|
Torino, 20 agosto 2005.
L'Inter vince la Supercoppa Italiana in casa della Juventus ai supplementari con rete di Veron, dopo una partita tirata e un gol regolare annullato a Trezeguet nel primo tempo per fuorigioco inesistente.
Lì per lì l'episodio non dà vita a troppe polemiche, non come sarebbe lecito aspettarsi da questa sfida, forse a parti invertite ci sarebbe stato un putiferio, chi lo sa. Comunque, di certo in quei mesi Facchetti, Presidente dell'Inter, e la Triade (o Biade) juventina erano in pessimi rapporti. Già l'anno prima ci fu la questione Stankovic, pronto ad andare a Torino dalla Lazio ma che poi, per questioni precontrattuali, la Juventus fu costretta a lasciarlo all'Inter. Questo episodio non mancherà di generare stilettate ruvide tra le due società, e, complice anche una doppia sfida di Coppa Italia al vetriolo, il 2004 fu un anno turbolento nei rapporti tra Zebra e Biscione.
Torniamo al 2005. Archiviata la Supercoppa di agosto, a novembre si scatena una nuova colata di veleno tra Facchetti e Moggi - Giraudo. Oggetto del contendere le solite questioni arbitrali, ma soprattutto quelle economiche.
Giraudo, durante un convegno con dei tifosi, tira in ballo il proprietario interista Moratti (pur senza citarlo) in merito all'immoralità di spendere cifre enormi senza vincere nulla. Al che Facchetti, prima cita Moggi dicendo che non sapeva che volesse anche sostituirsi al Giudice Sportivo per scrivere le sentenze di squalifica (in riferimento al caso razzismo di Zoro, quando Moggi attaccò i rivali auspicando per loro squalifiche pesanti), giusto per togliersi il sassolino dalla scarpa, e poi risponde direttamente a Giraudo sostenendo che lui parla di immoralità perché sa bene cosa sono le cose immorali del calcio.
Moggi allora ironizza spiegando che Facchetti in pratica non ha capito niente del discorso dell'Amministratore Delegato bianconero, e si prosegue quindi da una provocazione all'altra, anche in modo un po' infantile. Tu non hai capito, no sei tu che sbagli ecc ecc.
A stretto giro di posta entra in gioco anche Tronchetti Provera, Presidente Telecom e azionista dell'Inter, asserendo che la Beneamata non vince lo scudetto da anni solo perché non si è mai piegata ai giochi di potere. Invece secondo Roberto Mancini, allenatore nerazzurro, Facchetti è stato fin troppo gentile a rispondere pacatamente a Giraudo, meritorio di repliche ben più dure.
Tra l'altro Giraudo e Mancini avevano già avuto da dirsi l'un l'altro un mese prima, a ottobre 2005, alla vigilia della partita di andata in campionato, quando Giraudo sbeffeggiò l'Inter dicendo che Mancini è un bravo allenatore, ma dovrebbe dimostrarlo in una grande squadra, e di risposta il tecnico si chiese come mai loro parlassero sempre dell'Inter invece di pensare ai fatti propri. Insomma, un 2005 al cianuro che fa da prologo al nuovo anno, ancora più tempestoso.
6 febbraio 2006.
Dopo uno Juventus - Udinese molto contestato per le decisioni arbitrali a favore dei bianconeri, con Mancini che in contemporanea in diretta a San Siro, alla domanda se sa che la Juventus è stata favorita risponde ridacchiando con un beffardo “Sì? Strano”, la TV ufficiale interista porta in diretta al Processo di Biscardi una lettera di due pagine contenente gli episodi arbitrali andati a vantaggio della Juventus e altri contro l'Inter in campionato fino a quel momento. I media lo battezzano Dossier Inter, al quale la Signora risponde duramente con un contro - dossier. Tra l'altro il clima è rovente anche perché si sta avvicinando il 12 febbraio, giorno della sfida scudetto a San Siro, così la tensione monta sempre più, come nella tradizione del derby d'Italia.
10 febbraio 2006.
A due giorni dal grande evento, in diretta televisiva e collegati da due studi differenti, Facchetti e Giraudo vengono messi in comunicazione audiovisiva. Il Presidente rintuzza la polemica sul dossier e sui favoritismi storici ai bianconeri, allora l'A.D. (alla presenza anche di Moggi e Buffon) tira in ballo la famosa Supercoppa dell'agosto precedente, proprio quella con il gol regolare annullato a Trezeguet. Ricordo ancora le parole con tono di voce spigoloso: “La Supercoppa, Giacinto, la Supercoppa! Quella la mettiamo noi nel dossier!” Replica Facchetti più morbidamente: “Eh, ma noi allora avremmo dovuto portare un'enciclopedia.” Di fianco a Giraudo, Moggi e Buffon assistono divertiti.
12 febbraio 2006.
