con questo protocollo Emidio Frascione deferisce Moggi e la Juventus per responsabilità oggettiva, per aver diffamato pubblicamente il neoacquisto dell'Inter senza fornire prove del suo comportamento illecito.

25 marzo 2004.
A seguito delle violazioni a lui addebitate, scattano a suo carico 15 giorni di inibizione, in cui non potrà prendere parte attiva al seguito della squadra, e 5.000 euro di multa. Naturalmente tre giorni dopo Moggi sarà, come di consueto, in campo insieme con Antonio Giraudo e Marcello Lippi nell'abitudinario giro di ricognizione prima dell'inizio di ogni partita in Italia (in questo caso con il Modena), e verrà così deferito alla Commissione Disciplinare della Lega Calcio per quest'altra violazione.

Alla fine di tutto rimane il mistero, aperto a ogni considerazione.
O Moggi non ha voluto calcare la mano per evitare guai peggiori di una banalissima inibizione e non ha portato le fantomatiche prove agli ispettori federali, oppure in cassaforte non aveva nulla di tutto ciò. Nel secondo caso l'incontro del 17 agosto 2003 sarebbe così stato solo verbale senza nulla di scritto, e le voci messe in giro da Moggi atte soltanto a destabilizzare future trattative di altre società per Stanković. Lui si giustificherà dicendo che per il quieto vivere di tutti ha rinunciato a mettere delle persone nei guai. Compreso sé stesso e Bettega, naturalmente. Di certo è inferocito con Baraldi, accusandolo di non aver saputo rispettare il patto, che fosse scritto o solo orale. Infatti l'ex AD laziale, una volta approdato al moribondo Parma travolto dallo scandalo Parmalat di Calisto Tanzi nel gennaio 2004 (cioè quando Stanković firma definitivamente per l'Inter), avrà duri scontri con la Juventus, specialmente con il suo spietato omologo Antonio Giraudo.
Esempio ne è il 22 giugno 2004, quando l'AD juventino, dopo un'altra controversia di mercato legata a Marco Di Vaio, minacciò Baraldi di farlo retrocedere nell'imminente campionato: i gialloblù alla fine del torneo 2004/2005 dovranno salvarsi dalla Serie B in un duro spareggio contro il Bologna.
Come dire, tu non mi hai dato questo ieri e io non ti ho dato questo oggi, e anzi ora sei mio nemico.

Negli anni recenti l'ex re del mercato è tornato sulla questione, asserendo che l'Inter gli avrebbe soffiato il serbo grazie alle intercettazioni illegali della Telecom (il Dossier Ladroni per intenderci). A riprova di ciò (ovviamente senza poterlo dimostrare) raccontò di quella volta in cui intraprese una fasulla trattativa telefonica con l'Olympique Marsiglia per il mediocre Cyril Domoraud, nel 1999. L'Inter, scoperto ciò tramite spiata, si precipitò dai francesi per acquistarlo soffiandolo al concorrente. Ecco spiegato, secondo lui, come mai Moratti portò alla Lazio più soldi sia per lo stipendio di Stanković sia come saldo da corrispondere ai biancocelesti, e perché volle chiudere la trattativa già a gennaio. Cioè perché l'Inter avrebbe origliato in casa Juventus e saputo così dell'offerta moggiana dell'agosto 2003 per giugno 2004, potendo in questo modo anticiparlo e mandarlo in folle. Esattamente come con Domoraud, anche se con risultati in campo agli antipodi. Ed ecco qui il motivo con cui Moggi giustificherà, durante gli anni del processo di Calciopoli, l'utilizzo delle controverse SIM svizzere: proteggere i propri piani industriali dai sicofanti interisti. Poi non si capisce bene cosa c'entrassero gli arbitri con le trattative di calciomercato, ma questo è un altro romanzo.
Tuttavia la sua seconda versione in merito è che nel 1999 si recò allo stadio di Marsiglia per visionare un calciatore, e vedendo che qualche fila sotto c'era anche un'osservatore di mercato interista, per imbrogliarlo cominciò a parlare a voce alta elogiando Domoraud. L'osservatore dell'Inter, conscio del forte interessamento di Moggi per il giocatore, decise di precederlo concludendo lui l'affare per i nerazzurri portando a Milano il bidone. Quale delle due sarà vera? Magari nessuna.
La verità ufficiale è che in tutta questa arzigogolata storia una volta tanto non fu lui il burattinaio, e benché in seguito verrà formalmente provata la partecipazione della società di Moratti nello spionaggio Telecom tramite i finanziamenti Pirelli (stratagemma che impedì alla Beneamata di venire coinvolta direttamente), non ci sono risultanze che all'Inter avessero appreso dell'incontro del 17 agosto 2003, quantomeno non che sia successo grazie a procedimenti oscuri. Nulla di strano e di male che lo siano invece venuti a sapere parlando con la Lazio, visti i buoni rapporti tra le due società. Forse Lucky Luciano credeva di essere l'unico a fare mercato?
Comunque in quella torrida estate del 2003 qualcosa è avvenuto davvero: quando anni dopo un giornalista chiederà a Moggi lumi sulla veridicità del famoso precontratto, l'abile intrallazzatore, con un ghigno sardonico nemmeno avesse ingerito stricnina, risponderà con il classico e sornione "in pratica, non confermo né smentisco".
Ecco la prova (quasi) empirica che forse non è stato tutto un sogno.

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Riccardo1 ha scritto:
Esempio ne è il 22 giugno 2004, quando l'AD juventino, dopo un'altra controversia di mercato legata a Marco Di Vaio, minacciò Baraldi di farlo retrocedere nell'imminente campionato: i gialloblù alla fine del torneo 2004/2005 dovranno salvarsi dalla Serie B in un duro spareggio contro il Bologna.
Come dire, tu non mi hai dato questo ieri e io non ti ho dato questo oggi, e anzi ora sei mio nemico.

Questo contraddice in maniera netta il tuo negazionismo verso calciopoli, o Giraudo era un millantatore o poteva, tramite la rete creata da lui e Moggi, far retrocedere il Parma solo perchè era un nemico e non per suoi demeriti sul campo.

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HARLAN ha scritto:
Riccardo1 ha scritto:
Esempio ne è il 22 giugno 2004, quando l'AD juventino, dopo un'altra controversia di mercato legata a Marco Di Vaio, minacciò Baraldi di farlo retrocedere nell'imminente campionato: i gialloblù alla fine del torneo 2004/2005 dovranno salvarsi dalla Serie B in un duro spareggio contro il Bologna.
Come dire, tu non mi hai dato questo ieri e io non ti ho dato questo oggi, e anzi ora sei mio nemico.

Questo contraddice in maniera netta il tuo negazionismo verso calciopoli, o Giraudo era un millantatore o poteva, tramite la rete creata da lui e Moggi, far retrocedere il Parma solo perchè era un nemico e non per suoi demeriti sul campo.

Per rispondere in maniera precisa dovrei riguardarmi tutte le 38 partite del Parma, per capire se gli arbitraggi sono stati strani o se erano solo minacce dovute a un impeto d'ira. Comunque non sono negazionista.

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