Finalmente si gioca, ma c'è spazio per un altro bel siparietto prima del fischio d'inizio. Le telecamere inquadrano Moggi che esce dalla zona dello spogliatoio dell'arbitro Paparesta e, pochi metri distante, Luis Figo, attaccante nerazzurro in fila ai compagni pronti a entrare in campo, lo guarda con un sorriso beffardo alzando la mano in segno di stizza. La mimica era tipo "eccolo, guarda te questo, chissà cos'è andato a fare dall'arbitro, eh?".
Alla fine si scende finalmente in campo.
Il lunghissimo prepartita è stato estenuante, l'adrenalina è ben percepibile sugli spalti e tra i giocatori. San Siro è una bolgia, soprattutto quando viene annullato il gol su punizione di prima ad Adriano (giustamente).
Passano in vantaggio gli ospiti con Ibrahimovic, pareggiano i padroni di casa con Samuel.
Poi, a pochi minuti dal 90°, Nedved guadagna una punizione dal limite, cadendo abbastanza facilmente, e Paparesta assegna la punizione diretta tra le proteste interiste. Tira Del Piero e insacca mostrando la famosa linguaccia a tutto lo stadio, come a voler zittire qualsiasi discorso inutile, in risposta a troppi mesi (o anni) di brutte parole attorno a questa gara. Parole che non finiscono certo qui: nel sottopancia di San Siro il nervosismo è palpabile. Dejan Stanković sbatte la porta e prende a pugni il muro, urlando e lanciando insulti, e chiudendo anche Paparesta e gli juventini dentro lo spogliatoio, che iniziano a sbattere le mani e i piedi contro la porta. Dopo pochi minuti un addetto allo stadio apre la serratura facendoli uscire. Poi il serbo, calmatosi un attimo, davanti ai giornalisti afferma: “La punizione su Nedved non c'era. Non era fallo violento. Si cade quando c'è la botta e l'episodio ci è costato tre punti.”
Figo, raggiunto dai cronisti nel parcheggio mentre sta salendo in auto, rincara la dose. “Quello che sta succedendo qui è vergognoso, meglio andare tutti a casa, andiamo tutti in vacanza.”
Moggi non ci sta e accusa gli interisti di non saper perdere, al che Mancini replica con un sibillino “A Moggi non rispondo, sarà lui a dover rispondere nelle sedi opportune.”
Rileggendo questa frase con il senno del poi, viene davvero da chiedersi come faceva Mancini a sapere che di lì a poco Moggi ne avrebbe davvero dovuto rispondere nelle sedi opportune. Il DS infatti lo definirà sarcasticamente "un indovino".
Comunque il risultato è che i bianconeri si portano in classifica ad un vantaggio abissale sui nerazzurri ipotecando lo scudetto, sebbene alla fine dovranno sudarselo per la quasi rimonta del Milan.
A Torino esultano, la nemica è stata sconfitta a domicilio, ma il seguito della storia è incandescente: le immagini di Moggi e Figo fanno il giro dei media di tutto il mondo. Il portoghese, che tra l'altro aveva già un conto in sospeso con Lucianone per questioni burocratiche ai tempi del mancato trasferimento al Parma nel 1994, soffia sul fuoco della diatriba accusandolo apertamente di aver fatto visita a Paparesta subito prima del fischio d'inizio per condizionare l'incontro, e la punizione di Nedved ne sarebbe l'esempio.
La polemica si fa durissima, le due società si insultano a colpi di comunicati ufficiali sui propri siti internet. Moratti perde le staffe accusandoli di essere insopportabili, gli altri rispondono che a Milano non sanno perdere. Intanto le parole di Figo (“Moggi deve dire che cosa stava facendo prima della partita nella stanza dell’arbitro, non so perché possa assumere simili atteggiamenti da padrone del calcio, e di sicuro nella mia carriera non ho mai incontrato una figura come la sua in altri Paesi”) danno luogo sia a un'inchiesta federale che però finisce in un nulla di fatto, sia alla denuncia di Moggi al giocatore presso la Figc, risolta con un'ammenda per quest'ultimo.
Inoltre il Direttore Sportivo sferza il portoghese con un riferimento proprio a quella vicenda del precontratto con il Parma nel 1994, dicendo che “è meglio che Figo stia zitto, visto che è capace soltanto di firmare contratti in collezione.”
Siamo a fine febbraio, il clima tra le due superpotenze non è mai stato così acido. Almeno non fino a maggio, quando verranno pubblicate le prime intercettazioni di Calciopoli.
Il resto lo sanno tutti.
_________________
No, non tifo né Inter né Juventus, e nemmeno altre squadre.
Ultima modifica di Riccardo1 il lun 12 apr 2021, 14:47, modificato 5 volte in totale.
|
Login
Iscriviti
Regolamento
Cerca
